LEGITTIMO IMPEDIMENTO: I 15 GIUDICI VERSO LA MEDIAZIONE
LA CONSULTA SI RIUNISCE OGGI, DECISIONE IN BILICO: 8 A 7 A FAVORE DELLA BOCCIATURA…. SCONTATO IL SI’ AL REFERENDUM, SI CERCHERA’ DI TROVARE UNA SOLUZIONE MEDIANA
Sarà un collegio nel suo plenum di quindici giudici, quello che si riunirà stamattina per l’udienza pubblica sul legittimo impedimento.
Quattordici uomini. E una sola donna: Maria Rita Saulle, convalescente, per cui è stata preparata, se dovesse essere necessario, una sedia a rotelle.
La decisione però verrà presa solo nella giornata di giovedì, in un’apposita camera di consiglio dedicata a questa sola questione, visto che quella di domani è impegnata con la decisione sull’ammissibilità di sei referendum (tra cui anche quelli per abolire la legge Ronchi sull’acqua).
Una delle prove referendarie proposta dall’Idv riguarda proprio la richiesta di abrogazione popolare del legittimo impedimento.
Sulla sentenza di eventuale illegittimità peserà inevitabilmente anche il via libera a questo referendum, dato per scontato perchè ne ricorrono tutti i presupposti.
Sulla questione di costituzionalità , la Corte è spaccata in due: tra la maggioranza dei giudici favorevoli alla bocciatura completa della legge (otto) e i fautori del rigetto dei tre ricorsi sollevati dalla magistratura di Milano (sette).
Si starebbe tentando però la strada di una mediazione, così da rendere il legittimo impedimento conforme a Costituzione dichiarandone la parziale bocciatura.
In questo caso sarà l’Ufficio centrale della Cassazione a decidere se la consultazione referendaria si terrà o meno. L’unico a sbilanciarsi ieri è stato Marcello Dell’Utri: «La previsione dovrebbe essere buona, è una questione di buon senso».
La Corte è presieduta da Ugo De Siervo, consigliere eletto dal Parlamento su indicazione del centrosinistra.
È stato scelto come presidente giusto un mese fa con un solo voto di maggioranza (otto a sette) rispetto all’altro candidato, il giudice Quaranta. De Siervo vota per ultimo e in caso di parità prevale il suo voto, cioè il suo voto sposta la bilancia dell’esito della sentenza.
Il suo vice Paolo Maddalena, giudice contabile, è stato negli anni della Prima Repubblica capo di gabinetto dell’Istruzione e capo ufficio legislativo all’Ecologia.
Seguono gli altri tredici giudici, in ordine di anzianità .
Di cui ben tre ex ministri.
Come Franco Gallo, alle Finanze nel governo Ciampi, nominato alla Corte dallo stesso ex presidente quando andò al Quirinale.
È stato relatore ed estensore della sentenza che ha bocciato il lodo Alfano nell’autunno 2009.
È un ex ministro (della Funzione pubblica nel Berlusconi II) anche Luigi Mazzella, eletto dal Parlamento su indicazione del centrodestra.
Relatore delle tre questioni relative al legittimo impedimento è Sabino Cassese, anche lui ex ministro della Funzione pubblica (governo Ciampi) e nominato alla Corte dall’allora capo dello Stato nello stesso giorno della Saulle e di Giuseppe Tesauro.
Quest’ultimo, a fine ’97, era stato scelto dai presidenti di Camera e Senato del centrosinistra, Violante e Mancino, come presidente dell’Antitrust.
Invece Gaetano Silvestri è stato eletto dal Parlamento, sempre su indicazione del centrosinistra.
Infine i giudici di più fresca nomina: Paolo Maria Napolitano, ex capo dell’ufficio legislativo del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Gianfranco Fini nel governo Berlusconi II.
Anche Giuseppe Frigo, avvocato, «storico» presidente dell’Unione delle Camere Penali di Brescia, è stato designato dal centrodestra.
C’è poi il suo alter ego sul fronte dei magistrati, Alessandro Criscuolo, che è stato presidente dell’Anm.
Penultimo: Paolo Grossi, nominato dal presidente Napolitano meno di un anno fa.
E infine il giudice «matricola» Giorgio Lattanzi.
I due giri di «tavolo» della discussione in camera di consiglio giovedì partiranno da lui. Lattanzi sarà anche il primo ad esprimere il proprio voto.
Antonietta Calabrò
(da “Il Corriere della Sera“)
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