Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
IL PREMIER PROPONE (SCHERZANDO) IL NUOVE NOME DEL PDL, POI ALCUNI DEPUTATI LEGHISTI VOMITANO INSULTI DA OSTERIA CONTRO UNA COLLEGA…. MENTRE A BARLETTA SI RENDEVA OMAGGIO A CINQUE DONNE MORTE SUL LAVORO, LA BECERODESTRA DEI MANIACI SFIGATI DEI GIARDINETTI INSULTA TUTTE LE DONNE
Mentre il Paese reale è in balia della crisi e Moody’s declassa aziende (del calibro di Eni ed Enel) ed enti locali, Silvio Berlusconi annuncia, sorridendo, che il Pdl si chiamerà “forza gnocca” e la Lega zittisce la deputata Lucia Codurelli gridandole in aula a Montecitorio “fatti scopare che è meglio”.
La maggioranza trova così il tempo di rilassarsi, nonostante i giorni impegnativi che vedono il parlamento al lavoro per approvare la legge Bavaglio.
La promessa fatta dal premier pochi giorni fa, di approvare entro metà ottobre un decreto legge per lo sviluppo così da far fronte alla crisi, è già stata dimenticata. La priorità per il Cavaliere e la sua maggioranza è limitare l’uso delle intercettazioni e soprattutto vietarne la pubblicazione.
A seguire nell’agenda governativa c’è in questi giorni la grana del ministro dell’economia, Giulio Tremonti (che il premier e buona parte dei ministri vorrebbero vedere con una letterina di dimissioni in mano) e la stretta con l’alleato di sempre, Umberto Bossi, che un giorno si dice pronto a sostenere qualunque proposta di Berlusconi e il giorno dopo dichiara che difficilmente il governo durerà fino alla scadenza naturale del 2013.
Ma questo è quanto accade nel Palazzo.
Fuori la crisi economica imperversa.
E mentre Moody’s, dopo il downgrade del debito sovrano, oggi ha declassato banche, aziende ed enti locali italiani (nel mirino dell’agenzia finiscono, tra le altre, Eni, Enel, Finmeccanica, le banche Unicredit e Intesa San Paolo, oltre a una serie di regioni, province e città ), il Presidente del Consiglio si concentra sul futuro del suo partito.
O meglio sul futuro nome: Forza gnocca.
Una proposta liquidata come battuta, ma che ha trovato critiche anche tra i fedelissimi del Pdl.
Il ministro della gioventù, Giorgia Meloni, è chiara: “Berlusconi fa battute ma in alcuni casi farebbe meglio a evitare”.
Più criptica Barbara Saltamartini, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera e responsabile per il partito per le Pari Opportunità . “Conosciamo e apprezziamo tutti l’ironia e la grande simpatia del Presidente Berlusconi, ma a volte anche la battuta più riuscita può risultare fuori luogo e poco spiritosa come accaduto oggi parlando sull’ipotesi di individuare un nuovo nome per il nostro Partito. In questo momento non dobbiamo prestare il fianco a facili strumentalizzazioni”.
La traduzione diretta e sintetica del pensiero di Saltamartini la traccia la deputata del Pd Paola Concia: “”uesta ennesima trovata di Berlusconi non è affatto una boutade, ma esprime esattamente il suo vero pensiero sulle donne, ovvero il pensiero degno solo di un vecchio porco”.
La levata di scudi è un coro unico.
Da Nichi Vendola ad Antonio Di Pietro, dall’Udc allo sguardo sbigottito di Beppe Pisanu (che in serata ribadisce come l’attuale governo abbia superato da un pezzo il capolinea e preferisce non commentare: “Mi pare poco serio”) le critiche piovono ovviamente sul premier.
Ma è il popolo delle donne ad avere maggior diritto di voce.
Rosy Bindi risponde con ironia. “Con una battuta si dovrebbe dire che” forza gnocca “è l’unico partito che ha avuto, l’unico che non ha bisogno di fondare e l’unico che ha praticato. Ma rispondere con una battuta non ce lo possiamo permettere perchè non è più farsa ma tragedia”, ha detto il presidente del Pd. “Mi chiedo se — aggiunge Bindi — l’Italia ha ancora bisogno di qualcuno che mostri la sua indignazione davanti a Berlusconi. E’ offensivo per le donne ma attraverso le donne colpisce la credibilità della politica, delle istituzioni e dell’Italia”.
Opinione condivisa dall’Udc. Lorenzo Cesa: “Mentre l’Europa affronta il dramma della crisi economico-finanziaria, la Banca Centrale Europea chiede all’Italia di dare completa attuazione alle sue indicazioni e mentre gran parte degli italiani annaspano per arrivare a fine mese, il presidente del Consiglio manifesta ossessivamente le sue solite preoccupazioni: le intercettazioni e la prescrizione breve”, afferma il segretario dell’Udc.
“Ormai c’è un gigantesco abisso tra le cose da fare e quelle a cui pensano Berlusconi e Bossi: chiediamo a quanti nella maggioranza hanno ancora la testa sulle spalle e vogliono bene al proprio Paese di non farsi complici di questa deriva”.
Umberto Bossi e la Lega fanno la loro parte. Il leader del Carroccio a chi gli chiede di commentare il nome forza gnocca risponde “siete solo indiviosi” .
Ma alle parole del leader, sono seguite quelle dei deputati leghisti che hanno gridato a Lucia Codurelli “fatti scopare che è meglio”.
E’ accaduto a fine mattina.
Mentre l’aula era impegnata nella discussione della legge Bavaglio, a Montecitorio ha fatto il suo ingresso Berlusconi.
Dai banchi del Pdl e del governo in molti sono accorsi verso il premier formando un capannello.
I lavori della Camera sono stati sospesi.
E la deputata del Partito Democratico, Lucia Codurelli, si è rivolta al presidente Gianfranco Fini invocando il suo intervento: “Abbiamo assistito ad un vergognoso intrattenimento, con immancabile racconto di barzellette, da parte di Berlusconi ai suoi cortigiani, tutti presi a ridere e scherzare, noncuranti di tutto ciò che avviene attorno a noi”, si è lamentata Codurelli.
Ma dai banchi della Lega è arrivata la risposta: “Fatti scopare che è meglio”. Codurelli racconta così il penoso episodio: “ho espresso tutta la mia indignazione, gridando che ci hanno portato allo sfascio e che se ne devono andare: alle mie proteste ha risposto insultandomi un leghista, di cui aspetto di conoscere il nome. E’ il loro stile: arroganza e niente rispetto, sopratutto per quelle donne che non sono asservite ai capi”.
“E’ davvero mortificante sentire queste parole in un’aula parlamentare”.
Il presidente dei democratici Dario Franceschini ha inviato una lettera al presidente della Camera invocandone l’intervendo.
Si tratta, ha scritto, di un “attacco volgare e offensivo”.
Per questo chiede “di intervenire, non solo a tutela di una parlamentare ma a tutela del decoro e prestigio dell’Aula parlamentare, e di investire gli organi competenti per accertare l’esatto evolversi dei fatti e adottare i provvedimenti del caso”.
Mentre Deborah Serracchiani si limita a bollare i leghisti come “cavernicoli”.
Ma pur sempre indispensabili al premier per approvare anche la legge Bavaglio.
Ci chiediamo per quanto tempo gli italiani di destra vera dovranno ancora sopportare questa becerodestra che rappresenta una vergogna internazionale per il nostro Paese.
Più vicina a una logica da vecchi porci, da sfigati maniaci dei giardinetti con problemi psichici e prossimi a un trattamento sanitario obbligatorio, da soggetti che non perdono occasione persino per insultare la donna in quanto donna.
La destra italiana pagherà per anni il berlusconismo e il leghismo, lo abbiamo detto in tempi non sospetti: la loro visione del mondo è affaristico-corruttiva, poltronista e razzista, puttaniera e priva di qualsiasi solidarietà sociale.
Stanno riconsegnando il Paese a una sinistra che tre anni fa era allo sfascio: era quasi impossibile riuscire a rianimarla.
Ma loro ci sono riusciti.
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Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
ALTRO CHE RIMBORSO SPESE PER CURARE IL PORTALE ITALIA.IT… ORA ESCONO FUORI VARI CONTRATTI DI COLLABORAZIONE TRIENNALI: IL MINISTRO POTEVA NON SAPERE?
Il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla è una che se la lega al dito. 
Per questo aveva deciso di querelare il Fatto Quotidiano per una serie di articoli riguardanti le assunzioni al dicastero di suoi fedelissimi.
Dicendo, tra l’altro, che i collaboratori erano a titolo gratuito.
Oggi però Fabio Amato sul giornale di Padellaro e Travaglio ci racconta tutta un’altra storia:
Siamo nel novembre 2010: il Fatto denuncia la sovrapposizione evidente tra lo staff delle iniziative movimentiste del ministro — Tv della Libertà (chiusa con 14,5 milioni di euro di debiti), Giornale della Libertà (cessato), Circoli della libertà , Promotori della libertà — e quello del dicastero da lei diretto.
Una decina di persone passate dai movimenti pidiellini al ministero tra cui spiccano i due consulenti del ministro: Edoardo Colombo, animatore del blog iper-berlusconiano “Il giulivo ”, e soprattutto Luca Moschini, già vice della Brambilla in Confcommercio giovani, già responsabile regionale dei Circoli, oggi curatore tanto dei siti politici del ministro (sono almeno quattro) che di quelli a iniziativa pubblica (turistia4zampe. it, yidalinihao. com, italia.it).
Un mese più avanti, a metà dicembre, la Corte dei conti decide di aprire un’istruttoria per verificare la natura, la durata e l’oggetto di quelle consulenze e appurare le reali competenze dei beneficiari. Il dubbio dei magistrati contabili è che alcuni tra i collaboratori del ministero siano pagati con soldi pubblici per fare attività di natura politica, con conseguente danno erariale.
Il ministro insorge di fronte alla possibile accusa e di lì a poco annuncia querela contro questo giornale.
Alla fine di citazioni ne arriveranno due:
Una a titolo personale (500 mila euro), l’altra per il “danno d’immagine” causato alla Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia (1 milione).
Qui cominciano le bugie ministeriali.
Sdegnata, alla vigilia del Natale 2010 la rossa di Calolziocorte detta alle agenzie una nota durissima, che tra i suoi passaggi reca anche la seguente affermazione: “Quanto, infine, ai signori Luca Moschini ed Edoardo Colombo, appare sufficiente evidenziare che gli stessi prestano la loro collaborazione in favore degli Uffici, facenti capo al Ministro del Turismo, a titolo totalmente gratuito, e non hanno, perciò, percepito, nè percepiscono, alcun compenso a carico dei predetti Uffici”.
La frase riappare otto mesi più tardi nella citazione che l’Avvocatura dello Stato recapita al Fatto giusto in tempo per le vacanze estive.
Si legge infatti a pagina 26 dell’atto che “i due menzionati collaboratori del ministro (Moschini e Colombo) prestano la propria attività a titolo assolutamente gratuito (salvo ovviamente un rimborso spese)”.
Spiacerà all’Avvocatura dello Stato sapere che si è prestata a scrivere falsità : Edoardo Colombo e Luca Moschini risultano infatti essere sotto contratto con Promuovi Italia Spa, controllata dell’Enit (l’Ente del Turismo).
Non proprio un rimborso spese: 152 mila euro a testa in tre anni per il lavoro di consulenza sul portale italia.it.
Contratti di collaborazione stipulati nel marzo 2010, scadenza 21 marzo 2013. Il ministro poteva non sapere?
No: Promuovi Italia è una società per azioni a capitale pubblico, ma non per questo ha il diritto di fare ciò che vuole.
I contratti non fanno eccezione: sono l’emanazione diretta di una convenzione tra la società — che normalmente si occupa di strumenti per il lavoro nel settore turistico —e il Dipartimento del ministero.
Convenzione sollecitata dallo stesso ministro Brambilla nel gennaio dello stesso anno. Si chiama “delegazione interor ganica”.
Tradotto: il ministero trasferisce a Promuovi Italia — dietro rimborso — il peso burocratico della gestione dei contratti. Ma se ne prende i benefici — cioè il lavoro — perchè, si legge tanto nella convenzione che nei contratti, i collaboratori risponderanno direttamente al dipartimento.
Dalla firma in poi, in sostanza, Promuovi Italia non sa niente e nessun potere può esercitare, se non l’adempimento degli obblighi formali.
Questa formula non vale solo per Moschini e Colombo:
Tra marzo e luglio la Guardia di finanza fa la spola tra ministero e Promuovi Italia per portare avanti l’istruttoria della Corte dei conti.
Ne esce con i contratti di sei persone, tutte nominate dagli articoli del Fatto dello scorso novembre: Nicola Fortugno, Roberta Bottino, Loredana Maritato, Diletta Grella, Valentina Zofrea e Nadia Baldi. Tv e Promotori Libert�
Tutti hanno in comune la provenienza: Tv o promotori della Libertà .
Tutti nel 2010 hanno avuto contratti con Promuovi Italia, ma hanno lavorato, in base alle convenzioni, alle dirette dipendenze del dipartimento del Turismo o delle sue strutture.
Di questi, Diletta Grella ha ancora un contratto con Promuovi Italia: 171 mila euro in tre anni, firmato il 22 marzo 2010.
In quel periodo ha già due incarichi: è referente dei Promotori della Libertà — il suo cellulare appare ad hoc su Facebook tre giorni prima, in vista di una manifestazione pro Pdl — ed è sotto contratto con il ministero: 18 mila euro per il periodo settembre 2009-agosto 2010.
Del resto, nemmeno si può dire che l’inchiesta della Corte dei conti abbia a oggi sortito qualche effetto sulla gestione dei collaboratori del ministro Brambilla.
A scorrere l’ultima lista disponibile sul sito della Presidenza del Consiglio, a giugno di quest’anno i fedelissimi della Libertà erano ancora tutti al lavoro al ministero del Turismo.
Anzi, rispetto a novembre ce n’era qualcuno in più.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
“SE ARRIVA UN ALTRO POI CHE FA?”….”SU BANKITALIA DECIDO IO ENTRO IL PRIMO NOVEMBRE”… “CI SONO SCHEGGE IMPAZZITE DELLA MAGISTRATURA CHE PUNTANO ALL’EVERSIONE”
«Arriva un altro, ma poi cosa fa? Ma và …».
Silvio Berlusconi liquida così ogni ipotesi di un nuovo governo. «Mi fanno ridere» ha detto il premier ai cronisti che lo hanno interpellato nel Transatlantico di Montecitorio, subito dopo un breve coffee break alla bouvette della Camera con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
E quanto ai rapporti con il titolare del ministero di via XX Settembre, il Cavaliere ha ostentato serenità : «Se c’è un periodo in cui stiamo lavorando in assoluta concordia con Tremonti è questo. Poi non posso certo pretendere che Tremonti abbia le stesse mie idee».
E subito dopo lo stesso Tremonti ha concesso ai giornalisti una sola battuta: «Abbiamo diverse idee sui soldi…».
Il Cavaliere, poi, incontrando alcuni dei suoi parlamentari ha spiegato che «andremo avanti fino al 2013, perchè il nostro obiettivo è completare le riforme e il programma. Questo a meno di imprevisti, che nel caso ci fossero, non ci darebbero il tempo nemmeno di cambiare il nome del partito».
Una prospettiva, questa, che Berlusconi prende seriamente in considerazione perchè la definizione di Popolo delle libertà , nonostante sia stata scelta con una sorta di consultazione popolare tra i simpatizzanti del partito, non sarebbe «nel cuore degli elettori».
E scherzando ha anche ipotizzato quale potrebbe essere la nuova «ragione sociale» del centrodestra: «Mi dicono che il nome che avrebbe maggiore successo sarebbe Forza Gnocca!».
A frenare sul completamento della legislatura ci pensa però il principale alleato, Umberto Bossi: «Mi sembra obiettivamente complicato» arrivare al 2013 ha detto il Senatùr in Transatlantico, dopo avere a sua volta incontrato Tremonti.
E ai cronisti che gli hanno chiesto se lo abbia detto anche a Silvio Berlusconi ha risposto: «Io ho sempre detto che è meglio votare prima, ma il premier è lui».
Quanto al motivo per cui è meglio anticipare le urne, Bossi ha spiegato: «È difficile spennare la gente e poi farsi votare, meglio andare al voto prima».
Il premier ha dunque bollato come «tutte storie» le cose scritte negli ultimi giorni sui rapporti tra lui e il superministro, nonostante contro Tremonti si siano scagliati nelle ultime ore diversi esponenti del Pdl, in alcuni casi con invettive al limite dell’insulto e con inviti espliciti a farsi da parte.
Anche Giuliano Ferrara è tornato ad attaccare il numero uno del Mef.
Il Cavaliere, in ogni caso, ha preferito sorvolare.
E quanto al nodo del nuovo vertice di Bankitalia, visto da molti come il paradigma della contrapposizione tra i due, lo stesso Berlusconi ha confermato che la scelta sul successore di Mario Draghi verrà assunta entro il 1 novembre e che questa sarà prerogativa della presidenza del Consiglio.
Una presa di posizione netta, che lascia intendere una crescita delle quotazioni di Saccomanni a scapito di Grilli, «sponsorizzato» invece da Tremonti e dalla Lega.
Quanto alla gestione della crisi economica, il capo del governo ha spiegato che «con Tremonti stiamo lavorando insieme in assoluta concordia».
«Si tratta di una manovra non facile – ha aggiunto -. Le manovre con i fichi secchi non si possono fare».
E tra i nodi da sciogliere, oggetto di un ulteriore faccia a faccia tra premier e ministro a Montecitorio, riguarda i sei miliardi di tagli che dovranno essere applicati ai ministeri.
Ma come spesso accade in queste occasioni, Berlusconi non si è tirato indietro di fronte alle sollecitazioni dei cronisti anche su altri temi.
Ed è tornato ad attaccare la magistratura, all’interno della quale – ha detto – «ci sono schegge impazzite che puntano all’eversione».
Parlando poi con alcuni deputati del suo partito è tornato ad ipotizzare l’istituzione di una commissione di inchiesta che indaghi sull’operato dei magistrati.
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Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
ACCUSATI DI AVER CRITICATO IL SEGRETARIO GOBBO ALLA SAGRA DI SCHIO, DUE ELETTI DELLA LEGA SONO STATI RIDOTTI DA MILITANTI A SEMPLICI SOSTENITORI
All’indomani della visita a sorpresa di Maroni al sindaco di Verona Flavio Tosi, nella Lega
Nord sponda Veneto continua il regolamento di conti.
Ormai è guerra aperta, per bande.
Gli ultimi due epurati, ma sarebbe più appropriato dire purgati, sono l’assessore all’urbanistica Umberto Zanella e il consigliere comunale Guglielmo Dal Ceredo del comune di Arzignano, la cui sezione negli ultimi tempi è stata prima commissariata e poi azzerata in seguito allo scandalo dell’evasione fiscale accertato dalla Guardia di finanza nel distretto della concia: 21 su 31 iscritti, sono stati raggiunti da un provvedimento disciplinare di declassamento, ridotti da militanti a semplici sostenitori.
Senza diritto di voto.
Provvedimento firmato da Gianpaolo Gobbo, uomo fedelissimo di Bossi, segretario nazionale del Veneto, impegnato in prima persona a mettere in atto quella che molti chiamano la “circolare Ceausescu”, circolare che limita, pena severissimi provvedimenti, le esternazioni dei sindaci su tutto quello che non è materia loro.
Negli ultimi giorni Gobbo oltre a Tosi ha dovuto tenere a freno anche lo sceriffo Gentilini, reo di aver messo in discussione, anche lui, due concetti cardine quali la Padania e la secessione.
Ed è proprio secondo molti la segreteria di Gobbo che dura ininterrottamente dal 98, il vero problema non solo ad Arzignano ma in tutto il Veneto.
Il destino e le sorti dei militanti di fede padana infatti, dipendono dall’esito della lotta tra gli uomini che mal sopportano la segreteria di Gobbo e chiedono un ricambio in favore di Tosi e quelli invece schierati come un sol uomo al suo fianco.
Alcuni con la memoria più lunga sottolineano però che non è cosa recente l’ambizione del sindaco di Verona alla carica di segretario.
Ricordano infatti che la sua corsa al congresso di Padova nel 2008 fu interrotta bruscamente da Bossi in persona, che dal palco acclamò Gobbo come segretario, poi eletto all’unanimità e Tosi come candidato alla presidenza del Veneto dove invece poi finì Zaia.
Da allora è guerra.
Il 29 luglio di quest’anno, ad esempio, è saltato un altro elemento di spicco, il senatore Alberto Filippi, 18 anni di militanza, il cui pensiero è “non metto in discussione Bossi, ma tutto il resto sì”.
L’accusa, che gli è costata la tessera della Lega, è di poca trasparenza in una compravendita di terreni e di essere coinvolto nel caso Ghiotto, un altro esempio eclatante di evasione fiscale: Filippi avrebbe sponsorizzato la squadra di calcio a 5 di Arzignano “Grifo calcio” di proprietà di Ghiotto.
Ora la partita decisiva in Veneto è fissata per il prossimo congresso che prima o poi si farà , dato che il mandato triennale di Gobbo è scaduto a luglio.
Intanto però le argomentazioni per purgare gli eretici si sono fatte un po’ piu spicciole. I fatti che riguardano le espulsioni di ieri dell’assessore Zanella e del consigliere Dal Ceredo risalgono al 19 agosto scorso.
Alla sagra padana di Schio. I due sono presenti assieme a tanti altri militanti alla festa del Carroccio.
Complice forse qualche birra di troppo, si lasciano andare a un acceso dibattito sotto al palco, sulla politica della Lega al governo, i toni forse sono un po’ troppo alti, la discussione è vivace ma a dire degli interessati non riguarda il discorso del segretario Giampaolo Gobbo in quel momento oratore sul palco.
Eppure qualche parola di troppo e non gradita deve essere stata riportata e riferita come episodio di aperta contestazione.
Ieri il provvedimento di espulsione non ancora ufficialmente comunicato ai due, ma l’accusa gravissima è quella di aver fischiato e pubblicamente Giampaolo Gobbo.
Ai due non è concessa difesa.
Zanella dichiara amareggiato e sorpreso al Corriere del Veneto “in quell’occasione c’è stato un confronto con degli altri sostenitori, tutto qui.
Non sono pienamente d’accordo con la politica di Calderoli, Bossi e Gobbo.” E poi aggiunge quasi serafico “io non voto per Gobbo”.
E c’è chi dice che al congresso, se mai si farà , saranno molti quelli che non voteranno per lui.
Se fino ad allora non saranno stati anche loro declassati a semplici sostenitori, senza diritto di voto.
Nicola Busetto
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
TENSIONE NEL PARTITO, PISANU A SCAJOLA VERSO LA CREAZIONE DI GRUPPI AUTONOMI…BOSSI RIAPRE IL CASO BANKITALIA
Stavolta la sopravvivenza del governo è a rischio.
Berlusconi, impegnato nel braccio di ferro con Tremonti su Banca d’Italia e decreto sviluppo, è il primo a esserne consapevole.
“Sulla crescita – confida il Cavaliere – ci giochiamo tutto”.
L’assedio che il Pdl e i ministri berlusconiani stanno portando al ministro dell’Economia, per spingerlo a riempire di contenuti la cartellina vuota del provvedimento, è tale da trascinare a picco l’intera coalizione.
Nella notte tra martedì e mercoledì, a Palazzo Grazioli, la luce nel salotto del Cavaliere è rimasta accesa.
Alla presenza di Gianni Letta, tra Berlusconi e Tremonti è andato in scena l’ennesimo litigio, un’ora dopo che le agenzie internazionali avevano battuto la notizia del declassamento dell’Italia da parte di Moody’s.
Il capo del governo ha chiesto conto a Tremonti di quell’uscita “improvvida” sulle elezioni anticipate come medicina per curare la febbre dello spread.
Il ministro, che si era già rimangiato la battuta su suggerimento di Maurizio Gasparri, si è difeso alzando il tono della voce: “Io stavo parlando solo del caso spagnolo eppure i tuoi mi sono subito saltati alla gola senza nemmeno curarsi della smentita”.
Ma è stato quando il premier gli ha chiesto cosa il governo potesse fare per sottrarsi agli attacchi della speculazione che Tremonti ha affondato il pugnale: “Silvio, ma ancora non l’hai capito? Il problema sei tu”.
Questo è quanto si racconta nel Pdl, dove è ripartita la caccia all’uomo contro il ministro dell’Economia.
“L’unica – sostiene un ministro – è dargli Grilli alla Banca d’Italia. Finchè non si sblocca quel nome Tremonti è irremovibile”.
Che sia questo il nodo di fondo lo dimostra anche la battuta pronunciata ieri da Umberto Bossi, che sembra aver perso la pazienza per l’immobilismo del Cavaliere: “Berlusconi si decida a far votare il milanese Grilli”.
Di questo e del decreto sviluppo parleranno questa mattina il premier e Tremonti in un nuovo incontro fissato a palazzo Chigi.
Ma l’intero Pdl è in rivolta contro Tremonti e le chance di Grilli sono al lumicino.
Basti pensare che al convegno che si aprirà a Spineto, organizzato da Maurizio Lupi con la partecipazione di una sessantina di parlamentari e del sottosegretario all’Economia Luigi Casero, l’invitato d’onore sarà proprio Mario Draghi, principale sponsor di Saccomanni alla Banca d’Italia.
Quello stesso Draghi che viene considerato da Tremonti il nemico pubblico numero uno.
In questo clima, è proprio sul decreto sviluppo che i bookmaker di Montecitorio fissano il terreno ideale per una crisi di governo.
Ieri è stato notato Beppe Pisanu parlare a lungo alla Camera con Walter Veltroni, complice il caos della seduta comune.
Mario Valducci è un altro scontento dell’attuale andazzo e con lui molti altri.
A sera, in un ristorante della Galleria Colonna, Claudio Scajola ha riunito una quindicina di fedelissimi per decidere il da farsi nei prossimi giorni.
Sebbene Denis Verdini, il coordinatore del Pdl che dal 14 dicembre ha blindato la maggioranza, non dia peso a questi movimenti (“vedo solo qualcuno in cerca di visibilità “) da “radio Pdl” si captano rumori sempre più forti.
Ci sarebbe in gestazione un documento molto duro nei confronti del governo, una richiesta di “discontinuità ” che salirebbe da questo gruppo di frondisti, unita alla richiesta di un passo indietro del premier.
La mossa successiva sarebbe la costituzione di gruppi autonomi alla Camera e al Senato, disponibili a sostenere un “governo del Presidente” per mandare avanti la legislatura e gestire l’emergenza.
Anche gli ex Fli Andrea Ronchi e Adoldo Urso sono in fibrillazione e ieri l’hanno detto chiaro e tondo ad Angelino Alfano in un convegno organizzato da Fare Italia. “O ci sono le risorse in grado di garantire il rilancio delle imprese occupazione e infrastrutture, oppure – ha minacciato Ronchi – noi questo decreto non lo votiamo”.
Il problema è che queste risorse, al momento, non ci sono affatto.
Altero Matteoli e Renato Brunetta hanno ricevuto da Berlusconi l’incarico di predisporre le misure del decreto, ma senza soldi la manovrina per la crescita rischia di restare soltanto un titolo.
“Siamo in un angolo – confessa un capogruppo del Pdl – perchè abbiamo caricato questo decreto di aspettative enormi e ci sarà un effetto boomerang tremendo quando si scoprirà che nel provvedimento ci sono solo zuccherini”.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
E’ MARINA BERLUSCONI IL VERO FALCO, MENTRE IL PDL SI SFASCIA E SI SDOPPIA
I destini del Paese coincidono con quelli di Silvio Berlusconi, in nome del conflitto
d’interessi.
Parola della figlia primogenita del Cavaliere, Marina.
Ieri la foto della presidente di Fininvest campeggiava sulle prime pagine di due quotidiani: il Giornale di famiglia (inserita nella seconda edizione al posto di un’immagine del nemico Tremonti) e il Corriere della Sera.
Il quotidiano di Sallusti e Feltri ha dedicato l’apertura al vero tormento berlusconiano delle ultime settimane: il risarcimento a De Benedetti per la sentenza Mondadori, 564 milioni di euro .
E così l’esposto presentato da Marina B. è riassunto dal titolone “564.000.000 di balle”.
La questione è anche al centro dell’intervista che la primogenita del premier ha dato al Corsera.
La difesa è su tutta la linea: le inchieste sulle escort sono “inventate”, sono “fango” che diventa “barbarie legalizzata”. Ma soprattutto, Marina B., dà la linea in questa fase di caos e anarchia da fine impero nel centro-destra: “Mio padre non deve assolutamente mollare e non mollerà . Non mi pare proprio ci siano alternative degne di questo nome. La democrazia non si può piegare alle trame di qualche procura e di qualche redazione”.
L’ultima frase è la sublimazione del conflitto d’interessi: “Mio padre sta lottando per il rispetto della sua libertà , ma la sua lotta è in realtà una lotta per la libertà di tutti”. Curioso notare che sempre ieri, in prima pagina sul quotidiano di via Solferino, c’era un editoriale solenne del direttore Ferruccio de Bortoli che si concludeva così: “Su questo giornale abbiamo suggerito al premier di fare come è accaduto in Spagna: annunciare che non si ricandiderà , chiedere le elezioni e non trascinare con sè l’intero centrodestra. Nessuna risposta”.
In realtà , una risposta forte l’aveva tre colonne più a destra: “Marina Berlusconi: mio padre non mollerà ”.
Accreditata più volte per una suggestiva successione dinastica anche in politica, oggi la primogenita del Cavaliere è il falco numero uno del centrodestra.
I destinatari dei messaggi spediti nell’intervista sono due, almeno nell’interpretazione autentica fatta nella cerchia ristretta di Palazzo Grazioli e che di fatto annulla o relega in secondo piano l’avvertimento lanciato da Giuliano Ferrara ieri mattina: “Ho sentito B., è di umore nero e minaccia di andarsene”.
Che sia nero e furioso, il Cavaliere, è noto ormai. La sua faccia, tirata e un po’ gonfia, all’incontro con il premier macedone a Palazzo Chigi, era una sorta di manifesto funebre vivente, politicamente parlando.
Da qui però a immaginare un suo passo indietro imminente ce ne vuole.
Anzi.
Ed è per questo che i primi destinatari del messaggio recapitato da Marina B. sono gli ambasciatori di centro e di sinistra che ancora oggi “offrono di tutto, dal salvacondotto all’amnistia”, per convincere il presidente del Consiglio a farsi da parte.
La verità , raccontano dalla cerchia ristretta di B., è che “il presidente non si fida più di nessuno”.
I secondi destinatari sono tutti dentro il Pdl.
In pratica, il “non mollerà ” gridato dalla primogenita è un argine al processo di deberlusconizzazione in atto nel partito. Pure ieri sono stati vari gli esponenti di centro-destra che si sono sbilanciati sul passo indietro nel 2013 a favore di Alfano.
La lista si allunga giorno dopo giorno e sta di fatto moltiplicando scenari e correnti nel Pdl.
Un impazzimento generale. Si vocifera di un documento degli “scajoliani” per un governo di transizione senza B. e il frondista Beppe Pisanu è più che mai attivo, con la sponda dell’Udc di Casini.
Senza contare il problema, enorme, di Giulio Tremonti.
In ogni caso, il recinto dove festeggiare la “riunione dei moderati” liberi da B. è il Ppe ma si rischia un’accelerazione “dannosa”, a detta dei più prudenti.
Nel senso che l’obiettivo di finire la legislatura nel 2013 con Berlusconi a Palazzo Chigi alla fine si potrebbe rivelare uno specchietto per le allodole del nuovo Caf (Casini, Alfano e Formigoni) e che lo stesso premier potrebbe sparigliare e ribaltare il tavolo (come sogna qualche falco lealista) andando al voto anticipato nel 2012 col Porcellum, per far saltare il referendum.
“Tutto è possibile”, dice chi lo conosce bene e parla con lui.
Quello che è certo, al momento, è che il premier intende procedere così: portare a casa il decreto sviluppo, andare in tv ad annunciare un nuovo programma di riforme e concludere con il fatidico passo indietro nel 2013 (ma non nel 2012).
In ogni caso la deberlusconizzazione del Pdl sta diventando visibile: la nuova campagna di adesioni vede il simbolo (online e sui manifesti 6×3) di partito senza il nome di Berlusconi.
E ha colpito più di un parlamentare pidiellino, l’articolo che l’altro giorno Fabrizio Cicchitto ha scritto per il Giornale.
Il capogruppo del Pdl alla Camera, zelante falco berlusconiano, ha ammesso che la “forza del carisma del leader si è ridotta come testimoniano i sondaggi”.
Un modo per rilanciare il partito “pesante” contro i teorici del partito di plastica. Questi ultimi oggi hanno nel sottosegretario Daniela Santanchè il loro riferimento e cullano il progetto di una formazione alternativa al Pdl e di sostegno o supporto al premier.
L’idea è di un anno fa, ma torna di grande attualità in queste settimane concitate, con i nomi di “Forza Silvio” o “Italia per sempre”.
Alfano teme tantissimo questa ipotesi. Anche perchè il Pdl potrebbe diventare il partito del 25 luglio, mentre la lista di B. sotto forma di “Tea Party” movimentista sarebbe la deriva di Salò.
La fuoriuscita dal berlusconismo è ancora lunga.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
LA FORTUNATA MOGLIE DEL VICESINDACO DI BRESCIA TRA CONCORSI E ASPETTATIVE
A Fabio Rolfi (neosegretario provinciale della Lega a Brescia e vicesindaco della città ) le auto blu non piacciono.
Così quel giorno a Milano a sistemare la moglie ci andò in treno.
Si apre il nuovo capitolo di famigliopoli leghista in salsa bresciana che racconta molto del “nuovo che avanza” anche in casa del Carroccio.
Il “maroniano” Rolfi al congresso provinciale ha sbaragliato (255 preferenze su 434 votanti) l’avversario protetto dalla “casta” di Lady Bossi.
Un film già visto per la verità un paio di settimane prima, quando il duo (Trota) Renzo-Monica Rizzi era stato sbeffeggiato con la nomina del nuovo segretario in Valle Camonica.
Cambiano le facce, ma non le abitudini.
E se il Senatur piazza i figli (dopo Renzo in arrivo anche Roberto Libertà ) in politica, gli altri seguono l’esempio con le mogli, parenti e affini.
Sempre di famigliopoli si parla.
Protagonista questa volta Silvia Raineri in Rolfi, balzata agli onori della cronaca nazionale per una vicenda di collocazione parentale alla Provincia di Brescia.
A un concorso pubblico, indetto dall’ente guidato dal leghista Daniele Molgora, la moglie di Rolfi ottiene il miglior risultato allo scritto e il peggiore all’orale , riuscendo ad arrivare quarta tra centinaia di persone che ambivano a quei fantastici otto posti. Una storia —che coinvolge anche altre signore vicine alla Lega — che non è passata del tutto inosservata ed è ancora in fase di accertamento, tanto che la famiglia Rolfi ha deciso di guardare altrove.
Ecco dunque che la signora ci riprova, con un concorso all’Asl di Milano dove trova una collocazione lavorativa come impiegata amministrativa a tempo indeterminato nella direzione generale.
Silvia Raineri infatti, nonostante si fosse piazzata solo diciottesima al concorso, dal 16 dicembre 2010 viene assunta a tempo indeterminato proprio per quell’unico posto disponibile nell’azienda sanitaria del capoluogo lombardo.
Fin qui quasi nulla di strano se non fosse che il giorno dopo la neo assunta ottiene l’aspettativa.
Per cosa? Per un contratto a termine (dal 17 dicembre 2010 al 16 dicembre 2011) niente meno che in Regione Lombardia.
Così, l’Asl di Milano adotta una delibera (la numero 2226 del 31 dicembre 2010 e pubblicata dal sito Tempo Moderno) in cui viene concessa l’aspettativa non retribuita dal servizio a tempo indeterminato per assumere quello a tempo determinato al Pirellone.
Ma rimane tutto in famiglia visto che la signora Raineri sembra destinata alla segretaria del consigliere leghista di Bergamo, Daniele Belotti.
Insomma i casi sono due: o la signora Raineri- Rolfi è una donna fortunata (vince un concorso a tempo indeterminato in un’Asl a Milano e all’indomani ottiene l’aspettati – va per lavorare in regione Lombardia) oppure Fabio Rolfi (34 anni) neo segretario della Lega (e vice del sindaco pidiellino Paroli) di strada ne ha fatta da quando, giovane militante, appiccicava furtivamente (e abusivamente) i manifesti contro Roma ladrona.
Diplomato in agraria, ha sempre vissuto solo di politica.
Figlio di un piccolo imprenditore, Rolfi è entrato in Lega come protetto dell’ex assessore regionale alla Sanità Alessandro Cè.
Finita la stagione dei gazebo e delle lotte come presidente di circoscrizione (di minoranza durante la giunta di centrosinistra) ha capito che con la politica si guadagna.
Ecco allora il suo primo incarico nel 2005, sempre in Provincia, come “consulente informatico a 22 mila euro lordi” pochi mesi retribuiti grazie all’appoggio dell’allora vicepresidente (altro leghista epurato, Massimo Gelmini).
Vicesindaco con delega alla Sicurezza è l’autore di tutte le delibere più originali: vietato sedersi sui monumenti (unica multata un’anziana signora marocchina), giocare a cricket nel parco e organizzare pic-nic sull’erba pubblica.
Lo si ricorda anche per aver fatto tagliare la corrente nel campo rom dove, tra l’altro, c’era un bambino la cui vita dipendeva da apparecchiature elettriche.
Fabio Rolfi ha un chiodo fisso: gli stranieri. Quando ancora non contava si spese per la raccolta di firme contro l’ampliamento della moschea.
Oggi? Preferisce occuparsi delle questioni immobiliari affidate a un suo fedelissimo architetto, nominato presidente della società controllata Brixia Sviluppo.
Peccato che sull’operato della società la Procura di Brescia abbia aperto un fascicolo, così come è stata presentata un’inter rogazione parlamentare rispetto all’acquisizione di immobili da parte del Comune “al fine di verificare la legittimità del contratto d’acquisto”.
Come a dire: maroniani? Il nuovo che avanza.
E nelle altre parrocchie leghiste cosa succede?
Ieri, pur di guadagnarsi un titolo sui giornali, il viceministro ai Trasporti Roberto Castelli ha dichiarato: “Napolitano che dice il popolo padano non esiste mi offende e mi fa paura. Si vede che per lui non esisto e sono un ectoplasma”.
Bocche cucite invece a Varese, dopo che è dovuto intervenire il Senatur per risolvere le beghe congressuali di domenica prossima.
Aria pesante invece in Veneto dove scoppia il caso Tosi (spalleggiato dall’ex sindaco-sceriffo di Treviso Gentilini) che ha dichiarato: “Secessione? Solo filosofia, i problemi sono ben altri”.
Insomma sempre più fratelli coltelli quelli della Lega e magari fosse solo questione di “cerchio magico” e “maroniani”.
Elisabetta Reguitti
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
IL GIUDICE: “ELENCO SOTTRATTO ILLEGALMENTE, E’ INUTILIZZABILE”… E GLI EVASORI GONGOLANO
È stata «illecita l’acquisizione del corpo di reato», e perciò il giudice assolve l’imputato di
evasione fiscale e ordina al pm di distruggere l’unico documento che fondava l’incriminazione: la lista Falciani, cioè l’elenco di 80.000 correntisti della banca HSBC, sottratto alla filiale di Ginevra dall’ex dipendente informatico Hervè Falciani e finito in mano alla magistratura francese.
Con la lista Falciani al macero per sentenza, vanno in fumo anche le aspettative del Fisco italiano di recuperare montagne di denaro dai 7 mila evasori italiani finiti negli ultimi mesi nel mirino penale della magistratura e tributario dell’Agenzia delle Entrate sulla base proprio di quell’elenco: trafugato, ma lecitamente trasmesso per rogatoria nel giugno 2010 dalla Procura di Nizza alla Procura di Torino di Giancarlo Caselli, quindi inoltrato ai comandi regionali della Guardia di Finanza, e infine girato alle varie Procure competenti per territorio.
Dopo tanti rinvii di decisione da parte di toghe di molte città , per la prima volta ieri il giudice Gianni Reynaud ha infatti «immediatamente archiviato» il procedimento contro un supposto evasore fiscale a Pinerolo perchè l’investigazione si basava «su un dato processualmente inutilizzabile» quale la lista Falciani.
Documento non soltanto frutto di un’«appropriazione indebita aggravata di documenti», ma anche e soprattutto «formato attraverso la “raccolta illecita di informazioni”, trattandosi della stampa di file contenuti in un sistema informatico riservato, nel quale Falciani si era abusivamente introdotto» o comunque «trattenuto per fini diversi dalle mansioni» che ne autorizzavano la password: condotta che, dopo un contrasto giurisprudenziale, il 18 gennaio scorso la Cassazione a sezioni unite ha ritenuto integri il reato di «accesso abusivo a sistema informatico».
Ma in Italia dal 2006 – e cioè dal convulso fine settimana in cui maggioranza e opposizione vararono all’unisono un decreto, terrorizzate dal timore che nell’inchiesta sul dossieraggio illegale praticato dalla Security di Telecom/Pirelli potessero spuntare intercettazioni abusive – esiste una legge che impone la distruzione dei «documenti illecitamente acquisiti» e condanna a 6 anni chi continua a detenerli (7 se pubblico ufficiale).
Così, quando l’avvocato Giacomo Lunghini prospetta l’applicabilità di questa legge non soltanto alle intercettazioni illegali ma anche a documenti quali la lista Falciani, i pm Chiara Maina e Giuseppe Amato scrivono che «deve convenirsi con la difesa» che i documenti acquisiti da Falciani siano «qualificabili come “illegali” perchè la relativa riproduzione è stata effettuata all’insaputa dei titolari delle informazioni che dovevano rimanere riservate».
Le micidiali conseguenze sono due.
La prima è che in mano alle Procure (prima di Torino e poi del resto d’Italia) resta una lista «inutilizzabile processualmente e, prima ancora, anche investigativamente quale notizia di reato»: al punto che i pm si fanno restituire dalla GdF di Orbassano la lista, revocano la delega d’indagine e chiedono subito l’archiviazione accettata dal gip «in assenza di altre prove».
La seconda è che, sempre «sulla scorta del principio chiaramente ricavabile dalla legge» del 2006, il giudice dispone che «il pm, a tutela delle ragioni di riservatezza dei soggetti cui si riferiscono le informazioni illegali, proceda alla distruzione» dei documenti.
E se per celia ci si può esercitare sul paradosso di magistrati equiparabili a ricettatori di refurtiva, più seriamente gli avvocati Carlo Cortinovis ed Edward Greco sono già pronti a usare la decisione per chiudere anche la pratica all’Agenzia delle Entrate.
Luigi Ferrarella
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: denuncia, Giustizia, governo, Politica, radici e valori | Commenta »
Ottobre 6th, 2011 Riccardo Fucile
ORDINARIE STORIE DI LAVORO NEL PAESE DEL NEOLIBERALISMO STRACCIONE
Un edificio pieno di crepe, uno scantinato mal illuminato, mal aerato, senza uscite di sicurezza.
Nel quale lavoravano una decina di donne, faticando fino a dieci ore al giorno.
Però senza contratto di lavoro, e pagate 4 euro l’ora.
Di laboratori del genere ce ne sono decine solo a Barletta, che diventano migliaia se si guarda all’insieme del Mezzogiorno, e decine di migliaia se lo sguardo si allargasse mai al Centro e al Nord.
Di laboratori e officine e cantieri in nero è piena tutta l’Italia, lo era prima della crisi e lo è ancora di più adesso che la crisi morde tutti e dovunque.
Non tutti hanno sulla testa mura che si sgretolano.
Però le condizioni di lavoro crudeli, il lavoro in nero e le paghe da quattro euro o meno sono per centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori l’esperienza di ogni giorno.
Il sindaco di Barletta ha detto che non se la sente di attribuire alle persone alcuna responsabilità per le condizioni in cui avevano accettato di lavorare in nero entro quel laboratorio.
E neanche alla famiglia dei titolari, che non firmavano contratti in regola, ma nel crollo hanno perso la giovanissima figlia.
Dalle nostre parti, intendeva dire il sindaco, l’alternativa al lavoro nero è la disoccupazione e la fame (o l’ingresso nella truppa della criminalità ).
L’affermazione è politicamente poco opportuna.
Il guaio — che è un guaio di tutti noi — è che il sindaco ha ragione.
Fotografa una situazione.
Il mercato del lavoro è stato lasciato marcire dai governi e dalle imprese in tutte le regioni d’Italia. La crisi ha accelerato il degrado, ma esso viene dall’interno del paese, non dall’esterno.
Una intera generazione oppressa dalla precarietà lavora quando può, quando riesce a trovare uno straccio di occupazione. Stiamo uccidendo in essa la speranza.
Adesso milioni di italiani guarderanno i funerali di Barletta in tv, e molti proveranno una stretta al petto, e il giorno dopo torneranno al loro lavoro precario per legge, grazie alle riforme del mercato del lavoro, o precario perchè del tutto in nero.
Tuttavia qualcuno un po’ di vergogna potrebbe o dovrebbe pur provarla.
Come può un paese in cui si vendono centinaia di migliaia di auto di lusso l’anno, in cui ci sono più negozi di moda che lampioni stradali, e milioni di famiglie hanno almeno due cellulari pro capite, permettere a sè stesso di lasciar morire sotto una casa malandata che crolla un gruppo di giovani donne che faticavano senza contratto per 4 euro l’ora?
Le abbiamo costruite tutte noi, queste trappole fisicamente e giuridicamente infami, con le nostre scelte di vita, i nostri consumi, con lo squallore della nostra cultura politica e morale.
Luciano Gallino
(da “La Repubblica“)
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