Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
ACQUISITI I TABULATI DI RUBY: HA TRASCORSO DIVERSI FINE SETTIMANA NELLA VILLA DEL PREMIER… SUL PC DELLA RAGAZZA FOTO E FILMATI DELLE FESTE IN SARDEGNA…CI SAREBBERO TESTIMONIANZE SUL FATTO CHE BERLUSCONI SAPESSE CHE LA RAGAZZA ERA MINORENNE… NOTIFICATO AL PREMIER UN AVVISO DI COMPARIZIONE, AVVISO PER LELE MORA, EMILIO FEDE E NICOLE MINETTI
Silvio Berlusconi è indagato, dal 21 dicembre 2010, per concussione e prostituzione minorile dalla procura di Milano, che ha intenzione di procedere con rito immediato.
I magistrati sostengono di avere “prove evidenti” del reato.
La procura ha anche notificato al premier un ordine di comparizione. Tre le date alternative presentate alla difesa del presidente del Consiglio: il 21 o il 22 o il 23 gennaio.
Dopo la sentenza sul legittimo impedimento 1 della Consulta, il premier dovrà così presentarsi davanti al giudice.
I difensori di Berlusconi replicano: “La procura di Milano non è competente”.
La difesa sostiene che “per quanto concerne la ipotizzata concussione, dallo stesso capo di incolpazione si evince che la competenza funzionale è pacificamente del Tribunale dei Ministri, mentre per la asserita vicenda di Ruby, comunque la competenza territoriale proprio dal capo di incolpazione è da individuarsi presso il Tribunale di Monza.
Tace per il momento, Berlusconi.
La vicenda è quella delle presunte coperture e pressioni sulla questura per il rilascio della all’epoca minorenne Karima Ruby el Mahroug.
Pressioni che avrebbero avuto come fine ultimo quello di nascondere le numerose frequentazioni del premier con la ragazza.
Informazioni di garanzia anche per Emilio Fede, Lele Mora e il consigliere regionale Nicole Minetti (convocata in Questura).
Per tutti l’accusa è di violazione della Legge Merlin sulla prostituzione e di induzione alla prostituzione minorile.
Perquisiti sia gli uffici di Salvatore Spinelli, uomo della tesoreria Fininvest, sia la casa di Ruby, che oggi vive con il suo attuale compagno, sul lungomare genovese: nel pc della ragazza, sequestrato il 28 ottobre scorso, gli inquirenti hanno trovato foto e filmati di alcune feste in Sardegna.
Dopo le indiscrezioni, la Procura esce allo scoperto con una nota. “E’ stato notificato all’onorevole Silvio Berlsconi e ai suoi difensori un invito a comparire ai sensi degli articoli 375 e 453 codice di procedura penale, corredato dalla dettagliata indicazione delle fonti di prova per le ipotesi di reato a lui ascritte” si legge nel comunicato.
Una nota che fa capire che il premier avrebbe avuto rapporti sessuali con la giovane Ruby dal febbraio al maggio 2010 3, ad Arcore. Secondo il legale della ragazza, Ruby non sarebbe stata sentita dai pm di Milano da ottobre fino ad oggi.
La decisione dei pm, dunque, sarebbe stata presa sulla base della deposizione di altre persone che avrebbero riferito di incontri tra il premier e la ragazza.
Il leader del Pdl, secondo la Procura, non solo avrebbe avuto dunque rapporti con la marocchina, che pubblicamente ha sempre negato di essersi appartata con il premier, ma sarebbe stato consapevole di trovarsi di fronte ad una minorenne.
I fatti, secondo gli inquirenti, si sarebbero ‘consumati’, tra il febbraio e il maggio dello scorso anno.
Fino a quando, cioè, in seguito ad una segnalazione, Ruby (che ha ammesso soltanto di tre incontri con Berlusconi, negando di aver avuto rapporti sessuali con il presidente del Consiglio) venne condotta in Questura.
Il reato di concussione sarebbe stato compiuto per coprirne un altro, ovvero quello di prostituzione minorile.
Berlusconi è indagato per il reato relativo all’articolo 600 bis comma 2 del codice penale, il quale prevede che chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164.
Il Consigliere regionale Minetti è indagata per violazione della legge Merlin sulla prostituzione e per aver indotto alla prostituzione la giovane marocchina: induzione che sarebbe avvenuta nel periodo compreso tra febbraio e maggio scorsi, cioè lo stesso per cui il premier è indagato per aver avuto rapporti sessuali con la minorenne.
Per comprendere meglio la consistenza delle indagini e delle due accuse – concussione e sfruttamento della prostituzione – occorre sapere che i primi interrogatori di Karima-Ruby risalgono alla scorsa estate.
Lei raccontò in tre verbali, con non poche omissioni, il contesto delle serate incandescenti ad Arcore.
Con una minorenne di mezzo, non si poteva non approfondire la questione e cominciarono alcune intercettazioni telefoniche.
Una di queste è tra due coimputati del premier, e cioè il giornalista Emilio Fede, 79 anni, e il manager dello spettacolo, di casa con Mediaset, Lele Mora.
Il primo dice all’altro: “E stasera bunga bunga”.
Il bunga bunga non riguarda, com’è stato detto sinora, anche da Noemi Letizia, una barzelletta.
Ma, secondo le testimonianze, si tratta di un rito da harem arabo, “importato” ad Arcore dopo le confidenze di Muhammar Gheddafi. Dire “bunga bunga”, secondo i pm, significa alludere a serate a luci rosse.
Che – va detto – sarebbero rimaste nell’ombra se Silvio Berlusconi, in qualità di premier, non avesse chiamato da Parigi per ottenere il rilascio di Karima-Ruby, all’epoca diciassettenne, dalla questura milanese.
Quella serata, molto “velocizzata” nelle pratiche dell’affidamento della ragazza, fermata per furto, alla consigliere regionale Nicole Minetti, in contrasto con le decisioni della magistratura per i minori, hanno obbligato i pm a ulteriori indagini.
Ed è così che, seguendo i tracciati telefonici, hanno scoperto alcune omissioni di Ruby.
Lei è stata ad Arcore almeno in quattro occasioni.
La prima, quella del 14 febbraio, giorno di San Valentino, con il regalo di un abito da sera, e con Emilio Fede come accompagnatore, era nota.
Ma i magistrati Ilda Boccassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano hanno scoperto che, in varie occasioni di feste, la ragazza è stata invitata ad Arcore.
La più clamorosa è quella del lungo week end della Liberazione.
Il cellulare di Ruby viene agganciato dalla cella satellitare di Arcore il 24, 25 e 26 aprile, in un continuum.
Il premier era a Milano. Il 24 alla Scala con il presidente Giorgio Napolitano e aveva detto ai cronisti: “Sono radioso”.
Il giorno dopo aveva mandato un videomessaggio ed era andato a raccogliere Vladimir Putin, premier russo, all’aeroporto, portandolo poi ad Arcore per una “cena informale”.
In quel momento ad Arcore c’era anche Ruby.
Il giorno dopo, conferenza stampa dei due leader politici, ma a Villa Gernetto a Lesmo.
Sull’innocenza di questi inviti a Ruby – era là anche a Pasqua e Pasquetta e il Primo maggio – i pm dubitano moltissimo, e avrebbero acquisito vari elementi sia sul tipo di feste che si temevano ad Arcore, a beneficio esclusivo del padrone di casa, sia sulle varie ragazze che andavano là , non raramente inviate da Lele Mora.
Il “bunga bunga”, insomma, è una barzelletta solo per Berlusconi.
Dalle indagini in corso, emerge anche una circostanza importante: sul pc della ragazza sarebbero stati trovati video e foto di feste, anche a Villa Certosa in Sardegna.
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
SFUGGIRE AI PROCESSI, DENIGRARE LE ISTITUZIONI, ATTACCARE LA MAGISTRATURA, INVITARE LE AZIENDE A LASCIARE IL PAESE, COLTIVARE L’AMICIZIA DI DITTATORI COME GHEDDAFI E PUTIN NON HA NULLA DI DESTRA… MANTENERE INTERESSI PRIVATI, CONDURRE UNA VITA DA SULTANO CON RELATIVO HAREM, ASSEGNARE POSTI A VELINE, FAR ENTRARE A PALAZZO GRAZIOLI ESCORT, NON HA NULLA DI DESTRA… COMPRARE DEPUTATI, VINCERE BARANDO, CREARSI UNA CORTE DI MIRACOLATI E DI KILLER, RIDICOLIZZARE IL PAESE ALL’ESTERO NON HA NULLA DI DESTRA… I DANNI DEL BERLUSCONISMO LA DESTRA LI PAGHERA’ PER LUNGHI ANNI
Ogni tanto è opportuno che da destra, quella vera, si faccia il punto sulle vicende
politiche italiane. Per uscire definitivamente da un equivoco che noi (all’inizio in solitudine) denunciamo da anni.
Ovvero che la coalizione che ci mal-governa non ha nulla a che vedere con la tradizionale sintesi politica che identifica una destra, una sinistra e un centro.
In qualsiasi altro Paese si sa chi governa, pur con le varie sfumature ed alleanze.
In Italia no.
Siamo in realtà amministrati da una coalizione affaristico-razzista che si fonda sugli interessi di un leader che detiene il controllo di 5 Tg su 6 e sui ricatti di un partito xenofobo che sta sulle balle a 9 italiani su 10.
Qualche povero imbecille, figlio del berlusconismo, ritiene e purtroppo lo dice pure in giro con orgoglio, che questa coalizione sia di “destra”.
Basterebbe aver letto, non dico tanto, ma almeno dieci libri di autori di destra, per capire quanto segue.
Un uomo (o una donna) di destra non sfugge ai processi, li affronta, anche quando fossero segnati dal pregiudizio. E molti di noi se sanno qualcosa.
Un uomo di destra non attacca le istituzioni, crede nei valori della Nazione e li difende.
Un uomo di destra non mette quotidianamente in cattiva luce apparati dello Stato perchè, denigrandoli, fa perdere ai cittadini anche la certezza del diritto.
Un uomo di destra non si prostra e non fa affari con dittatori, magari pure ex comunisti, che hanno sulla coscienza migliaia di omicidi di gente inerme.
Una cosa è mantenere normali rapporti diplomatici, altra frequentare da amiconi dacie e tende da beduini.
Un uomo di destra cerca di difendere gli interessi economici del proprio Paese, non quelli di un anonimo manager italo-canadese, cerca di tutelare i nostri lavoratori e non invita un’azienda a trasferirsi all’estero.
Semmai l’opposto: cerca aziende straniere disposte ad investire in Italia.
Un uomo di destra, se decide di dedicarsi alla politica, lo fa per passione e amore per l’Italia, per dare un futuro ai nostri giovani, per assicurare benessere e giustizia sociale a tutti.
Non lo fa per interesse.
E se ha interessi pregressi, un uomo di destra sa lasciarli alle spalle definitivamente.
Un uomo di destra non scende in politica per pararsi il culo dai processi per fatti privati, perchè è mosso solo dall’orgoglio di fare qualcosa di positivo per il proprio Paese, non da altro.
Un uomo di destra puo’ avere le proprie debolezze e i propri vizi, ma allora non scende in politica, trascinando nel gorgo un intero mondo politico di riferimento.
Se ama aprire l’impermeabile ai giardinetti lo faccia e ne risponda in privato, non a nome di una comunità umana che merita rispetto.
Un uomo di destra deve essere d’esempio: non frequenta sgallettate, veline, oche giulive, non fa entrare escort professioniste o apprendiste a Palazzo, non si circonda di una corte di servi e miracolati, non assolda killer iscritti all’albo dei giornalisti per far sparare a pallettoni sui nemici, non compra deputati, non distribuisce posti a troie e parenti, non usa faccendieri per “acquisire” parlamentari con promesse e prebende.
Un uomo di destra lotta per vincere con la sola forza delle proprie idee e dei propri valori.
Non può vincere mai barando, perchè vorrebbe dire rinnegare la propria vita di sacrifici e le idee in cui crede.
Un uomo di destra preferisce perdere a testa alta dalla parte giusta che vincere da quella sbagliata.
Un uomo di destra sa rispettare le idee altrui, cerca di capire, recepire, concedere la buona fede al prossimo, sa mediare nel superiore interesse del Paese.
Non vive di rancori e di ricordi, di regolamento di conti e di diffamazioni: quando arriva a governare, sa essere ancora più umile perchè c’è sempre qualcosa da imparare dagli altri.
Un uomo di destra odia il conformismo, l’arroganza, la presunzione, le “certezze”, non si circonda di servi ma di critici, cerca stimoli, non stolta obbedienza.
Se qualcuno vede in questo modesto affresco qualcosa di riferibile al berlusconismo, contini pure a votarlo.
Chi invece pensa che la destra sia tutt’altra cosa si metta in cammino verso un nuovo orizzonte.
Occorreranno anni per riparare ai danni del berlusconismo, ma lo spazio per una destra vera, sociale, nazionale, popolare, valoriale esiste più che mai.
E’ tempo di andare oltre.
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
SFUGGIRE AI PROCESSI, DENIGRARE LE ISTITUZIONI, ATTACCARE LA MAGISTRATURA, INVITARE LE AZIENDE A LASCIARE IL PAESE, COLTIVARE L’AMICIZIA DI DITTATORI COME GHEDDAFI E PUTIN NON HA NULLA DI DESTRA… MANTENERE INTERESSI PRIVATI, CONDURRE UNA VITA DA SULTANO CON RELATIVO HAREM, ASSEGNARE POSTI A VELINE, FAR ENTRARE A PALAZZO GRAZIOLI ESCORT, NON HA NULLA DI DESTRA… COMPRARE DEPUTATI, VINCERE BARANDO, CREARSI UNA CORTE DI MIRACOLATI E DI KILLER, RIDICOLIZZARE IL PAESE ALL’ESTERO NON HA NULLA DI DESTRA… I DANNI DEL BERLUSCONISMO LA DESTRA LI PAGHERA’ PER LUNGHI ANNI
Ogni tanto è opportuno che da destra, quella vera, si faccia il punto sulle vicende
politiche italiane. Per uscire definitivamente da un equivoco che noi (all’inizio in solitudine) denunciamo da anni.
Ovvero che la coalizione che ci mal-governa non ha nulla a che vedere con la tradizionale sintesi politica che identifica una destra, una sinistra e un centro.
In qualsiasi altro Paese si sa chi governa, pur con le varie sfumature ed alleanze.
In Italia no.
Siamo in realtà amministrati da una coalizione affaristico-razzista che si fonda sugli interessi di un leader che detiene il controllo di 5 Tg su 6 e sui ricatti di un partito xenofobo che sta sulle balle a 9 italiani su 10.
Qualche povero imbecille, figlio del berlusconismo, ritiene e purtroppo lo dice pure in giro con orgoglio, che questa coalizione sia di “destra”.
Basterebbe aver letto, non dico tanto, ma almeno dieci libri di autori di destra, per capire quanto segue.
Un uomo (o una donna) di destra non sfugge ai processi, li affronta, anche quando fossero segnati dal pregiudizio. E molti di noi se sanno qualcosa.
Un uomo di destra non attacca le istituzioni, crede nei valori della Nazione e li difende.
Un uomo di destra non mette quotidianamente in cattiva luce apparati dello Stato perchè, denigrandoli, fa perdere ai cittadini anche la certezza del diritto.
Un uomo di destra non si prostra e non fa affari con dittatori, magari pure ex comunisti, che hanno sulla coscienza migliaia di omicidi di gente inerme.
Una cosa è mantenere normali rapporti diplomatici, altra frequentare da amiconi dacie e tende da beduini.
Un uomo di destra cerca di difendere gli interessi economici del proprio Paese, non quelli di un anonimo manager italo-canadese, cerca di tutelare i nostri lavoratori e non invita un’azienda a trasferirsi all’estero.
Semmai l’opposto: cerca aziende straniere disposte ad investire in Italia.
Un uomo di destra, se decide di dedicarsi alla politica, lo fa per passione e amore per l’Italia, per dare un futuro ai nostri giovani, per assicurare benessere e giustizia sociale a tutti.
Non lo fa per interesse.
E se ha interessi pregressi, un uomo di destra sa lasciarli alle spalle definitivamente.
Un uomo di destra non scende in politica per pararsi il culo dai processi per fatti privati, perchè è mosso solo dall’orgoglio di fare qualcosa di positivo per il proprio Paese, non da altro.
Un uomo di destra puo’ avere le proprie debolezze e i propri vizi, ma allora non scende in politica, trascinando nel gorgo un intero mondo politico di riferimento.
Se ama aprire l’impermeabile ai giardinetti lo faccia e ne risponda in privato, non a nome di una comunità umana che merita rispetto.
Un uomo di destra deve essere d’esempio: non frequenta sgallettate, veline, oche giulive, non fa entrare escort professioniste o apprendiste a Palazzo, non si circonda di una corte di servi e miracolati, non assolda killer iscritti all’albo dei giornalisti per far sparare a pallettoni sui nemici, non compra deputati, non distribuisce posti a troie e parenti, non usa faccendieri per “acquisire” parlamentari con promesse e prebende.
Un uomo di destra lotta per vincere con la sola forza delle proprie idee e dei propri valori.
Non può vincere mai barando, perchè vorrebbe dire rinnegare la propria vita di sacrifici e le idee in cui crede.
Un uomo di destra preferisce perdere a testa alta dalla parte giusta che vincere da quella sbagliata.
Un uomo di destra sa rispettare le idee altrui, cerca di capire, recepire, concedere la buona fede al prossimo, sa mediare nel superiore interesse del Paese.
Non vive di rancori e di ricordi, di regolamento di conti e di diffamazioni: quando arriva a governare, sa essere ancora più umile perchè c’è sempre qualcosa da imparare dagli altri.
Un uomo di destra odia il conformismo, l’arroganza, la presunzione, le “certezze”, non si circonda di servi ma di critici, cerca stimoli, non stolta obbedienza.
Se qualcuno vede in questo modesto affresco qualcosa di riferibile al berlusconismo, contini pure a votarlo.
Chi invece pensa che la destra sia tutt’altra cosa si metta in cammino verso un nuovo orizzonte.
Occorreranno anni per riparare ai danni del berlusconismo, ma lo spazio per una destra vera, sociale, nazionale, popolare, valoriale esiste più che mai.
E’ tempo di andare oltre.
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
PERQUISIZIONI IN CORSO A MILANO NEGLI UFFICI DI NICOLE MINETTI E DI UN UOMO DI FIDUCIA DEL PREMIER… IMPEDITO L’ACCESSO A LOCALI “DI PERTINENZA DELLA SEGRETERIA POLITICA DEL PREMIER”…CONTESTATA L’ACCUSA, ALLO SCOPO DI OCCULTARE DI ESSERE STATO CLIENTE DELLA PROSTITUTA MINORENNE E DI EVITARE CHE VENISSERO A GALLA I RETROSCENA DEI FESTINI AD ARCORE, DI ESSERE INTERVENUTO PER FAVORIRE IL RILASCIO DI RUBY
La Procura di Milano ha indagato Silvio Berlusconi per le ipotesi di reato di «concussione» e di «prostituzione minorile».
Secondo la contestazione d’accusa, allo scopo di occultare di essere stato cliente di una prostituta minorenne in numerosi week-end ad Arcore, assicurarsi l’impunità da questo reato e scongiurare che venissero a galla i retroscena delle feste nella sua residenza brianzola, il Presidente del Consiglio la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 avrebbe abusato della propria qualità di primo ministro per indurre i funzionari della Questura di Milano ad affidare indebitamente l’allora 17enne marocchina Karima “Ruby” El Mahroug, scappata da una comunità per minori, alla consigliere regionale lombarda pdl Nicole Minetti.
Il reato di «concussione» (articolo 317 del codice penale) punisce con la reclusione da 4 a 12 anni il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringa o induca taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità .
Al premier è contestato con l’aggravante il reato di «prostituzione minorile» (articolo 600 bis, contestato al premier nella forma del secondo comma) punisce con la reclusione da 6 mesi a 3 anni chiunque compia atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e 18 anni in cambio di denaro o di altra utilità economica, ed è l’unico caso nel quale il cliente di una prostituta è sanzionato penalmente.
Gli sviluppi dell’inchiesta sul caso Ruby stanno emergendo dalle perquisizioni in corso a Milano, tra le quali quella al suo uomo di fiducia che storicamente amministra il “portafoglio” familiare del premier: Giuseppe Spinelli, anni fa indagato con il Cavaliere e uscito dai processi su Medusa film e sulla villa di Macherio, nonchè già tra gli amministratori della holding Dolcedrago e dell’immobiliare Idra (che ha la villa di Arcore).
Gli inquirenti si sono presentati nell’ufficio di Spinelli, non indagato, per eseguire una perquisizione, ma ad essi è stato opposto il fatto che le sue stanze sarebbero «pertinenza della segreteria politica dell’onorevole Berlusconi».
Argomento che, secondo fonti vicine al manager, non sarebbe stato contestato dagli inquirenti, i quali hanno rinunciato alla perquisizione e lasciato gli uffici di Spinelli.
La polizia sta perquisendo anche gli uffici della consigliere regionale Nicole Minetti, indagata per favoreggiamento della prostituzione sia adulta sia minorile.
Stessa ipotesi di reato per Lele Mora ed Emilio Fede.
Karima, la 17enne (nel 2010) marocchina al centro del caso per il quale Berlusconi è indagato per le ipotesi di reato di concussione e prostituzione minorile, non avrebbe detto il vero quando aveva pubblicamente affermato di essere stata ad Arcore solo una o due volte.
A smentirla, e a pesare nell’inchiesta, sarebbe l’esito dello studio del traffico telefonico del suo cellulare, che l’avrebbe localizzata ad Arcore non una sola volta, ma in numerosi week-end concomitanti con la presenza di Berlusconi nella propria residenza.
(da “Il Corriere della Sera)
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
SI PROFILA COME UNA BUFALA LA DENUNCIA DI BOSSI CHE AVREBBE VISTO CIMICI DAPPERTUTTO, FORSE AVEVA SOLO DIGERITO MALE E AVUTO GLI INCUBI… O FORSE LE CIMICI ERANO QUELLE VERE NEL MATERASSO… NESSUNO ORA RICORDA IL NOME DELLA DITTA CHIAMATA PER LA DISINFESTAZIONE PADANA CHE PERALTRO NON AVREBBE TROVATO NULLA….LA SOLITA FARSA DA PATACCARI
“Io la “cimice” non l’ho mai vista”. 
Nicoletta Maggi, la segretaria particolare di Umberto Bossi è stata interrogata in procura mercoledì scorso.
Era stata lei ad aver avuto il sospetto che il ministro fosse spiato nel suo ufficio al dicastero delle Riforme per il federalismo e nella sua casa romana.
Un fatto raccontato da Bossi ai giornalisti durante le vacanze invernali a Ponte di Legno, risalente però ad un paio di mesi fa.
Ma mai denunciato alla magistratura.
L’inchiesta aperta d’ufficio dalla procura di Roma corre verso l’archiviazione, dagli atti istruttori compiuti fino ad ora il corpo del reato non è emerso, l’impressione dei magistrati è che si tratti di una bufala.
Un po’ come il falso attentato a Maurizio Belpietro, il direttore di Libero.
“Le ha trovate Nicoletta”, aveva detto il senatur. “Nicoletta ha avuto quel dubbio perchè c’era gente che sapeva le sue cose”.
Un dubbio che la segretaria della Lega ha confermato di avere avuto ai magistrati che l’hanno interrogata come testimone.
La donna ha confermato di aver chiamato una ditta privata, della quale però non ricorda più il nome, per una bonifica nei locali di Porta Pia.
Bossi aveva detto: “Nel mio ufficio ne hanno trovata una vicino al tavolo nella presa della corrente, un’altra sul frigorifero. A casa mia ne hanno trovate un bel po’ dove ci sono i bocchettoni dell’aria calda”.
Ma la segretaria in procura non ha confermato. “Io non le ho viste”, ha dichiarato a verbale.
Durante la bonifica a casa Bossi, secondo Nicoletta, la ditta non avrebbe trovato nulla.
I tecnici avrebbero intercettato “come dei suoni” che hanno fatto pensare che le “cimici” esistessero.
Le microspie non le avevano scovate neppure gli uomini del Ministro dell’Interno, Maroni, che Umberto Bossi aveva informato.
Infatti quei due poliziotti non scrissero neppure un verbale.
Allora come adesso la microspia è solo un fantasma.
Così probabilmente si spiega la mancata denuncia del ministro, che lì per lì si giustificò dicendo: “Sarebbe stato inutile”.
Probabilmente le “cimici” non ci sono mai state.
È a questa conclusione che, in assenza del corpo di reato, sta arrivando la magistratura.
Il fascicolo aperto per “cognizione o impedimento illecito di conversazioni” e “installazione di apparecchiature atte a intercettare conversazioni telegrafiche o telefoniche” va verso l’archiviazione. Il racconto del ministro leghista sino ad ora non ha il supporto nè di conferme nè di riscontri.
I pm, Giancarlo Amato e Eugenio Albamonte, coordinati dall’aggiunto Nello Rossi stanno cercando di rintracciare la ditta che ha svolto le bonifiche al ministero e in casa Bossi sulla scia di alcuni elementi forniti dalla segretaria della Lega.
Se si troverà , i tecnici saranno interrogati.
Tuttavia allo stato dei fatti la decisione è presa.
Il procuratore capo Giovanni Ferrara punta a chiudere la vicenda in tempi brevi, al massimo in un paio di settimane.
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
IL CASO DI MASSIMO MARIA BERRUTI, EX AVVOCATO FININVEST, IMPUTATO DI RICICLAGGIO DI 30 MILIARDI DI LIRE, ORA DEPUTATO PDL… LA CASSAZIONE HA STABILITO CHE SBAGLIO’ LA CORTE D’APPELLO A DICHIARARLO COLPEVOLE, MA PRESCRITTO: ORA TORNA IMPUTATO…I SUOI STRETTI RAPPORTI CON IL PREMIER NELL’ANALISI DI MARCO TRAVAGLIO
Fare il premier o il ministro non costituisce legittimo impedimento a fare anche
l’imputato.
Lo sapevamo tutti, fuorchè gli inquilini di Palazzo Grazioli e del Quirinale: adesso lo dice anche la Consulta.
Ora azzardiamo un’altra domanda: riciclare denaro costituisce legittimo impedimento a fare anche il parlamentare?
L’interrogativo sgorga dalle motivazioni della Cassazione su Massimo Maria Berruti, ex ufficiale della Finanza, ex avvocato Fininvest, pregiudicato per favoreggiamento e imputato per riciclaggio di una trentina di miliardi di lire.
La Corte ha appena stabilito che sbagliò il Tribunale di Milano ad assolverlo e sbagliò la Corte d’appello a dichiararlo responsabile ma prescritto.
Insomma, aveva ragione la Procura.
Nel momento in cui il suo capo torna imputato, pure Berruti dovrà ripresentarsi ai giudici d’appello per essere riprocessato per riciclaggio, visto che la prescrizione è stata allungata a marzo 2011 (c’è tempo per condannarlo, visto che già la Cassazione lo dichiara colpevole).
Nelle motivazioni firmate dal giudice Antonio Manna e dal presidente della II sezione Antonio Esposito, si legge che l’on. Berruti, membro della commissione Attività produttive (l’uomo giusto al posto giusto), ha dato un “consapevole e volontario contributo causale nel delitto di riciclaggio”, come risulta ”da coerenti risultanze documentali e testimoniali”.
Negli anni ’90, quando lavorava per Berlusconi, il noto galantuomo fece sparire miliardi su miliardi dai bilanci Fininvest, Mediaset e Reteitalia dirottandoli su conti svizzeri con un tourbillon di false fatture, operazioni inventate e società fittizie “prive di qualsivoglia concreta operatività commerciale, utilizzate come mero schermo di simulate operazioni di compravendita di diritti di sfruttamento dell’immagine di sportivi che in realtà servivano a spostare illecitamente all’esterno della Fininvest sue consistenti risorse finanziarie… Fondi che passavano da una società a un’altra… causali fittizie dei trasferimenti… allo scopo precipuo di drenare risorse economiche da Fininvest Spa al suo esterno… importi di enorme rilievo: tra il 1991 e il 1995, oltre 29 miliardi di lire”.
Il tutto con la collaborazione straordinaria della Arner di Lugano, che nella filiale milanese ospita — conto corrente numero 1 — il tesoretto di Silvio Berlusconi. Parola non di una toga rossa di passaggio, ma della Cassazione.
Che fa pure notare come Berruti sia “incline a intervenire illecitamente”, visto il “precedente penale per favoreggiamento” per aver depistato le indagini sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza.
Naturalmente, nel difendersi, Berruti ha pure mentito ai giudici, e così un testimone a suo discarico. Il quale sosteneva la linea Scajola: cioè che “un amico fraterno del Berruti lo avrebbe coinvolto a sua insaputa in un delitto di riciclaggio”. Tutte balle.
Ora, se esistesse un’opposizione, distribuirebbe alla Camera la sentenza della Cassazione.
E chiederebbe di proibire a Berruti di mettere mai più piede a Montecitorio. Legittimo impedimento, of course.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
MAURIZIO SCELLI, OGGI DEPUTATO DEL PDL, CONDANNATO PER “TOTALE DISPREZZO DI QUALSIASI CANONE DI SANA AMMINISTRAZIONE, IN TOTALE NONCURANZA DEGLI EQUILIBRI FINANZIARI DELLA CROCE ROSSA ITALIANA”…. AVEVA STIPULATO CONTRATTI PER SERVIZI INFORMATICI SENZA COPERTURA FINANZIARIA
Maurizio Scelli, ex commissario straordinario della Croce rossa italiana, è stato condannato in primo grado dalla Corte dei conti a versare 900mila euro proprio all’ente che ha gestito per anni.
Fra le motivazioni della sentenza si legge: «Totale disprezzo di qualsiasi canone di sana amministrazione, in totale noncuranza degli equilibri finanziari della Croce Rossa Italiana».
La condanna riguarda non solo l’ex commissario ma anche altri due funzionari di Croce rossa, Aldo Smolizza e Virgilio Pandolfi: i tre, in tutto, secondo la sentenza di primo grado, dovrebbero versare 3 milioni di euro a beneficio di Cri per compensare i danni causati dalla loro gestione.
Nel 2004, Scelli, Smolizza e Pandolfi stipularono — attraverso lo strumento dell’ordinanza commissariale — alcuni contratti per servizi informatici, nonostante il Collegio dei revisori dei conti ne avesse rilevato la mancata copertura finanziaria.
La corte ha definito qui contratti che Corte «del tutto incongrui rispetto alle possibilità finanziarie dell’Amministrazione di appartenenza».
Il tutto, con piena consapevolezza della cosa da parte dei tre.
Scelli ha contestato la sentenza: “In appello mi auguro che i magistrati facciano piena chiarezza sulla vicenda. Non vorrei cominciare a pensare a una sorta di accanimento semplicemente perchè sto con Silvio Berlusconi.»
Che Scelli stia con Berlusconi è fuori di dubbio.
Ma la sua carriera comincia ben prima. Da anni gravita nell’orbita del centrodestra e vicino ad ambienti cattolici.
Già segretario dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto a Lourdes e Santuari Internazionali), ha partecipato al Giubileo del 2000 (come un altro pluricommissario straordinario, Guido Bertolaso) occupandosi del Giubileo degli Ammalati.
Nel 2001 tenta una prima volta la carriera politica, candidandosi proprio per Forza Italia in Abruzzo. Non viene eletto, nonostante una campagna elettorale martellante.
Mentre si avvicina la crisi irachena, Scelli sostituisce l’allora commissario di Croce rossa, Steffan De Mistura, uomo dell’ONU vicino a Kofi Annan.
I maligni dicono che l’avvicendamento avvenga per volere di Gianni Letta, che già aveva provveduto alla scalata alla Protezione civile di Guido Bertolaso.
Da lì, Scelli si impegna in una serie di missioni all’estero e, a suo dire, nel riordino dell’ente Croce rossa. Anche se, evidentemente, la Corte dei conti non è dello stesso avviso.
Qualcuno, durante il suo periodo da Commissario, sostiene che voglia ritagliarsi un ruolo politico.
Scelli afferma: «Certe illazioni mi fanno ridere». Però, di ambizioni politiche Scelli ne ha eccome: fonda una specie movimento che si chiama “Italia di nuovo”, slogan, “Nè con Prodi nè con Berlusconi”.
In realtà vorrebbe gestire “Onda azzurra”, movimento giovanile di Forza Italia.
Al battesimo di “Italia di nuovo”, cui dovrebbe presenziare anche Silvio Berlusconi, Scelli invita anche gli ex Nar Mambro e Fioravanti, con grande imbarazzi di Palazzo Chigi.
La parabola di Scelli sembra a quel punto al termine: nel 2005 in Croce rossa arrivano elezioni per un Presidente e non per un commissario.
È di quel periodo l’ultima bufera: Scelli dichiara di avere avuto un ruolo decisivo nella rilascio di Simona Pari e Simona Torretta, rapite in Iraq e che la Croce rossa italiana aveva curato quattro terroristi per favorire il buon esito, tenendo all’oscuro l’intelligence americana, con il benestare di Gianni Letta. Si rischia il caso diplomatico.
Letta, riferisce La Stampa, commenta: «Scelli è impazzito». Mica tanto, visto che poco dopo (2008) viene candidato come numero 3 in Abruzzo per il PdL, e conseguentemente eletto deputato.
Oggi è anche membro della Commissione giustizia.
Non è la prima volta che Scelli è sotto accusa per le questioni che riguardano Cri.
La prima sentenza della Corte dei Conti in merito, fu di assoluzione.
Scelli era accusato di aver distratto per esigenze economiche interne alla Croce Rossa” fondi di 17 milioni di euro destinati alla missione “Antica Babilonia” a Nassiriya.
Interessante, però, leggere la motivazione dell’assoluzione (sentenza n° 1924 del 13 luglio 2009) in cui effettivamente si ammette che 17.595.64515 euro furono sì utilizzati “a fini interni” ma ciò “non costituisce danno sotto il profilo contestato, perchè il contributo permette alla Cri di svolgere i suoi compiti istituzionali”.
Non solo: “Il Ministero della Difesa ha sempre approvato le spese rendicontate della C.R.I.” e sussiste la “mancanza di un’espressa disposizione di legge che sia stata violata”.
Oggi, mentre Scelli siede in Parlamento, la Croce rossa è nuovamente commissariata (il commissario è l’avvocato Francesco Rocca, altro uomo benvoluto da Gianni Letta).
E nell’occhio del ciclone per i conti in rosso. E per almeno 54 eccezioni mosse da un’ispezione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Insomma, la storia delle ambiguità di Croce rossa sembra destinata a non avere fine.
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
SI COMPLICA LA POSIZIONE DEL MINISTRO: CON RUTELLI E BUTTIGLIONE DECIDERA’ ANCHE L’ESPONENTE DI FUTURO E LIBERTA’, DA SEMPRE TRA I PIU’ DURI CONTRO IL MINISTRO DELLA CULTURA… A BONDI SALTANO I NERVI E PARLA DI INTIMIDAZIONE
Colpo di scena nella vicenda della mozione di sfiducia al ministro dei Beni culturali
Sandro Bondi.
Rocco Buttiglione (UDC) e Francesco Rutelli (API), che in quanto ex ministri dei Beni Culturali hanno ricevuto dal Polo della Nazione l’incarico di valutare la decisione da prendere in merito alla mozione di sfiducia nei confronti del ministro Sandro Bondi, hanno chiesto al finiano Fabio Granata in quanto esponente di FLI di partecipare alla discussione in oggetto.
Granata, com’è noto, chiede da tempo a gran voce le dimissioni del ministro, come il leader dell’Api Rutelli.
Con questa mossa la bilancia del Terzo polo sembrebbe pendere, a questo punto, per un voto favorevole alla sfiducia di Bondi.
Proprio ieri c’era stata un’altra coda di accesa polemica tra lo stesso Granata e Sandro Bondi.
Il primo aveva ribadito “la necessità di votare la sfiducia, e per questo ne chiedo le dimissioni per evitare un altro duro contrasto parlamentare”.
E il secondo aveva replicato parlando di “intimidazioni”: “A chi devo rivolgermi per essere tutelato da queste vere e proprie intimidazioni come parlamentare e come membro del governo? Oltre alla discussione parlamentare che cosa devo temere presentandomi in Parlamento, come ha chiesto l’opposizione?”.
Il sistema nervoso di Bondi pare, da queste affermazioni, instabile ormai come alcune rovine di Pompei.
Un po’ di riposo gli farebbe bene, magari per godersi qualche opera al teatro di Novi Ligure, da lui abbondantemente finanziato.
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Gennaio 14th, 2011 Riccardo Fucile
COSE SINISTRE: IL BAMBINO PRODIGIO ORMAI SI DIVIDE TRA CENE AD ARCORE, PRESENTAZIONE DEI LIBRI DI VESPA E DICHIARAZIONI A FAVORE DI MARCHIONNE…SI DIFENDE DICENDO “IO STO CON OBAMA”: SPERIAMO CHE IL PRESIDENTE USA NON LO VENGA MAI A SAPERE
Matteo Renzi, sindaco di Firenze, viaggia come un treno ad alta velocità sul binario della politica nazionale e in poco tempo passa dalla “rivoluzione” dei Rottamatori del Pd, a quella anti-operaia di Sergio Marchionne, per rompere proprio sul confronto Fiat—Fiom il fronte dei “giovani contro la nomenclatura”. Infatti, Renzi al nuovo incontro dei Rottamatori a Roma neppure ci è andato.
Aveva di meglio da fare, cioè presentare il nuovo tomo di Bruno Vespa a Palazzo Vecchio, sede istituzionale della città di Firenze.
Dopo il viaggio ad Arcore a dicembre (era andato a chiedere 17 milioni di euro per Firenze, ma nel milleproroghe neppure un centesimo) la presentazione del libro di Vespa appare come un cursus disonorum di tutto rispetto…
Ieri Renzi era, nella sua funzione di sindaco, a Palazzo Chigi, al fianco di Gianni Letta e del ministro Bondi, per presentare una card per i musei fiorentini, oltre ad annunciare novità sugli introiti per il completamento dei lavori ai Grandi Uffizi.
Ma per non farsi mancare niente, nelle vesti di esponente del Pd, partecipa alla direzione del partito, dopo essersi allineato di fatto sulle posizioni dei vertici Fiat proprio come i “vecchi” Veltroni e Fassino.
È il 10 gennaio: il Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, pubblica un sondaggio di Ipr Marketing: Matteo Renzi è il sindaco più amato dagli italiani. Due giorni dopo, intervistato dal TgLa7 di Enrico Mentana lo stesso Renzi si schiera al fianco dei vertici Fiat: “Io sono dalla parte di Sergio Marchionne. Dalla parte di chi sta investendo nelle aziende quando le aziende chiudono. Dalla parte di chi prova a mettere quattrini per agganciare anche Mirafiori alla Locomotiva America”.
Concetti che in realtà il sindaco di Firenze aveva già espresso il 31 dicembre proprio al quotidiano di Confindustria: “Io sto dalla parte di chi scommette sul lavoro, della Fiat, di Marchionne”.
E ha ribadito: “Sto con Obama, che scommette su Marchionne. Barack è reazionario…?”.
Spiazzati, però, i ragazzi che si sono riconosciuti in “Prossima fermata: Italia”, stretti attorno a Pippo Civati, per una seconda puntata di politica tra dj e video cult, dopo l’evento di novembre alla Stazione Leopolda di Firenze.
Civati prova a usare la carota con l’amico Matteo, però sulla Fiat ha solo il bastone: “Ha fatto pasticci con le dichiarazioni di questi giorni, dire che sta con Marchionne senza se e senza ma…”.
Francesco Nicodemo, consigliere comunale a Napoli, racconta: “Avevamo due autobus, ma dopo questa spaccatura abbiamo litigato e da Napoli siamo venuti con tre macchine”…
Da Fienze, intanto, dal palco condiviso con Vespa, Renzi prova a ricucire lo strappo: “Non mi sono riavvicinato a Bersani, credo non gradirebbe nemmeno più di tanto, nè mi sono allontanato dagli altri”, ma “la sinistra deve cercare di non appiattire le proprie politiche economiche su quello che dice il sindacato di turno, in questo caso la Fiom. Perchè se il mondo del lavoro è sotto ricatto, il ricatto non è di Marchionne ma della globalizzazione”.
Vespa, invece, ha indicato in Renzi il futuro del Pd: “Lui e Vendola hanno lanciato un Opa (offerta pubblica di acquisto, ndr) sul Pd, ma il sindaco di Firenze è in vantaggio”.
E Renzi ha apprezzato: “Penso che ci sia bisogno di uscire dal gruppo dirigente attuale: io non rientro nei ranghi e non creo una minicorrente, mi candido a dare una mano, ma facendo il sindaco”, tanto da arrivare ad indicare nell’ex nemico Nicola Zingaretti una possibile futura guida del partito: “Uno a cui non faranno mai fare il leader sono io, Zingaretti ha caratteristiche di mediazione più forti delle mie, tanto che mette d’accordo D’Alema e Travaglio”.
Ritorniamo a Roma e Civati rassicura Renzi: “Non siamo una corrente, normale avere posizioni diverse”, mentre Nicodemo sbotta: “Non doveva definirci una corrente e stasera doveva essere qui”.
Pensare che solo a novembre, dalla Leopolda di Firenze, Renzi diceva: “Ho fatto ogni sforzo per far venire Bersani qui”.
La politica si capovolge in fretta.
Renzi scatena, inoltre, per la seconda volta, dopo la polemica sulla neve che bloccò Firenze, il suo mondo prediletto, quello di Internet.
Ieri non si contavano le critiche su Facebook (“Dopo Arcore hai pranzato anche con Marchionne…?”).
E, sempre sul web, è scoppiata una polemica con Gad Lerner.
Sul blog del giornalista, tra i commenti dei lettori è comparsa la frase “Renzi come Lando Conti”, il sindaco di Firenze ucciso dalle Br nel 1985.
Renzi si è detto “disgustato”.
Lerner aveva scritto: “Mi pare destinato al più classico salto della quaglia”, verso il centrodestra; dopo il commento Lerner ha espresso “solidarietà , non ne sapevo nulla, lo invito alla prossima puntata dell’Infedele”.
I Rottamatori, intanto, un po’ orfani di Renzi, chiedono le primarie alla direzione del partito con lo slogan: “Sono stanco di essere preso per il culo dai giovani di Vendola”…
Giampiero Calapà David Perluigi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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