Destra di Popolo.net

ALEMANNO TRADISCE PIROZZI E PASSA CON PARISI. STORACE: “TRADITORE E SCHIZOFRENICO”

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

PIROZZI: “HA AVUTO QUALCHE POSTO NELLE LISTE DELLE POLITICHE ED E’ ANDATO CON CHI LO GIUDICAVA IMPRESENTABILE FINO A IERI”

“Ho appreso che Gianni Alemanno ha convocato una riunione locale per decidere l’atteggiamento alle regionali. Ma in rete ha già  deciso da solo annunciando unilateralmente l’appoggio a Parisi senza alcun candidato nella lista di Roma. E’ una decisione grave e settaria, oltre che poco condivisa”.
Così in una nota il Vice Presidente del Consiglio regionale, Francesco Storace.
“Dopo le mie dimissioni dalla presidenza del partito, avevo sperato in un atteggiamento meno schizofrenico da parte di chi aveva detto di sostenere Pirozzi. Alemanno schiera se stesso con i partiti arrivati al settimo candidato, contro un uomo del popolo che giurava di voler sostenere. Per quel che mi riguarda è l’ultimo atto che segna la mia definitiva incompatibilità  con Mns. Io non tradisco Sergio Pirozzi”.
“Ma il Gianni Alemanno che sostiene ufficialmente la candidatura di Stefano Parisi e che ha avuto dal “fu” centrodestra alcuni posti in lista alle politiche per suoi uomini è lo stesso Gianni Alemanno che veniva definito impresentabile e usato come motivazione da chi si opponeva alla mia candidatura unitaria, attribuendogli un inesistente vicinanza con me o si tratta di un caso di omonimia? La grande ammucchiata prende forma. So ragazzi”.
Così in una nota Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio.

(da agenzie)

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BENI PER 200 MILIONI CONFISCATI AL “RE DELLA SALERNO REGGIO CALABRIA”: E I SUOI GENERI PIAZZATI COME CANDIDATI DI LEGA E CASAPOUND AL PARLAMENTO

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

SALVATORE MAZZEI “RIFERIMENTO DELLA ‘NDRANGHETA”… ANCHE I GENERI CITATI NELLA RELAZIONE DELLA DDA DI CATANZARO… MA CHE BELLE LISTE “PULITE”

Un impero da 200 milioni di euro da oggi passa nelle mani dello Stato.
Un tesoro strappato di mano al “re” della Salerno-Reggio Calabria, l’imprenditore calabrese Salvatore Mazzei che proprio ai lavori di rifacimento dell’autostrada ha legato la sua ascesa economica.
Un provvedimento che riguarda i beni di tutta la famiglia potrebbe avere ripercussioni anche a livello politico.
I due generi dell’imprenditore, infatti, sono entrambi candidati per le elezioni del prossimo 4 marzo.
Domenico Furgiuele correrà  per la Camera per la lista “Noi con Salvini”, Massimo Cristiano invece è il candidato di Casapound per il collegio di Catanzaro.
Entrambi inoltre sono citati nella relazione sul recente scioglimento del consiglio comunale di Lamezia Terme.
Per la Dda di Catanzaro Salvatore Mazzei avrebbe avuto un ruolo centrale nella realizzazione della nuova Autostrada del Mediterraneo.
Non solo era lui a fornire, per la gran parte dei cantieri, il cemento estratto dalla sua cava, un cratere che domina su Lamezia Terme, ma l’imprenditore sarebbe stato soprattutto parte integrante «di un vero e proprio sistema criminale finalizzato al controllo delle estorsioni, dei subappalti e delle forniture».
Mazzei e le sue imprese sarebbero stati per oltre un decennio il punto di «riferimento delle cosche mafiose dominanti nei territori calabresi interessati dall’esecuzione di costose opere pubbliche».
In pratica i clan della ‘ndrangheta avrebbero imposto alle grosse ditte vincitrici di subappaltare parte dei lavori e le forniture all’imprenditore lametino.
Nei cantieri dell’autostrada era così che si pagava il pizzo, grazie alle fatture gonfiate dalle imprese di Mazzei.
Un meccanismo di sovrafatturazione che permetteva guadagni sicuri e garantiva tranquillità  ambientale.
Secondo quanto si legge nel decreto di confisca emesso dal Tribunale di Catanzaro, l’imprenditore ha fatto da tramite con «significativa sistematicità » tra «l’impresa aggiudicataria dell’appalto e le organizzazioni criminali territorialmente competenti all’imposizione e alla riscossione delle estorsioni».
Queste somme «inquinate», secondo la ricostruzione del Tribunale, sarebbero poi finite nelle aziende di famiglia di Mazzei e fatte fruttare anche grazie a una evasione fiscale a sei zero. Per i giudici l’intera galassia societaria sarebbe servita per una «programmata e colossale operazione di autoriciclaggio».
La confisca, è stata preceduta da un sequestro richiesto dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri e coordinata dall’aggiunto Giovanni Bombardieri nell’ambito di una precisa strategia investigativa, finalizzata alla sottrazione di beni riconducibili a soggetti collegati, o contigui, ad organizzazioni di ‘ndrangheta.
Questa mattina i carabinieri del Noe di Catanzaro, guidati dal maggiore Gerardo Lardieri, hanno apposto i sigilli a 26 società , 67 fabbricati, 176 appezzamenti di terreno, 13 autocarri, 5 autovetture, 10 macchine operatrici per cantiere e un motociclo.

(da “La Stampa”)

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RAZZISTI SUL WEB INNEGGIANO A LUCA TRAINI: “E’ L’INIZIO DELLA NOSTRA VENDETTA, SPARATE A VISTA A QUELLE BESTIE”

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

INVITI AD ARMARSI E A COMMETTERE CRIMINI CONTRO GLI IMMIGRATI: IL DELIRIO NAZISTA SUL WEB

“Onore al camerata catturato a Macerata”. “Questo è solo l’inizio della nostra vendetta: dobbiamo armarci e fare come lui”. “Riprendiamoci la nostra patria: sparate a vista a quelle bestie”.
Luca Traini – il 28enne che a Macerata ha sparato contro un gruppo di immigrati dopo aver fatto il saluto romano – non aveva ancora neppure fatto in tempo a confessare davanti alle forze dell’ordine, sabato scorso, che già  la galassia nera del web gridava a gran voce il suo nome.
Da quel momento, come l’Espresso ha avuto modo di vedere, i gruppi segreti che su Facebook incitano all’odio e alla violenza e che fanno proselitismo per conto dell’estrema destra non hanno ancora smesso di osannarlo
E soprattutto, la strage sfiorata di Macerata diventa il pretesto per incitare altri neofascisti a fare la stessa cosa, ad “armarsi e a sparare agli immigrati” per difendere “l’Italia e la nostra razza”.
Una potenziale polveriera pronta a esplodere. Perchè il collante che tiene insieme i nostalgici del Ventennio – spesso ragazzi giovanissimi – è composto   da insoddisfazione sociale, frustrazione economica, odio verso gli stranieri e più semplicemente verso chi non condivide i valori ispirati al fascismo.
E allora accendere la miccia – da parte di chi istiga alla violenza – diventa fin troppo facile.
Il gruppo Facebook “Io non ho tradito”, per esempio, è fra i più scatenati. Gli utenti chiamano Luca Traini “un camerata”, “uno di noi”, e lo omaggiano con parole come “onore”, “capitano” in un profluvio di saluti romani e nazisti.
Nel gruppo “Benito Mussolini fece grande l’Italia” ci si spinge anche oltre: “I comandanti come noi non si saziano mai”, scrivono. “Non ci dobbiamo fermare, dobbiamo sparare a vista a morte agli sporchi immigrati”, è la minaccia di altri utenti che firmano con nome e cognome.
§“E’ l’inizio della fine degli essere inferiori”, scrive uno dei neofascisti nel gruppo Fascisti del Terzo millennio, “ognuno di noi avrebbe fatto la stessa cosa che ha fatto Luca”
Molti degli utenti non nascondono di fare propaganda politica per conto di Forza Nuova o Casa Pound. “Votate tutti compatti per CasaPound!”, scrive un utente nel gruppo Fascisti del Terzo Millennio.
Nelle ultime settimane, sui social network i gruppi e le pagine che inneggiano all’odio razziale e alla violenza sono aumentati a dismisura.
Molti di loro hanno alzato il tiro. Ispirandosi non solo al fascismo ma evocando, anche, lo spettro del nazismo con la pubblicazione di fotografie di Adolf Hitler.
Qui, gli utenti si augurano che per gli immigrati si arrivi a una “soluzione finale”, come fu per il popolo ebraico sotto il Terzo Reich.
I meccanismi di sicurezza interna di Facebook, però, non sempre sono efficaci. Se almeno una ventina di gruppi sono stati segnalati e chiusi nell’ultimo mese e mezzo   solo in Italia – fanno sapere dal colosso americano – altrettanti ne sono stati aperti con un altro nome.
Spesso a gestirli sono persone con una militanza borderline in ambienti di estrema destra e con precedenti penali per apologia del fascismo o gravitanti in ambienti legati all’eversione nera.
Monitorare la galassia nera del web è difficile persino per le stesse forze dell’ordine, che non sempre riescono a entrare nei gruppi segreti. Al loro interno, infatti, alcuni utenti sono stati incaricati di controllare e verificare ogni nuovo account che accede alle loro pagine e di comunicare ogni eventuale infiltrato anche agli altri gruppi “amici”. Una rete di controllo capillare ed efficace. Quasi militare.
Per questo le denunce e le segnalazioni quasi quotidiane da parte di chi diventa bersaglio del loro odio spesso risultano lettera morta.
E così nelle stanze virtuali che inneggiano al nazi-fascismo si continua a predicare la violenza. E c’è chi richiama direttamente i cittadini “alle armi”, pubblicando foto di kalashnikov, facili da caccia e coltelli e incitando gli altri membri dei gruppi a usarli “per cominciare la caccia”.
Un invito perchè dalle parole si passi finalmente ai fatti. Come è stato – appunto – per Luca Traini.

(da “L’Espresso”)

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CONDANNATO IL M5S, ACCOLTO IL RICORSO CONTRO LE ESPULSIONI DI CARACCIOLO E MOTTA, DOVRA’ PAGARE 30.000 EURO

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

LA SENTENZA CONFERMA L’ESISTENZA DI DUE DISTINTE ASSOCIAZIONI E LE CONDANNA ENTRAMBE… ALTRA VITTORIA DELL’AVV. BORRE’

Il giudice Francesco Remo Scerrato ha definitivamente deciso: il MoVimento 5 Stelle di Roma ha espulso illegittimamente Roberto Motta, Antonio Caracciolo e Paolo Palleschi durante la corsa per le Comunarie di Roma del 2016 e dovrà  pagare un totale di 30mila euro di sole spese di lite, in attesa della definizione dei danni per i due (Palleschi ha trovato un accordo giudiziale e si è ritirato) esclusi
La vicenda risale all’epoca della corsa di Virginia Raggi alla candidatura.
Tra gennaio e febbraio di quell’anno vengono cacciati una serie di attivisti, tra cui Mario Canino che è stato depennato dopo aver vinto le primarie all’ultimo istante (anche per lui tra poco arriverà  la decisione definitiva del tribunale).
Il caso della sentenza riguarda tre iscritti: Palleschi viene accusato di aver aderito a un altro partito, Motta di aver messo in dubbio la regolarità  del sistema di voto del MoVimento 5 Stelle e Caracciolo di negazionismo dell’Olocausto, nonostante fosse stato assolto con formula piena da un’indagine della sua università . I tre sono assistiti dall’avvocato Lorenzo Borrè, che negli anni ha assestato molteplici bastonate giudiziarie ai grillini.
Nell’aprile 2016 il tribunale dà  ragione ai tre ricorrenti decidendone la riammissione nell’Associazione del MoVimento 5 Stelle.
Il giudice, si raccontava all’epoca, “ha accolto la domanda di sospensiva delle espulsioni”, annullando dunque i cartellini rossi, “ma ha giudicato inammissibile” la richiesta di annullare le consultazioni online che hanno visto trionfare Virginia Raggi.
Oggi il tribunale ha definitivamente certificato che le motivazioni in base alle quali sono stati presi i provvedimenti disciplinari nei confronti di Motta e Caracciolo non erano valide.
Per quanto riguarda Motta, l’attivista veniva accusato di aver messo in dubbio la regolarità  del sistema di voto del MoVimento 5 Stelle in base a un commento che si riferiva invece alla decisione di accorpare due forum grillini di Roma.
E in ogni caso Motta non era ancora iscritto al M5S quando ha scritto i commenti che la Lombardi ha portato come prova della necessità  dell’espulsione.
Per quanto riguarda Caracciolo, «ritiene il Giudice che la contestazione mossa al ricorrente, basata su articoli di giornali, non prenda in debita considerazione, come del resto emerge anche dall’assoluzione davanti al Consiglio di disciplina universitario, la circostanza che il ricorrente avesse posto la questione in termini di libertà  di ricerca storica e non tout court di negazione dell’Olocausto, rivendicando il diritto, quale studioso, che si potesse liberamente studiare anche le pagine buie della Storia»
La sentenza conferma inoltre l’esistenza di due distinte associazioni denominate MoVimento 5 Stelle e le ha condannate entrambe al pagamento delle spese legali.
Il tribunale ha poi dichiarato la sopravvenuta carenza di interesse in ordine alla domanda di annullamento del regolamento del 2014 a causa della sopravvenuta approvazione del nuovo regolamento nel 2016: su questa decisione probabilmente si andrà  in appello.
E, come succede nei tribunali civili, chi perde si trova a dover pagare le spese. Il tribunale dichiara la contumacia dell’associazione MoVimento 5 Stelle del 2009, dichiara ammissibile l’intervento della Movimento 5 Stelle del 2012, chiude la vicenda Palleschi ma rigetta per carenza di interesse l’impugnazione del regolamento del 2014 visto che ne è stato pubblicato un altro; infine però dichiara che Motta e Caracciolo “possedevano i requisiti per partecipare, sia sotto il profilo dell’elettorato attivo che di quello passivo, alla scelta dei candidati da inserire nella lista del M5S per le elezioni comunali di Roma Capitale e per concorrere alla candidatura alla carica di Sindaco per il M5S” e quindi “condanna in solido la convenuta contumace Associazione MoVimento 5 Stelle del 2009 e l’intervenuta Associazione Movimento 5 Stelle del 2012 al pagamento, in favore degli attori, delle spese di lite, ivi comprese quelle della fase cautelare, che liquida in 21.392,00 euro per compensi professionali e in 518,00 per spese, oltre rimborso forfettario, Cp ed Iva come per legge”.
La condanna al pagamento delle spese legali, in attesa dell’eventuale quantificazione del danno ricevuto da parte dei ricorrenti, è la plastica dimostrazione del torto marcio con cui il MoVimento 5 Stelle ha improntato la sua azione disciplinare nei territori.
In attesa delle decisioni definitive a Napoli e nelle altre guerre giudiziarie scatenate dalla scarsa democrazia interna dei grillini — la più importante è quella per nome e simbolo intentata dai 33 grillini contro Di Maio e Grillo — arriva la prima “punizione” al pagamento delle spese che qualcuno adesso dovrà  liquidare, assumendosi così la responsabilità  delle azioni proprie e di quelle dei propri fidati”. Chissà  chi.
Ma soprattutto: questa sentenza non può che avere una grossa eco mentre le proteste per i candidati “scomparsi” alle Parlamentarie non si sono ancora placate.

(da “NextQuotidiano”)

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SCONTRI AL SIT-IN CONTRO IL CRIMINALE ERDOGAN IN VISITA A ROMA

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

CARICHE DELLA POLIZIA, FERITO UN MANIFESTANTE

Scontri tra manifestanti e polizia al sit-in di protesta contro la visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Roma.
Al termine della manifestazione un gruppo di partecipanti, dietro allo striscione “Erdogan boia”, ha cercato di partire con un corteo non autorizzato verso San Pietro. La polizia, in tenuta antisommossa, li ha caricati. Un manifestante è rimasto ferito alla testa nel corso degli scontri.
Gli agenti hanno fermato due manifestanti; al vaglio degli investigatori anche le immagini riprese dalla polizia scientifica per identificare i partecipanti ai disordini.
“Ecco la vostra democrazia – ha urlato una manifestante curda – noi siamo qui a difendere le nostre madri e i nostri figli. Oggi avete perso voi e anche il Papa. Il popolo curdo è qui a chiedere la pace. Avete perso l’umanità “.
Il sit-in contro il presidente turco si è svolto nei giardini super presidiati di Castel Sant’Angelo, al grido “Erdogan assassino” e “Ieri Hitler, oggi Erdogan”.
Tra gli striscioni esposti “Stato turco assassino”, “Boia Erdogan! Giù le mani dal Kurdistan”, “Erdogan = Turchia autostrada per i terroristi”.
Alla manifestazione, indetta dalla Rete Kurdistan Italia, hanno aderito la rete No bavaglio e la Fnsi. In piazza anche bandiere e uno striscione con il volto di Ocalan. Esposte diverse foto di bombardamenti e bambini feriti.
“Grazie al popolo italiano che è accanto ai curdi – ha detto al megafono Rudi – vengo da Afrin dove stanno massacrando donne e bambini. Nessuno dice nulla. Il nostro cuore è ferito. E oggi il razzista Erdogan viene ospitato dal Papa. Speriamo che il Pontefice gli dica di fermare questo massacro”.
Le proteste erano iniziate già  ieri. Cinque cittadini curdi sono stati bloccati mentre tentavano di entrare in piazza San Pietro, all’Angelus, con bandiere curde. “Ieri sono arrivato a San Pietro con due bambini e dei cartelli con scritto ‘Pace in Kurdistan’ e ‘Pace ad Afrin’ ma non mi è stato permesso di entrare. Oggi però un criminale come Erdogan stringe la mano al Papa”, racconta Said.
“Sono stato identificato – spiega – e mi è stato impedito di entrare. A San Pietro ho sentito tante volte la parola pace e ieri non ho potuto esporre dei cartelli che la invocavano. Accanto alla parola pace c’erano disegnati anche dei cuoricini”.
L’Associazione nazionale magistrati e la Federazione della stampa hanno inviato una lettera a Mattarella perchè “venga posta attenzione alla questione dei diritti umani violati” in Turchia.
Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, chiede all’Italia di avere “la schiena dritta” di fronte a chi rappresenta un “regime sanguinario e spietato” e critica l’annunciata mancanza della rituale conferenza stampa.

(da “agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

RAPINA CON MITRA IN UN SUPERMERCATO DELLA BERGAMASCA: ARRESTATO IL FIGLIO DEL PROCURATORE CAPO DI BRESCIA, RICONOSCIUTO DAI VIDEO

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

UN ALTRO FIGLIO ERA AI DOMICILIARI PER SPACCIO DI COCAINA… ALTRE DUE RISORSE PADANE VENGONO MENO A SALVINI

Gianmarco Buonanno, 32 anni, figlio del Procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno, è stato arrestato su ordinanza di custodia cautelare per rapina a mano armata. E’ accusato di far parte di una banda entrata in azione mercoledì scorso a Zogno, nella Bergamasca, in un supermercato Conad.
Buonanno, che avrebbe impugnato una mitraglietta durante la rapina, è stato riconosciuto da alcuni video. I carabinieri, che hanno reso noto oggi la notizia, lo hanno arrestato sabato notte in casa.
L’auto utilizzata da Gianmarco per allontanarsi dopo la rapina era intestata al padre procuratore capo di Brescia. Il particolare ha consentito ai carabinieri, oltre alle immagini della videosorveglianza, di risalire al figlio del magistrato, che è stato arrestato
. Un suo complice era già  stato arrestato subito dopo il colpo, che aveva fruttato 12 mila euro.
Lo scorso marzo era finito nei guai, agli arresti domiciliari, l’altro figlio del procuratore, Francesco, per spaccio e consumo di cocaina tra gli ultras dell’Atalanta.

(da agenzie)

argomento: criminalità | Commenta »

MA GUARDA CHI C’ERA 15 GIORNI FA ALLA CENA SOCIALE DELLA LEGA ALL’HOTEL CAMERLENGO: LUCA TRAINI

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

A CORRIDONIA INSIEME ALLO STATO MAGGIORE DELLA LEGA MARCHIGIANA, COMPRESO IL SEN. ARRIGONI… ALTRO CHE “NON LO VEDEVAMO DA MESI”

Il 20 gennaio scorso, due settimane prima del tiro al bersaglio umano per le strade di Macerata, Luca Traini era ad una cena a Corridonia insieme a tutto lo stato maggiore della Lega marchigiana.
Compresi il commissario regionale, il segretario provinciale e quello comunale di Macerata.
Lo scrive oggi Repubblica in un articolo a firma di Fabio Tonacci, il quale racconta che nell’occasione Traini ha mostrato il suo tatuaggio con la runa nazista:
Repubblica è in grado di ricostruire quella serata, organizzata nella sala grande dell’osteria adiacente all’hotel “Il Camerlengo”.
Gli stessi titolari confermano l’evento e la partecipazione di Traini.
Il 28enne era tra i quaranta invitati e serenamente mostrava ai commensali l’ultimo suo orgoglio: la “zanna di lupo” tatuata sulla tempia destra, ossia la runa Wolfsangel pescata dalla simbologia nazista.
«Luca si fa chiamare “Lupo”, quindi abbiamo pensato che fosse solo un’altra delle sue stravaganze», racconta un esponente della Lega di Corridonia presente alla cena.
Accetta di parlare solo con la garanzia dell’anonimato, e già  questo dice molto dell’inquietudine in cui naviga – e non da adesso – il partito di Salvini nelle Marche. «Luca è un attivista iscritto a Macerata e con Corridonia ha poco a che fare: non ha mai fatto politica da noi».
La sua candidatura alle amministrative del 2017 è stata, a quanto pare, un ripiego dell’ultimo minuto. «Inserito in lista dal coordinatore comunale di Macerata, Stefano Migliorelli solo per fare numero». Il Lupo prese zero preferenze, il candidato sindaco leghista 307 voti su 7.775.
La Lega aveva spiegato che negli ultimi mesi Traini non si faceva più vedere alle iniziative del partito. Di Traini si conosceva l’estremismo, il tic per il saluto romano e la fascinazione per Aries Officina Nazional Popolare, gruppo fascistoide legato a Forza Nuova
«Non è stata una cena elettorale ufficiale, era dedicata ai simpatizzanti e agli iscritti. Da Macerata sono venuti Migliorelli e il segretario provinciale Maria Letizia Marino. C’era anche il senatore Paolo Arrigoni, il nostro commissario regionale».
Il menù proponeva risotto e spezzatino di vitella. «Luca chiacchierava con tutti, sembrava a suo agio con i capi. Era uno che straparlava sugli immigrati ma, nonostante la stazza e il fisico palestrato, sembrava innocuo». Innocuo non era.
Ieri Cronache Maceratesi ha pubblicato un video in cui si vede Luca Traini che stringe la mano a Matteo Salvini durante un convegno elettorale all’Abbadia di Fiastra del 2015. Nel 2017 era candidato al comune di Corridonia, ultimo in lista.
Si è invece rivelata una balla l’ipotesi della segretaria provinciale della Lega che Traini avesse un rapporto con Pamela Mastropietro.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: LegaNord | Commenta »

CHI E’ GIANFRANCO CORSI, IL GRILLINO DELLA FOTO DI LAURA BOLDRINI DECAPITATA

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

L’UOMO DENUNCIATO E’ UN SIMPATIZZANTE DEL M5S MOLTO ATTIVO SUI SOCIAL

Qualche settimana fa erano stati i Giovani Padani a dare fuoco ad un fantoccio con la faccia della Presidente della Camera Laura Boldrini. In questi giorni invece l’odio in Rete, che ha partorito il fotomontaggio di Laura Boldrini sgozzata è sottoprodotto della cultura anti-ka$ta del MoVimento 5 Stelle.
L’autore infatti sembra essere uno dei classici sostenitori del M5S.
Almeno così appare spulciando i suoi numerosi profili Facebook. A creare e diffondere il fotomontaggio è stato   Gianfranco Corsi, un artigiano sposato con due figli che abita a Torano Castello in provincia di Cosenza.
L’artigiano, non sarebbe nuovo alla realizzazione di simili fotomontaggi, ma non apparterrebbe ad alcuna organizzazione estremista.
Corsi è stato portato in Questura, a Cosenza, dove è stato denunciato. La perquisizione della sua abitazione è scattata dopo un summit che, questa mattina, il Questore di Cosenza, Giancarlo Conticchio, ha tenuto con il procuratore Mario Spagnuolo.
Nella sua abitazione è stato trovato e sequestrato molto materiale definito interessante.
Gianfranco Corsi ha diversi profili Facebook, almeno tre a quanto pare.
E su tutti condivide lo stesso genere di contenuti.
In uno la foto di copertina ritrae Matteo Renzi e Maria Elena Boschi appesi ad una forca. Sul patibolo invece sono seduti altri carcerati illustri in “attesa di giudizio”: il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il Presidente Emerito Giorgio Napolitano e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Tutti con le manette ai polsi e la palla di ferro legata alla caviglia.
La foto profilo invece è un omaggio a Beppe Grillo. A quanto pare Corsi spera che il MoVimento 5 Stelle sia in grado di liberare (“togliere dalle palle”) l’attuale classe politica (“queste merde”).
§In un altro profilo invece Corsi manda “affanculo” quelli che hanno votato per una vota Forza Italia e il PD e poi vanno a dire ai grillini “Grillo vi sta prendendo per il culo..” mentre nella foto di copertina propone la confisca dei beni dei politici (di centrosinistra e di centrodestra) per uscire dalla crisi.
Molto attivo nella produzione e diffusione di “meme” a carattere gentista il 13 gennaio Gianfranco Corsi invece ci faceva sapere che “i vermi traditori della patria” meritano “solo di essere giustizziati” (sic.) per alto tradimento.
Nel frattempo Roberto Corsi, il fratello di Gianfranco, definisce su Facebook definisce “una medaglia al valore” la denuncia a carico del fratello.
Roberto Corsi è un commerciante di Montalto Uffugo (Cosenza), paese non lontano da Torano Castello, che qualche tempo fa minacciò il suicidio su Facebook per protesta nei confronti del sistema fiscale italiano e vicino al movimento politico dei Forconi.
Come ha scoperto David Puente nel 2013 Corsi fu citato in un post di Beppe Grillo successivamente condiviso dalla deputata pentastellata Giulia Sarti. Nel 2014 Roberto Corsi definiva “da medaglia” l’aggressione nei confronti di un dipendente di Equitalia da parte di un contribuente.
Uno dei tre profili di Corsi, quello con le impostazioni della privacy meno ristrette, condivide a tutto spiano materiale relativo al MoVimento 5 Stelle invitando i contatti a votare per Luigi Di Maio il 4 Marzo.
Non è chiaro al momento se Gianfranco Corsi sia anche un attivista certificato o un semplice (ma molto acceso) simpatizzante grillino.

(da “Huffingtonpost”)

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NINA MORIC , LA RIVOLUZIONE PUO’ ATTENDERE: “NON MI CANDIDO, CON UN SERVIZIO FOTOGRAFICO DI QUALCHE ORA GUADAGNO QUANTO UN POLITICO IN UN MESE”

Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile

NIENTE CANDIDATURA PER CASAPOUND, CONTANO I SOLDI, BASTA SAPERLO… E PENSARE CHE EZRA DICEVA L’OPPOSTO

Nina Moric è da tempo sotto i riflettori dopo le sue recenti dichiarazioni a favore di Casa Pound e in molti hanno pensato di trovare nella lista dei candidati alle prossime elezioni anche il nome della showgirl.
In un’intervista rilasciata a Libero ha voluto rispondere a chi le ha chiesto perchè non si sia candidata nella lista di Casa Pound, in cui è già  presente il compagno Luigi
“Non ambisco ad una poltrona, nè ad avere soldi pubblici. Ho già  un lavoro e con un shooting fotografico di qualche ora guadagno quanto un parlamentare in un mese. Tifo per Casa Pound e li voterò perchè grazie a loro sto imparando molto, ma ho preferito fare un passo indietro. Io la poltrona non la voglio”
Occuperebbe troppo del suo tempo e con una remunerazione inadeguata, par di capire.
Pazienza, sarà  per un’altra volta.
Non se ne sentirà la mancanza.

(da agenzie)

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