Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
L’EUROPARLAMENTARE AVEVA INVITATO I TERREMOTATI AD ARRANGIARSI DA SOLI, INVECE CHE GRAVARE SULLO STATO ED ESSERE “UN PESO MORTO”
Non so se non riesco a perdonare lei o me stessa, perchè sto sprecando tempo a scriverle.
In molti qui si chiedono se lei sia mai stato a L’Aquila e la invitano a visitarci.
Io, invece, la prego, non venga, mai.
Non riuscirebbe a capire come noi, pesi morti, riusciamo a far vivere una città che non c’è, come noi riusciamo persino a pagare le tasse, quelle stesse che le permettono di avere uno stipendio.
Non venga Borghezio, è meglio.
Potrebbe scoprire che quei pochi che non hanno perduto il lavoro, lavorano il triplo, oppure dedicano il loro tempo a scrivere una legge che li tuteli, o ancora fanno Masterplan e, pensi un po’, anche la raccolta differenziata.
Non venga, Borghezio, a sentire i nostri adolescenti che parlano e creano, le potrebbe far male, e non oso immaginare come la sua mente potrebbe essere sconvolta dal vedere che riusciamo persino a riunirci in assemblea, oppure a divertirci, pensi un po’.
Non venga Borghezio, non perchè siamo menti labili che potrebbero commettere qualche azione violenta, non venga, non capirebbe mai.
La mia intelligenza mi permette di capire molte cose, ma se anche un centesimo delle mie tasse va nel suo stipendio no, questo non lo capisco.
Le auguro di rimanere nella sua ignoranza, capire potrebbe esserle fatale!
Giusi Pitari
argomento: criminalità, denuncia, federalismo, governo, LegaNord, Politica, radici e valori, terremoto | Commenta »
Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
SE LE VOGLIA FARE ORIZZONTALE O PRONA NON E’ ANCORA DATO SAPERE, MA NELLA GUERRA DEI KILLER TRA FELTRI E SALLUSTRI, ORA MEL MIRINO FINISCE ANCHE L’EX PASIONARIA…”DOPO SILVIO UNA DONNA PREMIER”: MA LA “MODESTA” DANIELA NON PENSA CERTO A SE STESSA
“No, ma quale attacco? Va tutto bene, Feltri è un mio grande amico”. 
Se fosse stato un nemico allora, oltre a definirla “voltagabbana” e accusarla di “voler fare le scarpe” a Berlusconi, che cosa avrebbe potuto pubblicare, sul sul “suo” Libero, contro Daniela Santanchè?
Perchè lei, che si finge inconsapevole, è invece una delle cause scatenanti della fuga di Feltri dal Giornale. E della rottura dei rapporti con Alessandro Sallusti.
Tutto è cominciato quando la signora Garnero da Cuneo è rientrata nelle grazie di Silvio Berlusconi.
Dopo aver indossato senza successo la casacca storaciana ( e aver preso per i fondelli migliaia di persone n.d.r.) è tornata a casa da figliol-prodiga, e per lei sono state spalancate tutte le porte: quelle economiche prima, quelle del governo poi.
Infatti la Santanchè è entrata a pieno titolo, con la sua concessionaria di pubblicità “Visibilia”, sia al Giornale che a Libero.
Ma dal secondo ha divorziato dopo una serie di problemi con gli Angelucci, proprietari della testata e soci a metà della stessa concessionaria pubblicitaria.
Accusata di trascuratezza nei confronti della creatura di Belpietro, la sottosegretaria si è dedicata completamente al Giornale e al suo direttore, a cui sarebbe legata anche sentimentalmente.
“Sono una coppia non un’accoppiata” ha dichiarato ieri Feltri in un’intervista, ricordando che Berlusconi (col quale lui non ha rapporti quotidiani) gli aveva detto “il Giornale è roba tua”.
Totale fiducia dal premier, quindi, e mani libere.
Ma poi è arrivata Daniela. La sua pubblicità e il suo rapporto con Sallusti (che dichiara di avere colloqui continui con Berlusconi) ha rotto l’incantesimo decennale che legava i due giornalisti.
E l’impossibilità di agire liberamente ha portato Feltri lontano dal quotidiano di famiglia.
Il giorno dell’annuncio dell’ennesimo passaggio verso Libero, testata che lui ha fondato, Feltri parafrasò una famosa battuta cinematografica per confessarsi col sorriso: “sono andato via cinque minuti fa dal Giornale e già mi sta sui coglioni”.
Detto, fatto: Sallusti lo accusa di essere un traditore e di aver voltato le spalle a Berlusconi. Feltri fa lo stesso con la Santanchè: “Perfino lei cambia bandiera” ha scritto ieri Libero, “e non è la prima volta. L’ultima occasione le aveva fruttato addirittura un posto di sottosegretario al ministero per l’Attuazione del programma di governo. E, a forza di dietrofront, potrebbe ritrovarsi piroettata sulla poltrona di Palazzo Chigi”.
Il chiaro riferimento è alla dichiarazione della Santanchè “l’erede non lo sceglierà Berlusconi e sarà una donna”.
Lei ha incassato il colpo con eleganza: “Feltri è un grande amico, nessun problema. Io ho detto che fra 30 anni mi piacerebbe un presidente donna” . Quindi non subito?
“Macchè, lunga vita a Berlusconi”.
E dopo di lui?
“Dopo di lui mi auspico ci sia una donna”.
E quella donna potrebbe essere lei?
“Ma la mia non era un’autocandidatura, non ho mai preso in considerazione me stessa. Tanto che ho detto che la sinistra ha perso un’occasione non portando al Quirinale Anna Finocchiaro. Poi io fra 30 anni spero di fare la nonna e occuparmi dei nipoti”.
E nel frattempo?
Caterina Perniconi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Costume, governo, la casta, PdL, Politica, radici e valori, Stampa, Storace | 1 Commento »
Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
I NUOVI NOMI DELLA LISTA FALCIANI: DA VALENTINO ALLA SANDRELLI, DALLA GREGORACCI A TELESPAZIO, DA BALESTRA A BULGARI….SONO 6.963 LE “POSIZIONI FINANZIARIE” ITALIANE SOTTO IL MIRINO DEGLI INQUIRENTI, PER UN IMPORTO DI OLTRE 6 MILIARDI DI DOLLARI
Ci sono stilisti e imprenditori, attrici e gioiellieri, commercianti e dirigenti d’azienda, ma anche illustri sconosciuti che hanno evidentemente deciso di tenere all’estero i propri risparmi.
Oltre settecento persone che adesso sono sotto inchiesta a Roma per omessa o incompleta dichiarazione fiscale.
Tutte finite nell’ormai famosa «lista Falciani» che prende il nome da Hervè Falciani, il dipendente infedele della sede di Ginevra dalla banca inglese Hsbc scappato con l’elenco dei clienti di mezzo mondo che poi ha ceduto alle autorità francesi.
Per l’Italia ci sono 6.963 «posizioni finanziarie» per un totale di depositi che supera i sei miliardi e nove milioni di dollari relativi al biennio 2005-2007.
I documenti contabili ottenuti dalla procura di Torino e dalla Guardia di Finanza sono stati trasmessi per competenza alle varie Procure e nella capitale sono stati avviati gli accertamenti.
Gli interessati dovranno infatti essere interrogati dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e dal suo sostituto Paolo Ielo, soprattutto per verificare se abbiano usufruito dello scudo fiscale e abbiano così sanato eventuali irregolarità .
Aveva trasferito parte dei suoi risparmi in Svizzera l’attrice Stefania Sandrelli, che poi ha deciso di usufruire dello scudo e dunque dovrebbe evitare possibili
conseguenze penali.
Nella lista c’è anche sua figlia Amanda e adesso si dovrà stabilire se sia beneficiaria del deposito della madre o se abbia invece una posizione autonoma.
Nulla si sa ancora sull’entità degli importi accreditati sui vari conti correnti: saranno le Fiamme Gialle a dover ricostruire la movimentazione fino a stabilire la cifra portata all’estero.
Nella lista consegnata alla Procura c’è poi Elisabetta Gregoraci, la soubrette diventata famosa anche per essere diventata la moglie di Flavio Briatore.
Il regista Sergio Leone risulta nell’elenco, ma è scomparso nel 1989 e dunque dovranno essere i suoi eredi a dover fornire chiarimenti ai magistrati.
Tra stilisti e gioiellieri il più noto è certamente Valentino Garavani, seguito a
ruota da Renato Balestra.
Entrambi, secondo le carte acquisite a Parigi e poi inviate nel nostro Paese, avrebbero depositato capitali presso la banca inglese.
Nell’elenco c’è anche Pino Lancetti, il famoso sarto umbro morto nel 2007, che viene inserito insieme alla sorella Edda.
E poi le due società che fanno capo a Gianni Bulgari, maestro di gioielleria con la sua “Gianni Bulgari srl” e la “Bulgari International”.
Gli inquirenti ritengono che anche Pietro Hausmann sia uno dei componenti della famosa gioielleria di Roma.
Il Bolaffi che spicca nella lista dovrebbe appartenere alla dinastia nota per la numismatica mentre Sandro Ferrone è certamente lo stilista noto per i negozi sparsi in tutta la città che hanno come testimonial l’attrice Manuela Arcuri.
Telespazio è la società di Finmeccanica che si occupa di sistemi satellitari e i magistrati vogliono scoprire per quale motivo avesse un conto presso la Hsbc.
Sarà soltanto una coincidenza, ma nella stessa lista compare Camilla Crociani, moglie di Carlo di Borbone e figlia di Camillo, che del colosso specializzato in armamenti e sistemi di difesa è stato presidente per diciotto anni prima di essere coinvolto nello scandalo Lockheed.
Nella lista c’è anche il presidente della Confcommercio Roma Cesare Pambianchi, insieme a Carlo Mazzieri, commercialista che risulta socio nella sua attività professionale privata.
Nel settembre scorso lo studio è stato perquisito nell’ambito di un’altra inchiesta della magistratura romana che riguarda il trasferimento all’estero, in particolare in Bulgaria e in Gran Bretagna, di società in stato prefallimentare al fine di evitare i procedimenti di bancarotta fraudolenta.
Nome noto è pure quello di Mario Salabè, l’ingegnere coinvolto negli anni 90 nelle indagini sui finanziamenti al Pci-Pds con la sua società “Sapri Broker”, fratello dell’architetto Adolfo Salabè che invece fu accusato di peculato nell’inchiesta sui «fondi neri» del Sisde quando al Viminale c’era Oscar Luigi Scalfaro del quale Salabè era amico attraverso la figlia Marianna.
Risulta invece essere un professore universitario Francesco D’Ovidio Lefevre.
I ricchi ma non famosi sono la maggior parte.
Molte casalinghe, svariati professionisti, titolari di negozi del centro della città con un considerevole fatturato.
Si va da Cinzia Campanile a Michele Della Valle, da Carmelo Molinari a Giovanni Pugliese da Mario Chessa a Roberto D’Antona.
E ancora nell’elenco: Gabriella e Giorgio Greco; Gianfranco Graziadei; Adriano Biagiotti; Cinzia Santori; Marina Valdoni; Piero Dall’Oglio; Andrea Rosati; Eleonora Sermoneta; Stefania Vento; Giordana Zarfati; Eliane Rostagni; Fabrizia Aragona Pignatelli.
La scorsa estate la Guardia di Finanza aveva avviato accertamenti su 25 persone che avevano esportato in Svizzera un totale di 8 milioni e 299 mila dollari, scelte in base ai «canoni di pericolosità fiscale» perchè risulta che non hanno presentato denuncia dei redditi, oppure perchè la loro dichiarazione è stata ritenuta «incongrua» rispetto alle somme movimentate.
Tra loro, l’ambasciatore Giuseppe Maria Borga, la pittrice Donatella Marchini, il marchese Hermann Targiani.
Fiorenza Sarzanini
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: Costume, denuncia, economia, emergenza, Giustizia, Politica, radici e valori | Commenta »
Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
CENTROSINISTRA AL 39,5%, CENTRODESTRA AL 39%, TERZO POLO AL 17% NEI SONDAGGI RISERVATI DEL PREMIER…IN CALO I PARTITI MAGGIORI, SALGONO FUTURO E LIBERTA’, SINISTRA E LIBERTA’ E IDV…E IL CALENDARIO DEI LAVORI SPOSTA LE “GRANE” A FEBBRAIO PER PRENDERE TEMPO E NON RISCHIARE IN AULA
Tutto di traverso. Anche se il prossimo calendario della Camera sembra
studiato apposta per non dargli guai immediati, ieri il Cavaliere tormentava
tra le mani un sondaggio allarmante, da lui commissionato: in caso di
elezioni vincerebbe la sinistra.
Un’impietosa tabella divisa per regioni gli ha svelato che i partiti maggiori sono tutti in calo, mentre salgono Fli, Sinistra e liberta’ di Vendola e l’Italia dei valori.
Il dato nuovo è che un’ipotetica coalizione di centrodestra (composta da Pdl, Lega, Destra e altri partiti d’area come Udeur, Adc, Noi Sud) totalizzerebbe il 39%.
Mezzo punto sotto un centrosinistra composto da Pd, Idv, Sel, Radicali, Socialisti e Verdi: i loro voti, sommati, arrivano a 39,5%.
Senza contare la Federazione della sinistra (Rifondazione e Pdci al 2,3%) e
il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo (2,4%).
Un vero disastro per il Cavaliere.
Ecco perchè ¨ il calendario della Camera ha mandato il più lontano possibile le “grane”.
La sfiducia a Bondi? A fine gennaio. Forse.
La questione spinosa del biotestamento? A febbraio, ma chissà .
E poi la mozione sulla Rai di Fli che slitta anche oltre la fine di febbraio e la mozione della Lega contro Fini che finisce nel cestino.
La conferenza dei capigruppo, ieri mattina alla Camera, si è disegnata un calendario dei lavori parlamentari tale da tenere a debita distanza le questioni che possono diventare scivolose per la maggioranza, mettendo a rischio il governo.
Consapevoli tutti dei lavori in corso di allargamento della maggioranza da parte del Cavaliere, del tentativo della Lega di trovare la quadra sui decreti del Federalismo e del Terzo Polo che punta a strutturarsi stabilmente, si è ¨ deciso di prendere tempo.
A ben guardare, fatto salvo il decreto Milleproroghe, il primo vero appuntamento importante per il governo è la mozione su Bondi.
Se ne parla l’ultima settimana di gennaio.
Perchè nel Terzo Polo ancora non sanno che pesci prendere. Rutelli voterebbe la sfiducia, ma Rocco Buttiglione, cui Casini ha dato mandato di fare il punto sul caso, ci deve pensare su.
Il fronte, insomma , non è coeso.
Così come sulla mozione Udc per l’estradizione di Cesare Battisti (in aula il 18 gennaio, un giorno prima la relazione di Alfano sulla Giustizia) il panorama delle opposizioni non è così chiaro,quindi può darsi che venga anche rinviata. Finita nel dimenticatoio la mozione che la Lega aveva presentato prima delle vacanze contro Fini per indurlo alle dimissioni: ieri durante la conferenza dei capigruppo nessuno ha fatto un fiato.
Anche perchè Calderoli sta mediando ogni giorno per ottenere dal finiano Baldassarri, presidente della commissione Finanze, il via libera sul decreto comunale del federalismo e la famigerata “Imu: il Carroccio tiene dunque un profilo basso.
E che fine ha fatto la mozione di Fli sul pluralismo Rai? Rinviata “forse” a fine febbraio, ma poi anche lì si vedrà .
Il vero “scontro”, semmai, comincerà agli inizi di febbraio quando andrà in aula il biotestamento.
Lo hanno voluto inserire in discussione Pdl e Udc. Una apparente vittoria per la maggioranza, che così conterebbe di spaccare il Terzo polo. L’utilizzo della discussione legislativa a fini di parte è stato attaccato anche da Famiglia Cristiana: “Si sta facendo un uso strumentale dell’etica”.
Casini ha dovuto sottolineare che l’Udc su questo fronte lascerà libertà di coscienza”.
Berlusconi, però, non ci crede:”Non mi fido di lui, ha detto.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano“)
argomento: Berlusconi, Bossi, Casini, Costume, elezioni, Fini, governo, Parlamento, PdL, Politica | Commenta »
Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
L’INTERVISTA DI FINI A “REPUBBLICA”: “MI APPELLO A MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE, SE LA MAGGIORANZA RITERRA’ DI NON POTER GOVERNARE SI ASSUMERA’ LE RESPONSABILITA’ DELLE ELEZIONI, IO E CASINI STAREMO INSIEME”…. “SUL FEDERALISMO IL FISCO MUNICIPALE NON E’ IL CUORE DEL PROBLEMA, CONTERA’ LA SCELTA SULLE REGIONI”
Un patto di salvezza nazionale. Per tirare fuori dalle secche un Paese “fermo e sfiduciato”.
Gianfranco Fini esce dal silenzio in cui si era trincerato dopo la “sconfitta” del 14 dicembre. È appena tornato dalle vacanze nei mari delle Laccadive. Abbronzato, seduto nel suo studio a Montecitorio descrive le incapacità di Silvio Berlusconi nell’affrontare le emergenze: un governo “paralizzato”.
Ma il presidente della Camera vuole superare lo scontro dei mesi scorsi. “Per il bene dell’Italia”, dice. E rivolge la sua proposta a tutti: “maggioranza e opposizione”.
Al centro del suo ufficio c’è la foto di Napolitano, quella del Papa e le immagini delle tre figlie. Sulla scrivania un posacenere. E un pacchetto di sigarette. Segno che gli scossoni politici hanno forse fatto naufragare il tentativo di smettere di fumare.
L’Italia è sul punto dell'”asfissia” e ha bisogno di “convergenze tra maggioranza e opposizione”. Una proposta da sottoporre a “tutti, non solo al governo”: al Pdl, alla lega e al Pd.
Le elezioni ora sarebbero “una prospettiva rischiosissima”. “Perchè la situazione, rispetto al 14 dicembre, non è tanto cambiata”.
Quella giornata è ancora una ferita aperta per lei?
“Ho preso atto di una sconfitta politica”.
Anche di alcuni tradimenti?
“Il tradimento è una categoria che non dovrebbe appartenere alla politica. Comunque alcuni hanno fatto delle scelte che vanno rispettate anche se non ne colgo le ragioni politiche”.
Ora, però, sembra essere tornati al punto di partenza.
“Nel voto del 14 c’è sicuramente la conferma che Berlusconi gode della maggioranza al Senato e alla Camera. Ciò che oggi si può fare seriamente è avanzare proposte per il prossimo futuro. Io vorrei iniziare l’anno con un auspicio: spero che nei prossimi mesi si compia un salto di qualità complessivo nel dibattito e nell’azione politica. E questo deve riguardare le forze della maggioranza e quelle dell’opposizione”.
In che senso?
“Ci si può dividere nel dire che gli ultimi sei mesi del 2010 non hanno rappresentato un successo per nessuno? Non credo. Sarebbe invece molto pericoloso continuare a pensare che i prossimi sei mesi saranno come i precedenti. Il rischio è che si ampli la frattura con l’opinione pubblica. Si percepisce il senso di repulsione nei confronti della politica. Questo accade perchè il Paese è fermo e sfiduciato. C’è l’incubo dell’abisso”.
Pensa a una sorta di patto di salvezza nazionale?
“faccio notare che la ripresa economica è lontana. La metafora di Tremonti è stata felice: un videogame in cui se uccidi il mostro, ne compare subito un altro. Noi non riusciamo a innestare la marcia. E questo determina una sfiducia complessiva, non solo nel governo. Molti degli interventi del capo dello Stato – che io condivido e con il quale c’è sempre stata sintonia – hanno sottolineato proprio questo aspetto”.
Le proteste dei giovani contro la riforma Gelmini ne erano un’espressione?
“Certo. Ma la sfiducia nel domani va al di là della riforma. Nell’insicurezza scattano i meccanismi di autodifesa individuale. Ad aggravare la situazione ci sono alcune conflittualità storicamente irrisolte: quella tra nord e sud, tra le parite iva e i lavoratori dipendenti, tra precari e garantiti, tra giovani e anziani. O la politica, complessivamente, comprende che stiamo affrontando un tornante difficilissimo oppure i fossati si acuiranno”.
Ma lei e Fli siete usciti dal governo per questo. Ora cosa pensate di fare?
“Se si condivide questo approccio di sano realismo, allora ci possono essere convergenze per le forze di maggioranza e opposizione. Le opposizioni non si possono riparare dietro la logica del tanto peggio, tanto meglio. Sarebbe una logica sfascista. Così come per la maggioranza la logica dell'”andiamo avanti, non c’è alternativa””.
Ma lei pensa davvero che Berlusconi lo possa accettare? O pensa ad un altro governo?
“Questo non mi compete, lo decide il premier. La mia riflessione è rivolta a tutti e non solo al governo. Vivacchiare è negativo per tutti. Fermo restando i ruoli, della maggioranza e dell’opposizione, è un dovere proporre soluzioni per evitare l’asfissia”.
Ha pensato di dire queste cose direttamente al presidente del consiglio?
“Io faccio un’intervista a un importante giornale per parlare con tutti. Voglio uscire da quello che proprio Berlusconi chiama il teatrino della politica. E non userò nei confronti del premier una sola espressione polemica”.
I giornali del Cavaliere, però, non sono stati teneri. Le hanno attribuito anche una relazione con una escort.
“È solo fango. Non so da chi diffuso. Non ho mai conosciuto quella signora e chiunque affermi il contrario ne risponderà in tribunale”.
Le hanno chiesto anche le dimissioni.
“Mai prese in considerazione. Mi si possono contestare posizioni politiche ma non l’incapacità di rappresentare la Camera e l’imparziale gestione dei lavori d’Aula”.
L’asse con Casini è saldo?
“Certo. L’ho visto anche stamattina
Lei si rivolge anche al Pd?
“Io parlo a chi è in Parlamento. Opposizione e governo”.
Bersani e D’Alema, però, le hanno chiesto qualcosa di più. Immaginano un cartello per sconfiggere Berlusconi.
“Le alleanze non si fanno in ragione delle sommatorie di sigle. Ma sulla condivisione di alcuni progetti. E comunque le elezioni non sono vicine”.
Se non ci fosse la consapevolezza generale di cui parla, l’alternativa sarebbero le elezioni anticipate?
“Una prospettiva rischiosissima per l’Italia. In campagna elettorale non si fanno le riforme. Se poi la maggioranza riterrà di non poter governare, spiegherà il perchè agli italiani e se ne assumerà la responsabilità . Ma sia chiaro che Futuro e libertà e il Polo della nazione non temono le urne”.
Più che il voto a Palazzo Chigi stanno cercando di strappare qualche deputato per andare avanti e qualcuno chiede ai centristi di “entrare” in squadra.
“È tempo sprecato. Certo, c’è il tentativo di guadagnare dei singoli, ma non ci riusciranno. E se poi lo scarto anzichè di tre parlamentari diventasse di cinque, cosa cambierebbe? Continuerebbero a vivacchiare. Ma in questa situazione non si può vivacchiare e l’opposizione non si può limitare a dire valuteremo di volta in volta. Sarebbe un gioco di rimessa, e invece bisognerebbe disegnare un impianto di regole condivise”.
Regole condivise in due anni di legislatura?
“Siamo entrati nel 2011, il 150. mo anno dell’Unità d’Italia. Si può fare una riflessione su cosa significa essere italiani? Sui vizi del nostro sistema bipolare – di cui resto un convinto sostenitore e su questo Casini sarà d’accordo – che ha reso possibile l’alternanza ma non ha innovato sul piano della cultura politica?”.
Ma l’emergenza sembra soprattutto economica in questa fase.
“E infatti ridurre le spese e tenere sotto controllo i conti pubblici è necessario ma non sufficiente”.
Un limite di Tremonti?
“Di tutto il governo. Sarebbe ingeneroso dire che è colpa di Tremonti o pensare che si diverte a tenere sotto schiaffo i ministri. È il deficit di dibattito interno al Pdl che ho denunciato un anno fa. Anche l’Ue ha chiesto politiche riformatrici, che rilancino l’economia. Siamo in ritardo”.
Il ministro dell’Economia la accuserà di essere uno spendaccione.
“Non ci si può dividere tra chi vuole la spesa facile e i rigoristi. Sarebbe più lungimirante individuare progetti strategici. Cito sempre la Germania, non per la Grosse Koalition ma per la cultura politica condivisa che indica gli investimenti nella ricerca e nella tecnologica come strategici”.
Quindi i tagli lineari sono stati un errore?
“Sono l’esatto opposto. Sarebbe più utile una “Grande Assise” dell’economia e del lavoro con 100 teste pensanti in grado di trovare soluzioni. Nel nostro Paese c’è una miscela esplosiva: la giusta flessibilità nel mercato del lavoro si unisce però a un tasso di precarietà altissimo e a un livello retributivo tra i più bassi d’Europa. L’Italia è impoverita. Il ceto medio sta scomparendo. Il 45% della ricchezza delle famiglie è in mano al 10% degli italiani”.
Tutto questo con il governo in carica?
“Noi cerchiamo di farlo. Avanziamo soluzioni, proposte. Il mio auspicio è che non sia solo un’iniziativa di parte. Poi, certo, non si risolve tutto dalla sera alla mattina”.
Intanto vi aspettano delle scelte da cui dipende la sopravvivenza dell’esecutivo. Come il voto sul federalismo.
“Quel decreto è importante, ma il prossimo – quello sulle Regioni – è la vera sostanza. Il fisco municipale non è il cuore del problema. Le scelte sulle regioni saranno determinanti. Non dobbiamo perdere il complesso dei problemi”.
Ma voi cosa farete?
“Vedremo. In quel testo ci sono degli aspetti non so se voluti. I comuni, ad esempio, avranno meno entrate. L’Ici si paga solo nei luoghi dove non si risiede. Verificheremo alla fine se Calderoli troverà un’intesa con Tremonti sui saldi”.
E la mozione di sfiducia a Bondi?
“Non è una questione cruciale, ma deciderà il coordinamento del Polo della Nazione”.
L’alleanza con Casini è strategica?
“Se si votasse, staremmo insieme. Ci sarebbe una competizione con tre soggetti e non con due. Fli comunque farà un congresso a febbraio. Abbiamo un’idea del centrodestra diversa da Berlusconi e Bossi. Senso delle Istituzioni, dello Stato, dell’etica pubblica, della legalità . Fli si muoverà con la sua identità insieme all’Udc, all’Api, all’Mpa e ai Liberaldemocratici. E anche nel Pdl tanti condividono questi ragionamenti”.
Molti dicono che il leader di questo schieramento è Casini e non lei.
“Mi fanno ridere. Qualcuno – soprattutto nel Pdl – ha una scarsa considerazione di me e di Casini. Pensano di farci litigare”.
Sui temi etici una qualche differenza, però, c’è.
“Quando si presenterà il problema, lo risolveremo con un solo principio: la libertà di coscienza. Questa è la regola nei partiti democratici. Questa è una vera concezione liberale che altri ignorano”.
Lei si sente un uomo di destra o di centro?
“I valori restano quelli di destra. Servirebbe però un libro per spiegare cosa si intende nel 2011 per destra, centro o sinistra. Sono categorie del secolo scorso. Se poi per destra si intendesse il prevalere della finanza sull’economia reale, allora non sarei di destra… altri ci si riconoscerebbero più facilmente”.
C’è chi usa il caso Fiat come bussola.
“Marchionne è il segno di quanto l’Italia è in ritardo. Ho tirato un sospiro di sollievo quando ho sentito il segretario della Cisl Bonanni dire che senza le fabbriche non ci sono nemmeno i diritti dei lavoratori”.
Se fosse un operaio di Mirafiori lo voterebbe l’accordo?
“Senza dubbio. Il problema è che la politica è assente. ha delegato tutto alle parti sociali anche sulla rappresentanza. Bersani ha fatto bene a dire che si discute e poi l’esito del referendum si rispetta. Nessun paese occidentale si trova in questa condizione”.
Claudio Tito
(da “la Repubblica“)
argomento: Berlusconi, economia, elezioni, Fini, Futuro e Libertà, governo, Interviste, Parlamento, PdL, Politica, radici e valori, Stampa | Commenta »
Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
MOLTE SONO INDISPENSABILI, COME PER I GIUDICI IN TERRA DI MAFIA, MA CHE SENSO HA PAGARE QUELLE DI SGARBI, DILIBERTO, SCAJOLA E DELL’UTRI?…. SIAMO IL PAESE CHE VANTA IL RECORD MONDIALE DI ACQUISTI DI AUTO BLINDATE, PIU’ DEGLI USA E DELLA RUSSIA… SONO 90 I PARLAMENTARI E I MINISTRI SOTTO SCORTA, 21 I SINDACI E I GOVERNATORI DI REGIONE, 8 TRA I SINDACALISTI E I GIORNALISTI, 263 I MAGISTRATI… AUTO DA 300.000 EURO E UN COSTO SEL SERVIZIO DI 250 MILIONI L’ANNO… IL PREMIER E’ PROTETTO DA 30 UOMINI E 13 AUDI CORAZZATE
Le cronache di quest’ultima stagione tornano a riempirsi di allarmi, in un contesto che
tra crisi economica, aspri confronti sindacali e scontri studenteschi è di sicuro teso, offrendo lo scenario perfetto per azioni clamorose e simulazioni più o meno credibili.
In questo clima da fine impero c’è una figura che torna protagonista: quella del pretoriano, che spesso invece di difendere l’imperatore diventa strumento di interessi diversi.
Oggi si chiama scorta e, nell’italica declinazione viene sempre più spesso percepita come lo status symbol supremo.
Per alcune persone realmente in pericolo si tratta di una logorante necessità , che annulla la libertà di movimento e la privacy, una condanna alla vita blindata. Per altri invece è solo l’ostentazione di un rango: il massimo del privilegio, molto più dell’auto blu.
Tra minacce concrete e sfarzi di casta, l’Italia è diventata l’Eldorado delle auto corazzate: il nostro governo vanta il record mondiale degli acquisti, più degli Usa o della Russia, della Colombia o del Libano.
Negli ultimi anni lo Stato ha speso circa 120 milioni per comprare 600 Bmw delle serie 3 e 5; un centinaio di Audi 6, ciascuna del costo di 140 mila euro; un’ottantina di “carri armati” Audi A8 e Bmw 7 che per 300 mila euro promettono di incassare anche le raffiche di kalashnikov.
Ma nei garage pubblici c’è molto altro.
Centinaia di Lancia Thesis e Lybra, decine di Alfa 164, le nuove Subaru Legacy e le ormai vetuste Fiat Croma, residuati della flotta commissionata all’indomani della strage di Capaci.
Non esiste un censimento dell’autoparco blindato: dovrebbero essere circa 1.500 macchine, che consumano il doppio e si logorano molto più rapidamente.
Solo per le missioni assegnate dal Viminale ogni mattina ne partono 650: messe in fila formerebbero un corteo lungo più di tre chilometri.
Servono per garantire la sicurezza di 263 magistrati, la metà dei quali in Sicilia e Calabria; 90 parlamentari e uomini di governo; 21 sindaci e governatori regionali; altrettanti ambasciatori e otto tra sindacalisti e giornalisti.
A sedici di loro viene assegnato il dispositivo massimo: due-tre blindate con oltre otto agenti.
Altri 82 hanno una doppia macchina con sei uomini armati mentre 312 si devono accontentare di una sola auto corazzata con una coppia di bodyguard.
Ad ulteriori 174 personalità invece è stata concessa una vettura normale con uno o due militari di tutela.
In totale il ministero dell’Interno ha disposto 585 “servizi di protezione ravvicinata” che richiedono 650 vetture antiproiettile, 300 auto non blindate, circa 2 mila tra agenti, finanzieri, carabinieri e guardie carcerarie più altri 400 uomini per vigilare su case e uffici.
E questo apparato in molti casi si alterna su due turni, raddoppiando così personale e macchine.
L’elenco ufficiale del ministero – che “L’espresso” rivela per la prima volta – è comunque parziale, perchè esistono molte altre scorte che non dipendono dal Viminale.
Anzitutto, c’è lo scudo di Palazzo Chigi, con una struttura da 007 che schiera 30 commandos ed ex guardiaspalle privati della Fininvest, tutti alle dipendenze dei servizi segreti, con 13 Audi corazzate e altri 70 uomini per sorvegliare le residenze del premier.
E bisognerebbe conteggiare anche i dispositivi che vegliano sul capo dello Stato e quello che contribuisce alla sicurezza del papa.
C’è poi una serie di provvedimenti d’urgenza disposti dai singoli prefetti: nell’ultimo periodo hanno riguardato 23 magistrati e un numero top secret di politici nazionali o locali.
Nella lista vanno aggiunti i “servizi di vigilanza”, ossia il livello minimo di protezione: un’auto di ronda che passa periodicamente sotto l’abitazione o il luogo di lavoro della personalità da protegger.
La vigilanza riguarda 678 magistrati e una moltitudine di esponenti di partito, sindacalisti, imprenditori, alti prelati e un gruppetto di giornalisti.
Infine, l’ultima novità : i vigili urbani usati come guardia personale dai sindaci, con la benedizione o meno dei prefetti, come avviene da Palermo a Pavia.
E persino, è accaduto a Milano, la discesa in campo della polizia provinciale che normalmente si occupa di caccia e pesca mentre invece ha esibito un pool di bodyguard con equipaggiamento da Secret service.
Una stima ufficiosa ritiene che per le scorte ogni giorno siano mobilitati più di 4000 uomini con duemila vetture: una moltitudine di pretoriani che tra stipendi, auto e carburante grava sull’erario per oltre 250 milioni di euro l’anno.
Un costo altissimo in termini economici e professionali, perchè si acquistano blindate da sogno mentre le volanti perdono i pezzi e si destinano a questi incarichi agenti di prima scelta, uomini e donne giovani ed esperti, con ottima forma fisica e grandi capacità .
“Personale che sa “leggere” quello che succede per strada, interpretare gli atteggiamenti della gente e gestire la reazione: l’ideale per quei servizi di controllo del territorio che vengono sempre invocati”, come sottolinea un sindacalista delle forze dell’ordine.
Eliminare le scorte inutili è uno slogan che ritorna periodicamente.
Eppure da otto anni non ci sono attacchi di gruppi organizzati di natura politica, criminale o religiosa: le Brigate rosse sembrano debellate, le mafie hanno subìto duri colpi – come magnifica la propaganda di governo – e scelto una linea di basso profilo.
La sparatoria nel condominio del direttore di “Libero”, stando alle indagini, sembra una discutibile iniziativa del suo agente di scorta.
Mentre le azioni di squilibrati, come il lancio della statuina contro il premier, non sono state impedite dalla sicurezza ravvicinata più potente d’Italia.
Inoltre bisogna ricordare che gli attentati più gravi della storia recente, quelli contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno ucciso magistrati con protezione massima.
Certo, ci sono personaggi che per il ruolo rivestito o per specifiche iniziative, hanno ricevuto minacce o corrono pericoli concreti.
Ma siamo sicuri che in Italia ci siano 700 persone che non possono fare a meno di una protezione armata 24 ore su 24?
Queste cifre testimoniano la sconfitta dello Stato nel garantire l’ordine pubblico o sono solo l’ennesimo corto circuito tra istituzioni che invece di controllarsi si scambiano favori?
Tutti i sindacati di polizia sono compatti nel denunciare lo scandalo quotidiano che avviene in questo settore.
E sono numerosi gli episodi che hanno diffuso questa percezione di abuso.
I militari che continuano a proteggere l’ex governatore laziale Piero Marrazzo, assiduo frequentatore di transessuali nonostante fosse sotto scorta.
La difesa anti-ultra accordata per mesi ad Adriano Galliani.
O i filmati della Mercedes di Lele Mora carica di pin up che entra nella villa di Arcore senza nessun controllo dei carabinieri all’ingresso.
O il traffico di chiamate di escort, starlette e minorenni sedicenti nipotine di Mubarak smistato dal telefonino del caposcorta di Berlusconi che – alla luce dello stipendio d’oro di dirigente dell’intelligence – dovrebbe occuparsi di vicende più serie per la sicurezza nazionale.
Ma le proteste anonime degli agenti segnalano lo stesso malcostume: ore passate a vigilare su party e festini delle autorità .
E se un poliziotto o un carabiniere reclama, quasi sempre finisce per beccarsi una punizione.
Pochi mesi fa un importante ministro è stato messo in guardia dai problemi di sicurezza connessi alle frequentazioni discutibili di un suo stretto familiare: e lui invece di ringraziare ha preteso che tutti gli uomini della sua vigilanza venissero rimossi.
Altro vizio diffuso poi sono le tutele eterne, che proseguono per anni senza che se ne capisca l’esigenza: benefit a vita.
Il sindacato di polizia Coisp ha fatto un elenco di lungodegenti della blindata: Oliviero Diliberto dieci anni fa fu il secondo Guardasigilli comunista dopo Palmiro Togliatti e da allora continua a girare con autista e agente; il combattivo avvocato ed ex deputato Carlo Taormina ha ben quattro uomini; Mario Baccini non è più sottosegretario dal 2005 ma ha ancora cinque guardaspalle.
I presidenti di Camera e Senato continuano per lustri a girare con tutela calibro nove: Irene Pivetti l’ha avuta per oltre dieci anni e oggi sorveglia i convegni di Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini mentre Fausto Bertinotti passeggia per villa Borghese con la signora Lella sottobraccio e agente al seguito.
L’ex governatore calabrese Agazio Loiero ha tre finanzieri, quattro il leghista Federico Bricolo e due l’ex sindaco di Segrate e deputato Giampiero Cantoni. Marcello Dell’Utri viene protetto da nove anni, nonostante la condanna confermata in appello per mafia.
Vittorio Sgarbi è un altro habituè della scorta. La ebbe per la prima volta nel 1993 e la perse due anni dopo anche per le interrogazioni del postdemocristiano onorevole Sergio Tanzarella che lo accusava di “seminare il panico nelle strade di Roma, soprattutto di notte, scarrozzando allegre e schiamazzanti brigate gaudenti da ristoranti e balere”.
Ma il critico l’ha riottenuta la scorsa estate come sindaco di Salemi, pronto a scagliarsi contro lo scempio dei parchi eolici siciliani: una misura potenziata per effetto di due lettere anonime recapitate alla Sovrintendenza di Venezia.
La sua attività tra Roma, Veneto e trapanese richiede lunghi spostamenti: a settembre uno dei “suoi” finanzieri ha rischiato la vita dopo un incidente sull’Autosole.
La legge prevede che tutte le misure di protezione vengano riesaminate periodicamente, per capire se sono ancora indispensabili.
In realtà queste revisioni sono rare: per quieto vivere o per mantenere buone relazioni, difficilmente si interviene. Eppure basterebbe poco per risparmiare. Due mesi fa a Palermo il prefetto Caruso ha limato molti dei servizi, togliendo le blindate a giudici che non avevano più incarichi a rischio o a politici come l’ex governatore e imputato Totò Cuffaro: così ha recuperato 50 agenti.
Oggi l’italiano più protetto dopo Berlusconi è Renato Schifani: il presidente del Senato è la seconda carica istituzionale, ma in questa stagione turbolenta la sua posizione non appare in prima linea.
Invece la sua sicurezza è affidata a venti uomini dei reparti speciali con quattro vetture corazzate, mentre il figlio che vive a Palermo ha una blindata con tutela. Spicca anche l’esercito personale di Raffaele Lombardo, con 18 agenti e quattro Audi che si alternano intorno al governatore siciliano.
Le scorte spesso sono anche uno strumento per cementare relazioni e costruire carriere.
Nel 2001 l’allora direttore del Sismi Nicolò Pollari grazie all’emergenza dell’11 settembre aveva istituito un inedito servizio vigilanza degli 007 per dotare di auto blu e pretoriani una cinquantina di politici, ex membri di governo, top manager pubblici e privati.
Una cortesia che andava a rimpiazzare gli agenti richiamati dal ministro degli Interni Claudio Scajola, che con una drastica riforma aveva tagliato quasi 800 uomini dalle scorte per destinarli alla lotta contro il terrorismo islamico.
Nonostante non sia più agli Interni da otto anni e abbia dovuto rinunciare anche alla poltrona delle Attività industriali per la casa con vista Colosseo pagata dagli assegni della Cricca, Scajola oggi conserva otto poliziotti e due blindate.
Un bel paradosso per chi definì Marco Biagi, lasciato senza protezione ignorando le sue richieste angosciate, “un rompicoglioni”.
Gianluca Di Feo
(da “L’Espresso“)
argomento: Berlusconi, Bossi, Brunetta, Costume, denuncia, governo, la casta, Parlamento, Politica, polizia, Sicurezza | Commenta »
Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
IN ITALIA I SENZATETTO SONO ORMAI 100.000: COME STA CAMBIANDO LA MAPPA DELL’EMARGINAZIONE…E’ UN ESERCITO DI INVISIBILI CHE CAMMINA NELLE NOSTRE CITTA’ NELLA INDIFFERENZA DELLO STATO E CHE SOPRAVVIVE SOLO GRAZIE AL VOLONTARIATO
È un esercito fantasma. Ogni anno più grande.
Difficile contare gli invisibili: tra gli 80 e i 100mila.
Sono i clochard d’Italia: per lo più maschi, spesso stranieri, in strada da almeno tre anni. E non mancano i bambini.
«I senzatetto sono in aumento – sostiene Paolo Pezzana, presidente della “Federazione italiana organismi per persone senza dimora” – la crisi sta infatti colpendo i soggetti più deboli: anziani, ma anche famiglie con figli e padri separati».
Tra i nuovi poveri, i minori.
Secondo le rilevazioni Eurostat, in Italia un bambino su quattro è a rischio povertà e ben 649mila minorenni non riescono ad avere accesso ai beni essenziali.
E ancora: l’Istat denuncia che il 20,6% delle famiglie vive in abitazioni con strutture fortemente danneggiate e l’11,3% è in arretrato nel pagamento dell’affitto o del mutuo.
«Quello degli homeless è storicamente un fenomeno urbano, ma negli ultimi anni sta dilagando anche in provincia, dove il 70% dei senzatetto è immigrato». Stime nazionali?
A giugno si concluderà l’indagine condotta dal ministero del Welfare.
«Per ora – spiega Pezzana – valutiamo tra i 50 e i 70mila i clochard, limitandoci ai senzatetto veri e propri e agli ospiti dei centri d’accoglienza. Ma la stima arriva a 100mila persone, comprendendo coloro che vivono in baracche e bidonville».
A fotografare gli invisibili ci prova anche il Viminale.
Il 17 luglio 2010 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del ministero dell’Interno sul registro nazionale delle persone senza fissa dimora.
Titolare del registro nazionale è la Direzione centrale per i servizi demografici del Dipartimento per gli affari interni e territoriali.
Come funziona? Ai singoli Comuni spetta comunicare via Internet al Viminale i dati dei senzatetto residenti sul proprio territorio.
Alcuni si sono già mossi: Milano, per esempio, ha censito 1.100 homeless, distribuiti tra ventiquattro sedi della città .
Ma è solo la punta dell’iceberg. «Oggi se una persona non ha casa, può chiedere di eleggere il proprio domicilio presso un’associazione o presso la casa comunale – spiega Pezzana – e così viene iscritto all’anagrafe con un domicilio fittizio e può usufruire dei servizi comunali».
Qualche esempio? A Roma i senzatetto vengono registrati in via Modesta Valenti, a Torino in via della Casa comunale (tutte via che esistono solo sulla carta), a Milano presso varie associazioni, come la Caritas.
«Molti però non chiedono l’iscrizione oppure non possono chiederla, perchè immigrati irregolari. Gli elenchi che i Comuni consegneranno al Viminale saranno incompleti – avverte Pezzana – ma speriamo utili ad avviare un’adeguata politica degli alloggi».
Il problema viene visto però dal governo come solo inerente alla “sicurezza” e non prevedendo stanziamenti per assicurare assistenza e una sistemazione dignitosa ai senza dimora.
A questo provvedono le associazioni di volontariato che fanno l’impossibile per dare una mano a chi vive in condizioni di disagio, ma i mezzi sono limitati.
E ormai sono centinaia anche i bambini che dormono in strada, nell’indifferenza della politica e della casta.
Il vero legittimo impedimento che si dovrebbe votare all’unanimità dovrebbe essere solo quello che vieti a un bimbo di morire di freddo in una notte d’inverno nel nostro Paese.
Per povertà , non per sottrarsi a un processo.
argomento: Caritas, carovita, casa, Comune, Costume, denuncia, emergenza, governo, Lavoro, Politica, povertà, radici e valori | Commenta »
Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
IL NUOVO PARTITO BERLUSCONIANO SI CHIAMERA’ IN MODO ORIGINALE: ITALIA… IL LOGO E’ GIA’ STATO REGISTRATO, SUBITO DOPO IL VOTO DI FIDUCIA IL 14 DICEMBRE
Berlusconi si sarebbe deciso: sarà semplicemente “Italia” il nome della nuova creatura
politica che prenderà il posto dell’ormai disintegrato Pdl.
A rivelare la scelta è l’agenzia Dire che sul suo sito pubblica anche il logo che dovrebbe sostituire quello attuale.
Un cerchio azzurro con fascia tricolore al centro non molto diverso dal vecchio ma con la grande scritta “Italia” in stampatello nel lato superiore e “Berlusconi presidente” in quello inferiore.
Come sottolinea la rivelazione della Dire, gli strateghi del premier con la scelta del nuovo nome contano di sfruttare anche l’effetto promozionale indiretto legato al fatto che quello appena aperto è l’anno delle celebrazioni dell’Unità d’Italia ( di cui peraltro non si può certo dire che il Pdl si sia sentito molto coinvolto)
Niente ‘Popolari’, quindi, come si era ventilato in un primo momento prima delle levata di scudi degli ex democristiani, ma, sottolinea ancora la Dire, “un nome ancora più asciutto e lontano dalla sigle partitiche di cui il Cavaliere si dice stanco da tempo”.
Tra i nomi scartati pare ci sia anche “Viva l’Italia”, per via dell’acronimo poco attraente di Vli.
Stando a quanto riferisce l’agenzia, anche i sondaggisti promuovono l’idea di Berlusconi di trasformare il Pdl in “Italia”.
Il nuovo nome, che secondo fonti di partito sarebbe stato registrato dal Cavaliere lo scorso 15 dicembre (all’indomani della fiducia conquistata in Parlamento), dice ad esempio Renato Mannheimer “evoca molti sentimenti in una buona parte dei cittadini”.
Bisogna vedere se l’accostamento con il nome “Berlusconi presidente” non susciti un sentimento negativo.
Come mischiare il sacro con il profano.
argomento: Berlusconi, elezioni, governo, PdL, Politica | Commenta »