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IL SOCIO DEL “FATTO”SI CANDIDA CON BERLUSCONI

Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile

FABIO FRANCESCHI CORRERA’ IN VENETO… TRAVAGLIO: “COMPREREMO LE SUE QUOTE”

Il nome di Fabio Franceschi, titolare di Grafica Veneta di Trebaseleghe in provincia di Padova, compare nelle liste di Forza Italia per il Veneto: lui, imprenditore, è nato a Camposampiero, nel padovano, classe 1969, ha fatto parte dei consigli di Confindustria provinciale di Padova e del Veneto con delega alla tecnologia ed innovazione. L’università  patavina gli ha conferito una laurea honoris causa in ingegneria meccanica per i suoi meriti imprenditoriali.
“Ho ricevuto molto dalla vita, successo e fortuna — ha spiegato ieri Franceschi — ora è tempo che io restituisca qualcosa alla comunità . Sono un imprenditore a servizio del Paese: l’Italia, che deve tornare protagonista in Europa”.
Il Fatto Quotidiano pubblica una nota oggi a pagina 2 firmata da Cinzia Monteverdi, amministratore delegato della società  editoriale Il Fatto SPA, e Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano
“APPRENDIAMO dalle agenzie di stampa che Fabio Franceschi, titolare di Grafica Veneta e azionista di minoranza della Società  editoriale Il Fatto Spa con il 4% delle quote (acquisite a suo tempo dal nostro socio storico Francesco Aliberti e senza alcun incarico operativo), ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni con Forza Italia.
Intendiamo tranquillizzare i nostri lettori sulla assoluta incompatibilità  con la nostra società  editoriale per chiunque ricopra incarichi in qualunque forza politica. Entro breve tempo dunque Franceschi — al quale auguriamo le migliori fortune — riceverà  una proposta per la cessione del suo pacchetto azionario.
Polemica disinnescata da subito.

(da agenzie)

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LA “SUPERCOMPETENZA” DEL M5S NELLO SCEGLIERE I CANDIDATI ALL’UNINOMINALE

Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile

UNA SERIE DI SCELTE AUTOLESIONISTE CON GAFFE EVITABILI

«La nostra è una squadra di supercompetenti», ha detto Luigi Di Maio al Tempio di Adriano presentando i candidati nei collegi uninominali.
Qualche ora dopo dalla squadra cadeva il primo titolare, quello presentato per primo durante la kermesse, perchè i “supercompetenti” si sono accorti soltanto dopo la pubblicazione di questo articolo che Rinaldo Veri, ammiraglio che doveva guidare la nave dei 5 Stelle nel collegio di Roma 10 alla Camera, era stato candidato sindaco e poi eletto consigliere comunale a Ortona con una lista civica alleata con il Partito Democratico.
Naturalmente nessuno può mettere in dubbio la supercompetenza degli uomini e delle donne scelti da Luigi Di Maio per sfidare i candidati degli altri partiti nei collegi uninominali del Rosatellum; di certo però qualche idea sulla supercompetenza con cui il MoVimento 5 Stelle ha indagato sui suoi candidati prima di proporli ce la possiamo fare tranquillamente.
E così notiamo che la notizia di Veri ex candidato sindaco a Ortona era talmente nascosta da trovarsi sulla pagina Wikipedia dedicata all’ammiraglio.
Da lì è stato facile trovare la lista degli eletti e contattare chi era in consiglio comunale per verificare che Veri fosse ancora consigliere della lista civica: un lavoro di pochi minuti che tuttavia chi si sta candidando alla presidenza del Consiglio di una potenza industriale non è evidentemente riuscito a fare.
Non solo: Veri, nella nota con cui ha ritirato la candidatura, ha sostenuto di non essere informato sulla “regola prevista dal regolamento del M5S che impedisce a chi ha già  una carica elettiva di potersi candidare e proprio per questo non avevo ritenuto necessario informare di questa mia carica il candidato premier Luigi Di Maio”.
Il che sembra incredibile, visto che le polemiche sugli ex qualcosa poi candidati con il MoVimento 5 Stelle riecheggia a ogni presentazione dei candidati grillini e il nuovo regolamento del M5S è regolarmente disponibile online e indica chiaramente i motivi di incompatibilità .
Ma soprattutto: il M5S prima di candidarlo non si è informato su di lui, non ci ha parlato per verificare la sua conoscenza e la sua adesione ai principi grillini? La supercompetenza del M5S non l’ha ritenuto necessario?
Dei 630 deputati, 231 saranno eletti in collegi uninominali. Dei 315 senatori, 115 saranno eletti in collegi uninominali.
Ma il M5S ha schierato in moltissime sfide deputati e senatori uscenti, su cui i controlli erano superflui (o comunque molto più facili). I nomi restanti da controllare non erano certo moltissimi e in due settimane era possibile farli tranquillamente.
Eppure il M5S non si è accorto che lo sfidante di Renzi nel collegio senatoriale di Firenze 1, Nicola Cecchi, è un ex iscritto al Partito Democratico e un ex renziano che ha fatto campagna per il referendum sulle riforme.
Dov’è finita la supercompetenza? E chi non riesce a controllare una lista di nomi è in grado di tenere sotto controllo il Paese?
E Salvatore Caiata, 47 anni, candidato alla Camera in Basilicata con il M5S, presidente del Potenza Calcio e con un passato da dirigente del PDL provinciale?
E Renato Scalia, ex ispettore capo della Digos a Firenze, che dal palco parla di «uno Stato che sta dalla parte dei carnefici» dicendosi «giustizialista» ed è candidato alla Camera a Empoli, ma ha già  corso a sostegno del sindaco Dario Nardella a Firenze («Era in una lista civica — spiegano i vertici — può restare»)?
I casi per l’uninominale non finiscono qui.
Vittoria Casa, candidata alla Camera nel collegio di Bagheria, è stata assessora di giunta e personalità  importante del Partito Democratico nella cittadina dove sindaco è Patrizio Cinque. Anche qui i tempi i tempi delle regole del M5S la dovrebbero penalizzare, ma è giusto che Di Maio scelga in totale libertà  chi può rappresentare il suo partito in Parlamento.
Ma allora a cosa serve fare regole così stringenti se poi bisogna violarle?
Altro caso: Riccardo Nuti segnala su Facebook Francesco Mollame, assessore nel 2013 per Gianfranco Bonnì sindaco contro il m5s, e nel 2008 candidato sindaco con l’ MPA.
I giornali siciliani parlano di Rino Marinello, candidato con Berlusconi.
Il tutto ovviamente accade mentre Vincenzo Spadafora, braccio destro di Di Maio, va a candidarsi in Campania e Elio Lannutti, uscito dal parlamento nel 2013 (era entrato con l’Italia dei Valori), si presenta con il M5S.
E tanti candidati continuano a “sparire” dopo essere arrivati nella lista del M5S pubblicata sul Blog delle Stelle senza alcuna motivazione, cosa che espone i grillini ai rischi di risarcimenti a quattro o cinque zeri.
Il caso di Mario Corfiati è emblematico: il Corriere parla di alcune sue foto su siti di incontri (e se anche fosse, che male ci sarebbe?) e lui, il più votato alle Parlamentarie di Torino, sparisce dalla lista.
Su Facebook Corfiati scrive: “Non mi sono ritirato dalle Parlamentarie M5S Camera 2018, fino ad ora non ho ricevuto comunicazione ufficiale con annesse motivazioni del movimento per il mio depennamento dalla lista”.
Non si fa tanta fatica a credergli, visto che tutti quelli che sono finiti fuori dicono di non aver ancora saputo perchè. Eppure il M5S aveva detto che i profili dei candidati erano stati scandagliati PRIMA dell’apertura delle Parlamentarie (era sfuggito lo “stripmen”, ma sono cose che succedono!).
La supercompetenza del MoVimento 5 Stelle è questa qua?
E i grillini si rendono conto che governare un paese è molto più complesso di selezionare candidati per le Parlamentarie?

(da “NextQuotidiano”)

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SONDAGGI IPSOS E EMG: CRESCONO FORZA ITALIA E PD, CALANO M5S, LEGA E FDI

Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile

CENTRODESTRA ANCORA LONTANO DALLA MAGGIORANZA ALLE CAMERE

Un sondaggio IPSOS pubblicato oggi dal Corriere della Sera e che si riferisce a una rilevazione conclusasi il 27 gennaio scorso dà  in crescita il centrodestra con Forza Italia a fare da forza trainante: in quattordici giorni il consenso per il partito di Berlusconi è arrivato al 16,9%, crescendo di quasi mezzo punto percentuale.
L’incremento è innegabile ma l’obiettivo finale del Cavaliere è ancora lontano, così come i “fasti” delle elezioni 2013, quando pur sconfitta Forza Italia era arrivata al 23%.
Alla crescita di Forza Italia fa da contraltare il leggero calo di Lega e Fratelli d’Italia, un fenomeno che si esplica spesso durante le elezioni politiche, quando i consensi finiscono per spostarsi dalla destra verso il centro della coalizione.
C’è da segnalare che invece nel sondaggio EMG Acqua pubblicato ieri dal Tg di La7 il centrodestra è dato invece complessivamente in lieve calo e anche Forza Italia perde uno 0,1% rispetto alla settimana precedente (l’universo temporale di riferimento è quindi diverso rispetto a quello del sondaggio IPSOS).
Invece il centrosinistra e il Partito Democratico sono dati addirittura in crescita, di uno 0,6% complessivo, nonostante la vicenda delle liste che ha fatto scoprire i nervi un po’ a tutti nel partito e fuori:
Anche il MoVimento 5 Stelle è dato in perdita, addirittura di mezzo punto percentuale in una sola settimana: evidentemente nel campione EMG Acqua è sondata una fetta di popolazione che è indecisa tra M5S e PD (e sembra curioso vista la distanza programmatica tra i due soggetti).

(da “NextQuotidiano”)

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SPESE PAZZE LIGURIA, CHIESTO RINVIO A GIUDIZIO DI 19 EX CONSIGLIERI REGIONALI PER PECULATO

Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile

C’E’ ANCHE L’ATTUALE PRESIDENTE LEGHISTA DEL CONSIGLIO REGIONALE, L’ATTUALE CAPOGRUPPO DI FDI E UN EX AN PASSATO A CASAPOUND… COINVOLTI ANCHE PD E FORZA ITALIA

Il pm Massimo Terrile ha chiesto il rinvio a giudizio per 19 ex consiglieri regionali dei gruppi Forza Italia, Pd, Verdi e Alleanza Nazionale nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette spese pazze in Regione Liguria.
Le accuse sono per tutti di peculato per avere usato fondi pubblici per spese non istituzionali nella legislatura 2005-2010.
Per quella legislatura sono già  state rinviate a giudizio 13 persone di vari schieramenti: per il centrodestra, allora all’opposizione, l’attuale presidente del consiglio regionale Francesco Bruzzone (Lega), Sandro Biasotti (deputato e attuale coordinatore di FI in Liguria), Nicola Abbundo, Angelo Barbero, Fabio Broglia, Giovanni Macchiavello, Matteo Marcenaro, Luigi Patrone e Franco Rocca, attuale sindaco di Zoagli. Poi Tirreno Bianchi, Rosario Monteleone (Udc), Carmen Patrizia Muratore e Giovanni Battista Pittaluga del centrosinistra.
Sempre per la legislatura 2005-2010 sono già  stati condannati la nuora di Mastella Roberta Gasco (Udeur), Lorenzo Castè (Prc) e Franco Bonello (Unione a sinistra).Gasco era stata condannata a 2 anni e 4 mesi e aveva risarcito il danno, Castè a 4 anni e 11 mesi, Bonello a 4 anni e 5 mesi.
Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per Matteo Rosso, unico ancora in Consiglio regionale, oggi esponente di Fratelli d’Italia, allora con Forza Italia.
Insieme a lui, per Fi, è stato chiesto il giudizio per Franco Orsi, Gabriele Saldo, Gino Garibaldi, Luigi Morgillo e Pietro Oliva mentre è stata chiesta l’archiviazione per Graziano Falciani.
Per quanto riguarda il Partito Democratico, il magistrato ha chiesto il rinvio a giudizio per Vito Vattuone, ora segretario regionale e candidato alle prossime elezioni politiche nel collegio proporzionale per il Senato in Liguria, Michele Boffa, Luigi Cola, Nino Miceli, Ezio Chiesa, Moreno Veschi e Minella Mosca, mentre è stata chiesta l’archiviazione per Lorenzo Basso. Per i Verdi risultano coinvolti nell’inchiesta Cristina Morelli e Carlo Vasconi, mentre per Rifondazione comunista Giacomo Conti e Vincenzo Nesci. Infine per l’allora Alleanza Nazionale Gianni Plinio (adesso passato a Casapound) e Alessio Saso.
Claudio Scajola testimone: «Il consigliere Matteo Rosso mi regalò cravatte di Finollo due o tre volte»
«Le cravatte di Finollo mi ricordo che me le regalò per due, tre volte a Natale il consigliere Matteo Rosso. Me lo ricordo perchè io personalmente non le avrei mai comprate». Lo ha detto l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, sentito come teste della difesa nel corso del processo sulle cosiddette spese pazze in Regione Liguria per le quali sono imputati 22 tra ex e attuali consiglieri regionali.
«Le mie preferite – ha detto Scajola sempre riferendosi alle cravatte – erano quelle di Marinella, che mi regalava il presidente Silvio Berlusconi. I regali ricevuti dal consigliere nella sua veste istituzionale, erano tutti accompagnati da biglietti di auguri».
Secondo il procuratore Francesco Pinto, i consiglieri di vari partiti avrebbero speso soldi pubblici in cene, viaggi, gite al luna park, birre, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini. In alcuni casi, per gli inquirenti, venivano consegnate ricevute dimenticate da ignari avventori. In altri venivano modificati gli importi a mano.
Tra gli imputati ci sono l’attuale assessore allo Sviluppo Edoardo Rixi e il presidente del consiglio regionale Francesco Bruzzone, entrambi candidati alle prossime elezioni. L’udienza odierna in cui è stato sentito l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, come teste a difesa, riguarda il processo scaturito da una inchiesta sulle spese rimborsate agli ex e attuali consiglieri regionali della legislatura 2010-2015. In particolare, le spese `pazze’ contestate riguardano il periodo compreso tra il 2010 e il 2012.
C’è anche Vito Vattuone, capolista del Pd nel collegio plurinominale per il Senato in Liguria alle prossime elezione, e segretario regionale, tra i 19 ex consiglieri regionali per i quali la procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’indagine sulle cosiddette `spese pazze’.
L’inchiesta riguarda i gruppi Forza Italia, Pd, Verdi e Alleanza Nazionale durante la legislatura 2005-2010. Le accuse sono per tutti di peculato per avere usato fondi pubblici per spese non istituzionali.
Sono poco più di 4 mila euro le spese contestate a Vito Vattuone. «Vattuone – spiega il suo legale, l’avvocato Massimo Boggio – per un anno non era nemmeno consigliere. Inoltre, e lo abbiamo anche spiegato al sostituto procuratore Massimo Terrile, che quanto gli è stato contestato non è nemmeno riconducibile a lui. Non ci sono ricevute della carta di credito di Vattuone e nemmeno ricevute. Ci sono solo scontrini che potrebbero essere riferiti a chiunque».
Secondo l’accusa, i consiglieri si sarebbero fatti rimborsare decine di migliaia di euro per spese di rappresentanza che però agli occhi degli inquirenti sarebbero state in realtà  personali.

(da “il Secolo XIX”)

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PIROZZI SI DIVERTE: “IO VICE DI PARISI? VENGA LUI A FARE IL MIO VICE”

Gennaio 30th, 2018 Riccardo Fucile

POI NE HA ANCHE PER LA MELONI: “FA PURGHE STALINISTE”… E ZINGARETTI RACCOGLIE

«Fai un passo indietro». «No, fallo tu».
I due candidati del centrodestra per le prossime elezioni regionali del Lazio si lanciano lo stesso appello. E si danno la stessa risposta.
In mattinata Stefano Parisi ha confermato l’invito fatto nei giorni scorsi al sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi.   Lo ha invitato a fare squadra insieme, unire le loro liste e gli ha proposto la vice presidenza della giunta regionale del Lazio.
L’APPELLO DI PARISI
«Noi — ha detto il candidato di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Quarta Gamba — abbiamo bisogno della sua   popolarità  e della sua esperienza. Io ho sempre detto che sarebbe   stato un ottimo candidato alla presidenza della Regione, certo la   precondizione è unire il centrodestra. Mi auguro che lui tenga a cuore le sorti di questa Regione e si unisca a noi. Se si potesse lavorare   insieme sarebbe un’ottima soluzione per il Lazio e per tutti noi».
LA RISPOSTA DI PIROZZI
Sergio Pirozzi risponde «Lasciamo perdere i tentativi di   dimostrare che sono io a cercare di dividere il centrodestra. Questi   sono i giorni della merla ma noi non siamo i tordi. Ringrazio la stima di Parisi: se vuole dare un sostegno al Lazio lo faccia venendo a fare il vice presidente a me».
Uno a uno e palla al centro? No. Pirozzi rincara la dose: si dice certo che Parisi non accoglierà  il suo invito. «Non lo farà . Ha scelto di essere il candidato   sindaco di Milano, il candidato del Lazio e prossimamente alle   Europee. Io dico: non ci sono candidati giusti per tutte le stagioni».
PARISI COME CETTO
L’attacco diventa frontale dopo pochi minuti. In diretta web, Sergio Pirozzi paragona il suo avversario al candidato Cetto Laqualunque reso celebre dal film Qualunquemente nel quale basava il suo programma sul qualunquismo più becero pur di strappare cinsenso e su promesse mirabolanti quanto irrealizzabili.
Il sindaco di Amatrice riprende un passaggio dell’intervento fatto da Stefano Parisi ieri sera nella convention di Fondi. «Dice che bisogna investire sulla Roma-Latina, tipo Cetto la Qualunque chiù pilu pi’ tutti». Perchè no? «Dire bisogna investire sulla Roma-Latina è come dire ‘daremo posti di lavoro per ogni albero ai forestali».
ESPULSO? GRAZIE
Poi c’è pure un passaggio su Giorgia Meloni. Che Sergio Pirozzi ringrazia per averlo espulso dal centrodestra. «Ricorda le purghe staliniane e c’è qualcosa che non funziona».
ZINGARETTI: MI RIVOTERA’ PURE M5S
Nicola Zingaretti invece punta sui risultati conseguiti, sulle cose messe a posto in questi cinque anni di governo regionale.
Punta il dito contro chi, in campagna elettorale, sta dicendo che nel Lazio le cose non funzionano. «Chiedo rispetto per il Lazio. Vedo troppe   scorribande politiche e giochi sulle spalle della nostra comunità . In   questi anni ci siamo rialzati in piedi solo grazie alle nostre forze e ora tutti si azzuffano e affrettano a parlare male e denigrare. Non lo permetterò, difenderò la nostra comunità  da chi la vuole far tornare   indietro e da chi è solo capace di raccontare i problemi e non   risolverli».
In un’intervista a ‘Leggo’ ha rivendicato i risultati raggiunti. Sostiene che il suo buon governo abbia messo in difficoltà  il centrodestra, rendendogli quasi impossibile trovare un candidato. «Trovo abbastanza incredibile che il centrodestra abbia candidato   presidente del Lazio una persona che non vive qui da oltre 20 anni.   Che per due decenni ha vissuto a Milano tanto da candidarsi   addirittura a sindaco neanche due anni fa».
Poi attacca il Movimento 5 Stelle. Usa Roma come leva per gli elettori grillini scontenti. Per avvicinarsi ai delusi dal governo di Virginia Raggi. «Gli elettori dei 5 stelle sono liberi — sottolinea il   Governatore — Molti di   loro alle Regionali voteranno Zingaretti: nessuno scandalo è già    successo nel 2013 e succederà  di nuovo il 4 marzo. Le persone sono   libere e per fortuna ragionano con la loro testa senza   condizionamenti. Moltissimi mi scrivono e lo dicono apertamente: a lei la votiamo perchè ha fatto molte cose concrete, ora non ci tradisca».
PIROZZI? UNA FERITA
Ce n’è pure per Sergio Pirozzi. Il Governatore dice: «Confesso che per me vedermelo   contro in questo modo sia stata una ferita. Ma è andata così, e ora   Sergio sta facendo la sua battaglia, con coraggio. Come dicevo prima,   chiedo a tutti proposte e rispetto per la nostra terra. Mi sembra che   Pirozzi questo lo stia facendo».

(da “Alessio Porcu”)

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