SILVIO VUOLE UNA ROSA PER LA RAI: LE CONDIZIONI PER UN ACCORDO CON RENZI
NON DISPIACEREBBE OSTELLINO, NESSUN VETO SU MANSI E SORGI
È una “rosa” di nomi la condizione posta da Silvio Berlusconi sulla presidenza Rai per “chiudere”: “L’altra volta — è il ragionamento fatto ai suoi — noi indicammo Garimberti ed avevamo la maggioranza. Ora ci aspettiamo un atto di eguale fair play”. Soprattutto adesso che, dopo l’incontro di qualche giorno fa a palazzo Chigi, il nome di Campo Dall’Orto per la direzione sembra “blindato”, anche se circola ancora il nome di Andrea Scrosati, responsabile dei contenuti non sportivi di Sky.
Su Campo Dall’Orto arrivano conferme da fonti autorevoli del governo: “Per carità — spiegano — il premier ci ha abituato alle renzate, con la trovata dell’ultimo momento. Ma Campo Dall’Orto corrisponde davvero a tutti i criteri che ha identificato: è un esterno e gli funziona come narrazione, ha lavorato in un grande gruppo internazionale come Mtv, è insomma un interprete del tempo che cambia”.
A ciò si aggiunge il requisito della “assoluta fiducia”.
Ecco perchè dietro le due paroline “fair” e “play” che Silvio Berlusconi consegna ai suoi, si registra invece tutta la sfiducia accumulata verso Renzi.
E verso le modalità usate dal premier nelle sue trattative, come ai tempi presidenza della Repubblica, quando su “Amato era chiusa” e poi il premier cambiò schema.
Ed è proprio per evitare il bis dello “schema Mattarella” sulla Rai che Silvio Berlusconi ha convocato a cena a palazzo Grazioli tutto lo Stato maggiore del suo partito, a partire da Romani, Brunetta e Gasparri, il suo attacco a tre punte sul dossier. Perchè nulla è davvero escluso.
In Vigilanza c’è stato un riequilibrio, con l’attribuzione di un posto al gruppo di Fitto e a Gal, con Forza Italia e Grillo che perdono un parlamentare.
Ma i voti di Berlusconi restano necessari per raggiungere la maggioranza di due terzi che occorre a eleggere il presidente, anche se Renzi può contare sul soccorso di un paio di verdiniani.
E dunque, prosegue il ragionamento berlusconiano, non c’è fretta. Una volta che sono stati indicati i nomi per il cda, sulla presidenza “è Renzi che ha un problema di tempi, non noi”.
Al punto che in giornata non è stato escluso a Grazioli un rinvio del dossier a settembre. Anche se non è questa la “best option” nè dell’ex premier nè tantomeno di Renzi, il quale metterà la testa sulla presidenza di ritorno dal Giappone.
E in attesa di un accordo sul metodo, ovvero sulla rosa, è già iniziato il gioco dei primi petali.
Per cui i berlusconiani fanno circolare il nome di Ostellino, con l’obiettivo di far cadere quelli di area Corriere come Paolo Mieli e Giulio Anselmi.
Mentre non si registrano veti, nelle caselle degli ex direttori, su Marcello Sorgi.
Resta in campo, tra i nomi graditi al premier Antonella Mansi, ex presidente della fondazione Mps.
Per competenza, ma anche per genere. Perchè il premier vorrebbe tenere una donna al vertice di viale Mazzini, per un fatto di immagine e, come ama ripetere, di narrazione.
Prima, però il metodo. Un azzurro con in mano il dossier dice: “Correttezza vorrebbe che noi facessimo la rosa, e Renzi scegliesse all’interno della rosa. Oppure Renzi fa la rosa, e noi scegliamo. Certo non ci può mettere di fronte al prendere o lasciare, perchè ha bisogno di 27 sul presidente e senza un accordo bloccato non passa”.
Nell’attesa del ritorno del premier dal Giappone, ogni partito si è dunque concentrato sui suoi consiglieri.
Tra gli azzurri avanza il nome dell’uscente Pilati e di Rubens Esposito, ex direttore Affari legali Rai.
Mentre tra i dem, dopo la riunione con la Boschi, è stato dato mandato ai capigruppo di lavorare per una rosa condivisa dei tre Pd.
La ripartizione correntizia è questa: due in quota maggioranza del partito, di cui uno dovrebbe essere Rizzo Nervo, uno alla minoranza (Stefano Balassone o Giulietti). Nuova riunione martedì mattina.
(da “Huffingtonpost”)
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