Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
NON DISPIACEREBBE OSTELLINO, NESSUN VETO SU MANSI E SORGI
È una “rosa” di nomi la condizione posta da Silvio Berlusconi sulla presidenza Rai per “chiudere”: “L’altra volta — è il ragionamento fatto ai suoi — noi indicammo Garimberti ed avevamo la maggioranza. Ora ci aspettiamo un atto di eguale fair play”. Soprattutto adesso che, dopo l’incontro di qualche giorno fa a palazzo Chigi, il nome di Campo Dall’Orto per la direzione sembra “blindato”, anche se circola ancora il nome di Andrea Scrosati, responsabile dei contenuti non sportivi di Sky.
Su Campo Dall’Orto arrivano conferme da fonti autorevoli del governo: “Per carità — spiegano — il premier ci ha abituato alle renzate, con la trovata dell’ultimo momento. Ma Campo Dall’Orto corrisponde davvero a tutti i criteri che ha identificato: è un esterno e gli funziona come narrazione, ha lavorato in un grande gruppo internazionale come Mtv, è insomma un interprete del tempo che cambia”.
A ciò si aggiunge il requisito della “assoluta fiducia”.
Ecco perchè dietro le due paroline “fair” e “play” che Silvio Berlusconi consegna ai suoi, si registra invece tutta la sfiducia accumulata verso Renzi.
E verso le modalità usate dal premier nelle sue trattative, come ai tempi presidenza della Repubblica, quando su “Amato era chiusa” e poi il premier cambiò schema.
Ed è proprio per evitare il bis dello “schema Mattarella” sulla Rai che Silvio Berlusconi ha convocato a cena a palazzo Grazioli tutto lo Stato maggiore del suo partito, a partire da Romani, Brunetta e Gasparri, il suo attacco a tre punte sul dossier. Perchè nulla è davvero escluso.
In Vigilanza c’è stato un riequilibrio, con l’attribuzione di un posto al gruppo di Fitto e a Gal, con Forza Italia e Grillo che perdono un parlamentare.
Ma i voti di Berlusconi restano necessari per raggiungere la maggioranza di due terzi che occorre a eleggere il presidente, anche se Renzi può contare sul soccorso di un paio di verdiniani.
E dunque, prosegue il ragionamento berlusconiano, non c’è fretta. Una volta che sono stati indicati i nomi per il cda, sulla presidenza “è Renzi che ha un problema di tempi, non noi”.
Al punto che in giornata non è stato escluso a Grazioli un rinvio del dossier a settembre. Anche se non è questa la “best option” nè dell’ex premier nè tantomeno di Renzi, il quale metterà la testa sulla presidenza di ritorno dal Giappone.
E in attesa di un accordo sul metodo, ovvero sulla rosa, è già iniziato il gioco dei primi petali.
Per cui i berlusconiani fanno circolare il nome di Ostellino, con l’obiettivo di far cadere quelli di area Corriere come Paolo Mieli e Giulio Anselmi.
Mentre non si registrano veti, nelle caselle degli ex direttori, su Marcello Sorgi.
Resta in campo, tra i nomi graditi al premier Antonella Mansi, ex presidente della fondazione Mps.
Per competenza, ma anche per genere. Perchè il premier vorrebbe tenere una donna al vertice di viale Mazzini, per un fatto di immagine e, come ama ripetere, di narrazione.
Prima, però il metodo. Un azzurro con in mano il dossier dice: “Correttezza vorrebbe che noi facessimo la rosa, e Renzi scegliesse all’interno della rosa. Oppure Renzi fa la rosa, e noi scegliamo. Certo non ci può mettere di fronte al prendere o lasciare, perchè ha bisogno di 27 sul presidente e senza un accordo bloccato non passa”.
Nell’attesa del ritorno del premier dal Giappone, ogni partito si è dunque concentrato sui suoi consiglieri.
Tra gli azzurri avanza il nome dell’uscente Pilati e di Rubens Esposito, ex direttore Affari legali Rai.
Mentre tra i dem, dopo la riunione con la Boschi, è stato dato mandato ai capigruppo di lavorare per una rosa condivisa dei tre Pd.
La ripartizione correntizia è questa: due in quota maggioranza del partito, di cui uno dovrebbe essere Rizzo Nervo, uno alla minoranza (Stefano Balassone o Giulietti). Nuova riunione martedì mattina.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
RISCHIAMO DI PERDERE 12 MILIARDI… BOCCONI: “NESSUN CONTROLLO”
Da una parte i numeri dell’Istat raccontano una penisola in cui la disoccupazione resta inchiodata al
12,7 per cento e dove quasi un giovane su due è senza lavoro.
Dall’altra i soldi per far ripartire l’economia che già ci sono non vengono spesi, o sono investiti male.
È il caso dei fondi europei. Un fiume di denaro che rischiamo di perdere o di impiegare in progetti senza controllo.
A cominciare dai fondi strutturali 2007-2013: mentre Svimez dipinge un Sud desertificato e a rischio di sottosviluppo permanente, da una stima effettuata a luglio risulta che 12,3 miliardi giacciono inutilizzati, e in caso di mancato impiego entro fine anno c’è la prospettiva che vengano persi.
Un allarme in proposito è stato lanciato qualche giorno fa da Roberto Speranza, deputato della minoranza Pd, che in un’interrogazione ha sottolineato come «la spesa dei fondi europei, che doveva subire un’accelerazione, sia ancora ferma».
Non è una storia nuova.
In Irlanda esistono le italian highways, le strade realizzate con il denaro che sarebbe spettato a noi, se fossimo stati capaci di utilizzarlo.
«In Spagna», commenta Emanuele Felice, docente di Storia economica a Barcellona, «sono stati utilizzati per ferrovie, strade e per ristrutturare centri storici come Siviglia. L’errore è di distribuirli a pioggia e lentamente. Le nostre grandi infrastrutture richiedono un tempo medio di undici anni al Sud e di nove al Centro-Nord per essere realizzate. Troppo».
Certo, per far ripartire il Mezzogiorno servirebbero le zone economiche speciali, ci vorrebbe una semplificazione delle procedure.
Ma intanto si potrebbe iniziare da quel che c’è. Se fossimo capaci di farlo fruttare. Filippo Teoldi è un ricercatore dell’università Bocconi, che insieme con Roberto Perotti, ordinario nello stesso ateneo, ha condotto lo studio «Il disastro dei fondi strutturali europei».
I finanziamenti sono di due tipi: il fondo sociale europeo, che si occupa di formazione, e il fondo europeo per lo sviluppo regionale, con sussidi per le imprese e le infrastrutture.
«Non esiste alcun approccio scientifico alla misurazione dell’efficacia dei finanziamenti», afferma Teoldi.
Come spiega la ricerca, i finanziamenti arrivano attraverso lo Stato, ma a spendere sono le regioni, che hanno «pochissimi incentivi ad assicurarsi che questi progetti funzionino effettivamente».
Esistono in realtà delle valutazioni ma, come raccontano i due economisti, servono «solo a mantenere un sottobosco nel sottobosco, quello dei centri studi».
E ancora: «Nessuno tenta di valutare i costi e i benefici per la collettività », e in realtà «non abbiamo idea nè dei costi nè degli effetti di questi progetti». Non importa. All’arrembaggio, bisogna spendere.
Il 27 luglio la regione Sicilia si è scoperta a corto di funzionari per far partire i progetti residui: i dipartimenti di pesca, attività produttive e servizi di pubblica utilità hanno chiesto altre 73 persone, nonostante l’ente abbia un organico certificato dalla corte dei Conti di 19.928 unità .
E lo stesso schema rischia di ripetersi per la nuova tranche di fondi, la 2014-2020.
«Il governo Letta aveva costituito un’agenzia per centralizzare il controllo», ricorda Felice, «ma se ne sono perse le tracce».
La struttura fu voluta dall’allora ministro per la Coesione territoriale C arlo Trigilia, venne istituita da una legge dell’ottobre 2013.
Ma, malgrado sia stato scelto il direttore, Maria Ludovica Agrò, e individuati numerosi funzionari, due anni dopo è ancora al palo.
Forse sarà pienamente operativa a giugno 2016. Dovrebbe esistere almeno un sito internet, www.dps.gov.it. Ma, indovinate?
Neppure quello funziona.
Massimo Russo
(da “La Stampa”)
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
LA MERMEC DI MONOPOLI HA FIRMATO UN ACCORDO CON LE FERROVIE GIAPPONESI: TECNOLOGIA ITALIANA PER GLI “SKINKANSEN”
La stessa metropoli californiana, nonostante l’asse di ferro tra un’impresa americana e una tedesca, pare decisa ad affidare la propria rete underground a lui, lo spilungone di Monopoli padrone della MerMec.
Che già si è guadagnato la fiducia di decine di metropolitane del pianeta, comprese appunto la più antica (Londra: 1863) e la più estesa (Seul: 537 chilometri).
«E il bello è che avevamo presentato l’offerta più alta».
Come mai tanta buona sorte?
È l’unico al mondo, dice, in grado di costruire «automotrici diagnostiche» capaci di monitorare le condizioni di una linea ferroviaria o metropolitana ad altissima velocità : «Fino a qualche anno fa i controlli dei binari o dello spessore della “catenaria”, il cavo elettrico che alimenta il treno dall’alto, andavano fatti manualmente. Ogni tot metri gli operai sul carrellino si fermavano ed esaminavano le rotaie o salivano sulle autoscale per misurare lo spessore del cavo col calibro. Costi e tempi abnormi. Noi siamo riusciti via via a mettere a punto locomotive che viaggiando, come è successo in Cina, a 382 chilometri l’ora, riescono a scoprire sui binari micro-fratture di mezzo millimetro o a misurare i cavi elettrici con una approssimazione di un decimo di millimetro».
Prova provata che anche nel Sud e perfino in questi anni nerissimi e segnati da grida d’allarme come quelle lanciate l’altro giorno da Svimez, c’è chi investendo su innovazione, giovani, ricerca, non solo ha tenuto botta ma anzi è cresciuto.
Conquistando uno sull’altro nuovi paesi.
Saliti ormai a 54. Al punto che dal 2008, anno d’inizio della crisi, il fatturato è andato su, su, su.
Tagliando e delocalizzando e sfruttando disperati rastrellati dai caporali? No. Investendo sui cervelli.
In un Paese come il nostro, che spende nella ricerca (non militare) solo l’1,3% del Pil cioè la metà della media Ocse (2,4%) e un terzo di quanto impiegano Israele, Corea o Finlandia, la MerMec investe nella «R&S» (ricerche e sviluppo) il 12% del fatturato.
E su un migliaio di dipendenti complessivi quattro su cinque sono laureati, con un affollamento di ingegneri. Seicento: «Per star due anni davanti agli altri».
Età media appena sopra la trentina. «E pensare che una volta il più giovane ero io…», ammicca Pertosa.
Alto alto, magro magro e con una risata alla Fernandel, voleva fare il medico missionario sulle orme di Schweitzer. Bene, disse papà Angelo, «ma l’estate in fabbrica».
Cominciò alle superiori: «Primo anno magazziniere, secondo anno saldatore, terzo anno tornitore… Dovesse andarmi male un mestiere ce l’ho».
Costretto a lasciar perdere l’università («un felice infortunio: fidanzamento, matrimonio e battesimo del primo figlio in tre mesi»), Vito partì con il padre da una macchina che coglieva l’uva dalle vigne: Bacco.
Finchè, vinta una gara d’appalto delle ferrovie pugliesi, si ingegnarono a costruire piccole gru per spostare casse.
«Andava bene. Il problema era farsi pagare. Qui al Sud, soprattutto. A me toccava andare a recuperare, con i carabinieri, i macchinari non pagati…»
Imboccata la strada «dell’applicazione dell’elettronica, dell’optoelettronica e della sensoristica ai sistemi di monitoraggio», la prima commessa grossa arrivò dalla Norvegia. « Bisognava sottoporre i materiali ad un delta termico molto elevato. Qui a Monopoli la neve non sappiamo manco cosa sia!», raccontò in un’intervista, «Ci chiedevano dove avevamo la sede e noi:“near the sea, in front of Albania!”». Vicino al mare, di fronte all’Albania.
Immaginatevi i norvegesi. Sbarcarono a Bari e si accorsero che la linea ferroviaria aveva un binario unico.
L’avventura poteva finire lì, se le tecnologie MerMec «non fossero state davvero le migliori».
Poco più di due decenni dopo Vito Pertosa, subentrato al padre quando aveva solo 28 anni, è a capo di un piccolo colosso centrato sull’innovazione.
Dopo i macchinari capaci di monitorare a velocità altissime le condizioni dei binari, l’imprenditore a cui Renzi aveva anche pensato («ma per carità !») come governatore dopo Vendola, ha preso il volo.
In senso letterale. Prima ha fortissimamente creduto in due ragazzi poco più che ventenni, Luciano Belviso e Angelo Petrosillo, che volevano metter su un’impresa che facesse «gli aerei ultraleggeri più avveniristici del mondo» ed erano stati sbeffeggiati («Quanti anni avete? Gli aerei? Per favore!») da 42 banche.
Scommessa vinta: due anni e la Blackshape era già leader mondiale nei velivoli biposto in fibra di carbonio.
Poi si è spostato sullo spazio: «Siamo già presenti in venti missioni spaziali. E l’anno prossimo mandiamo su i primi satelliti nostri. I primi totalmente italiani. Satelliti anche dieci volte più piccoli dei soliti. Google vuole lanciarne mille, di questi mini-satelliti e vorrebbe i nostri motori elettrici ad alimentazione solare. Li facciamo in due, al mondo. Ma i nostri…» Non lo dica: sono meglio.
Ride: «Bravo. È proprio così».
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
“PARLARE DEI PROBLEMI DEL SUD NON E’ UN PIAGNISTEO”
Roberto Saviano a muso duro contro il premier Matteo Renzi. 
Lo scrittore e giornalista ritorna sul suo confronto con il presidente del Consiglio e lo fa attraverso un tweet: “Mi addolora che raccontare la tragica situazione del Sud Italia sia così facilmente definito ‘piagnisteo'”.
Il riferimento è alle parole usate dal premier Renzi durante la sua visita in Giappone. Dopo i dati Svimez che hanno descritto un quadro a dir poco desolante della situazione economica, sociale e demografica del Meridione, Saviano ha scritto una lettera pubblicata su Repubblica per chiedere l’intervento del Governo, criticandone l’operato: “Per il Sud Renzi non ha fatto nulla, lo ammetta”, aveva scritto Saviano.
Dopo una telefonata tra il presidente Pd Orfini e il segretario Renzi è stata convocata una direzione del Partito Democratico sul tema del Mezzogiorno per il 7 agosto alle 15 al Nazareno.
Un gesto che sembrava indicare la volontà del partito di maggioranza di correre ai ripari. Ma poi le parole del premier da Tokyo hanno fatto capire quale fosse l’approccio di Renzi alla questione Sud: “Sul Sud basta piagnistei: rimbocchiamoci le maniche. L’Italia, lo dicono i dati, è ripartita. E’ vero che il Sud cresce di meno e sicuramente il governo deve fare di più ma basta piangersi addosso”, ha detto il premier Matteo Renzi, parlando a Tokyo.
Ma Saviano non ci sta.
(da “Huffingtonpost“)
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
RIPRENDONO I LAVORI SULLA FERROVIA INCOMPLETA: SARA’ PRONTA DUE ANNI DOPO LA CHIUSURA DI EXPO’
Una figuraccia internazionale, una situazione drammatica.
Così i sindaci di Arcisate e Induno Olona, in provincia di Varese, descrivono il cantiere della linea ferroviaria Arcisate — Stabio.
Il tratto doveva essere pronto per Expo e ora, se tutto va bene, sarà attivo dal dicembre 2017, quando i cancelli di Rho saranno chiusi da oltre due anni.
Adesso i lavori sono ripartiti e il ministro dei Trasporti Graziano Delrio è andato in visita ai cantieri per verificare lo stato dell’arte, raccogliendo l’amarezza degli amministratori locali.
Anche perchè, nonostante la ripresa delle operazioni, è ormai sfumato il progetto di avvicinare i visitatori svizzeri allo scalo di Malpensa durante l’esposizione universale.
I cantieri sono stati inaugurati il 24 luglio 2009, ma i lavori sono stati sospesi più volte a causa della scoperta di arsenico nelle rocce oggetto di scavo.
Dopo mesi di stop, le operazioni sono finalmente riprese solo da luglio.
Intanto, la commessa è passata dalla ditta Ics di Claudio Salini alla romana Salcef.
E mentre in Italia, per completare neanche quattro chilometri di ferrovia, ci impiegheremo otto anni, in Svizzera i lavori sono già terminati.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
SUL WEB PIOVONO COMMENTI IRONICI SU DAVIDE CRIPPA
“Oggi pomeriggio dovevo partecipare al torneo beach waterpolo ad arona, ma qualche genio del Pd
ha deciso che questa sera alle 19 si doveva votare in commissione”.
E’ bufera sul deputato cinque stelle Davide Crippa che domenica pomeriggio ha affidato alla sua bacheca Facebook questo sfogo contro l’improvvisa convocazione alla Camera dei deputati.
Uno sfogo quantomeno improvvido, che gli ha attirato contro le critiche di avversari politici e simpatizzanti.
Ma Crippa non arretra e stamattina ribadisce: “Se non volete comprendere proseguite pure. Io intendevo che anzichè lavorare la domenica potevamo farlo in maniera seria durante la settimana e non di notte al buio”.
Il deputato M5S Davide Crippa su Fb ha scritto questo post ieri sera: “Oggi pomeriggio dovevo partecipare al torneo beach waterpolo ad Arona. Ma qualche genio del Pd – si è lamentato ‘postando’ anche la foto di un molo dove probabilmente si è tenuto il torneo beach di waterpolo – ha deciso che questa sera alle 19 si doveva votare in commissione attività produttive e finanze per il ddl concorrenza. Visto che tanto non ci avete accolto nulla sulle questioni energetiche – ha proseguito – preparate i saccapeli, stasera in commissione si farà tardi”.
La reazione del Pd non si fa attendere e Francesco Nicodemo, dello staff comunicazione del Pd, ironizza riprendendo le parole scritte da Crippa: “Ma come vi viene in mente di mettere in questi giorni le riunioni di commissione, piddini, siete la Kasta, vergogna! Io sono un onorevole cittadino e quindi non posso perdere il torneo di Beach Waterpolo. Questi sono i pentastellati – attacca Nicodemo – si occupano della polvere sui piedini di un bambino, asfaltano una trazzera in Sicilia che non può praticamente essere percorsa, si lamentano se devono saltare un torneo da spiaggia per lavorare. Non c’è alternativa al futuro, come vi diciamo da un anno e mezzo”.
Anche la Rete non risparmia Crippa e si lascia andare ai commenti tra l’ironia e lo scherno: ‘Altro epic fail comunicativo del M5S! Sembra di leggere un bambino che fa capricci’ scrive uno.
‘Mannaggia, e mo chi glielo dice agli amici del waterpolo? O-NE-STA’ O-NE-STA’ (ma solo da settembre a giugno, chè poi scattano le ferie)’ aggiunge un altro.
E ancora: ‘Meglio un torneo di beach waterloo che lavorare in parlamento vero?’; oppure ‘Povera stellina ti tocca lavorare anche il 3 agosto. Questi del PD sono proprio cattivi’. E c’è chi punta il dito anche sull’uso della lingua italiana: ‘Genio, saccapeli non esiste in italiano! PS Il 3 agosto, lunedi’, siamo ancora in molti a lavorare fino a tardi con 35 gradi all’ombra…’.
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
FENOMENO IN CRESCITA… I RISTORATORI: “IL FENOMENO C’E’, MA SIAMO IMPOTENTI”
C’è lo «scroccone» seriale, quello stagionale e ci sono quelli della «zingarata» di gruppo. Ricordate la scena cult del film I Laureati di Pieraccioni? Ecco.
Se fosse ancora in vita Cesare Lombroso, discusso fondatore dell’antropologia criminale, ne avrebbe individuato tre tipologie umane.
Tutte accomunate dalla capacità di cogliere l’attimo: scappare quando devono pagare il conto, abbandonando il ristorante o il bar dove hanno consumato.
«Il vero dramma è che abbiamo strumenti limitati per intervenire», denuncia Marcello Fiore, il direttore della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe), organizzazione che raggruppa 150 mila aziende, dal barista sotto casa agli autogrill autostradali.
Gli «stagionali»
Il reato ci sarebbe anche. Si chiama insolvenza fraudolenta. Ma a mancare sono le querele. Di recente è successo a Salerno. Nota pizzeria di via Roma: si presentano due coppie di giovani, mangiano e poi si danno alla fuga. Quattro «stagionali» che sfruttavano un lungo weekend di ferie. «Non erano del posto, altrimenti li avrei riconosciuti», racconta il gestore che poi ha preferito lasciar stare. «Non avevo tempo da perdere con le denunce», dice amaro.
Anche se li avesse colti in flagrante avrebbe potuto poco. «Non è possibile trattenere il cliente contro la sua volontà perchè si andrebbe incontro al reato di sequestro di persona. Bisogna aspettare le forze dell’ordine», spiega dagli uffici romani della Fipe lo stesso Fiore. Il ristoratore, d’altronde, non può procedere nemmeno all’identificazione di chi non paga, cosa che spetta al pubblico ufficiale.
Tra fughe e cerimonie
Con le comitive sono dolori. Lo sa bene il titolare di un ristorante di Moiacco, provincia di Udine: «Erano una cinquantina di persone. Alla cassa sono venuti in sette ma appena ho comunicato il conto (2500 euro, la metà in consumazioni alcoliche, ndr) si sono dileguati: ho provato a rincorrerli in auto, ma niente».
Svaniti nel nulla, hanno poi confessato la «cara» bravata qualche giorno dopo.
Stessa sorte, e conto più salato – sui tremila euro – per un ristoratore perugino beffato da un cinquantenne che ha organizzato la comunione di una ragazzina. «Sessanta persone si sono volatilizzate in un attimo», dice il ristoratore che, raccontando i dettagli, parla di una fuga da «organizzazione militare».
Gli scrocconi seriali
C’è anche chi, moderno Totò, ha fatto delle truffe una professione: è il caso di un signore sulla cinquantina, attivo sul litorale della laguna veneziana. «Media statura, modi e vestiti distinti, discorsi forbiti: un insospettabile», l’identikit fatto dagli operatori della zona. Dopo aver pranzato, ha chiesto di pagare in un conto unico prenotando un tavolo per la sera ma non si è presentato.
Numerosi, circa il 40% dei casi, quelli che sfruttano la legge che tutela i non fumatori: «Esco per una sigaretta», dicono. E poi, chi li prende? Se c’è il buffet diventa ancora più dura. Tra le vie amate da Alda Merini, nei Navigli milanesi, si aggira una giovane ragazza assetata.
«Passa, vede un bicchiere pieno sopra al tavolo, lo prende e scappa», denunciano i ristoratori. «Ma cosa possiamo fare? – si chiedono – Denunciarla per poi non ottenere nulla? Rischiare una rissa? Rovinare il pranzo o la cena ai clienti che pagano? Lasciamo perdere e guardiamo oltre».
Come difendersi
Capita che dietro a uno scroccone, specie se seriale, si nasconda un nullatenente. «Procedere a un pignoramento o fargli una multa diventa allora impossibile», spiega Matteo Musacci, 28enne e rappresentante dei pubblici esercizi della Fipe giovani a livello nazionale.
Nei suoi locali in centro a Ferrara (un ristorante e un cocktail-bar) adotta una doppia tecnica. «La sensibilizzazione del personale e la digitalizzazione».
E spiega: «Mi appoggio a un software che mi permette di tenere sotto controllo i tavoli, anche quelli più lontani dalla cassa». Ma ammette: «Ogni settimana calcolo già che il 3-5% delle entrate è perso».
Scomparso nel nulla. Come i moderni «scrocconi».
Davide Lessi
(da “La Stampa”)
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
COME NEL 1966, LA CITTA’ SI RITROVA A FARE I CONTI CON PALE E STIVALI
Sembra quasi che la storia abbia deciso di ripetersi. 
Che si sia ripresentata la stessa situazione in maniera appena diversa, con gli angeli del fango del 1966 che tornano in soccorso di Firenze in forma un po’ differente: come allora i danni sono ingenti, come allora sono i volontari che stanno dando la svolta ai lavori di recupero del territorio.
Sono in tanti ad aiutare i Vigili del fuoco e le guardie forestali per liberare la città : “In Lungarno Aldo Moro a darci una mano anche due squadre di migranti che ci aiutano a pulire le strade e i marciapiedi”, scrive lunedì mattina su Twitter il sindaco di Firenze Dario Nardella, impegnato in un giro di sopralluoghi in città per controllare i lavori di ripristino e rimozione dei detriti dovuti al nubifragio che si è abbattuto nei giorni scorsi sul capoluogo toscano.
“La macchina dell’emergenza – ha sottolineato Nardella – ha lavorato tutta la domenica ed è ancora al massimo. Ad ora sono ripristinate tutte le reti idriche elettriche e dell’illuminazione. Ringrazio anche il Corpo forestale che da stamani è in azione con la Protezione civile e i Vigili del fuoco per liberare Lungarno Colombo, ultimo tratto della viabilità bloccato. Entro stasera partiranno le informazioni per acquisire le segnalazioni dei privati sui danni subiti.”
Nella notte tra l’1 e il 2 agosto in 45 minuti sono caduti sulla città 45 mm di pioggia e 60mila fulmini, sono stati oltre 300 gli alberi abbattuti.
Sono tantissimi i cittadini che hanno subito disagi e ancora attendono l’intervento dei Vigili del fuoco. Intanto il Presidente della regione Toscana Enrico Rossi ha proceduto con la dichiarazione dello stato di calamità per Firenze, mantenendosi in stretto contatto con palazzo Chigi al fine di ottenere in tempi rapidi i finanziamenti per riparare i danni al più presto.
“Ormai nessuno può negare l’esistenza dei cambiamenti climatici causati dalle emissioni di gas serra e i danni che questo provoca soprattutto nei paesi più poveri e svantaggiati, ma anche in Europa. Da noi, in Italia e in Toscana, si assiste ad un susseguirsi di eventi meteorologici fino a poco tempo fa straordinari e ora usuali: nubifragi intensi, venti fortissimi e temperature elevatissime. Le conseguenze sono distruttive e i cittadini restano sgomenti, impauriti e pieni di rancore verso le istituzioni”, ha scritto il presidente della regione su Facebook, commentando i danni provocati dalla tromba d’aria che si è abbattuta su capoluogo.
Intanto, tutte le forze disponibili del comune sono impegnate per concludere i lavori di rimozione dei detriti.
Fondamentale per ristabilire la normalità in città nelle ultime ore il contributo dei volontari: oltre al gruppo di migranti impegnato sul Lungarno Aldo Moro, Nardella ha anche annunciato che gli Angeli del Bello, gruppo di volontariato urbano per la cura e il decoro della città , hanno dato il via a una raccolta di fondi per nuove piante al parco dell’Albereta, uno dei punti di Firenze maggiormente danneggiati dal maltempo, con un alto numero di alberi abbattuti dal vento.
(da “Huffingtonpost“)
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Agosto 3rd, 2015 Riccardo Fucile
“TROPPE SCELTE DI GOVERNO MAI DISCUSSE: SCUOLA, JOBS ACT, RIFORMA DEL SENATO”…. “MODIFICAZIONE GENETICA DEL PARTITO, LONTANO DALLE SUE RAGIONI FONDATIVE”
“Non sento più mio il Partito Democrtico”. Per questo motivo Annarita Lemma si è dimessa dalla presidenza Pd della regione Puglia.
Lemma ha spiegato così le ragioni: “E’ un partito che ha mutato la propria pelle“. L’ex coordinatrice sottolinea di “dissentire su troppe scelte di governo mai discusse con i dirigenti territoriali: scuola, jobs act, riforma del Senato, legge elettorale”.
Ma la goccia a far traboccare il vaso è stata il caso Azzollini, senatore di Ncd accusato di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere nell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza.
Palazzo Madama, coi voti anche dei dem ha infatti respinto la richiesta d’arresto avanzata dalla procura di Trani: un fatto che secondo l’insegnante dimostra come “la modificazione genetica del Pd è ormai conclamata: io penso che non ci siano più anticorpi sufficienti per riportare il partito alle sue ragioni fondative”.
E l’ex presidente Pd non ha risparmiato critiche anche sull’ipotesi di nuovi accordi di Governo con l’ex Coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini: “Si tratta di una maggioranza parlamentare che vede il Pd sempre più garantito da componenti di centrodestra organiche o in puntuale sostegno all’azione legislativa di un governo nato in barba a qualsiasi minima regola di rappresentanza democratica”.
Mentre sulle “scelte locali”, Lemma ha stigmatizzato “il caso Ilva“, definendolo “una vicenda gestita in modo incoerente, conflittuale e verticistico“.
Per lo stabilimento da consigliera regionale era stata prima firmataria di una proposta di legge sull’endometriosi dopo la proposta giunta proprio dalle donne tarantine di Taranto Lider.
La proposta, la seconda in Italia dopo il Friuli, venne approvata dal consiglio pugliese nel 2014 con il voto bipartisan.
La scelta dell’insegnante è giunta anche dopo le ultime elezioni regionali in Puglia, in cui non è stata rieletta consigliere regionale.
Secondo Lemma, “vissute in un contesto Pd ostile: i circoli territoriali mi hanno ostacolata impedendomi di incontrare tesserati ed attivisti, forse perchè in molti casi inesistenti. Ho sempre pensato che le battaglie andassero condotte dall’interno”, ha aggiunto la presidente, ma “forse in questo Pd illudersi è stato un errore“.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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