L’ESERCITO DEI NUOVI CLOCHARD: FAMIGLIE, ANZIANI E STRANIERI
IN ITALIA I SENZATETTO SONO ORMAI 100.000: COME STA CAMBIANDO LA MAPPA DELL’EMARGINAZIONE…E’ UN ESERCITO DI INVISIBILI CHE CAMMINA NELLE NOSTRE CITTA’ NELLA INDIFFERENZA DELLO STATO E CHE SOPRAVVIVE SOLO GRAZIE AL VOLONTARIATO
È un esercito fantasma. Ogni anno più grande.
Difficile contare gli invisibili: tra gli 80 e i 100mila.
Sono i clochard d’Italia: per lo più maschi, spesso stranieri, in strada da almeno tre anni. E non mancano i bambini.
«I senzatetto sono in aumento – sostiene Paolo Pezzana, presidente della “Federazione italiana organismi per persone senza dimora” – la crisi sta infatti colpendo i soggetti più deboli: anziani, ma anche famiglie con figli e padri separati».
Tra i nuovi poveri, i minori.
Secondo le rilevazioni Eurostat, in Italia un bambino su quattro è a rischio povertà e ben 649mila minorenni non riescono ad avere accesso ai beni essenziali.
E ancora: l’Istat denuncia che il 20,6% delle famiglie vive in abitazioni con strutture fortemente danneggiate e l’11,3% è in arretrato nel pagamento dell’affitto o del mutuo.
«Quello degli homeless è storicamente un fenomeno urbano, ma negli ultimi anni sta dilagando anche in provincia, dove il 70% dei senzatetto è immigrato». Stime nazionali?
A giugno si concluderà l’indagine condotta dal ministero del Welfare.
«Per ora – spiega Pezzana – valutiamo tra i 50 e i 70mila i clochard, limitandoci ai senzatetto veri e propri e agli ospiti dei centri d’accoglienza. Ma la stima arriva a 100mila persone, comprendendo coloro che vivono in baracche e bidonville».
A fotografare gli invisibili ci prova anche il Viminale.
Il 17 luglio 2010 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del ministero dell’Interno sul registro nazionale delle persone senza fissa dimora.
Titolare del registro nazionale è la Direzione centrale per i servizi demografici del Dipartimento per gli affari interni e territoriali.
Come funziona? Ai singoli Comuni spetta comunicare via Internet al Viminale i dati dei senzatetto residenti sul proprio territorio.
Alcuni si sono già mossi: Milano, per esempio, ha censito 1.100 homeless, distribuiti tra ventiquattro sedi della città .
Ma è solo la punta dell’iceberg. «Oggi se una persona non ha casa, può chiedere di eleggere il proprio domicilio presso un’associazione o presso la casa comunale – spiega Pezzana – e così viene iscritto all’anagrafe con un domicilio fittizio e può usufruire dei servizi comunali».
Qualche esempio? A Roma i senzatetto vengono registrati in via Modesta Valenti, a Torino in via della Casa comunale (tutte via che esistono solo sulla carta), a Milano presso varie associazioni, come la Caritas.
«Molti però non chiedono l’iscrizione oppure non possono chiederla, perchè immigrati irregolari. Gli elenchi che i Comuni consegneranno al Viminale saranno incompleti – avverte Pezzana – ma speriamo utili ad avviare un’adeguata politica degli alloggi».
Il problema viene visto però dal governo come solo inerente alla “sicurezza” e non prevedendo stanziamenti per assicurare assistenza e una sistemazione dignitosa ai senza dimora.
A questo provvedono le associazioni di volontariato che fanno l’impossibile per dare una mano a chi vive in condizioni di disagio, ma i mezzi sono limitati.
E ormai sono centinaia anche i bambini che dormono in strada, nell’indifferenza della politica e della casta.
Il vero legittimo impedimento che si dovrebbe votare all’unanimità dovrebbe essere solo quello che vieti a un bimbo di morire di freddo in una notte d’inverno nel nostro Paese.
Per povertà , non per sottrarsi a un processo.
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