LA UE SI ACCORGE SOLO ORA CHE IN POLONIA I DIRITTI SONO A RISCHIO E ATTIVA LA PROCEDURA
CONTESTATA LA RIFORMA DEL SISTEMA GIUDIZIARIO CHE METTE LA MAGISTRATURA AL SERVIZIO DEL GOVERNO: “TREDICI LEGGI SONO PERICOLOSE, NON CI HANNO LASCIATO SCELTA”
Davanti a quelle che denuncia come crescenti, sistematiche violazioni dei principi e valori dello Stato di diritto e dei Trattati europei nella Polonia della maggioranza nazionalconservatrice ed euroscettica, la Ue ha preso una decisione senza precedenti nella sua storia.
Ha scelto di avviare le procedure di attivazione dell’Articolo 7 dei Trattati, i quali prevedono sanzioni fino alla riduzione degli aiuti e alla sospensione dei diritti di voto.
“Abbiamo deciso col cuore pesante, ma non avevamo scelta, dobbiamo difendere trattati valori e spirito dell’Europa”, ha detto annunciando la decisione il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans.
Immediata, e dura, la reazione del PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, cioè Legge e giustizia, il partito di maggioranza guidato da Jaroslaw Kaczynski e vicinissimo al premier euroscettico nazionalista ungherese Viktor Orbà¡n. “Deploriamo la decisione di Bruxelles, è una decisione politica adottata per punire la Polonia a causa del suo rifiuto di accogliere profughi o migranti musulmani”, ha detto la portavoce signora Beata Mazurek, aggiungendo: “Ma siamo sicuri che l’Ungheria ci salverà “.
Una certa differenza di tono, almeno un minimo piຠmoderato, è stata colta dagli osservatori dalle parole di commento rilasciate a caldo dal nuovo premier Morawiecki: “La Polonia si prende cura dello Stato di diritto come la Ue, non un minimo di meno”, egli ha detto.
Non è chiaro se si apra un confronto tra cosiddetti falchi e colombe nel governo, ma comunque lo scontro con l’Unione europea, di cui la Polonia è il piຠimportante membro orientale, è a livelli di durezza mai raggiunti prima.
Un paese dinamico, dall’economia in volo, ma non va dimenticato che un terzo della crescita media del prodotto interno lordo viene dai fondi di coesione europei
La Commissione ha voluto reagire con tale severità dopo le ultime leggi passate dalla maggioranza a Varsavia.
In particolare la riforma della Giustizia, che di fatto abroga l’indipendenza del potere giudiziario e lo sottomette al potere politico, al contrario che in ogni vera democrazia.
Il ministro della Giustizia diventa automaticamente procuratore generale e ha mano libera nella nomina di giudici ordinari e di membri della Corte suprema e del Tribunale costituzionale.
Discussa anche la riforma delle strutture elettorali, togliendo potere agli organi indipendenti di controllo e verifica del risultato di una qualsiasi elezione a vantaggio dei funzionari governativi.
Terzo ma non ultimo, settimane fa il governo aveva tollerato e poi elogiato come “grande manifestazione patriottica” un enorme corteo di sessantamila estremisti di destra con simboli ultrà fascistoidi e slogan antisemiti, antimigranti e antieuropei.
La Polonia governativa ora sembra mostrarsi forte e decisa a non piegarsi a quelle che da tempo definisce “pressioni e ingerenze di Bruxelles contro la nostra sovranità “. E soprattutto appare decisa a puntare sull’intesa crescente con gli altri paesi del centroest riuniti nel Gruppo di Visègrad (Polonia Cechia Slovacchia Ungheria).
In particolare il potere spera nell’aiuto del premier magiaro Viktor Orbà¡n puntando su un voto all’unanimità¡, cioè la procedura piຠconsueta nella Ue.
In questo caso però, notano sia fonti a Bruxelles sia esponenti delle opposizioni democratiche polacche, se come è probabile almeno 22 paesi membri dell’Unione su 28 approveranno la condanna delle asserite violazioni dei principi dello Stato di diritto, allora la Commissione potrà andare avanti nella procedura.
E a quel punto per il popolare e potentissimo Jaroslaw Kaczynski, per il suo establishment, e per i suoi alleati nell’Est dell’Unione, che tutti contano forse anche sulla simpatia di nazionalconservatori e populisti dell’Europa occidentale, la situazione potrebbe diventare piຠscomoda e difficile.
Anche con contestazioni o dubbi e riserve, da non escludere all’interno del partito di maggioranza al potere a Varsavia.
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply