Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
SIAMO AL CIARPAME SENZA PUDORE: IN PIENO CASO RUBY, IL PDL PRESENTA UNA PROPOSTA DI LEGGE CHE PREVEDE SANZIONI PER I PM “INCOMPETENTI” CHE AUTORIZZANO ASCOLTI E FISSA INDENNIZZI PER IMPUTATI INTERCETTATI E PROSCIOLTI… IL PLOTONE DI ESECUZIONE NEI PROSSIMI GIORNI?
Avrebbe già ricevuto una sostanziale «approvazione» (che strano…) da parte del premier Silvio Berlusconi la proposta di legge contro «l’ingiusta intercettazione» depositata il 28 ottobre (nei giorni in cui esplodeva il caso Ruby) e il cui primo firmatario è l’esponente del Pdl Luigi Vitali.
A spiegarlo è proprio l’ex sottosegretario alla Giustizia, sottolineando che l’obiettivo del provvedimento sarebbe quello di «responsabilizzare alcuni pm». Vitali parla più specificatamente di norme di cui «si sente il bisogno» dopo gli «abusi» sulle intercettazioni con i quali ci si «trova a fare i conti» (ha già deciso lui che si tratta di abusi, roba da codice penale)
Nella proposta di legge sono previste sanzioni disciplinari per pm e giudici «incompetenti» che autorizzano ascolti, ma anche «indennizzi» per imputati intercettati e poi prosciolti o per «soggetti estranei ai reati», come i testimoni, ma il cui contenuto delle conversazioni viene «sbattuto sui giornali».
Il provvedimento, spiega Vitali, è stata depositato «tra fine ottobre e inizio novembre», la prossima settimana verrà presentato in conferenza stampa e poi se ne chiederà la calendarizzazione in commissione Giustizia alla Camera.
Al premier (che la scorsa settimana in un videomessaggio ha detto che «i magistrati saranno puniti») la proposta di legge è stata presentata la scorsa settimana, quando c’è stata la riunione con i deputati-avvocati del Pdl: «Ha detto che la valuterà , ma è un’iniziativa che ha approvato, visto che finora c’è stato sempre qualcuno che ha bloccato la riforma organica della disciplina delle intercettazioni» spiega Vitali (per fortuna degli italiani…ndr)
La scorsa settimana il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un videomessaggio, disse «i magistrati saranno puniti».
La proposta firmata da Vitali e da altri colleghi (29 in tutto tra cui Cirielli, Cassinelli, Lehner) prevede l’introduzione dell’articolo 315-bis del codice di procedura penale, «concernente la riparazione per ingiusta intercettazione di comunicazioni telefoniche o di conversazioni».
Di fatto, viene prevista una «nuova ipotesi di illecito disciplinare»: pm e giudici non competenti non possono autorizzare intercettazioni, altrimenti scatta nei loro confronti il procedimento disciplinare.
Procedimento che, in base alle norme in vigore, è affidato a ministro della Giustizia e pg della Cassazione, i due titolari dell’azione disciplinare nei confronti delle toghe.
Obiettivo del Pdl però «non è spuntare le armi ai pm», ci tiene a sottolineare l’ex sottosegretario (ha senso dell’umorismo…), che rivendica come l’intenzione che lo ha guidato è quella di portare «responsabilità in questo settore».
È per questo, spiega ancora Vitali, che si prevede anche un «indennizzo» di 100 mila euro: vale nel caso di imputati intercettati e poi prosciolti, ma anche di soggetti terzi le cui intercettazioni siano finite sui giornali.
A pagarlo saranno gli stessi pm, dopo un vaglio di «responsabilità contabile» da parte della Corte dei conti per la «ingiusta intercettazione».
Il testo Vitali prevede anche una norma che renderebbe (stranamente…)le nuove disposizioni retroattive: il risarcimento è previsto, infatti, anche per chi è stato coinvolto in indagini fino a 5 anni prima della sua entrata in vigore.
Meno male che qualcuno “non aspettava l’ora di presentarsi davanti ai giudici”, tra qualche giorno qualche cazzaro prevederà anche il plotone di esecuzione per chi si permette di fare il proprio dovere.
Questi stanno scherzando con il fuoco : aveva ragione Veronica, siamo al “ciarpame senza pudore” e senza vergogna.
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
CHI DISSENTE “VUOL FAR FUORI BERLUSCONI” E FA PARTE DEI GOLPISTI…IL PARTITO DEGLI ACCATTONI, CHIUSI NEL BUNKER, SPARA I FUOCHI AVANZATI A CAPODANNO…C’E’ L’ITALIA DEI FESTINI E QUELLA CHE LA SERA VA A DORMIRE PRESTO PERCHE’ IL GIORNO DOPO LAVORA: OGNUNO RAPPRESENTA QUELLA CHE GLI E’ PIU’ CONGENIALE
Domenica il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, ha osato
lamentarsi del fatto che «da sei mesi a questa parte l’azione del governo non è sufficiente».
«Nelle prossime settimane dovremo verificare se il governo è in grado di fare le riforme, altrimenti bisogna fare altre scelte: non si può più aspettare», ha aggiunto la rappresentante degli industriali.
E’ bastato esprimere un’opinione perchè dal “partito degli accattoni” partissero anatemi e insulti contro la poveretta al grido “Vuole far fuori Berlusconi”.
Ieri la sequela di improperi era toccata a Fini, stamane a Casini, domani chissà .
La cosa allucinante della vicenda è che queste critiche provengono da politici che avevano le pezze al culo e che sono stati miracolati dal sultano di Arcore: nel loro contratto di cortigiani hanno come mansione quella di abbaiare alla luna, pulire bene la ciotola del rancio e fare la guardia a chi potrebbe farli tornare al loro primitivo “stato laidale”.
Comprendiamo che “voler far fuori politicamente Silvio” per loro possa rappresentare la messa in pericolo dell’abbinamento “pranzo e cena”, primaria loro ragione di sopravvivenza politica, ma un po’ di conoscenza delle regole democratiche, suvvia, non guasterebbe.
Non è forse normale, in una democrazia, che chi sta all’opposizione voglia prendere il posto di chi governa?
Non è la stessa cosa che fecero le truppe di Silvio contro Prodi?
Dove sta il reato?
O la loro concezione di monarchia assoluta, una volta acchiappata la poltrona, non prevede ricambio, elezioni e libertà di dissentire?
Afferma stamane il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto: “La Marcegaglia sa benissimo che non esistono possibilita’ in questo momento di un governo che possa fare riforme radicali”.
Ma se la Emma quindi mente, che dovremmo dire di quel pallista che tutte le sere dice che “faremo a breve le riforme” e non le fa mai?
Ma vi rendete conto a che livello siamo arrivati?
Mentre il Giornale la chiama “la maestrina” (loro di cattivi maestri e di giornalisti sospesi dall’ordine se ne intendono), sempre il Crovetto commenta: “Capisco che per Emma Marcegaglia e per Confindustria il momento sia molto difficile, Marchionne ne ha certificato l’inutilita. Dire che in poche settimane si devono fare le riforme e’ un ritornello banale con cui lancia dei messaggi ai suoi associati per non perdere peso”
Il grande politico Crovetto, invece che pensare alla melma che lo circonda, invita la Emma a pensare a Marchionne.
E finisce in gloria: ”C’e’ un progetto piu’ ampio – conclude Crosetto – di un gruppo di cui Marcegaglia fa parte, per cui l’importante e’ togliere di mezzo Berlusconi”.
Meno male che Crovetto è sottosegretario alla Difesa, così con la Russa potrà sventare il golpe che forze oscure stanno preparando contro il benefattore di Arcore.
Oscure neanche troppo, essendo notoriamente guidate da Fini, dai magistrati, dal capo dello Stato, dall’opposizione comunista, dagli industriali, dalle forze dell’ordine, dai lavoratori, dai precari, dagli studenti, dai docenti, dai lavoratori autonomi., da vasti settori della destra italiana.
Insomma da tutti quelli che hanno capito con che governo affaristico-razzista hanno a che fare.
Per gli altri ci vuole ancora un po’ di tempo: in attesa del giorno del giudizio, papi girl, maitresse, escort, puttanieri, mantenuti e lecchini di corte possono ancora latrare.
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
NELL’INTERVISTA A “LA STAMPA”, IL LEADER DELL’UDC RIMARCA COME TUTTO IL GOVERNO SIA IMPEGNATO SOLO A DIFENDERE IL PREMIER, INVECE CHE PENSARE AI PROBLEMI DEGLI ITALIANI…”NON POSSIAMO PERMETTERCI UN PREMIER SOTTO RICATTO O INTENTO A FARE PRESSIONI SU FUNZIONARI DI POLIZIA”… UN GOVERNO SENZA BERLUSCONI E’ POSSIBILE
Presidente Casini, con il «caso Ruby» cambia tutto anche per voi?
«Non è il caso Ruby che cambia qualcosa, ma la reazione di Berlusconi che addirittura evoca il tentativo di un colpo di Stato».
Il Terzo Polo ritira la sua offerta di aiutare il governo sui provvedimenti più importanti?
«No, che c’entra. Se il governo porta avanti qualcosa di utile e necessario per il Paese avrà il nostro appoggio, com’è successo anche questa settimana per il decreto sui rifiuti di Napoli. Ma mi chiedo: è possibile che in queste condizioni il governo riesca a fare sul serio?».
Se lo chiede, ma non ci crede.
«Da quel che vedo, Berlusconi non è il solo impegnato a tempo pieno a difendersi. Anche tutti i suoi ministri hanno smesso di leggere i dossier che li riguardano per dedicarsi ai verbali dei festini di Arcore. Basta accendere la tv. E’ incredibile, invece di occuparsi dei problemi del Paese, il governo al gran completo pensa solo a dire che quel che tutti abbiamo visto e sentito non è vero e Berlusconi è vittima di una montatura».
Sta dicendo che Berlusconi non dovrebbe difendersi?
«No, come sa, se c’è uno che ha riconosciuto da tempo che Berlusconi, in certi casi, è stato vittima di accanimento giudiziario, quello sono io. Ma tra le accuse di reati finanziari commessi da Mediaset, per fare un esempio, e ciò di cui si discute in questi giorni, c’è differenza. Mi sarei aspettato che il premier ne tenesse conto e rispondesse in modo diverso».
Cosa avrebbe dovuto dire?
«Partiamo da quel che non avrebbe dovuto dire, o far dire alle ragazze che frequentavano le sue ville, o ai ministri obbligati a difenderlo. Berlusconi non può credere di convincere l’opinione pubblica che Ruby sia una santa, e che i magistrati che indagano su un caso di prostituzione minorile che lo coinvolge meritino addirittura “una punizione”. Ma per chi ci ha preso?».
Pensa piuttosto – e lo ha detto chiaramente – che ognuno a casa sua dovrebbe essere libero di far quello che vuole.
«A casa sua ciascuno fa quello che vuole, ma non possiamo permetterci un premier sotto ricatto, nè è accettabile che si affanni a telefonare a funzionari di polizia per una minore. Il presidente del Consiglio non è una persona qualsiasi, e già il fatto che sembra non capirlo rende difficile qualsiasi riflessione seria».
Non sarà , Casini, che lei da cattolico s’è fatto influenzare dalle prese di posizione del cardinale Bagnasco e di papa Benedetto XVI?
«Da cattolico guardo bene di non strumentalizzare le prese di posizione delle gerarchie della Chiesa. Le condivido, naturalmente, ma non penso che debbano essere usate a favore o contro. La mia reazione è quella di un normale cittadino che dopo quello che ha letto, visto e sentito, aspetta che il presidente del Consiglio faccia chiarezza».
E cosa dovrebbe dire Berlusconi per consentire ai cittadini di superare il turbamento?
«Quanto meno dovrebbe spiegare. Non può continuare a negare il cento per cento di quel che è stato accertato dalle indagini. Poi dovrebbe scusarsi per il danno d’immagine che questa storia sta portando al Paese. Non solo a lui, ma all’Italia, rispetto a governi e Paesi con cui abbiamo relazioni stabili, e che vorrebbero sapere se siamo diventati il paese del bunga bunga».
Confessare, arrendersi e uscire di scena: è questo che sta proponendo al presidente del Consiglio?
«Non è così. Si parva licet…, semi consente il paragone, sto dicendo che il premier dovrebbe fare come ha fatto Clinton ai tempi dello scandalo Lewinsky. O come ha fatto Blair l’altro giorno, quando ha risposto sulle sue responsabilità per la guerra all’Iraq. Badi bene: nessuno dei due è uscito di scena. Clinton è ancora oggi uno stimatissimo leader in grado di spostare un sacco di voti e determinare le campagne elettorali americane. E Blair ha uno standing di livello europeo e un incarico delicato in Medio Oriente. Come vede, quando le cose si chiariscono, anche i giudizi diventano più razionali ».
E se invece, come ha fatto capire, Berlusconi prosegue per la sua strada e va allo scontro frontale con i giudici di Milano?
«Si accomodi. Vorrà dire che intende dedicarsi solo a questo, lasciando perdere i veri compiti del governo e i problemi del Paese. Noi dall’opposizione saremo qui a ricordarglieli, dalla crescita della disoccupazione alla condizione dei giovani, soprattutto nelMezzogiorno, alle opere pubbliche bloccate, alla faccia del ponte sullo Stretto di Messina».
Casini, sta cominciando la sua campagna elettorale?
«Sto parlando di problemi reali, che vediamo ogni giorno andando in giro per l’Italia».
Le rifaccio la domanda: parla così perchè vede le elezioni anticipate dietro l’angolo ormai?
«Le elezioni in Italia non le decide nè il governo nè l’opposizione. Tocca al Capo dello Stato. Se si apre una crisi e il presidente Napolitano, dopo le consultazioni, ravvisa che non esiste più una maggioranza, ci saranno le elezioni.Altrimenti no».
E se dovesse scommettere?
«Non scommetto».
E se le dicessero che con la nascita del gruppo dei «Responsabili» la maggioranza è diventata meno debole e le elezioni più improbabili?
«Risponderei: vediamola alla prova questa maggioranza, che a conti fatti dispone ancora solo di 314 voti alla Camera. Quanto ai responsabili, se il loro atto di responsabilità consiste nel sostenere il governo per evitare le elezioni anticipate, debbo pensare che in caso di crisi potrebbero guardare anche altrove…».
Pensa a un gruppo di «responsabili» double face, pronti a passare da questa a un’altra maggioranza?
«No, guardi, qui nessuno sta pensando a ribaltoni. Sto dicendo che se nasce un altro governo di centrodestra, in grado di allargare la maggioranza e portare la legislatura a compimento, ritengo che i responsabili non sarebbero solo quelli che si sono costituiti in gruppo».
Ovviamente, ci sareste anche voi del Terzo Polo.
«Non è automatico, ma si potrebbe discuterne ».
Un governo di centrodestra senza Berlusconi? E le pare realistico che il premier lo consenta?
«Mi lasci dire che dipende non solo da lui,ma da tutto il Pdl. Dentro quel partito ci sono personalità autorevoli che potrebbero guidare un governo “senza”, ma non “contro”, Berlusconi, che potrebbe conservare il ruolo di leader del centrodestra e dedicarsi a chiarire la sua posizione personale. Al di là di quel che dicono tutti i giorni in tv, credo che nel Pdl siano in tanti a pensarla così. Sarebbe una via d’uscita ragionevole. Altrimenti non restano che le elezioni».
E voi terzopolisti siete pronti alle urne?
«Prontissimi».
Ma se ci si arriva, farete accordi elettorali con il Pd?
«Se si va al voto, ci saranno stavolta tre aree e tre scelte possibili per gli elettori: destra, centro e sinistra. Eventuali intese si vedranno al momento opportuno. Ieri Veltroni ha parlato con grande equilibrio e serietà e ha bocciato ancora una volta l’idea di una sinistra che sceglie di imbarcare tutto e il contrario di tutto. Bersani sa come la penso. Un dialogo proficuo richiede scelte chiare dal Pd».
Marcello Sorge
(da “La Stampa“)
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
DA DESTINAZIONE AGRICOLA IL TERRENO PASSA A COSTRUIBILE: IL PROGETTO PREVEDE L’EDIFICAZIONE DI UN GRANDE CENTRO COMMERCIALE…UN ASSESSORE PDL SOLLEVA IL CASO E NON VOTA, ZAIA SI INCAZZA: “NON SONO AMMESSI OBIETTORI”… ZAIA CI SPIEGA QUANTO GUADAGNA IL SEN. FILIPPI CON QUESTA OPERAZIONE?
Ottantamila metri quadri di terreno di proprietà di un senatore leghista che
diventano edificabili e destinati all’ennesimo centro commerciale nel Vicentino. Forse alla notizia sarebbe stato messo il silenziatore se la Lega e il Pdl non avessero problemi seri di dialogo.
Così quel sì della Regione Veneto a favore della variante al piano regolatore per l’area di proprietà del senatore Alberto Filippi, giovane imprenditore folgorato sulla strada per Pontida e anche lui “minacciato” da cimici nel suo ufficio, rischia di diventare un caso.
Politico, almeno per adesso.
Anche perchè il dissenso dell’assessore del Pdl Elena Donazzan — che al momento del voto in giunta se n’è andata — non è stato preso bene dal governatore Luca Zaia che, senza giri di parole, ha detto che “in giunta non esistono obiettori di coscienza.
O si vota a favore oppure si fanno mettere a verbale i motivi del no o dell’astensione. Una terza opzione non esiste”.
Donazzan, da parte sua, ha risposto che l’operazione, “oltre all’imbarazzo che può provocare va contro le parole spese in campagna elettorale a favore del piccolo commercio”.
Il risultato è una tensione tra Lega e Pdl che tutti i giorni rischia di finire in un divorzio.
I protagonisti della bega sono entrambi duri e puri.
Il governatore del Veneto Zaia lo conosciamo bene: è un leghista della prima ora, ha manie di grandezza (quando era presidente della Provincia di Treviso si fece ristrutturare una reggia) e se Umberto Bossi comanda lui esegue a testa bassa.
Donazzan Elena, classe 1972 da Bassano del Grappa, assessore all’istruzione, lavoro e formazione del Veneto, malleabile lo è poco.
Viene da una famiglia di “tradizione militare”, come lei spiega, e a 18 anni era già presidente provinciale del Fronte della Gioventù a Vicenza.
Nel 2005, raccolte 13 mila preferenze, era già assessore con Galan e dopo le 22 preferenze ottenute nel marzo del 2010 Zaia non ha potuto far altro che confermarla.
Alla svolta dei finiani ha preferito il Pdl e, nell’ultima uscita pubblica ha messo al bando nelle scuole della sua regione tutti i libri di quegli scrittori che in passato avevano firmato appelli pro-Battisti, da Roberto Saviano a Daniel Pennac passando per Massimo Carlotto. Roba da medioevo, come ha detto Alain Elkann. Capito il personaggio.
Così in giunta non ci ha pensato due volte a far emergere quei contrasti e quando è stato il momento di votare sul centro commerciale che sorgerà sui terreni del leghista Filippi ha alzato i tacchi ed è uscita.
Un’area, quella di cui parliamo, da tempo sotto i riflettori.
Secondo un’inchiesta del Giornale di Vicenza quell’area venne acquistata dalla famiglia Filippi come terreno agricolo.
Lo stesso senatore scrisse che quel terreno fu acquistato a 70 euro al metro quadro (cifra comunque irrisoria, un terreno agricolo in quella zona costa poco meno, forse 35) ed era destinato al deposito di prodotti chimici e senza alcun intento speculativo.
“Fu il Comune e il sindaco di Montebello Vicentino a non ritenere opportuno che si insediasse nel territorio comunale un’attività a rischio d’incidenti rilevanti.
Il senatore Filippi — secondo le parole del suo avvocato Andrea Faresin — non poteva considerare privi di rilievo l’orientamento del Comune e quello della comunità locale e rinunciò, quindi, all’approvazione del progetto relativo al nuovo deposito che la normativa vigente avrebbe ammesso”.
Capito il buon cuore di Filippi?
Sono stati gli altri, gli enti locali, a fare si che l’area avesse un cambio di destinazione d’uso e dunque potesse diventare il terreno fertile per un nuovo centro commerciale.
Ma ha fatto di più Filippi. Due mesi fa ha dichiarato che “visto che è stata cambiata la destinazione d’uso dell’area so che non potrò installare la mia azienda. Quindi andrò in cerca di un’altra area in zona e metterò in vendita i terreni in questione senza nè richiedere nè attendere eventuali licenze per la grande distribuzione ed evitando, così facendo, ogni operazione immobiliare, comunque lecita. Ci rimetterò un sacco di soldi, ma lo so bene che pago la scelta di darmi alla politica”.
Nel frattempo le autorizzazioni sono arrivate e l’area è ancora di proprietà di Filippi.
E oggi più che mai lui e i suoi terreni sono sotto i riflettori a causa delle posizioni assunte dall’assessore Donazzan e alla replica a Zaia che parlava di obiettori di coscienza.
“Ha ragione il presidente Zaia — ha detto provocatoriamente Donazzan — la prossima volta argomenterò il mio voto contrario, anche se si dovesse trattare di qualcosa che non è strettamente legato al provvedimento. Abbiamo approvato un piano urbanistico molto dettagliato, per certi versi molto atteso, che per una piccola parte per me valeva come espressione di contrarietà dove prevede un’enorme area a finalità commerciale. E la ragione principale è il rispetto dell’impegno preso durante le ultime elezioni regionali da parte di questa maggioranza di non eccedere nell’autorizzazione a nuovi centri commerciali, sottolineando una posizione culturale di difesa del piccolo commercio”.
E ancora, riferita a Filippi: “Il senatore non è del mio partito, non è imbarazzante per me ma per la Lega. Certo che quando ci sono interessi diretti in gioco la questione diventa imbarazzante per tutti”.
Per adesso l’unico a guadagnarci è Filippi che ha fatto un grosso affare.
La polemica tra Lega e Pdl non sappiamo come andrà a finire, ma le parole e le posizioni peseranno in futuro.
E quel matrimonio nel nome della governabilità , in Veneto come a Roma, appare destinato a finire.
Emiliano Liuzzi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
NELLE RELAZIONI SULLA NOTTE PASSATA IN QUESTURA SCOMPARSI I RIFERIMENTI A BERLUSCONI E MUBARAK… UNA RELAZIONE DELLE VOLANTI NEGA LA CORRETTEZZA DELLE PROCEDURE, NEI COLLOQUI REGISTRATI EMERGE LA CONCUSSIONE
Per capire come mai sia scattata per Silvio Berlusconi l’accusa di concussione basta mettere in fila le frasi dei protagonisti.
È come un telefilm tipo “La squadra”.
Corso Buenos Aires, ore 19,13.
Ermes C., poliziotto, cerca, attraverso il 113, che registra ogni chiamata, il pm di turno dei minori Anna Maria Fiorillo.
Poliziotto (in attesa): “… poi ti spacco le gambe appena ti vedo per la strada”.
Ruby in sottofondo: “Vengo con te a far l’amore allora”.
Poliziotto: “No, te con me non vieni da nessuna parte”.
Nel frattempo, arriva la pm di turno, l’agente spiega la situazione della “minorenne marocchina”, scappata da una comunità e accusata di furto a Milano.
Fiorillo: “Potrebbe chiedere alla ragazza come faceva a pagare l’affitto?”.
Poliziotto: “Sì. “Come facevi a guadagnare i soldi per l’affìtto?” Dice che fa la ballerina di danza del ventre presso alcuni locali di Milano”.
Fiorillo: “Ah ecco, la ballerina di danza del ventre… Noi non siamo abituati a fare andare in giro i minorenni così… dica a questa ragazza … che non credo proprio che resterà in Italia, tra poco è maggiorenne e se va avanti così ci sarà l’ordine di espulsione… salvo che la signorina non accetti di inserirsi in un progetto educativo. Quindi praticamente la smetta di scappare e di prenderci in giro”.
Poliziotto: “Dai terminali risulta un vecchio precedente per furto”.
Fiorillo: “Vede, è una sbandata, quindi la mette in una comunità , sperando che sia che sia aperta. Se non dovesse accoglierla, l’autorizzo a trattenerla fino a domani mattina finchè il pronto intervento non si metterà in moto per trovarle un posto o per vedere dov’è finito il padre”.
Le procedure, sino a questo momento, sono perfette. E vanno avanti così. Sempre attraverso il 113 il poliziotto avvisa (ore 20.43) il commissario capo di turno, la dottoressa Giorgia Iafrate, che già sa: “La teniamo qui e domattina eventualmente trovano la comunità “.
Poliziotto: “Consideri che la signorina è un modellino, molto sole”.
Ruby ci resta male, nel telefono viene registrato un battibecco.
Poliziotto: “Eh no, non l’ho detto “volgare”, “da sole” ho detto, stai calma…”.
Iafrate: “Ma perchè, com’è vestita ‘sta ragazzina?”.
Poliziotto: “Con un toppino tipo prendisole e dei jeans, ma non ha altro addosso”.
I poliziotti hanno il permesso farle cercare degli abiti a casa dell’amica Michelle Coincecao, ma nel frattempo Michelle è in fibrillazione.
Chiama Giuseppe Spinelli (la “cassa continua” delle Papi-girl), chiama Silvio Berlusconi che è a cena a Parigi e non risponde. Gli manda un sms.
E così arriviamo alle 23,49: mentre il poliziotto Landolfi cerca una comunità per Ruby, arriva la telefonata di Berlusconi.
Ora sappiamo che Ruby in questura a Milano è per lui una notizia destabilizzante. Più di Noemi. Più di Patrizia D’Addario.
Ruby era un habituè dei festini a luci rosse di Arcore.
Dal verbale del capo di gabinetto Pietro Ostuni: “Il Presidente del Consiglio mi ha detto che vi era in questura una ragazza di origine nord africana, che gli era stata segnalata come nipote di Moubarak, e che un consigliere parlamentare, la signora Minetti, si sarebbe fatta carico di questa ragazza. La telefonata fini così”.
Una grandine di telefonate di Ostuni si abbatte in seguito sulla neo-poliziotta Iafrate.
Dal verbale del questore Vincenzo Indolfi: “Mi sono preoccupato che la gestione della minorenne fosse stata lineare… Il fatto che la Presidenza del Consiglio avesse raccontato una balla per me era poco importante”.
La “balla” del premier: a questo siamo, in via Fatebenefratelli (e in Italia). Inutile ripetere come e perchè un fax in Sicilia (dall’interno 5723, ora 2.20) e una relazione delle volanti smentiscono la correttezza delle procedure: Ruby esce alle 2, ma gli accertamenti su di lei (“la gestione lineare”?) finiscono solo alle 4.
Quando cioè i suoi genitori, svegliati a Letojanni “dichiarano di non avere i documenti della figlia e negano qualsivoglia parentela con Moubarak”.
Più interessante aggiungere un dettaglio che era sfuggito.
Domanda dei pm a Pietro Ostuni: “Come mai in questa relazione non vi è traccia della telefonata ricevuta dal Presidente del Consiglio” e della sua bugia ai poliziotti?
Ostuni non lo sa. Non sa rispondere.
Il dato di fatto è che le relazioni sono “omissive”.
Ma se – domanda basilare – chiunque di noi avesse inventato una simile “balla”, che cosa gli sarebbe successo “dopo” da parte della polizia?
È stato o no l’abuso della sua “qualità ” di capo del governo a far ottenere a Berlusconi (non certo nell’esercizio delle sue funzioni ministeriali) qualche cosa di impossibile per i cittadini normali?
Ma Berlusconi si è già assolto: ha agito perchè è “buono di cuore”.
Piero Colaprico
(da “la Repubblica“)
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
IL GOVERNO HA TAGLIATO IL 60% DELLE RISORSE AI COMUNI, ORA MANCANO 4 MILIARDI… IL DECRETO E’ SOLO UN’OPERAZIONE DI FACCIATA SU IMPUT CENTRALISTA: OGNI IMPOSTA LOCALE SLITTA AL 2014, NEL FRATTEMPO I BILANCI DEI COMUNI SONO A RISCHIO FALLIMENTO
I tagli si sono abbattuti su tutti gli enti locali, la nuova fiscalità municipale ne
compenserà solo alcuni, e solo in parte.
Ecco perchè l’Anci, insieme alle opposizioni, ha chiesto “una pausa di riflessione” per la delega al federalismo fiscale, e perchè l’Anci giovane insiste sull’estensione della tassa di soggiorno a tutti i Comuni (attualmente la possibilità è data solo ai Comuni capoluogo di provincia).
Roberto Reggi, sindaco di Piacenza e vicepresidente Anci, riferendosi all’apertura del ministro Calderoli sul possibile accoglimento di alcune modifiche richieste dall’associazione al testo del decreto sul federalismo fiscale parla di “operazione di facciata”.
Cosa c’è dietro la facciata?
Secondo i calcoli della Voce.info le misure economiche varate nel 2010 hanno operato per gli enti locali tagli che riducono le risorse in media del 60%.
Un’operazione che suona molto più centralista che federalista.
Come vengono compensati questi tagli?
Per i Comuni in particolare è prevista la compartecipazione del 2% all’Irpef a partire dal 2014.
Ma fino al 2014?
La disciplina transitoria non rassicura i Comuni, anche perchè, insiste Reggi, da un lato “sembra di assistere al gioco delle tre carte con un testo che cambia continuamente”, dall’altro “di autonomia reale non ce ne restituiscono, ci propinano un meccanismo di perequazione complicatissimo e centralistico, oltre a toglierci risorse”.
Un esempio per tutti: l’Imu, l’imposta municipale unificata sulle seconde case, slitta al 2014, con un’aliquota che verrà decisa di anno in anno dal governo centrale attraverso la legge di stabilità .
Il che significa che gli enti locali non potranno preparare un bilancio di previsione finchè lo Stato non avrà definito l’aliquota.
“Sono due le questioni fondamentali — ha spiegato il presidente dell’Anci Chiamparino — una sull’assetto che dovrà avere l’imposta nel 2012: nel decreto si dice che l’aliquota che dovrà alimentare questo tributo verrà fissata di anno in anno dalla legge di stabilità . Ma se ogni anno si deve contrattare il dato dell’aliquota è evidente che il provvedimento non funziona.
Inoltre, il governo ha riproposto l’esenzione per gli edifici di culto e per quelli non a scopo di lucro.
Questo equivale a una quantità di risorse che mancheranno.
Chi le copre? I comuni?
Siamo già a 4 miliardi di euro in meno tra tagli e trasferimenti”.
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
“IL POTERE POLITICO NON DEVE TEMERE DIMINUZIONE DI AUTORITA’ DALLE INCHIESTE DEI GIUDICI, OCCORRE RISPETTO TRA ISTITUZIONI”… ”IL PDL E’ ANIMATO DA UNA CONCEZIONE PATRIMONIALE E PARAFEUDALE DELLA POLITICA”…”IL VERO TRADIMENTO E’ PROMETTERE RIFORME E RIVOLUZIONI E POI ATTUARE LA POLITICA DEL GIORNO PER GIORNO”
Il presidente della Camera Gianfranco Fini considera opportuno che Silvio Berlusconi si dimetta.
Lo dice in un’intervista al Corriere Adriatico, rilasciata alla vigilia del primo congresso regionale di Futuro e Libertà delle Marche che si tiene lunedì ad Ancona, in coincidenza con la prima giornata dei lavori del Consiglio permanente della Cei, anch’esso in programma nel capoluogo marchigiano.
Al cronista che gli fa osservare come, mentre lui ha osservato «un silenzio istituzionale sul Rubygate», gli esponenti di Fli in più occasioni abbiano parlato di necessità di dimissioni del presidente del Consiglio, Fini risponde: «Ovviamente condivido le loro dichiarazioni».
Quanto ai rapporti fra potere politico e magistratura, Gianfranco Fini si dice convinto che «l’equilibrio fra poteri e funzioni dello Stato è l’essenza della democrazia. E ci deve essere sempre rispetto tra gli esponenti delle varie istituzioni. Il potere politico – osserva – non deve temere diminuzioni di autorità o di sovranità dalle inchieste dei giudici. Se esistono patologie nel sistema, queste patologie devono poter emergere alla luce del sole, nella fisiologia e nella normalità dei rapporti istituzionali. Ad avvantaggiarsene sarebbe innanzitutto la qualità della vita democratica».
In un altro passaggio dell’intervista, Fini denuncia «la concezione patrimoniale e para-feudale della politica» che a suo avviso anima il Pdl, dove la discussione interna è stata «brutalmente soffocata».
«Il vero tradimento – conclude – è promettere riforme e persino “rivoluzioni” per poi attuare la politica del giorno per giorno, e del basso profilo riformatore».
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
A OTTOBRE ERA STATA VARATA IN SENATO L’ENNESIMA LEGGE AD PERSONAM PER BLINDARE IL PREMIER DAL CASO RUBY, STRAPPANDO LA COMPETENZA A MILANO….LA NORMA E’ SALTATA ALLA CAMERA DOPO LE PROTESTE DELLA POLIZIA POSTALE E LA FERMA OPPOSIZIONE DI GIULIA BONGIORNO
L’uovo di Colombo. Un magico, salvifico emendamento ad personam per tirar fuori
dai guai il Cavaliere spunta anche nel caso Ruby.
Ciao ciao a Boccassini, Forno, Sangermano.
Addio alla “famigerata” procura di Milano. Benvenuta quella di Monza.
Dove, ipotizzano le menti giuridiche del premier – che tra settembre e ottobre 2010 molto hanno appreso dell’inchiesta in corso su Ruby – non ci potrà essere la stessa acredine verso il premier.
Detto fatto.
Quale miglior “uovo” della convenzione di Lanzarote, grande isola delle Canarie?
Là nel 2007 è stata firmata un’intesa europea per proteggere i minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale.
Le leggi di ratifica non hanno mai grande appeal mediatico.
Vecchio del 23 marzo 2009, firmato da Frattini, Alfano e Carfagna, il ddl è passato alla Camera il 19 gennaio 2010.
Non se lo fila nessuno, ma a ottobre ecco un balzo avanti: l'”uovo di Lanzarote” entra nel lungo elenco delle leggi a misura di Berlusconi.
Roberto Centaro, senatore pidiellino, fa una piccola ma significativa modifica: un emendamento che trasferisce i reati di pedopornografia e prostituzione minorile dalla competenza delle grandi procure (le direzioni distrettuali antimafia: e a Milano il capo è Ilda Boccassini) alle piccole procure come Monza (le circondariali).
Centaro sostiene che “Ruby non c’entra niente”.
Lo fece, spiega ieri a Repubblica, perchè s’accorse che le “procurine” indagavano di più, mentre le grandi erano oberate di lavoro.
Fatto sta che quella modifica di legge viene votata al Senato e s’avvia alla Camera per la conferma.
Un paio di mesi ancora e sarebbe stato un po’ meglio per l’indagato Berlusconi. Ma il Pdl non ha fatto i conti con gli investigatori.
E non “quelli di Milano”.
Quando la nuova regola è finita sotto gli occhi del capo della polizia postale Domenico Vulpiani è scoppiato il finimondo.
Una lettera di fuoco alla presidente della commissione Giustizia della Camera, la finiana Giulia Bongiorno, ha rotto i giochi.
Vulpiani mette l’aut aut: “Se spostate la competenza, io smetto di indagare”.
Il Pd s’accorge dello svarione. Idem i futuristi.
Un emendamento firmato dalla democratica Donatella Ferranti e dalla relatrice finiana Angela Napoli rimette le cose apposto. Marcia indietro.
Ma, nel frattempo, che cos’era successo di concreto?
Vediamo alcuni passaggi.
Ad agosto, appena cinque giorni dopo l’ultimo interrogatorio in procura, Ruby aveva mandato questo sms a Nicole Minetti: “Amorino ti prego mi manderesti per messaggio il numero di Spinelli o di Gesù Cristo capisci a me: ho bisogno, ho cambiato scheda e il loro numero lo perso!”.
La minorenne non se la sta passando benissimo.
Le altre papi-girl parlano tra di loro del “casino della Ruby” e lei invoca il ragionier Giuseppe Spinelli: “Guardi signor Spinelli, io sono veramente nella merda. .. lui mi aveva detto che mi avrebbe aiutato per tutto il periodo. .. ho cercato di chiamare Villa Grazioli, Villa San Martino, non mi risponde”.
Sino al 6 ottobre, quando sono i berlusconiani a cercare Ruby disperatamente.
Qualche notizia è trapelata.
Vogliono capire che cosa sta accadendo tra la procura milanese e la minorenne che frequentava Arcore.
Spunta Luca Risso come accompagnatore di Ruby. La scorta a un appuntamento: “Sono nel mezzo di un interrogatorio allucinante… Ti racconterò, ma è pazzesco! Siamo solo a gennaio 2010 e in mezzo – comunica Risso alla sua fidanzata – ci sono pezzi da 90”.
L’interrogatorio vede insieme “Lele, l’avv., Ruby, un emissario di Lui, una che verbalizza… lei è su, che si sono fermati un attimino perchè siamo alle scene hard con il pr… “.
Pr uguale presidente.
Cioè c’è un cioè gigante.
I berlusconiani si fanno dire da Ruby il contenuto di un interrogatorio segretato.
E poco dopo, il 13 ottobre, la legge fa il balzo avanti in Senato.
La frenesia è generale, Ruby il 26 ottobre parla con il padre, gli dice che è uscito “il nome ma non sono riportati nè il cognome nè niente, riguardo il mio incontro con Berlusconi eccetera hai capito?”.
A Ruby vengono offerti molti quattrini, ce n’è traccia in molte telefonate.
Due sono più precise di altre.
Il 27 ottobre la legge che modifica la competenza sulla prostituzione passa al Senato – è una coincidenza – e Ruby chiama la “cassa continua” Spinelli.
Il tono della ragazza è cambiato: “La situazione sta diventando veramente molto critica, glielo dica in questo momento perchè voglio avere notizie il più presto possibile. Salve”.
Il giorno dopo Ruby cambia il telefonino (santa ingenuità ) e racconta che Berlusconi l’ha chiamata per dirle “Ruby, ti do quanti soldi vuoi, ti pago, ti metto tutta in oro ma l’importante è che nascondi il tutto, nascondi il tutto, non dire niente a nessuno”.
Questo il quadro cronologico.
Centaro comunque non demorde: “Le procure distrettuali sono oberate di mille compiti e li trascurano. Chiederò di ascoltarli, se sbaglio cambierò idea, altrimenti riproporrò pari pari l’emendamento”.
Su Ruby e sulle indagini difensive di Niccolò Ghedini adesso però si sa molto di più rispetto all’inizio di ottobre.
Piero Colparico e Liana Milella
(da “La Repubblica“)
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Gennaio 24th, 2011 Riccardo Fucile
COSI’ SE IL LUNEDI BRUNO VESPA PARLA DEI FESTINI DI ARCORE, BALLARO’ E ANNO ZERO NON POSSONO PIU TRATTARLO NEI GIORNI SUCCESSIVI….LA LIBERTA’ DEL SERVIZIO PUBBLICO CONCEPITA DA PDL E LEGA E’ LA CENSURA PREVENTIVA
Proposta Pdl: un tema a settimana.
Già il titolo promette tanto: atto di indirizzo sul pluralismo della Commissione parlamentare di Vigilanza per la Rai.
Istruzioni per l’uso per il Consiglio di amministrazione di viale Mazzini che può interpretarle a modo suo.
Il deputato Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza, ieri ha presentato la sua bozza.
Un manifesto, in pochi punti, per dire: noi, maggioranza al governo, vediamo così il servizio pubblico. O meglio, prescriviamo: “Per garantire l’originalità dei palinsesti è opportuno, in linea generale — si legge — che i temi prevalenti trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre reti, almeno nell’arco di otto giorni successivi alla loro messa in onda”.
Tradotto: se il lunedì Porta a Porta (Raiuno), nel suo stile, parla di Ruby e dei festini di Arcore, Ballarò (Raitre) il martedì e Annozero (Raidue) il giovedì devono tacere.
Ma se il pensiero è unico, il conduttore è doppio.
Perchè Butti immagina due “giornalisti di diversa estrazione culturale” (di che tipo?) a moderare un dibattito in studio: “La Rai deve studiare e sperimentare”.
Gianluigi Paragone (l’Ultima parola) boccia l’idea: “Sbagliata. C’è il rischio che il talk-show sia monopolizzato dai conduttori e che si crei confusione”. E
sui temi da non sovrapporre è ironico: “A me che vado in onda il venerdì resta solo l’anticipo della Domenica sportiva”.
Lucia Annunziata (In Mezz’ora) sente odore di chiusura: “S’avvicinano le elezioni. E per questo si preparano a sospendere l’informazione”.
E c’è un secondo indizio: il direttore generale Masi ha congelato i palinsesti che vanno da marzo a giugno, proprio nella parentesi utile per il voto.
Ma nel dibattito in Vigilanza, in un’aula deserta, non poteva mancare l’argomento Annozero, editoriale di Marco Travaglio e contraddittorio.
Butti non l’ha dimenticato, e l’ha inserito nel suo documento che, soltanto tra un paio di settimane, verrà votato nella commissione presieduta da Sergio Zavoli e poi recepito dal Cda di viale Mazzini: “Quando la trasmissione prevede l’intervento di un opinionista a sostegno di una tesi, è indispensabile garantire uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali”.
Il testo del Partito democratico, relatore Fabrizio Morri, è (molto) più morbido e fa soltanto un riferimento ad Augusto Minzolini: “I direttori di rete e di testata devono evitare di rappresentare i propri giudizi personali o valutazioni che non siano improntati alla massima imparzialità e obiettività ”.
Ieri in Rai e dintorni politici erano impegnati a polemizzare con Giovanni Floris che, a differenza di sempre, non ha passato in diretta la telefonata di Silvio Berlusconi, ma l’ha invitato in studio per martedì prossimo sul tema Ruby e per le inchieste della Procura di Milano.
L’accusa più significativa è arrivata dal consigliere di viale Mazzini in quota Pdl, anzi fedelissimo del premier, Antonio Verro: “È intollerabile che il conduttore di una trasmissione del servizio pubblico si permetta di decidere di non mandare in onda la telefonata del presidente del Consiglio”.
E Floris s’è difeso citando i precedenti, ovvero lunghi e incontenibili interventi senza rispondere alle domande: “Abbiamo pensato che fosse meglio fare così, visto come erano andate le cose le ultime volte che aveva chiamato, e visto che domenica scorsa lo avevamo invitato a partecipare alla puntata di ieri. Già martedì potrà venire a Ballarò per confrontarsi con noi e gli altri”.
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