Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
MOBILITAZIONE DI CITTADINI CIVILI E ASSOCIAZIONI CONTRO L’ORDINANZA DEMENZIALE … BISOGNA RINGRAZIARE MINNITI
L’Italia non è un paese per senza fissa dimora (o clochard o barboni). L’inverno è la stagione peggiore per chi non un tetto sulla testa e Natale è il periodo peggiore per scoprirlo.
A fare scalpore è l’ordinanza del sindaco di Como Mario Landriscina che in nome del decoro ha stabilito che durante il periodo delle feste natalizie sarà vietato chiedere l’elemosina all’interno del centro storico.
Non bisogna turbare la serenità e lo shopping natalizio con scene che ricordano — come ripete spesso Matteo Salvini — che ci sono italiani (e non solo stranieri) che non solo non riescono ad arrivare a fine mese ma che nemmeno hanno di che vivere.
Anche se inumana c’è nulla di illegale o irregolare nella decisione del sindaco, che per altro è stata resa possibile dal decreto Minniti sul “Daspo urbano”.
Ed in questo senso è curiosa la critica di Matteo Renzi ad un sindaco che non fa altro che utilizzare i poteri concessi da un Governo sostenuto dal Partito Democratico.
Una delle conseguenze dell’ordinanza «per ripristinare il decoro e la vivibilità urbana» è stata la diffida fatta da alcuni agenti della Polizia Locale ad alcuni volontari che portavano latte caldo alle persone che dormono per strada.
A denunciarlo è il “gruppo colazione” di WelCom, l’Osservatorio migranti di Como ai quali lunedì mattina è stato impedito di distribuire la colazione ai senza fissa dimora come fanno ogni mattina da sette anni.
Fino al 10 gennaio non sarà possibile portare la colazione ai senza tetto, non è possibile «perchè in vista del Natale non è decoroso».
Il problema non è di poco conto perchè gli ospiti delle strutture di accoglienza per i senza fissa dimora, i ricoveri notturni, al mattino devono uscire e — come ha spiegato una volontaria a Globalist — queste persone si ritrovano al freddo fin dal mattino presto. L’approccio alla povertà del Sindaco di Como non piace a chi i poveri cerca di aiutarli, non di nasconderli dalla vista respingendoli per 45 giorni oltre la cinta muraria della città .
C’è da dire che il primo cittadino di Como non è solo.
A Pordenone il sindaco Alessandro Ciriani se l’è presa contro l’apertura di un dormitorio finanziato dalla Croce Rossa Italiana spiegando che «Sarebbe stato solo una calamita. Pordenone sarebbe stata invasa».
Numerose sono state le proteste contro la decisione del sindaco di Como di “vietare la città ” ai poveri.
Su Facebook Selvaggia Lucarelli si è offerta di pagare le multe ai volontari eventualmente multati aggiungendo «Quasi mi viene voglia di andare e farmi multare. Di presentarmi con una cartucciera di Parmalat e lanciare bottigliette da un litro a chiunque sia in posizione orizzontale».
L’associazione Como senza frontiere ha organizzato un bivacco solidale contro chi affama i poveri per “riscattare la rispettabilità e la reputazione della città di Como ferita dall’ordinanza del sindaco Landriscina”.
All’evento parteciperanno anche i Sentinelli di Milano, associazione che si batte contro ogni forma di discriminazione.
Al contrario del centro storico di Como l’evento — che si terrà sabato 23 dicembre presso l’ex Chiesa di San Francesco — è aperto a tutti.
I volontari chiedono al sindaco di ritirare l’ordinanza consentendo alle associazioni di aiutare i senzatetto. Anche la Caritas Diocesana chiede al sindaco di fare un passo indietro e per voce del suo presidente Roberto Bernasconi ribadisce che — come ogni anno — la Caritas organizzerà un grande pranzo di Natale per le persone e le famiglie in difficoltà .
Sembra però che a certe amministrazioni i poveri facciano comodo solo quando possono usarli per chiedere più rispetto per gli italiani che vivono in povertà e dare la colpa al Governo.
Quando invece i poveri se li trovano sull’uscio di casa l’atteggiamento cambia radicalmente.
In peggio.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
IL CANDIDATO CHE VUOLE PIACERE A TUTTI E NON SCONTENTARE NESSUNO
Qualcuno comincia a chiamarla con una buona dose di fastidio «normalizzazione». Di
Maio (wants to be) the new Renzi?
Ormai è palese: il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio nella sua operazione di accreditamento bada più alle relazioni esterne che a quelle interne al Movimento.
E così seppellendo anni di battaglie politiche all’opposizione il candidato premier del M5S riabilita, e soprattutto fa sue, le ricette degli altri.
Basta citare le ultime due comparse in ordine cronologico: gli 80 euro, ovvero il bonus fiscale voluto dal governo Renzi e il piano Cottarelli. Provvedimenti ferocemente contrastati prima e ora come per magia rivalutati con interesse.
«Se M5s andrà al governo non abrogherà gli 80 euro, ed anzi punterà ad allargare il taglio delle tasse intervenendo sull’Irpef», Di Maio lo ha detto a Radio anch’io, su Radio Rai 1. Gli 80 euro sono saltati fuori quando un radio ascoltatore che, pur dichiarandosi contrario a Renzi, si è detto preoccupato dell’eventuale abrogazione degli 80 euro.
«Sono soldi suoi – ha prontamente risposto DI Maio – se li merita e nessuno glieli vuole togliere. Sono uno sconto Irpef e nessuno glieli vuole togliere».
«Noi presenteremo una manovra fiscale – ha spiegato – con ulteriore alleggerimento per il ceto medio e con l’ allargamento della no tax area. Gli 80 euro erano una mancetta, ma noi allargheremo il taglio delle tasse».
Insomma, sono una disonorevole mancetta ma nel portafoglio dei contribuenti che li ricevono rimangono e non fano poi così danno.
Su twitter l’ex premier Renzi fa un sorriso larghissimo: «Il Movimento Cinque Stelle – per bocca di Luigi Di Maio – ha detto oggi che nessuno intende toccare gli #80euro. Ci hanno messo quattro anni, ci hanno criticato ovunque, ci hanno sempre votato contro ma alla fine si sono convinti anche loro. Non è mai troppo tardi, #avanti».
E che dire dell’imponente piano Cottarelli?
Scippo con destrezza anche in questo caso e uso aggressivo di vocaboli già visti: vedi alla voce “fannulloni” inaugurata dall’ex Ministro della PA Renato Brunetta.
«Il mercato nella gestione di altri servizi pubblici può portare vantaggi – ha detto recentemente Di Maio in unn incontro promosso da Utilitalia – Sulle partecipate la nostra idea è di adottare il piano Cottarelli, riducendole e mettendo fuori i fannulloni».
E sul cambiamento energetico radicale previsto e fatto votare sul blog Di Maio sparge ampi quantitativi di rassicurazione: «Noi non diciamo che andiamo al governo e dal giorno dopo spegniamo tutto quello che non ci piace, non abbiamo detto che da domattina usiamo solo le rinnovabili, ma che avviamo un processo che sarà completato nel 2045-50 con una transizione verso le rinnovabili nella quale usiamo il gas. Non siamo irresponsabili».
Nel 2014 quando fu divulgato il piano Cottarelli, il M5S ne disse peste e corna e ne denunciava i pericolosi tagli previsti oltrechè puntare il dito contro le coperture.
E anche in questo caso l’attuale ministra del Pd Marianna Madia ha risposto su Twitter a Di Maio che quel piano è in vigore: «Il piano per la riduzione delle società partecipate non solo esiste già , ma sta funzionando».
E spiega: «Le amministrazioni pubbliche stanno dismettendo le partecipate. I piani di riduzione sono stati consegnati, secondo quanto previsto dalla riforma della Pubblica Amministrazione» e «il primo monitoraggio dimostra che ne chiude una su tre».
Parola d’ordine è normalizzazione, quindi.
Cioè: non sembrare più delle schegge impazzite che vengono da Marte ma proporre ricette credibili e strutturate. E pazienza se non hanno il copyright del M5S o non provengono da Lex Iscritti, lo sportello telematico di Rousseau dove l’iscritto M5S offre soluzioni politiche ad uso e consumo del M5S stesso.
La normalizzazione, poi, si vede bene nel pellegrinaggio, denominato “rally”, che sta eseguendo un paziente Di Maio in Nord Italia.
Le regioni più battute sono Lombardia e Veneto. L’ultima visita è all’H Farm a Roncade, in provincia di Treviso, dove c’è in programma un mega Campus innovativo dedicato alla formazione dai 6 ai 30 anni.
Hanno visitato H Farm anche Matteo Renzi e Matteo Salvini. E pure Di Maio che non ha voluto perdersi l’appuntamento con «le imprese che fanno innovazione».
Peccato che in passato questa realtà sia stata attaccata dai consiglieri comunali del M5S locale, e in qualche caso anche da deputati veneti del M5S.
Ma niente da fare, chi ha provato a far notare la contraddizione ha trovato le porte chiuse.
(da “il Messaggero“)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DEL SENATO SPIEGA LA STRATEGIA DI LIBERI E UGUALI
In un’intervista rilasciata a Massimo Franco sul Corriere della Sera, Pietro Grasso delinea la strategia elettorale di Liberi e Uguali, spiegando che la sua nuova lista elettorale prevede di recuperare voti dall’astensionismo, dai delusi del Partito Democratico e da quelli che vogliono lasciare il MoVimento 5 Stelle:
Lei non è uomo da duelli televisivi duri. Parteciperà ai confronti in tv?
«Mi candido per il Parlamento, non per X Factor. Non mi interessa affascinare, nè scontrarmi secondo logiche che non mi appartengono. La mia idea di politica non è la battaglia televisiva ma presentare la soluzione dei problemi. Se è necessario parteciperò ai confronti ma non amo gli scontri. Io voglio partire dai valori di sinistra con un progetto che guardi ben oltre le elezioni»
Come convincerà gli elettori che il voto a voi è utile, e non favorisce M5S o centrodestra?
«Guardi, noi ci proponiamo come sinistra di governo non come fine ma come mezzo per cambiare la rotta su lavoro,scuola, sanità . E vogliamo spiegare che non serve un voto solo di protesta. In più, con questo sistema, di fatto proporzionale, non ci sarà un vero vincitore. La storia del voto utile non regge».
Non ci sarà un vincitore ma la sinistra si candida a essere perdente
«Vogliamo riportare al voto chi oggi si astiene perchè deluso. Il Pd i consensi li ha già persi con l’astensione o col voto al M5S. Contiamo di recuperarli dando un’alternativa».
Il Pd continuerà a perderli?
«Lo dicono i dati. Noi saremo la rete che raccoglierà quel consenso prima che vada altrove».
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
CONTESTATA LA RIFORMA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO CHE METTE LA MAGISTRATURA AL SERVIZIO DEL GOVERNO: “TREDICI LEGGI SONO PERICOLOSE, NON CI HANNO LASCIATO SCELTA”
Davanti a quelle che denuncia come crescenti, sistematiche violazioni dei principi e
valori dello Stato di diritto e dei Trattati europei nella Polonia della maggioranza nazionalconservatrice ed euroscettica, la Ue ha preso una decisione senza precedenti nella sua storia.
Ha scelto di avviare le procedure di attivazione dell’Articolo 7 dei Trattati, i quali prevedono sanzioni fino alla riduzione degli aiuti e alla sospensione dei diritti di voto.
“Abbiamo deciso col cuore pesante, ma non avevamo scelta, dobbiamo difendere trattati valori e spirito dell’Europa”, ha detto annunciando la decisione il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans.
Immediata, e dura, la reazione del PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, cioè Legge e giustizia, il partito di maggioranza guidato da Jaroslaw Kaczynski e vicinissimo al premier euroscettico nazionalista ungherese Viktor Orbà¡n. “Deploriamo la decisione di Bruxelles, è una decisione politica adottata per punire la Polonia a causa del suo rifiuto di accogliere profughi o migranti musulmani”, ha detto la portavoce signora Beata Mazurek, aggiungendo: “Ma siamo sicuri che l’Ungheria ci salverà “.
Una certa differenza di tono, almeno un minimo piຠmoderato, è stata colta dagli osservatori dalle parole di commento rilasciate a caldo dal nuovo premier Morawiecki: “La Polonia si prende cura dello Stato di diritto come la Ue, non un minimo di meno”, egli ha detto.
Non è chiaro se si apra un confronto tra cosiddetti falchi e colombe nel governo, ma comunque lo scontro con l’Unione europea, di cui la Polonia è il piຠimportante membro orientale, è a livelli di durezza mai raggiunti prima.
Un paese dinamico, dall’economia in volo, ma non va dimenticato che un terzo della crescita media del prodotto interno lordo viene dai fondi di coesione europei
La Commissione ha voluto reagire con tale severità dopo le ultime leggi passate dalla maggioranza a Varsavia.
In particolare la riforma della Giustizia, che di fatto abroga l’indipendenza del potere giudiziario e lo sottomette al potere politico, al contrario che in ogni vera democrazia.
Il ministro della Giustizia diventa automaticamente procuratore generale e ha mano libera nella nomina di giudici ordinari e di membri della Corte suprema e del Tribunale costituzionale.
Discussa anche la riforma delle strutture elettorali, togliendo potere agli organi indipendenti di controllo e verifica del risultato di una qualsiasi elezione a vantaggio dei funzionari governativi.
Terzo ma non ultimo, settimane fa il governo aveva tollerato e poi elogiato come “grande manifestazione patriottica” un enorme corteo di sessantamila estremisti di destra con simboli ultrà fascistoidi e slogan antisemiti, antimigranti e antieuropei.
La Polonia governativa ora sembra mostrarsi forte e decisa a non piegarsi a quelle che da tempo definisce “pressioni e ingerenze di Bruxelles contro la nostra sovranità “. E soprattutto appare decisa a puntare sull’intesa crescente con gli altri paesi del centroest riuniti nel Gruppo di Visègrad (Polonia Cechia Slovacchia Ungheria).
In particolare il potere spera nell’aiuto del premier magiaro Viktor Orbà¡n puntando su un voto all’unanimità¡, cioè la procedura piຠconsueta nella Ue.
In questo caso però, notano sia fonti a Bruxelles sia esponenti delle opposizioni democratiche polacche, se come è probabile almeno 22 paesi membri dell’Unione su 28 approveranno la condanna delle asserite violazioni dei principi dello Stato di diritto, allora la Commissione potrà andare avanti nella procedura.
E a quel punto per il popolare e potentissimo Jaroslaw Kaczynski, per il suo establishment, e per i suoi alleati nell’Est dell’Unione, che tutti contano forse anche sulla simpatia di nazionalconservatori e populisti dell’Europa occidentale, la situazione potrebbe diventare piຠscomoda e difficile.
Anche con contestazioni o dubbi e riserve, da non escludere all’interno del partito di maggioranza al potere a Varsavia.
(da “La Repubblica”)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
IL LEADER, CON EMMA BONINO, DI +EUROPA BOCCIA LA NORMA CHE PROROGA LE CONCESSIONI
Un errore, e il Partito Democratico ne è responsabile.
Il liberale Benedetto Della Vedova, leader con Emma Bonino e Riccardo Magi della lista europeista +Europa, prende le distanze dai dem sull’emendamento “salva ambulanti” a firma Pd inserito nella legge di Bilancio.
La modifica approvata dalla Commissione Bilancio della Camera non trova d’accordo Della Vedova, che correrà in coalizione (salvo sorprese) col Pd alle prossime elezioni politiche.
Il sottosegretario agli Esteri di +Europa, tuttavia, non “rompe” sull’alleanza ormai quasi chiusa (si aspetta il passaggio definitivo della norma inserita in manovra che taglia il numero di firme da presentare): “La legge elettorale non prevede coalizioni su un programma comune, ma solo apparentamenti nei collegi”. Tradotto: l’alleanza, per ora, non si tocca.
Sottosegretario Della Vedova, lei che è un “liberale europeista” come valuta questa proroga delle concessioni in evidente contrasto con la direttiva Bolkestein?
È sbagliato. Noi abbiamo bisogno di investimenti ma qui prevale la tutela degli interessi costituiti. Se tu metti a gara avrai più investimenti: basti pensare al settore turistico e balneare, alle concessioni per le spiagge per intenderci. In un settore del genere per un Paese come l’Italia sarebbe più utile per lo Stato avere introiti superiori a quelli di oggi, che sono bassi. E per le attività di servizi legati alla direttiva Ue, resta valida la necessità di attrarre investitori.
Quasi tutti i partiti dell’arco parlamentare hanno gioito per il via libera all’emendamento.
Ci sono categorie che si fanno sentire, è evidente. Ma, senza fanatismi, se tuteli gli interessi costituiti contemporaneamente diminuisci l’interesse collettivo per maggiori investimenti e maggiore occupazione, e quindi canoni più alti per lo Stato. Se lasciamo tutto così com’è, vuol dire che invece di tutelare la concorrenza si tutelano coloro che già operano sul mercato da potenziali concorrenti.
E tuttavia si tratta di un emendamento presentato e firmato dal Pd, vostro alleato alle prossime elezioni…
Mi dà una notizia…
Non è così?
Stiamo dialogando. Ma la questione è semplice: se si leggono le dichiarazioni di oggi, emerge il tripudio del centrodestra che un tempo voleva la questione liberale. Rinviare al giorno del ‘mai’ la messa a gara delle concessioni, come detto, è sbagliato. È una responsabilità del Pd, ovviamente, ma anche l’opposizione che un tempo era a favore del mercato, pro-Occidente e pro-Europa oggi è protezionista, putiniana, anti-europea. Oggi lo scontro è tra aperto e chiuso, non più tra sinistra e destra.
Quindi non cambia il vostro rapporto con il Pd?
La legge non prevede coalizione con la sottoscrizione di un programma e di un leader comune. Prevede invece degli apparentamenti nei collegi. È evidente che le nostre idee sono opposte a quelle protezioniste che vanno per la maggiore e che hanno egemonizzato il centrodestra, oggi trainato dal lega e dal populismo. Noi vogliamo il completamento del mercato unico e la tutela della concorrenza in tutti i settori.
Però ci sono esponenti di +Europa che hanno già annunciato una denuncia dell’Italia alla Commissione Europea se l’emendamento non dovesse essere cancellato (ipotesi improbabile, ndr).
Tra gli strumenti possibili c’è la richiesta di un intervento chiarificatore da parte della Corte di Giustizia del Lussemburgo, un’opzione già usata in passato per vedere se c’è una violazione del diritto europeo. Noi siamo sostenitori del mercato unico, straordinariamente positivo per un Paese come l’Italia. Metà delle nostre esportazioni le facciamo in Europa. Chiediamoci perchè il Paese del sole e del mare non ha investitori del settore in grado di investire negli altri Paesi e teme invece quelli esteri che vorrebbero lavorare in Italia. Se continuiamo a proteggere non facciamo l’interesse del nostro turismo, poi non lamentiamoci….
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
ESULTANO GLI AMBULANTI, ALLA CONCORRENZA PREFERISCONO IL MANTENIMENTO DEI PRIVILEGI
Era la norma che aveva scatenato proteste in quasi tutte le piazze italiane e nella notte a
poche ore dalla chiusura della legge di stabilità è arrivato il via libera: nuovo rinvio per la piena entrata in vigore anche in Italia della direttiva Bolkestein sul commercio ambulante. Si tratta di una norma che prevede la liberalizzazione del mercato dei posti della vendita su strada con la loro messa a bando, nel rispetto di precise regole sulla durata delle licenze e sulla loro riassegnazione una volta scadute.
Oggi in Italia c’è una sorta di Far West, ma la regolarizzazione, alla quale ad esempio si sono da sempre opposti a Roma i grillini, ha scatenato la protesta dei commercianti ambulanti.
Finora le licenze di questo tipo venivano ereditate di padre in figlio con vari stratagemmi societari, o vendute dal titolare originale in una sorta di mercato nero oppure affittate da
chi riesce a ottenerne più di una.
Quando entrerà in vigore la Bolkestein non sarà più così: chi vorrà commerciare sulle strade pubbliche in zone demaniali in prossimità di monumenti o nel centro storico potrà farlo per 7 o 12 anni al massimo. Dopodichè la licenza scadrà .
Un emendamento del Pd approvato nella notte in Commissione Bilancio della Camera prevede che “al fine di garantire che le procedure per l’assegnazione delle concessioni del commercio su aree pubbliche siano realizzate in un contesto temporale e regolatorio omogeneo, il termine delle concessioni in essere alla data di entrata in vigore della presente disposizione e con scadenza anteriore al 31 dicembre è prorogato fino a tale data”.
Tutti contenti, a destra come a sinistra, passando per il M5S, tutti liberisti a parole, al servizio delle lobby nei fatti
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
DISTRAZIONE O COLPO DI SONNO HANNO PORTATO L’AUTO A SBANDARE E INVADERE L’ALTRA CORSIA
È stata eseguita oggi l’autopsia sul corpo del senatore Altero Matteoli, che due giorni fa è morto in un tragico incidente stradale sull’Aurelia, all’altezza di Capalbio.
Secondo il medico legale non sarebbe stato un malore a causare l’incidente.
Tra le ipotesi quella di una distrazione, o di un colpo di sonno che avrebbe portato l’auto del senatore a sbandare e invadere l’altra corsia dove si è scontrato con una vettura che veniva dal senso opposto di marcia.
Domani mattina in Senato sarà allestita la camera ardente mentre i funerali si celebreranno alle 12 nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma.
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
PER ANNI NE HANNO DETTO PESTE E CORNA, SOSTENENDO (GIUSTAMENTE) CHE ERA UNA MARCHETTA, ORA SULLA TANGENZIALE A CERCARE CLIENTI CI SI METTONO LORO
Prima Luigi Di Maio, poi Matteo Salvini. 
Gli 80 euro in busta paga voluti da Matteo Renzi non si toccano.
Questa presa di posizione da parte di due leader dell’opposizione fa scattare l’ironia del Partito democratico.
“Gli 80 euro sono stati la misura del nostro governo in questi anni più criticata da tutte le opposizioni – scrive Renzi su Facebook -. Eppure oggi anche Salvini, dopo Di Maio, annuncia che se diventasse premier lui manterrebbe gli 80 euro. I nostri avversari alle prossime elezioni ci insultano, ci criticano, ci ignorano. Poi, alla fine, cercano di copiarci. Per noi nessun problema: le buone idee sono a disposizioni di tutti”.
Anche il vicesegretario del pd, Maurizio Martina, punge Salvini su Twitter: “A ciascuno la sua coerenza….per Salvini in tv gli 80 euro erano una ‘roba da matti’. Ora invece dichiara che li manterrebbe, riconoscendo quindi che la nostra scelta di restituire alle famiglie italiane 10 miliardi di euro è stata giusta. Meglio tardi che mai. Ma così non si è credibili per governare il Paese”.
“Anche Salvini dopo Di Maio è costretto a riconoscere che gli 80 euro sono una grande opera di redistribuzione della ricchezza – afferma in una nota la vicecapogruppo del pd alla Camera, Alessia Morani -. Dopo averci accusato di fare mancette elettorali ora ci dicono che non toccherebbero la misura fiscale strutturale voluta da Renzi: ricordo allo smemorato leader della Lega quando appena cinque mesi fa diceva che gli effetti degli 80 euro sono inesistenti.
Nessuno che dica che gli 80 euro andavano destinati a chi ne aveva più bisogno di altri, non a chi aveva già un lavoro e guadagnava fino a 1499 euro.
(da agenzie)
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Dicembre 20th, 2017 Riccardo Fucile
MAGGIORANZA POSSIBILE SOLO CON ALLEANZA M5S-PD-LeU
Nando Pagnoncelli torna a pubblicare sul Corriere della Sera oggi un sondaggio sui risultati elettorali con il Rosatellum, che prevede una quota proporzionale e una maggioritaria.
Il sondaggio riepiloga la simulazione degli effetti rispetto ai risultati alle urne preconizzati una settimana fa: con questi numeri il centrodestra risulterebbe avere complessivamente 281 seggi (sommando scranni provenienti dai collegi uninominali e dal proporzionale), seguito dal M5S con 158 deputati, dal Pd con 151,e da Liberi e uguali con 27 seggi tutti provenienti dal proporzionale.
Alternativa popolare al momento non raggiunge la soglia di sbarramento e non è stata considerata, a differenza delle altre volte, come alleata del Pd, tenuto conto delle divisioni che attraversano la formazione.
La quota da raggiungere per la maggioranza è di 316 seggi, ma nel computo totale non sono compresi i seggi di Valle d’Aosta e la circoscrizione estera.
C’è anche da segnalare che con questi numeri un’eventuale maggioranza M5S + Pd + LeU avrebbe un buon margine di maggioranza alla Camera (le simulazioni per il Senato sono più difficili).
Gli andamenti, spiega Pagnoncelli, premiano con evidenza il centrodestra che, rispetto alle stime di poco più di un mese fa, guadagna 29 seggi, a scapito dei 5 Stelle (che ne perdono 15) e del Pd (che ne perde 13), mentre Liberi e uguali ne guadagna 3, anche grazie al mancato ingresso in Parlamento di Alternativa popolare.
Il centrodestra guadagna qualche seggio nel proporzionale (5 in totale), ma ben 24 nel maggioritario.
Il calo di Pd e M5S infatti fa sì che una parte dei collegi cosiddetti marginali, cioè dove le distanze sono ridotte, passi da queste formazioni al centrodestra, in particolare al Sud, sottraendoli soprattutto ai pentastellati le cui perdite sono appunto concentrate nel maggioritario.
Ma il dibattito di questi giorni è incentrato sulla possibilità che la coalizione di centrodestra arrivi alla maggioranza assoluta, grazie alla «soglia implicita» del 40%.
In realtà questa ipotesi al momento parrebbe di non facile realizzazione.
I calcoli sono semplici. Per avere la maggioranza alla Camera occorrono 316 deputati. La coalizione (o la forza politica) che ottiene il 40% si porta circa 160 deputati dalla quota proporzionale. Per arrivare alla maggioranza occorrono ancora 156 deputati. Che corrispondono a circa il 68% dei deputati eletti con il sistema uninominale (231, escludendo la Valle d’Aosta).
Infine va notato che i conflitti degli ultimi giorni e le polemiche sempre più marcate tra Salvini e Berlusconi non giovano alla coalizione.
(da “il Corriere della Sera”)
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