Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
PER I FUNZIONARI CANONI DA 360 EURO PER APPARTAMENTI DA 100 MQ
Sapete quanto costa abitare in via della Dataria, la salita in pieno centro di Roma che sbocca in
piazza del Quirinale?
Trecento sessanta euro al mese per un appartamento di cento metri quadri.
Non è però una “concessione” accessibile a tutti. Canoni così vantaggiosi se li può permettere solo il personale del Segretariato generale del Quirinale.
Durante la Presidenza Napolitano, quegli appartamenti erano gratuiti. Adesso con il nuovo inquilino al Colle, Sergio Mattarella, si è deciso a far pagare un canone mensile.
Ma perchè i funzionari hanno diritto a quelle case?
Per questioni di reperibilità : devono abitare vicino all’ufficio, proprio per quelle mansioni la cui “continuità di servizio è ritenuta strettamente necessaria per il buon andamento e l’efficienza dell’Amministrazione e per le quali le esigenze di reperibilità e di flessibilità nonchè di prolungamento della presenza in servizio oltre l’orario di lavoro assumano carattere di ordinarietà ”.
C’è scritto così nell’articolo 3 dell’ultimo decreto della Presidenza della Repubblica firmato prima della pausa estiva, il 6 agosto.
In altre parole dice che possono avere la “concessione” (non l’affitto, le parole sono importanti) dei preziosi immobili i funzionari del Quirinale, a prescindere che già abbiano o meno una casa a Roma, ma solo perchè devono essere sempre a portata di mano,anche oltre l’orario di ufficio. Il decreto diventerà esecutivo il primo settembre e poi si deciderà a chi destinare i 58 appartamenti.
Questi fanno parte dei Fabbricati di San Felice e di Martinucci, delle Scuderie da Tiro e del Palazzo Sant’Andrea.
Case che si trovano lungo la salita di Montecavallo e in via della Dataria, che si affacciano proprio nella stessa piazza del palazzo del Quirinale.
Oltre ai dipendenti del Segretariato generale, le case sono destinate, ma ad uso foresteria, anche“ai consiglieri del presidente della Repubblica, che svolgano attività di diretta collaborazione alle funzioni del presidente della Repubblica”.
In alcuni casi le unità immobiliari sono molto gradi. Come l’appartamento nella salita di Montecavallo di 191 metri quadri con 135 metri di terrazza. In questo caso, il funzionario pagherà 1.580 euro al mese.
Invece una casa di 222 metri quadri in via della Dataria costerà circa mille euro al mese.
Insomma, un affare considerando la posizione, la metratura e il fatto che appartamenti in pieno centro di Roma per gli affitti vengono valutati almeno 24 euro al metro quadro (per una spesa mensile, quindi, di almeno 2400 euro per un appartamento di cento mq).
A regolare il canone è l’articolo 8 del decreto che spiega: “L’ammontare del canone mensile di concessione è calcolato come segue: 3,6 euro al metro quadrato, per i primi cento metri quadrati; 5,4 euro al metro quadrato, per i metri quadrati eccedenti i primi cento”.
Inoltre gli assegnatari di alloggi possono “usufruire di un posto auto per il parcheggio di auto di proprietà di un componente del nucleo familiare convivente. Possono chiedere di usufruire di un secondo posto auto”.
Anche qui si va al risparmio: il secondo parcheggio verrà pagato 150 euro al mese.
“È una novità rispetto al passato — spiegano dal Quirinale — Finora le case veniva date gratuitamente. Si pagavano solo le bollette. Per noi è opportuno avere una serie di funzionari e operatori a portata di mano. Devono essere reperibili. Ora pagano anche un canone”.
Valeria Pacelli
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
TRA I NUOVI IMPRENDITORI PREVALGONO MAROCCHINI E ROMENI, MA IL VERO BOOM E’ DEI CINESI
Che gli immigrati siano una risorsa per il paese (e non solo un costo quando bisogna soccorrerli sui barconi in mezzo al Mediterraneo) lo dimostra il fatto che il numero di imprese gestite da stranieri in Italia è in costante crescita.
E non stiamo parlando di multinazionali o di grandi gruppi industriali, ovviamente. Ma di imprese individuali o piccole società .
Una crescita che non si è fermata nemmeno negli anni della recessione, come dimostrano gli ultimi dati forniti dal centro studi della Cgia di Mestre, l’associazione artgiani del veneto che si è specializzata nel raccogliere numeri di questo tipo.
Tra il 2013 e il 2014, le imprese di immigrati sono cresciute di un altro 4,1 per cento, raggiungendo in valore assoluto le 733.500 unità .
In testa alla classifica per provenienza abbiamo il Marocco 74.520), con una quota appena superiore al 10 per cento del totale.
Seguita dalla Romania (70.104).
In questo periodo di tempo, la crescita maggiore si è avuto da parte dei cittadini del Bangladesh (+19 per cento), specializzati soprattutto nella ristorazione: molti locali di cucina indiana, in realtà , sono gestito da loro.
Nonostante si trovino solo al terzo posto in termini assoluti, la comunità che sta crescendo più di tutti è quella cinese.
E lo fa in modo costante: dal 2009, quando l’economia italiana è cominciata a entrare in recessione, le imprese di immigrati provenienti dalla Cina è aumentata del 39,2 per cento, contro una media relativa a imprese straniere del 22,5 per cento.
E di cosa si occupano?
Innanzi tutto di commercio, con un buon numero di imprese concentrate tra i venditori ambulanti, poi di manifatturiero (tessile-abbigliamento e calzature) e ristorazione-alberghi e bar.
Ancora contenuta, ma con un trend di crescita molto importante, i servizi alla persone (parrucchieri, estetiste e centri massaggi): il numero totale è di poco superiore alle 4.100 unità , ma tra il 2013 ed il 2014 l’aumento è stato fortissimo: +22,4 per cento.
In particolare, i cinesi hanno la vocazione alla piccola impresa.
Se l’incidenza degli imprenditori stranieri sul totale dei residenti stranieri presenti in Italia è pari al 14,6 per cento si legge nel documento della Cgia – quelli cinesi sono addirittura il 26,1 per cento: su oltre 265.800 cinesi residenti in Italia, ben 69.401 guidano un’attività economica.
La recessione, tuttavia, ha colpito anche loro, come testimonia il livello delle rimesse: negli ultimi tre anni il calo è stato del 69,4 per cento, molto più intenso rispetto al totale degli stranieri (-21,9 per cento).
Se nel 2012 i cinesi inviavano in patria un ammontare di 2,67 miliardi di euro, questo valore si è ridotto a 1,10 miliardi nel 2013 e a 820 milioni di euro nel 2014. Parallelamente, mentre nel 2012 le rimesse dei cinesi rappresentavano il 39,1 per cento delle rimesse totali, nel 2013 si sono ridotte al 19,8 per cento e nel 2014 al 15,4 per cento.
Luca Pagni
(da “La Repubblica”)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL VOLONTARIATO E’ UN VALORE … IN STAZIONE CENTRALE SONO STATI ASSISTITI OLTRE 75.000 PROFUGHI
Le pettorine rosse da volontari dei City Angels sono finite in pochi minuti alla scuola media Manzoni
di Milano, dove per Ferragosto è stato organizzato un pranzo per senzatetto e profughi.
Menù vegetariano e musica per gli ospiti del pranzo che per un giorno hanno potuto pensare un po’ meno alle sofferenze quotidiane: “Sono qui da tre giorni, ma voglio andare in Germania”, ci spiega un ragazzo ospite del centro di accoglienza del Comune.
“Abbiamo avuto un centinaio di adesioni per servire ai tavoli”, spiega Mario Furlan, fondatore dei City Angels.
Tra loro, anche tanti giovani: “Vogliamo semplicemente dare una mano”, dicono Mario (30 anni) e Valentina (26 anni).
“A chi contesta al Comune l’accoglienza data ai profughi rispondo con i fatti e non con le parole”, conclude il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ” Milano sta dando la possibilità di un momento di serenità a chi ha vissuto situazioni drammatiche. Chi non lo capisce, non vuol capire. Non servono parole, ma fatti».
Il sindaco Giuliano Pisapia, nel suo «tour» ferragostano, ha fatto tappa alla scuola comunale di piazza XXV Aprile.
Qui i City Angels gestiscono un centro d’accoglienza per i profughi : «Tutti potete vedere quanto Milano sia accogliente. Qui c’è gente che non è andata in vacanza, perchè il volontariato è uno spirito e un valore, e non va in vacanza».
Ma a Ferragosto ci sono anche gli assessori a visitare alcuni punti nevralgici della città che non va in vacanza.
Al mattina, per esempio, Majorino e Granelli hanno portato i loro ringraziamenti ai tanti volontari e associazioni che fanno funzionare l’Hub per i profughi in Stazione Centrale.
Un luogo di transito per le migliaia di rifugiati transitati sotto la Madonnina.
Per l’esattezza – precisano i due assessori – 74.205 persone, di cui 15.600 minori, registrati dal 18 ottobre 2013 al 9 agosto 2015.
«Il 65,8 per cento sono siriani, il 24,6 per cento eritrei, mentre il 23 per cento sono donne. Stiamo facendo un intervento molto utile – dice Majorino – su una questione in cui quelli che parlano di più (riferimento al leader leghista Matteo Salvini, ndr) sono anche quelli che fanno meno, anzi nulla. Mentre è bello vedere che c’è una Milano che funziona».
Per il collega Granelli, infine, la città «ha scelto di provare a governare un fenomeno e a costruire un modello per evitare di essere travolti. Abbiamo dato una risposta di accoglienza che è allo stesso tempo una risposta di sicurezza per i cittadini».
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL RISULTATO DEI TAGLI DEL GOVERNO RENZI SI ABBATTE SUI PIU’ DEBOLI
A pochi giorni dall’approvazione della nuova legge sull’autismo, che ha subito scatenato polemiche perchè non prevede fondi aggiuntivi per le associazioni che seguono le persone ammalate, in Friuli Venezia Giulia scoppia il caso della Fondazione Bambini e Autismo onlus.
L’associazione, attiva nell’assistenza specialistica e multidisciplinare alle persone con disturbi dello spettro autistico, ha denunciato che sarà “costretta a sospendere le sue attività a partire da lunedì 17 agosto a causa della mancanza di pagamenti da parte della Regione Friuli Venezia Giulia e delle aziende per l’assistenza sanitaria regionali”.
Il problema in questo caso non nasce dal disegno di legge votato il 5 agosto scorso in commissione al Senato (con parere favorevole di tutti i partiti tranne il Movimento Cinque Stelle che si è astenuto), ma il nodo sono sempre i soldi.
Infatti l’ente presieduto da Debora Serracchiani non ha ancora rinnovato la convenzione, scaduta il 31 dicembre 2014, che ogni anno consente il versamento dei fondi necessari a garantire i servizi che poi la fondazione friulana offre a titolo gratuito a chi è affetto dalla patologia.
“La responsabilità è tutta della Regione Friuli”, dice a Ilfattoquotidiano.it la fondatrice e presidente della onlus Cinzia Raffin.
“Ha eliminato dal bilancio i fondi necessari per sostenere tutte le nostre attività . Abbiamo chiesto innumerevoli volte di essere ricevuti dall’assessore e dal direttore centrale della Salute, ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta fino ad oggi, quando ci è stato comunicato che riceveremo una bozza la settimana prossima”.
“Senza questi soldi pubblici”, sostiene Raffin, “le famiglie non potrebbero certo pagare tutte le prestazioni di cui hanno bisogno e noi, da soli, non possiamo continuare a sostenere le spese”.
E’ dal 1° gennaio di quest’anno, infatti, che la onlus è costretta a finanziare in autonomia tutte le attività , grazie a risorse private raccolte sul territorio dal proprio ufficio di fund raising e a finanziamenti bancari.
“La situazione è diventata insostenibile e abbiamo inviato una lettera alle famiglie per avvisare dell’interruzione di tutti i nostri servizi a partire da lunedì prossimo, fino a quando non arriveranno le risorse richieste. E’ una decisione che non avremmo mai voluto prendere ma siamo stati costretti da una pessima gestione da parte della giunta guidata dalla Serracchiani”.
Oltre al danno, la beffa. Perchè la onlus il 4 settembre 2013 era stata convocata in audizione di fronte alla commissione Salute del Senato per illustrare il proprio modello di erogazione di servizi, evidentemente ritenuto di alta qualità .
Poi, a novembre, una delegazione di senatori è anche andata in visita nella sede friulana dell’associazione “per verificare il modello organizzativo multicentrico”, spiega Raffin. C’era anche la senatrice Venera Padua (Pd), successivamente divenuta relatrice della legge sull’autismo.
“E’ una vergogna, non possiamo più accettarlo”, conclude la presidente.
“Chiediamo perciò che venga reso stabile, una volta per tutte, il contributo regionale per aiutare le persone con autismo”.
Renato La Cara
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
QUANTO CI SONO COSTATI QUESTI ANNI DI CRISI?
Lasciate perdere l’altalena degli spread, il terreno perso dal Pil, la sostenibilità del debito, i fragili
equilibri del deficit strutturale, finanche le percentuali di disoccupazione giovanile e non.
In tasca, in termini di spiccioli e banconote, quanto ci sono costati questi maledetti cinque anni di crisi?
La risposta fa paura ed evoca l’immagine del precipizio.
Fra il 2008 e il 2013, i consumatori italiani, dice una ricerca della Fipe (la Federazione italiana dei pubblici esercizi) hanno tagliato dalla loro spesa quotidiana più di tutti i consumatori europei messi insieme.
Esattamente 67 miliardi di euro, che nel 2008 ci potevamo permettere e a cui, nel 2013, abbiamo dovuto rinunciare.
In media, ognuno di noi ha dovuto dire addio a quello che avrebbe potuto comprare con 1.215 euro: l’equivalente di un tablet più uno smartphone, o anche scarpe, cappotto, caviale e champagne.
L’Europa tutta insieme ha visto svanire opportunità di spesa per soli 56 miliardi di euro.
Come dire che, se si toglie l’Italia, l’Europa sarebbe uscita dalla crisi meglio di prima.
E la Grecia, allora? La Grecia è il grande disastro umanitario di questi anni.
Sul capitolo umanamente più sensibile, quello che evoca inevitabilmente fame e miseria, la spesa alimentare, 10 milioni di greci hanno comprato meno cibo per una cifra assai vicina a quella cui hanno rinunciato 60 milioni di italiani: un sacrificio sei volte più pesante.
Ma, dopo la Grecia, nessuno in Europa ha pagato la crisi più degli italiani.
Nell’era della sobrietà per forza, abbiamo tagliato dovunque si potesse tagliare.
Dove non potevamo — affitto e bollette — abbiamo dovuto sborsare, in media 316 euro in più a testa, che abbiamo cercato di recuperare altrove.
Le festose gite familiari negli ipermercati del 2008, a stivare i carrelli per la spesa della settimana sono diventate meste e occhiute incursioni singole nei discount a caccia di offerte speciali: 371 euro in meno a testa per mangiare.
La grande attività sociale dello svetrinamento è rimasta un esercizio quasi esclusivamente visivo: per abbigliamento e calzature, nel 2013 ognuno di noi ha speso quasi 200 euro in meno del 2008.
Altrettanto hanno visto svanire osti e albergatori: per tutti, vacanze più corte e molta pizzeria, spesso take away.
Cinghia tirata anche per la spesa più cara alle famiglie: mobili, gingilli e ristrutturazioni dell’appartamento.
Pro capite, gli italiani su questo grande classico del bilancio familiare hanno speso 131 euro in meno del 2008.
Ma, per apprezzare l’impatto che i sacrifici familiari hanno avuto sull’economia nazionale, meglio considerare la cifra assoluta: mobilieri e muratori hanno visto svanire dai loro fatturati, fra il 2008 e il 2013, oltre 8 miliardi di euro l’anno
Insieme e più della casa, la crisi ha intaccato una seconda grande icona della famiglia italiana: la macchina.
Più di un terzo di tutti i risparmi compiuti nel 2013, rispetto a cinque anni prima, ha a che fare con i trasporti: in totale, sono 24 miliardi di euro in meno spesi per questo capitolo, 458 euro a testa. Di sicuro non è un risparmio sul biglietto dell’autobus.
Le code d’agosto ai caselli autostradali saranno, da questo punto di vista, solo una effimera smentita.
I dati diffusi da Econometrica dicono che, fra il 2009 e il 2014, il consumo di benzina è diminuito del 27 per cento, un crollo verticale in soli cinque anni.
Perchè siamo passati tutti quanti compattamente alle auto diesel? Niente affatto: il consumo di gasolio, negli stessi cinque anni, è diminuito dell’11 per cento. Ma non è finita.
Un’icona ancora, la più nuova, è stata intaccata dalla crisi. Se la casa può essere pensata come il gadget preferito della mamma e la macchina quello del papà , questa volta tocca ai figli: i telefonini.
Rispetto al 2008, la spesa per comunicazione risulta inferiore di 74 euro pro capite.
Maurizio Ricci
(da “la Repubblica”)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
LO STUDIO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Ci sono turisti che non demordono: armati di cappellino e ventaglio, visitano le nostre città anche sotto il sole cocente, incuranti delle temperature torride.
I cambiamenti climatici dell’ultimo periodo (e quelli che verranno, probabilmente, in futuro), potrebbero però mettere a dura prova il coraggio anche dei più tenaci. Secondo uno studio della Commissione Europea, intitolato “Time is of the essence: adaptation of tourism demand to climate change in Europe”, il turismo in Paesi dell’area mediterranea, come Spagna e Italia, potrebbe essere condizionato, negativamente, dalle estati sempre più calde.
“L’aumento delle temperature semplicemente rende poco piacevole visitare queste zone durante alcuni periodi dell’anno”, hanno affermato gli esperti.
Se le estati fossero sempre più calde, i turisti si allontanerebbero.
Non perderebbero interesse per le mete in sè, ma sarebbero spaventati da altri fattori, tutti collegabili all’incremento di temperature, come un possibile aumento del numero di incendi della vegetazione, la morte della fauna selvatica e, in generale, la siccità .
Lo studio mira ad analizzare gli effetti a lungo termine che un potenziale cambiamento climatico potrebbe avere sul turismo: prendendo in considerazione clima, durata e frequenza delle vacanze, i ricercatori hanno stimato che nel 2100 molte delle più note località del Sud del Mediterraneo potrebbero essere penalizzate economicamente dal calo del turismo.
Al contrario, le regioni del Nord Europa, con estati più miti, potrebbero invece trarre giovamento dalle mutate condizioni climatiche.
Secondo la previsione degli esperti, a subire le conseguenze peggiori sarebbero Bulgaria e Spagna: quest’ultima perderebbe almeno 5,6 miliardi all’anno.
Estonia, Lettonia, Slovenia e Slovacchia potrebbero invece registrare un boom nel turismo.
Dovremmo, dunque, riscrivere la classifica delle nostre mete preferite e, possibilmente, andare altrove.
Ma quando partire e quanto spesso?
Per i ricercatori, potrebbero esserci dei mutamenti anche in questo senso: “I turisti – dicono – potrebbero iniziare a programmare più vacanze brevi durante l’anno, per beneficiare di un tempo più clemente rispetto a quello di altre stagioni”.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
DI NEGATIVO CHE UN REATO SU QUATTRO RESTA IMPUNITO, GRAZIE AI TAGLI DELLE FORZE DELL’ORDINE APPROVATE A SUO TEMPO DA MARONI
Secondo i dati diffusi dal Viminale, sono in lieve calo gli sbarchi degli immigrati: dai 104.225
registrati nel periodo che va dal 1 gennaio 2014 al Ferragosto 2014 si è passati ai 103.226 dell’analogo arco temporale del 2015.
E ammontano a 89.083 le presenze di immigrati nel nostro sistema di accoglienza.
Alfano spiega che “l’Italia è una grande democrazia occidentale: il nostro dovere è salvare le vite e procedere nei casi dovuti ai rimpatri”.
Alfano ha poi fornito i dati sull’andamento della criminalità .
“L’Italia è un posto sicuro nel quale vivere – ha detto il ministro – nel nostro Paese calano i reati commessi”.
Il totale dei delitti commessi, nei primi sette mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2014, è sceso del 13 per cento: meno 14% gli omicidi volontari, meno 16% le lesioni dolose, meno 23% le violenze sessuali, meno 14% le rapine, meno 10% i furti, meno 20% le ricettazioni, meno 15% le frodi informatiche, meno 35% i reati di sfruttamento e di pornografia minorile.
Quel che Alfano non dice, e non spiega, è che cala anche l’attività di contrasto alla criminalità .
Il totale dei delitti scoperti è sceso del 25 per cento: in media, un reato su quattro non viene più scoperto e resta impunito.
E il totale delle persone denunciate s’è ridotto della stessa misura: una persona su quattro, rispetto all’anno scorso, non viene più denunciata o arrestata.
Difficile dare una spiegazione a questo fenomeno, in parte si potrebbe spiegare con il taglio di risorse (4 miliardi di euro) che gli ultimi governi, a cominciare da quelli Berlusconi, hanno fatto al Comparto Sicurezza.
Ma i motivi possono essere altri e più complessi.
A proposito della riorganizzazione delle forze dell’ordine – Renzi ha stabilito che cinque sono troppe – Alfano ha fatto capire che i forestali saranno accorpati con l’Arma dei carabinieri.
“Il Corpo Forestale – ha annunciato – non l’abbiamo soppresso con l’approvazione della riforma della Pubblica amministrazione. Ma ci sarà una razionalizzazione ed il rapporto con i carabinieri diventerà determinante per l’efficienza del sistema”.
Alberto Custodero
(da “La Repubblica”)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
“CON LA I INVECE SI SCRIVE DEFICIENTE”
Salvini rimedia l’ennesima brutta figura grmmaticale.
Proprio il giorno dopo l’annuncio dei suoi futuri viaggi in Israele e negli Usa, per incontrare presunti esponenti di partiti estremisti, non è sulla lingua inglese che cade ma più banalmente sulla grammatica italiana, tanto per cambiare.
Ne è derivato un botta e risposta su Facebook fra Matteo Salvini e i 99 Posse.
Il leader del Corroccio scrive rivolgendosi al gruppo: “Pagina FB dei 99 Posse, uno spasso. Stiamo preparando qualche querela, così riusciremo a dare un po’ di soldi in beneficienza. #Salvini”.
E Salvini incappa nell’ennesimo errore di grammatica.
Immediatamente bersagliato dalla rete, viene subito corretto anche dai 99 Posse che sul loro profilo scrivono: “Salvini, tieni un po’ di soldi da parte per un vocabolario: beneficenza si scrive senza la “i”, con la “i” non a caso si scrive DEFICIENTE”.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 15th, 2015 Riccardo Fucile
ORDINANZE, LA BUROCRAZIA ITALICA ARRIVA FINO IN SPIAGGIA
Mai abbandonare i mocassini in spiaggia, guai. 
Lo vietano i cartelli lungo il litorale di Orbetello che, tradotti, suonano più o meno così: “Pagamenti barche scarpe. Varia l’equipaggiamento-negozio, sdraie e ombrelloni nel corso del tempo nuotare”, in tedesco.
Il turista straniero sta sotto il sole col naso all’insù, a codificare quel testo riportato su centinaia di pali che tappezzano le vie di accesso al mare di una località tra le più gettonate della Maremma.
Ma siamo a Orbetello o siamo a Babele?
Con l’inglese non va meglio: “Sulla spiaggia vietato depositare barche-scarpe, accessori per negozi, sedie e ombrelli durante il tempo nuotare…”.
Barche-scarpe? Sì, barche-scarpe.
Il fatto è che qualche zelante impiegato del Comune, costretto a tradurre l’avviso, ha preferito la creatività al dizionario, infilando sotto una dicitura perentoria (“Achtung!”) uno strafalcione via l’altro.
Alcuni turisti fotografano la scritta, altri digitano “boats shoes” sullo smartphone: mocassini?
Quei cartelli, e chissà quanti altri, sono il prodotto dell’italica burocrazia che si cimenta nel tentativo di codificare gli avvisi estivi rivolti a “turisti e naviganti”, ammonendoli di rischi e comportamenti da tenere per garantire la convivenza e l’incolumità di chi affolla le località turistiche.
Chi si stupisce, poi, se gli stranieri fanno tutto il contrario? La fantasia si sprigiona nelle migliaia di ordinanze che vengono emanate ogni anno dai 693 comuni costieri d’Italia. Dove tutto diventa possibile.
Perfino l’equivoco sui mocassini.
In fondo a Capri, dal lontano 1960, è in vigore un’ordinanza che vieta gli zoccoli di legno perchè fanno troppo rumore. Sull’isola campana, per un’ordinanza del ’63 ancora in vigore, sono poi banditi il “giradischi” e le “macchine a gettone per la riproduzione fonografica”, nel frattempo ribattezzati nel modo come juke-boxes.
In provincia di Savona è vietato mangiare nelle aree comunali di Alassio e sdraiarsi nelle aiuole ad Albisola Marina.
A Sorrento gli artisti di strada non possono sostare nello stesso punto più di 15 minuti e i ristoratori non possono avvicinare i turisti per invitarli a sedersi con “forma petulante e molesta”. A Viareggio non si possono poggiare i piedi sopra le panchine.
L’industria dell’ordinanza funziona tutto l’anno ma d’estate segna il picco di produzione.
Il sito ufficiale della Guardia Costiera ne riporta centinaia, suddivise in quattro categorie: gli avvisi di pericolosità , quelli di evidenza, le manifestazioni sportive, la sicurezza della navigazione e portuale.
Segue menù a tendina con tutti i comuni e decine e decine di pagine di avvisi per ciascuno.
Lo strumento, va da sè, vorrebbe fornire un quadro il più possibile completo e aggiornato, così da aiutare residenti, turisti, bagnanti, naviganti vari a non incappare in situazioni di pericolo come i tratti di mare chiuso, i lavori di dragaggio, o “temporanee inibizioni” del passaggio e della balneazione, come in occasione della festa del santo patrono di turno etc etc.
Per ciascuno il comune o l’autorità emanante ha affisso anche puntuale comunicazione in loco, e chissà con quali esiti si sono ricordati degli stranieri.
Eccone alcune, decisamente singolari.
L’ordinanza toponomastica
È una sottocategoria della specie. La capitaneria di porto di Venezia ne ha appena sfornata una che sembra fatta apposta per far perdere i turisti o provocare il mal di mare ai locali.
Con l’atto viene abrogata l’ordinanza n.730 del 1953, praticamente un reperto, che per oltre sessant’anni ha dato i nomi a moli, banchine e canali.
Nessuno sa perchè, l’atto non lo precisa, ma ora tutto è cambiato: la banchina S. Basilio, per dire, diventa “Alessandro di Ciò”, quelle del cotonificio e dei Magazzini generali diventano “Banchina S. Marta” e via dicendo, in un vorticoso rincorrersi di denominazioni che si invertono l’un con l’altra.
Per gli amanti del genere, c’è anche lo scioglilingua: “La banchina di levante del Molo di Levante diventa “Isonzo”, la banchina di ponente del Molo di Ponente diventa banchina Tagliamento”. Auguri.
Avvistamento squali
Dal pozzo delle ordinanze esce sempre qualche sorpresa. Alcuni avvisi, sulle prime, non sembrano di pubblica utilità .
Poi sono più preziosi dell’avvistamento degli squali.
Un esempio arriva dalla Sardegna. Il primo agosto scatta un’ordinanza, su carta del Ministero delle Infrastrutture, emessa dall’Ufficio Circondariale marittimo di Alghero. Pochi giorni prima era toccato al Poetto di Cagliari. Il titolo è “Flash-mob del Banco di Sassari”.
Il testo dell’atto non spiega di più, ma inanella una serie di divieti e prescrizioni che preludono al peggio.
Tre pagine richiamano, in ordine: la Convenzione internazionale sugli abbordi in mare del 1972, l’ordinanza sulla Sicurezza balneare dell’anno prima, quella sulla Disciplina del diporto nautico, gli art. 2, 17, 30, 81 del Codice della navigazione. Seguono multe per i trasgressori e firma del comandante.
La “gradita sorpresa” si rivela ai bagnanti solo alle 11 in punto quando, dal mare, si vedono arrivare incontro un’orda di consulenti di banca in costume mentre collaboranti a terra, al momento dello sbarco, sventolano bandiere bianche e blu: “Servono liquidi?”
Sì, lo sbarco ad Alghero era un evento promozionale per la nuova campagna prestiti, a beneficio di clienti senza più via di fuga: in spiaggia volano brochure promozionali e contratti, la via d’acqua è interdetta dal divieto di “navigare, ancorare e sostare con unità da diporto”, “praticare balneazione”, “effettuare attività di immersione con qualunque tecnica”. Sì, servono liquidi. Alcolici però.
Libero cane in libera spiaggia (forse)
Poi uno si chiede, ma le cose utili e semplici no? Nella stagione estiva una delle cose più ricercate, controverse e diversamente regolate d’Italia è l’accesso in spiaggia coi cani.
Un tormentone per chi li ha, costretto a difendere il diritto al puccio di Fido da bagnanti che lo guardano in cagnesco.
Ci sono infinite ordinanze sul caso, poi smentite o confermate da ricorsi, sentenze e controricorsi. I Tar di Lazio e Campania si sono appena pronunciati sul tema stabilendo il principio: “libero cane in libera spiaggia”.
Ma questo vale per i Comuni di Anzio e Salerno che avevano deliberato in senso contrario, e tocca vedere se altre amministrazioni recepiranno le decisione.
Posto che sul sito della Guardia Costiera si trovano tutte, è impensabile che un turista si metta a spulciarle una a una, naufragando alla rinfusa tra centinaia di avvisi.
Sul sito non è però possibile fare una ricerca per parola chiave.
Se digiti “cane”, per dire, escono solo rimandi all’archivio delle notizie che segnalo iniziative spot di alcuni comuni cinofili che abbattono, magari solo per un periodo, il recinto dei bagnanti a quattro zampe.
Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano“)
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