Destra di Popolo.net

FACEBOOK CACCIA BUONANNO, DELIRIO LEGHISTA: “SOSPETTO CHE ZUCKERBERG SIA DI ORIGINI ROM”

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

BLOCCATO PER 24 ORE, IL NUOVO ALLEATO DEGLI EX AN PERDE LA TESTA…. “E’ COME IL CALIFFO, HA EMESSO UNA FATWA”: MA I TSO LI HANNO ELIMINATI?

“Facebook ha emesso una vera e propria Fatwa nei miei confronti. Hanno rimosso il video su quello che penso dei rom e degli zingari da piazza pulita e mi hanno impedito l’accesso per 24 ore”.
Lo ha riferito Gianluca Buonanno, parlamentare europeo della Lega Nord a La Zanzara su Radio 24, annunciando la presentazione di un’interrogazione urgente a Bruxelles, al Parlamento Europeo.
“Zuckerberg è come il Califfo – ha accusato Buonanno – e la cosa è talmente ridicola e assurda che il video di Piazza Pulita si può vedere praticamente su ogni sito di informazione. Mi viene il sospetto che Zuckerberg sia di origine rom”.
“Intanto trentamila persone non possono ricevere i miei post mentre sono in partenza per la Libia, unico deputato europeo. E non posso comunicare nulla attraverso un mezzo importante come Facebook. Adesso le multinazionali decidono pure chi deve parlare e cosa deve dire”.
Nel suo intervento a Piazza Pulita l’europarlamentare leghista ha definito i rom “feccia della società “, innescando una valanga di polemiche.
Per il video postato sulla sua bacheca Facebook Buonanno sarebbe stato bloccato dal social network.

(da “Huffingtonpost”)

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DIJANA PAVLOVIC: “BUONANNO? MI FA SCHIFO, L’HO DENUNCIATO PER ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE”

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

L’ATTRICE: “NON GLI HO STRETTO LA MANO PERCHE’ NON VOLEVO SPORCARGLIELA, LUI E’ UNO SPLENDIDO ESEMPIO DI ARIANO ALTO, BIONDO, COLTO E INTELLIGENTE”

“Buonanno? Sinceramente mi fa schifo e mi fa paura quello che esprime. L’ho denunciato per istigazione all’odio razziale, che in questo Paese è reato”.
Sono le parole di Dijana Pavlovic, attrice e responsabile della ‘Fondazione Rom-Sinti Insieme’, a proposito dello scontro di cui è stata protagonista con l’europarlamentare leghista, Gianluca Buonanno, a Piazzapulita (La7).
Ospite de La Zanzara, su Radio24, alla domanda del conduttore Giuseppe Cruciani, che le chiede la ragione per cui ha negato la stretta di mano all’esponente del Carroccio, l’attivista politica risponde: “Non so per chi mi abbia preso lei. Devo stringere la mano a uno che dice che sono la feccia della società ? In realtà , non volevo sporcargli la mano, visto che lui è un esemplare fantastico di maschio ariano biondo, alto, con gli occhi azzurri, molto colto e intelligente. E io sono solo una sporca zingara“.
E spiega: “Buonanno ha utilizzato un linguaggio che si usava nella Germania nazista. Non ha offeso me personalmente, anche perchè, se la prendo sul personale, non mi può offendere un personaggio del genere. Ha offeso 500mila persone morte nei campi di concentramento proprio per quella ideologia nazista”.
“Non può esistere — continua — una persona normale e sana di mente che può dire che un popolo è la feccia. Io sono certamente più colta e più istruita di lui. Basta sentirlo parlare”.
La Pavlovic poi osserva: “Buonanno esprime molto bene il cuore della Lega, Salvini è come lui. Basti ricordare i suoi cori razzisti contro i napoletani, e ora cerca a Napoli i voti. Quello è sciacallaggio politico, una cosa vergognosa, volgare, veramente brutta. Forse Buonanno è meno prudente nell’esprimere le proprie opinioni. Ma è certo che la Lega istiga l’odio razziale e se la prende vigliaccamente coi più deboli”

(da “il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA A PANSA: “NON PUO’ ESSERE SALVINI IL FUTURO DEL CENTRODESTRA, A ROMA HA FATTO UN BUCO NELL’ACQUA”

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

“UN COMIZIO BANALE SENZA PROPOSTE”… “LA DESTRA IN ITALIA AVREBBE LA BENZINA DELLA RABBIA DEI NON PROTETTI, MA MANCANO AUTO E PILOTA”… “E’ RENZI OGGI A RAPPRESENTARE I MODERATI”

Gianpaolo Pansa, che ha scritto da poco “La Destra siamo noi”, divide la questione della rappresentanza politica della destra in due: da un lato i contenuti – «il carburante» – che, sostiene, ci sono; dall’altro il leader – «il pilota» – che viceversa «manca».
Iniziamo dal carburante
«Adesso è la rabbia. Per le tasse, la burocrazia e lo strapotere del sistema dei partiti che, in questa fase storica, coincide con il centrosinistra, con il Pd. E poi c’è una base potenziale: la grande massa delle persone comuni, quelle che non hanno protezione, che tutta questa ripresa di cui parla il governo Renzi nella loro vita di tutti i giorni proprio non la vedono, non sanno dove sia»
E il leader?
«Quello invece non c’è. Non basta che ci sia un’onda di destra, come in altri Paesi d’Europa. Ci vuole anche qualcuno che sia in grado di mettersi alla guida. Qui non c’è la signora Le Pen, che da sola vale dieci uomini».
L’ultimo libro di Giampaolo Pansa, a cominciare dal titolo, racconta di una destra italiana storicamente maggioritaria nel Paese, interprete, spesso senza saperlo, della sua natura più profonda, eppure in costante condizione di inferiorità  rispetto alla sinistra
Cosa tiene insieme la destra adesso?
«A questo punto lo devono scoprire di nuovo. Una fase è finita e non c’è molto tempo. Berlusconi, che ha un anno meno di me, è alla fine della sua vita politica, la sua figura è usurata e ha fatto anche tanti errori. Ma il suo erede non può essere Matteo Salvini»
Il leader della Lega però è in crescita di consensi.
«La manifestazione di Roma, per me, è stata un buco nell’acqua. Ho seguito il comizio e l’ho trovato banale, francamente mi aspettavo di più. Salvini ha fatto un discorso come se fossimo in campagna elettorale, ma domani mica si vota. Non c’erano proposte. Oppure sono irrealizzabili. Le tasse al 15%, per esempio. A chi non piacerebbe? Ma Matteo Salvini non ha spiegato nulla delle coperture, dove si prendono i soldi per finanziare una riforma di quel tipo? Per un moderato, per il ceto medio che si vuole opporre alla sinistra, c’è bisogno di parecchio di più. Così non basta».
Quella piazza però ha apprezzato .
«Quell’entusiasmo era basato su un’illusione: che possa essere lui a trainare il carro. Una coalizione di centrodestra è una macchina complessa. E per battere Renzi devono prevalere le posizioni moderate».
C’era CasaPound in forze.
«L’intesa con loro non mi scandalizza e liquidarli come fascisti è sommario. Tuttavia, e non voglio mancare di rispetto alle loro idee – mi hanno pure difeso per i miei libri revisionisti sulla Resistenza –, mi pare contino poco. Insomma, secondo me, vedendo il comizio di sabato scorso nella Capitale, nell’entourage del presidente del Consiglio si fregavano le mani».
Perchè i moderati se li prende il Pd?
«Con un’ opposizione fatta così Renzi ha davanti un ciclo. Lui è sicuro di sè, ha anche una gran faccia di tolla e in questo momento può dire tutto e il contrario di tutto. Certo poi può sempre succedere l’imponderabile…».
Ha scritto un libro che racconta varie fasi, leader e personaggi, della destra italiana: da Giovanni Guareschi a Mario Scelba, da Indro Montanelli a Giorgio Almirante. Ma questa nuova aggregazione di Salvini a cosa assomiglia?
«Mi ricorda un po’ l’Uomo qualunque di Guglielmo Giannini. Ma il parallelo, se lo raccontiamo a Salvini, penserà  che porti iella. Quel movimento – che aveva nel simbolo un italiano, l’italiano medio, schiacciato da un torchio – ebbe un boom impressionante alla fine degli anni Quaranta, ma poi altrettanto rapidamente si sgonfiò fino a sparire».
Non pare il caso della Lega.
«Anche quel partito non è immune da liti assassine. Del resto nemmeno la restante parte del centrodestra sta dando una splendida prova di sè…».
Quindi il paradosso di una destra potenzialmente maggioranza ma che resta minoranza, come sostiene nel libro, è destinato a perpetuarsi?
«A questo paradosso forse adesso una soluzione c’è: Matteo Renzi è di sinistra o di destra?».
Secondo lei?
«Secondo me molti moderati ora stanno con lui».

Massimo Rebotti
(da “il Corriere della Sera“)

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CHI E’ MARCELLO FIORI: I SEI MILIONI DI POMPEI E I CLUB FORZA SILVIO

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

POMPEI, SEQUESTRO DI BENI PER SEI MILIONI ALL’EX COMMISSARIO DEGLI SCAVI … IN CARICA FINO AL 2010, VENNE RICOLLOCATO DA BERLUSCONI ALLA GUIDA DEI CIRCOLI

Nelle 52 pagine del decreto della Procura della Corte dei Conti di Napoli che ordina il sequestro preventivo di beni per circa 6 milioni di euro all’ex commissario straordinario dell’emergenza archeologica di Pompei Marcello Fiori, c’è la storia di uno spreco, quello dei lavori di restauro del Teatro Grande.
Lavori che furono realizzati nel 2010 in fretta e furia, con spese alle stelle perchè bisognava fare in tempo con l’appuntamento del cartellone estivo del San Carlo che sarebbe andato in scena all’interno degli scavi.
Secondo il sostituto procuratore della Corte dei conti Donato Luciano, coadiuvato dalle indagini del Comando Gruppo della Finanza di Torre Annunziata agli ordini del tenente colonello Carmine Virno, quei lavori erano “esorbitanti rispetto all’obiettivo di messa in sicurezza, conservazione e restauro del patrimonio del sito archeologico”.
Ovvero: perchè spendere tanto per opere funzionali a un cartellone di spettacoli mentre gli Scavi cadevano a pezzi?
Nell’indagine erariale sono coinvolti altri nove “alti dirigenti”, componenti a vario titolo della commissione ministeriale di indirizzo e coordinamento che aveva il compito di approvare il piano degli interventi e di assicurarne, si legge in una nota diffusa dagli inquirenti, “la congruità  rispetto all’obiettivo della messa in sicurezza e salvaguardia dell’area”.
Si tratta di Salvatore Nastasi (direttore della direzione Spettacolo del Mibac), Giuseppe Proietti (attuale sindaco di Tivoli), Stefano De Caro (Direttore Generale del Centro Internazionale di Studi per la Conservazione e il Restauro dei Beni Culturali), Raffaele Tamiozzo (Avvocato dello Stato), Maria Grazia Falciatore, Roberto Cecchi (ex sottosegretario del Mibac nel governo Monti), Jeannette Papadopoulos (ex Direttore Generale dell’Archeologia del Mibac), Bruno De Maria (docente dell’Università  di Napoli) e Maria Pezzullo (avvocato).
La Falciatore è Aurorità  di Audit in Regione Campania. L’ha nominata il Governatore Stefano Caldoro.
Sono destinatari di un invito a dedurre — cioè a presentare documentazione — ma nei loro confronti non è stato applicato alcun provvedimento.
E’ una nuova tegola per Marcello Fiori, ricollocato da Silvio Berlusconi a coordinatore nazionale dei club ‘Forza Silvio’ e come tale alfiere dello scacchiere dove si decidono candidature e carriere in Forza Italia.
Fiori fu nominato commissario straordinario di Pompei nel 2008: ministro della Cultura Sandro Bondi, governo di Silvio Berlusconi.
E’ il periodo delle ‘emergenze’, e delle relative strutture commissariali.
Organismi che in nome di uno ‘stato di emergenza’ dichiarato a tavolino, consentivano ai commissari di fare il bello e il cattivo tempo nella gestione degli appalti.
Questo almeno sostengono le risultanze delle inchieste giudiziarie che hanno spulciato i conti dei commissariati straordinari per i rifiuti in Campania, la ricostruzione all’Aquila, i lavori alla Maddalena.
E gli Scavi di Pompei, dove Fiori è sotto processo a Torre Annunziata, rinviato a giudizio nel giugno scorso su richiesta della Procura guidata da Alessandro Pennasilico insieme ad altri cinque imputati. Per accuse relative proprio ai lavori di restauro del Teatro Grande.
Il commissariato dell’emergenza di Pompei è rimasto in piedi fino al 30 giugno 2010. Il 6 novembre successivo un paio di giorni di pioggia furono sufficienti a radere al suolo la Domus dei Gladiatori.
Un disastro di risonanza mondiale, che fece fremere di indignazione Giorgio Napolitano. Teatro Grande e crolli nel sito archeologico sono due vicende correlate.
Perchè spiegano in che modo venivano spese le risorse: in interventi di immagine e di promozione che mettevano in secondo piano, se non addirittura in pericolo, la manutenzione del sito.
Secondo la Procura, dei 79 milioni di euro stanziati per la protezione di Pompei, solo una minima parte sarebbe stata destinata ad impedire il degrado degli Scavi. Fiori ribatte affermando di averne utilizzati circa 65. Il processo chiarirà .
Nel frattempo Fiori ha assunto la guida dei ‘club Forza Silvio’. Con l’obiettivo di aprirne almeno 10.000. Per il momento, sarebbero di poco oltre il migliaio.
Appena insediato, Fiori dichiarò quale doveva essere una delle mission dei circoli: “Dovete censire sul territorio tutti i casi di malagiustizia del nostro Paese, che sono numerosissimi”.
Ed era già  sotto inchiesta.

Vincenzo Iurillo
(da “il Fatto Quotidiano“)

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SI SPACCA LA LEGA IN VENETO: IN REGIONE NUOVO GRUPPO DI CONSIGLIERI VICINI A TOSI

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DELLA LIGA VENETA BAGGIO: “LA DERIVA A DESTRA DI SALVINI NON CI PIACE, HO ADERITO ALLA LEGA PER IL FEDERALISMO NON PER ALTRO”

Il presidente della Liga Veneta, Luca Baggio, ha creato un nuovo gruppo nel consiglio regionale del Veneto.
Dopo la calma apparente grazie al voto favorevole di Flavio Tosi alla ricandidatura di Luca Zaia alla presidenza della Regione, ritorna il rischio scissione nel Carroccio.
“La deriva a destra di Salvini non mi piace. Sono con Tosi”, ha spiegato Baggio.
Al nuovo gruppo, che si chiamerà  “Impegno veneto“, ha aderito anche il leghista Matteo Toscano e un consigliere del gruppo misto, Francesco Piccolo.
L’annuncio arriva il giorno prima del consiglio nazionale (regionale nel lessico leghista), a Padova, e 48 ore dopo quello federale, che ha deciso per la destituzione di Tosi alla guida della Liga Veneta, sostituito da un commissario ad acta, Giampaolo Dozzo, che occuperà  quel ruolo fino alle elezioni di maggio.
Il suo compito sarà  quello di far convergere le posizioni del sindaco di Verona, che aveva insistito per candidarsi a governatore, con quelle di Salvini e Zaia, candidato ufficiale del Carroccio.
La nascita del nuovo gruppo consiliare non aiuterà  di certo a ricucire lo strappo.
“Impegno Veneto” sosterrà  le liste civiche per le regionali e aprirà  a un ragionamento moderato nella Liga Veneta, dove si guarda al consiglio nazionale di a Padova e alle decisioni che prenderà  Tosi.
“Il fatto di ragionare con consiglieri di area moderata — ha spiegato Baggio — assume un significato particolare in un momento in cui la Lega si sta posizionando verso destra, cosa che a me non piace. Ho un passato culturale e familiare che nulla ha a che vedere con l’estrema destra. E da oltre 20 anni sono un militante della Lega, sono entrato perchè credevo nei valori del federalismo e dell’identità  dei territori. Il consiglio nazionale dovrà  ribadire l’autonomia delle scelte, così come prevede lo statuto federale della Lega Nord e l’autonomia della Liga Veneta. Sono con Tosi in segreteria nazionale e condivido le sue posizioni, è un amico“.
(da “il Fatto Quotidiano”)

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TOSI, DIVORZIO VICINO CON LA LEGA

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

IL SINDACO DI VERONA NON SI PIEGA A SALVINI E SI CANDIDERA’ GOVERNATORE… FORZA ITALIA REGGE LO STRASCICO A ZAIA

Flavio Tosi al Viminale, per incontrare l’odiatissimo (da Salvini) Alfano.
Ufficialmente per parlare di sicurezza, in realtà  per gettare le basi della sua sempre più probabile candidatura come governatore alle regionali.
Sostenuto dalla lista Tosi, dai centristi di Ncd e Udc e forse dal movimento di Corrado Passera. Mentre Forza Italia, con Altero Matteoli, lascia capire che nel Veneto l’accordo con la Lega è ormai cosa fatta: «Sosterremo Zaia anche con Tosi in campo».
Dunque il divorzio in casa leghista è ormai cosa fatta.
Lunedì scade l’ultimatum di Salvini, che ritiene «incompatibile » con la Lega la fondazione lanciata da Tosi.
Il sindaco di Verona tiene duro, e domani sera riunirà  il parlamentino veneto del Carroccio, di cui è ancora segretario.
Alla riunione debutterà  come commissario Giampaolo Dozzo, incaricato di mediare tra Zaia e Tosi e di mettere mano alle liste delle regionali.
Gli amici del sindaco dicono che dopo quella riunione Tosi romperà  gli indugi e dirà  in modo chiaro che cosa intende fare.
Il commissario Dozzo sparge ottimismo («troveremo una soluzione»), tuttavia dal quartier generale di Tosi fanno sapere che non siintravede alcuna schiarita, «ma proprio per nulla»
Insomma si corre a grandi passi verso la rottura, e anche Roberto Maroni, che con Tosi ha sempre intrattenuto ottimi rapporti, gli lancia un pesante avvertimento: «Spero che non se vada, sarebbe un danno per la Lega, ma anche la sua fine politica».
E comunque «chi non rispetta le decisioni prese si mette fuori dal partito».
Ci si mette anche Umberto Bossi: ricucire lo strappo «è dura, anche se è giusto provarci, ma Tosi deve fare qualche rinuncia».

Rodolfo Sala
(da “La Repubblica”)

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CORSARO LASCIA FRATELLI D’ITALIA: “COMPRIMARI DI SALVINI E CASA POUND? NO GRAZIE”

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

IL DEPUTATO MILANESE: “IN UN ANNO QUESTA LINEA PERDENTE CI PORTERA’ ALL’ESTINZIONE”… “MANCA UNA LINEA POLITICA, SI VA ALLA PESCA DELLE OCCASIONI”… “LINEA NO EURO SUPERFICIALE”

Con una lunga lettera, Massimo Corsaro, deputato milanese di Fratelli d’Italia, per l’elezione del quale Ignazio La Russa rinunciò al seggio conquistato in prima battuta in Lombardia, si è dimesso dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale.
La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso della sua personale pazienza, l’aver visto, sabato scorso, Giorgia Meloni ridotta a un ruolo di comprimario di CasaPound nella manifestazione dominata dal leader leghista Matteo Salvini.
Ed è proprio Salvini   un’altra delle ragioni che indurrebbero Corsaro a lasciare il partito: secondo lui, nel contesto attuale, l’alleanza col Carroccio porterebbe la Destra italiana all’estinzione nel giro di un anno.
Tra gli altri motivi, la mancanza di una chiara linea politica e di una lucida strategia che, secondo il deputato dimissionario, Fratelli d’Italia maschererebbe con una pesca delle occasioni che, però, non è in grado di far decollare i consensi intorno al movimento. Mancanza di strategia che, sempre secondo Corsaro, sarebbe la causa dell’allontanamento volontario dalla leadership e dal partito anche di Guido Crosetto.
Infine, Corsaro — che si ripropone di continuare a lavorare su questa strada — denuncia il sostanziale fallimento dell’azione tesa al ricompattamento delle diverse anime in cui è divisa oggi la Destra italiana, fallimento che sarebbe dovuto a <livori e veti incrociati tra ex-colonnelli>
Il j’accuse del deputato, a lungo segretario regionale ed assessore lombardo di AN, alla Camera dal 2008, vicepresidente vicario del gruppo PDL nella scorsa legislatura, va anche alla “scelta di sostenere la linea ‘No Euro’, che svilisce una più seria contestazione all’Europa dei banchieri e dei massoni”

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RENZICOTTERO, L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE TRICARICO: “LA SICUREZZA È SOLO UN PRETESTO”.

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

VOLI DI STATO: RENZI COME BERLUSCONI

Tranne una breve parentesi, la passione per il volo, ministri e presidenti del Consiglio, negli ultimi vent’anni l’hanno sempre avuta.
Verranno ricordati, nell’Olimpo dei virtuosi, solo Romano Prodi, il primo a dare un regolamento a quello che col tempo è diventato l’ufficio sprechi, e il giovane Enrico Letta, che nel 2013 fece precipitare le ore di volo della flotta degli aerei di Stato a sole 1877 ore di volo, quando il 2014 si è chiuso sulla media di berlusconiana memoria: 6000 ore di volo.
Un’enormità , e non c’è da stupirsi visto l’uso che ne fa Matteo Renzi.
Seimila ore di volo vuol dire che 16 ore e mezzo al giorno c’è un aereo che scorrazza per i cieli del mondo o con lui, o con qualche ministro.
Non c’era bisogno che il presidente del Consiglio si facesse sorprendere da un temporale sull’elicottero: nel corso della campagna elettorale, prima delle Europee, fece coincidere a ogni visita un comizio elettorale. Per non parlare di Courmayeur e delle vacanze di Natale Vanzina style
La cifra arriva da una fonte più che autorevole: il generale Leonardo Tricarico che, tra gli innumerevoli ruoli, ha ricoperto anche quello di capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, consigliere per la Difesa a palazzo Chigi ai tempi del governo Prodi e oggi guida un think tank (Icsa) che si occupa di difesa, intelligence e strategie militari.
“Le seimila ore di volo sono troppe. Nel 2010, giusto per fare un confronto , furono 7000, ma parliamo di un periodo diverso da quello che viviamo oggi. Purtroppo, a parte brevi parentesi, non c’è mai stata una trasparenza: il riserbo sull’uso degli aerei è storicamente impenetrabile. E i nostri studi, come Icsa, sono sempre stati complessi. Purtroppo nascondersi dietro alle ragioni di sicurezza non basta. Non ci sono le ragioni di sicurezza che tutti vanno in giro a sbandierare, e non sono io a dirlo, ma i rapporti che i nostri servizi segreti consegnano al governo e alle autorità  competenti ogni sei mesi”.
Seimila ore di volo vuol dire un costo che si aggira attorno ai 50 milioni di euro ogni anno, e solo un quarto viene pagato dalla presidenza del Consiglio all’Aeronautica nei tempi stabiliti.
“Nel 2012”, spiega ancora Tricarico, “l’Aeronautica vantava un credito di 250 milioni di euro e con il tempo lo Stato ha iniziato a pagare, ma sono soldi sottratti alle ragioni per le quali l’Aeronautica è nata: un obiettivo di difesa e non gestire i voli di Stato”.     Il servizio è gestito da anni attraverso la Presidenza del Consiglio dei ministri. L’hangar di Ciampino del 31esimo stormo, il reparto dell’Aeronautica che mantiene e fa volare gli aerei blu, si è allargato per far fronte “all’andamento crescente delle richieste”.
Il risultato è una bella flotta vip a disposizione di Palazzo Chigi: otto velivoli ad ala fissa e due elicotteri, cui si aggiungono due jet in pool appartenenti all’amministrazione Difesa.
Tre Airbus (1 da 48 posti e 2 da 36), sette Falcon (da 9, 12 e 16 posti), due elicotteri Agusta AW 139.
Tutti moderni, con allestimenti di lusso, televisori al plasma, poltrone in pelle, tavoli in radica da lavoro, letti per il riposino, e toilette che non sono uguali a quelle degli aerei di linea.
Per le solite ragioni di sicurezza (ma su questo punto Tricarico è drastico: “Oggi al massimo i politici rischiano lancio di uova o pomodori”) non è possibile conoscere gli spostamenti del presidente del Consiglio, quello della Repubblica, del presidente della Corte costituzionale e quello di Camera e Senato, il ministro degli Interni, ma i voli restano, in teoria, grazie a un provvedimento firmato da Berlusconi dopo che sugli aerei erano stati fotografati olgettine e canzonettisti di corte, trasparenti.
E questo vuol dire che ogni tanto il sito della Presidenza del Consiglio pubblica, dopo un paio di mesi, il volo e le motivazioni.
Ma anche a leggere quello non ci sarebbero sempre particolari urgenze.
Sappiamo, per esempio, che il 12 gennaio il ministro Pier Carlo Padoan è volato a Strasburgo, ma poteva farlo con un volo di linea, e non sulla base di una concessione, ma perchè l’aereo di Stato è previsto per i luoghi che non vengono raggiunti dai collegamenti di linea.
Come il Roma-Londra sul quale è salito il ministro Paolo Gentiloni poche settimane fa, il 22 gennaio: il collegamento tra Fiumicino e la Capitale inglese è abbondantemente coperto.
Il 22 dicembre, sempre a Londra, è volato il sottosegretario Sandro Gozi.
Ampiamente coperta è anche la linea Roma-Washington dove a settembre si è recata il ministro della Sanità  Beatrice Lorenzin.

Emiliano Liuzzi
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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RENZICOTTERO: ORA L’AERONAUTICA DÀ LA CACCIA A CHI HA DIFFUSO I PIANI ENAV

Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile

IL PIANO DI VOLO HA INCASTRATO IL MEGALOMANE, INVECE CHE CHIEDERE SCUSA MANDA ISPEZIONE PER SCOVARE I “TRADITORI”

La caccia alle streghe è cominciata di prima mattina a Brindisi. Il giorno dopo l’atterraggio a Civitella Val di Chiana dell’elicottero con a bordo il premier, ormai da tutti soprannominato il ‘Renzicottero’, non è scattata l’autocritica.
Nessuna riflessione sull’uso e l’abuso dei voli di Stato bensì un’inchiesta per scovare e torchiare ben bene chi avrebbe avuto l’ardire di passare la notizia al Tg de La7. Lunedì mattina dopo l’atterraggio a causa del maltempo nel campo di calcio “Victoria Beauty Fitness Spa”, la notizia si era diffusa grazie a un tweet incauto del segretario provinciale del Pd Massimo Dindalini.
Poi c’era stata l’intervista a ‘Un giorno da pecora’ del titolare del bar vicino al campo e le polemiche del M5S.
Il servizio più informato era però quello di Flavia Filippi trasmesso lunedì sera dal Tg de La7, che ha pubblicato i piani di volo dell’elicottero del 31esimo stormo usato da Renzi.
Il servizio del Tg di Mentana ha fatto infuriare l’Aeronautica che ha spedito ieri un aereo in missione nell’aeroporto pugliese dal quale, secondo ‘l’accusa’ sarebbe uscito il piano di volo, che in realtà  è presente in tutti i terminali non solo a Brindisi ma in tutte le postazioni dell’Enav e dell’Aeronautica.
Basta leggerlo per capire la ragione di tanta irritazione.
Cosa ci dice il piano di volo del Renzicottero?
Matteo Renzi doveva essere in ufficio lunedì mattina alle nove come tanti italiani. Avrebbe potuto prendere il Freccia Rossa delle 6 e 50 oppure delle 7 e 38.
In treno sarebbe arrivato a Palazzo Chigi al massimo alle 8 e 50, con sveglia presto, o alle 9 e 25, prendendosela più comoda.
Invece il presidente del Consiglio ha preferito l’elicottero.
Il volo vip è sempre piaciuto a Renzi. Quando era sindaco volava in business e faceva infuriare l’opposizione.
Quando doveva andare ospite alle Invasioni Barbariche, una volta il suo collaboratore e amico Andrea Bacci fu intercettato mentre chiedeva (senza ottenerlo anche allora per la pioggia) l’elicottero al costruttore Riccardo Fusi.
Da premier fa fermare l’aereo presidenziale di ritorno dall’Albania per caricare la famiglia a Firenze e andare a sciare a Courmayeur.
Non ci si può sorprendere se, a differenza di Mattarella, preferisce al Freccia Rossa un bell’elicottero vip che vola solo per lui sulla rotta Bagno a Ripoli-Caserma Macao, più vicina al centro di Roma del vile Ciampino.
Renzi non gradisce mischiarsi alla calca del Firenze-Roma.
Il piano di volo ‘incriminato’ dell’Agusta A 139 del 31esimo stormo ci dice che un equipaggio è stato costretto a decollare da Ciampino alle 15 e 33 di domenica primo marzo per atterrare a Firenze Peretola alle 16 e 35.
L’elicottero impiega solo mezz’ora meno del treno ma ferma dove fa comodo a Renzi. Infatti quella sera non si è fermato a Peretola che dista 38 chilometri da Pontassieve ma è andato a Bagno a Ripoli, che dista soli 12 km dal paesello di Renzi.
Così, per esigenze di sicurezza ma anche perchè volare è bello e dormire una ventina di minuti di più non fa male, l’Aeronautica ha ordinato ai piloti il decollo la domenica sera alle 16 e 59 per un volo di 4 minuti da Peretola a Bagno a Ripoli.
Di più non potevano fare: il giardino del villino di Renzi non è abbastanza grande per l’atterraggio.
Alle 7 e 37 del lunedì mattina, proprio mentre il Freccia Rossa lasciava Santa Maria Novella, Renzi con il fido sottosegretario Luca Lotti decollava.
La piccola rivincita dei comuni mortali arrivava mezzora dopo: mentre loro leggevano comodamente il giornale sul treno che fendeva lapioggia, Renzi ballava nelle nuvole. A volte il meteo riesce dove le circolari di Monti e Letta falliscono.
Così l’elicottero è stato costretto all’atterraggio dopo 38 minuti di volo e Renzi con i suoi è dovuto tornare sulla vile terra.
Una più volgare auto blu li ha portati finalmente a Roma in tarda mattinata mentre i possibili compagni di viaggio del Freccia Rossa, snobbati dal premier, erano già  al lavoro da un po’.
L’elicottero a quel punto è ridecollato da Badia al Pino, sempre a spese dei contribuenti, alle 10 e 18 con a bordo due tecnici oltre ai due piloti alla volta di Ciampino.
Basta leggere il piano di volo per capire perchè Renzi non dovrebbe avere gradito molto la sua pubblicazione: è la foto impietosa di una mattinata al confine tra La Casta e Fantozzi.
Così ieri mattina la macchia da lavare non era il volo ma il piano.
Un Piaggio 190 dell’aeronautica Militare è decollato di prima mattina alla volta di Brindisi con una missione: scovare chi aveva passato il piano di volo al Tg 7.
Un colonnello e i suoi collaboratori hanno messo sotto torchio gli operatori sospettati perchè una schermata mostrata dal Tg portava una sigla brindisina.
Ovviamente a pagare anche questa seconda missione saranno i contribuenti che non avrebbero tirato fuori un euro (nè per l’elicottero di domenica nè per l’aereo decollato ieri per Brindisi) se Renzi avesse accettato di dormire venti minuti di meno e di viaggiare un’ora e mezza come un cittadino qualunque o come un tal Sergio Mattarella.

Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)

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