Agosto 19th, 2015 Riccardo Fucile
NIKLAS NON CONOSCE LA STUPIDITA’ E L’IGNORANZA DI TANTI ADULTI
Il piccolo Niklas conosce la risposta a una delle domande che dominano i dibattiti di tutto il mondo: la questione dell’immigrazione.
Hiphop.de ha realizzato insieme al rapper Fard un video sulla questione dell’integrazione dei migranti.
In realtà al centro della scena sarebbe dovuto esserci il cantante, ma Fard a un certo punto ha chiesto l’opinione di un bambino, e l’ha fatto raccontare un po’ della sua vita e del suo asilo.
Alla domanda se nel suo asilo ci sono anche immigrati, Niklas risponde senza esitare: “No, ci sono solo bambini!”
La pagina hiphop.de ha pubblicato il breve video, commentando “l’Hip hop non conosce limiti! Rifletteteci. Le persone sono tutte uguali.”
Tanto di cappello, Niklas.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 19th, 2015 Riccardo Fucile
POLLARI, L’EX CAPO DEI SERVIZI, BLOCCA LA GARA: “FATTA SU MISURA DEI SOLITI NOTI”… IL GOVERNO: “NON TI INTROMETTERE”
La posta in gioco è un affare da 3,5 miliardi di euro, destinato nei prossimi nove anni a sostenere i
bilanci di Lottomatica, una delle aziende lobbisticamente più forti in Italia.
Stavolta però a insinuare che il bando di gara per la concessione del Lotto sia fatto su misura per chi controlla da 22 anni il lucroso business non è un focoso oppositore del governo Renzi.
È sceso in campo niente meno che il Consiglio di Stato, facendo esplodere sotto Ferragosto uno scontro istituzionale senza precedenti.
Nel ruolo di guastatore c’è il consigliere di Stato più famoso d’Italia, l’ex capo dei servizi segreti Nicolò Pollari.
Con apparente ingratitudine per Matteo Renzi — che il 4 giugno scorso ha confermato il segreto di Stato sui dossieraggi per i quali i giudici di Perugia devono decidere a settembre sul rinvio a giudizio dello stesso Pollari e del suo ex braccio destro Pio Pompa — l’ex direttore del Sismi ha tirato un calcione alla gara del Lotto.
E il ministero dell’Economia ha deciso una risposta durissima: il sottosegretario Pier Paolo Baretta, che ha la delega ai Giochi, sta limando una lettera con cui accuserà Pollari e il Consiglio di Stato, di un abuso di potere.
La legge prevede per i bandi di gara su concessioni per“giochi pubblici” il parere obbligatorio del Consiglio di Stato.
Il ministero dell’Economia lo ha chiesto e la seconda sezione del Consiglio di Stato l’ha formulato il 10 luglio.
Il documento, firmato dall’estensore Pollari, è arrivato sulla scrivania di Baretta il 7 agosto, 28 giorni dopo, benchè dal Consiglio di Stato al ministero di via XX settembre si impieghino, secondo Google Maps, 36 minuti a piedi e 14 in auto blu.
Il contenuto è severo, la conclusione è esplosiva: “Si sospende l’emissione del richiesto parere, in attesa delle precisazioni e/o degli adeguamenti indicati in motivazione”.
Tradotto: se il governo non si adegua il parere non lo diamo, e la gara non si fa.
Il governo però ha fretta. Vuol chiudere la gara entro l’anno perchè ha già messo in preventivo per il 2015 l’incasso di 350 milioni, la metà della base d’asta di 700 milioni per la concessione. La posizione del ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan è netta: il parere del Consiglio di Stato è obbligatorio ma non vincolante, quindi i giudici amministrativi, in questo caso nella funzione costituzionale di “consulenza” e non di “giurisdizione”, non possono subordinare il parere all’arrivo di precisazioni convincenti da parte del governo.
Nei prossimi giorni Baretta scriverà a Pollari nel merito delle obiezioni, annunciandogli nei saluti che il governo considera acquisito il parere del Consiglio di Stato e che la gara partirà senza indugi.
Insomma, per il governo l’ex capo dei Servizi segreti potrà incorniciare la sospensiva e appendersela in salotto.
Scontro istituzionale a parte, rimane la bomba innescata da Pollari. Per una beffa della storia, l’uomo che cinque governi consecutivi (Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) hanno difeso a colpi di segreto di Stato porta alla pubblica discussione uno dei segreti più sacri per tutti i politici di governo: gli affari di Lottomatica, che nel frattempo si è trasferita a Londra e si chiama Igt.
La società del gruppo De Agostini ha la concessione del lotto da 22 anni.
Sarebbero stati due contratti da nove anni, ma a un certo punto gli abili legali della società si sono attaccati a un cavillo per sostenere che l’inizio formale della concessione andava post-datato di 4 anni.
Hanno chiesto un collegio arbitrale per il quale Lottomatica ha designato l’ex ministro socialista Angelo Piazza, il ministero dell’Economia l’ex parlamentare Ernesto Stajano.
I due avvocati chiamati a incrociare le lame giuridiche erano soci in affari. Cose che capitano e non sia mai detto che il dettaglio abbia favorito la vittoria di Lottomatica.
In Italia, quando si parla di giochi e scommesse, l’attenzione è sempre abilmente attirata sulla piaga della ludopatia e sul gioco illegale.
Pochi si occupano dei profitti di Lottomatica, azienda cara ai politici di ogni colore, finanziatrice di primi ministri e peones.
Esemplare ilcaso di Alberto Giorgetti,deputato berlusconiano e sottosegretario con delega ai Giochi nel governo Berlusconi e in quello Letta.
L’anno scorso, appena persa la poltrona, annunciò le dimissioni da deputato per farsi assumere da Lottomatica.
Travolto dalle polemiche, ritirò le dimissioni. Nel luglio scorso ha ottenuto la vicepresidenza della commissione Finanze, che si occupa anche di giochi e lotterie.
Lottomatica, senza che nessuno batta ciglio, incassa un aggio del 6% su ogni giocata al lotto, cosicchè negli ultimi nove anni, a fronte di giocate complessive per 55,5 miliardi ha portato a casa 3,5 miliardi.
Nel bilancio 2014 del gruppo Igt, risultato dell’espansione internazionale decisa da De Agostini per investire i soldi guadagnati in Italia, su 3 miliardi di ricavi, 1,7 sono fatti in Italia, ma su 567 milioni di risultato operativo ben 543 provengono dagli affari con il distratto governo italiano, che non sembra accorgersi del dato più inquietante.
Nel 2006, primo anno dell’ultima concessione novennale, le giocate sono state 6,6 miliardi come nel 2014, quindi Lottomatica ha incassato nel primo come nell’ultimo anno circa 400 milioni di aggio.
Invece le entrate dello Stato, a parità di volumi giocati, sono scese da 2 miliardi del 2006 a 1,1 del 2014, con una flessione secca del 45 per cento.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 19th, 2015 Riccardo Fucile
LE DOMANDE DA PORSI
Migliaia di persone ne hanno esperienza diretta: la procedura per adottare un bambino è micidiale.
Analisi dello stato sociale e patrimoniale della coppia, visite psichiatriche, indagini di assistenti sociali, controllo sull’idoneità dell’abitazione nella quale vivrà il bambino; la durata dell’istruttoria non è mai inferiore all’anno e spesso arriva a due.
La serietà dell’intento dei futuri genitori è alla fine provata dalla loro resistenza a questa ossessiva burocrazia ben più che dai risultati eventualmente favorevoli dell’indagine.
E tuttavia sono pochi quelli che criticano questa procedura; la si ritiene necessaria per garantire al bambino la famiglia migliore possibile, quella che, tra più che lo vorrebbero, sembra essere certamente idonea.
L’interesse del minore lo esige, questa la spiegazione corrente.
Ed è probabilmente giusta, anche se un po’ di sano realismo e conseguente semplificazione della procedura non guasterebbero.
Questa priorità sembra inspiegabilmente vanificarsi quando si tratta di decidere il destino del bambino irresponsabilmente concepito dalla“coppia dell’acido”, Levato e Boettcher che, da dietro le sbarre, protestando sviscerato amore, ne richiedono accoratamente l’affidamento l’una e la possibilità di riconoscere il bambino l’altro.
Si tirano in ballo i diritti genitoriali, il legame indissolubile madre-figlio, l’essenzialità della figura paterna, retorica sparsa a piene mani. E c’è anche chi la sostiene.
L’agente Betulla, sul Corriere della Sera dove scrive con il nome di Renato Farina, straparla di ciò che non sa, tipo una dissennata teoria su leggi non scritte che vengono prima dei codici.
E don Mazzi che si candida come ospite della madre e del bambino, che accusa il pm di essersene “lavato le mani e di aver applicato le normali procedure” e che non chiarisce quali avrebbe dovuto applicare (magari quelle suggerite per l’occasione appunto dall’agente Betulla). Che questi sproloqui da fuori di testa (l’espressione è dello stesso don Mazzi che si attribuisce tale qualità , sia pure dubitativamente) arrivino da persone che della responsabilità e della prudenza non hanno necessità di farsi carico infastidisce ma non sgomenta.
Farina scriverebbe qualsiasi cosa pur di delegittimare la magistratura; e don Mazzi sottomette logica ed esperienza a una convinzione cocciuta — “non credo nella cattiveria” — che nemmeno la fede può giustificare.
Ma che posizioni del genere vengano fatte proprie — sia pure parzialmente — da chi ha il dovere di valutare tutti — tutti — gli interessi in gioco sgomenta non poco.
Questa la storia.
Il pm Fiorillo chiede al Tribunale dei minori di aprire una procedura per dichiarare lo stato di abbandono del bambino nato dalla coppia Levato-Boettcher.
Questi sono stati condannati a 14 anni di reclusione (con rito abbreviato; sarebbero stati 21) per aver cagionato gravi lesioni a tre persone.
La storia è nota, caratterizzata da perversioni inimmaginabili.
Sussistendo la rilevante probabilità che vengano dichiarati inidonei alla genitorialità , il pm dispone che il bambino venga, immediatamente dopo il parto, allontanato dalla madre onde impedire fin dall’inizio il formarsi di un legame che sarebbe di obiettivo ostacolo alla futura adozione.
Ma la decisione spetta al Tribunale dei minori. Che apre il procedimento (non potrebbe farne a meno) ma dispone che la Levato possa vedere il bambino una volta al giorno.
Le cautele considerate indispensabili dal pm tali non sono sembrate al Tribunale.
Più di una critica argomentata, valgono le seguenti domande.
Persone della levatura morale e intellettuale quali Levato e Boettcher danno un minimo di ragionevoli aspettative quanto a ravvedimento e maturazione?
L’interesse del bambino sarebbe più tutelato da un immediato affidamento a una coppia che potrebbe riceverlo appena nato; ovvero si può ragionevolmente ritenere che affidarlo alla madre, nonostante lo stato di detenzione e le tare psicologiche della medesima, non pregiudichino detto interesse?
Esiste la possibilità che lo sviscerato amore esibito dalla Levato e il senso di responsabilità evidenziato dal Boettcher siano funzionali a promuoversi presso i giudici dell’Appello al fine di ridurre la percezione delle loro perversioni e ottenere dunque una riduzione di pena?
Infine, ma basterebbe questa, se si trattasse di affidare un bambino in adozione, prendereste in considerazione —in alternativa a una coppia normale — la coppia dell’acido?
Bruno Tinti
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 19th, 2015 Riccardo Fucile
CALO IN TUTTE LE CATEGORIE, AUMENTA IL PESO DEI PENSIONATI
Sono sei pagine di tabelle fitte, suddivise per categorie e territori, a cura della Cgil nazionale, “area
organizzazione”.
Ma in prima pagina, in fondo, c’è il numero che ha fatto venire un brivido lungo la schiena ai dirigenti che hanno ricevuto il documento: rispetto alla fine del 2014, ad oggi, il sindacato “rosso” ha 723.969 iscritti di meno.
E va bene che la Confederazione di Corso Italia poteva comunque contare su 5,6 milioni di tessere – quindi si tratta di una perdita del 13 per cento – ma quel numero, per rendere l’idea, è quasi quanto gli abitanti della provincia di Genova.
Che ieri c’erano e oggi non più.
Un’emorragia che preoccupa e non poco i piani alti della Cgil, nonostante ci sia davanti tutto l’autunno per recuperare e nonostante il raffronto con lo stesso periodo del 2014 parli di un -110.917 iscritti.
Che però sono il doppio (220.891) se si confronta giugno 2013 con giugno 2015.
Il primo grande male che affligge non solo la Cgil, ma il sindacato in generale, è lo strapotere delle categorie dei pensionati.
I numeri della Confederazione lo confermano: al 1° luglio gli iscritti attivi, cioè i lavoratori, sono 2.185.099. A fronte di 2.644.835 di tesserati allo Spi.
Ovvio che nel complicatissimo gioco di equilibri interni finisca per prevalere una visione ancorata più al passato, e questo per semplici ragioni anagrafiche.
Ma il bacino finora sicuro dei pensionati si sta assottigliando pure quello: nel giugno 2013 i tesseratiover erano 2.728.376, e qui – dicono dalla Cgil – c’entrerebbe molto la riforma Fornero che ha rimandato la pensione a centinaia di migliaia di persone.
Va anche aggiunto che tra il dichiarato di Cgil, Cisl e Uil e il dato reale dell’Inps sui pensionati nel 2015 c’è una differenza di quasi un milione di iscritti. In meno
Altro capitolo, le varie categorie prese singolarmente.
Il Nidil, che in teoria dovrebbe rappresentare tutti gli atipici, quindi il fronte più ampio di possibile espansione, per ora ha il 48,8 per cento in meno di iscritti.
Il commercio, la Filcams: -24 per cento. Gli edili, la Fillea: -21,4 per cento. Il ramo dell’agricoltura, la Flai: -20,6 per cento.
Le tute blu della Fiom: -12,5 per cento, con le battaglie a viso aperto di questi ultimi anni che, controindicazione, hanno portato i 12mila iscritti del gruppo Fiat a poco più di 2mila.
E poi, i disoccupati: sugli oltre 5 milioni di iscritti, nel 2014 solo 15.362 erano i senza lavoro (e sono 8mila oggi).
Insomma, ne esce fuori un quadro a tinte fosche: incapacità di entrare in contatto con i più giovani, gli stessi piagati dalla miriade di contratti precari; irrilevanza nel mondo di chi il lavoro per ora se lo sogna.
Sono anni difficili per il sindacato, sotto ogni punto di vista. L’indice gradimento dell’istituzione in sè è ai minimi storici e l’attacco più forte in questi ultimi mesi è arrivato da dove uno meno se l’aspetta, cioè la nuova dirigenza del Pd.
È anche per questo motivo che dopo ben sette anni la Cgil ha deciso di indire per il 17 e 18 settembre prossimi una “Conferenza di organizzazione” a Roma.
Una sorta di check-up del sindacato, quattro temi fondamentali da prendere in esame: “contrattazione inclusiva”, “ democrazia e partecipazione”, “territorio e strutture”, “profilo identitario e formazione sindacale”.
Nino Baseotto è il membro della segreteria che ha in mano le chiavi della macchina organizzativa. Spiega che «sono numeri parziali, è troppo presto per commentare, il quadro sarà più chiaro ad ottobre. Facciamo questi conteggi più per motivi tecnici che altro».
Ma non si nasconde nemmeno dietro a un dito: «Stiamo vivendo dei profondissimi mutamenti nella società e non possiamo rimanerequelli di sempre. Le persone tutelate dal contratto nazionale sono sempre di meno e diventa vitale rivolgerci a tutti gli altri ».
I luoghi di lavoro – ragiona – non sono più le aziende di una volta, la frammentazione e l’atomizzazione non aiutano a fare rete.
La crisi poi ha ridotto del 20 per cento la capacità produttiva.
«La sfida vera – continua Baseotto – è cambiare paradigma: da 20 anni si parla di flessibilità e deregolamentazione per creare lavoro. È vero il contrario. Servono investimenti pubblici, semmai».
Per rinnovarsi, la Cgil ha sul piatto l’accorpamento di alcune categorie e il maggior coinvolgimento dei delegati nella vita stessa dell’organizzazione. Tradotto, più lavoratori e meno apparato.
Bisogna capire, ancora, quando entrerà in vigore l’accordo sulla rappresentanza firmato da Cgil, Cisl e Uil e Confindustria.
Matteo Pucciarelli
(da “La Repubblica”)
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Agosto 19th, 2015 Riccardo Fucile
SE I MIGLIORI SONO STRANIERI CHE PROBLEMA C’E’?
“Strapparsi i capelli” o gridare allo scandalo perchè i Direttori dei Musei sono stati recentemente scelti tra capacissimi manager stranieri, è davvero ridicolo oltre che anacronistico e fuorviante.
Oggi come oggi (anzi, soprattutto nella coeva società ) la direzione di strutture complesse postula il possesso di specifiche competenze e capacità , sia di taglio specifico (nella specie, storico-artistiche) che “trasversali” (e, quindi, squisitamente manageriali): ignorarlo sarebbe addirittura “anti-nazionalistico”.
Il principio, infatti, è perfettamente in linea con una visione di destra moderna, audace e scevra dalle assurde tentazioni dei “ripiegamenti su sè stessa”.
Se il “Nazionalismo” è anche “l’esaltazione meritocratica” del “prodotto specificatamente Italico”, allora non bisognerà assolutamente porre l’attenzione “sul modus” o sullo “strumento” ma occorrerà “puntare” dritti sul risultato finale.
Una destra realmente meritocratica e moderna non si fossilizza sulle “sterili dinamiche del nazionalismo ottuso e demagogico” ma involge direttamente alla logica della competività ed alla “regola aurea dei migliori”.
E se “i migliori” sono stranieri, beh, “amen”: vorrà dire che dovremo porci il problema – risolvendolo – di essere “Italianamente competivi”.
Insomma, la “partita va giocata” scendendo “in campo”: il resto sono soltanto chiacchiere…
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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