Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
CALANO M5S, PD, LEGA, FDI, LEU… SALGONO FORZA ITALIA, BONINO E POTERE AL POPOLO
A due settimane dal voto si confermano molte delle principali tendenze rilevate fino ad oggi:
frena ancora il PD scendendo sotto il 22%
continua l’aumento di Più Europa
nel centro-destra aumenta il divario fra Lega Nord e Forza Italia
l’M5S resta sopra il 28%
cala Liberi e Uguali
fa la sua comparsa Potere al Popolo
In termini di seggi alla Camera la situazione resta sospesa con il centro-destra solido in 264 collegi e con un vantaggio minimo in altri 33.
Analoga la situazione al Senato: centro-destra in vantaggio con 142 fra collegi certi o probabili e altri 12 in cui guida con un vantaggio minimo.
Molto probabilmente ai fini della benedetta governabilità sarà decisivo l’andamento nelle regioni meridionali del paese, dove lo scarto fra centro-destra e M5S appare minimo.
Da un punto di vista qualitativo vale la pena di osservare ancora:
l’accelerazione della lista Più Europa con Bonino, che sembra catalizzare l’attenzione degli orfani e degli scontenti del PD attuale;
l’apparente fragilità di Liberi e Uguali che evidentemente pagano dazio a Potere al Popolo;
la virtuale impermeabilità dell’M5S alle polemiche sui rimborsi;
il trend in continua crescita di Forza Italia a danno diretto della Lega di Salvini.
I principali punti interrogativi — cui ahimè i nostri lettori troveranno risposta solo il 4 marzo — sono relativi:
alla tenuta effettiva del Pd nelle regioni del centro e segnatamente in Emilia Romagna
al carattere della affermazione della Bonino: virtuale o reale come i sondaggi sembrano testimoniare?
al M5S che pur restando solidissimo, potrebbe aver esaurito il potenziale di crescita anche a causa delle polemiche recenti
Roberto Weber
Co-fondatore e presidente dell’istituto Ixè
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
+EUROPA IN ASCESA CONTINUA NEI SONDAGGI, ORMAI OLTRE IL 3%… E ARRIVANO SOSTENITORI IMPORTANTI DAL MONDO DELLA CULTURA
Nelle intenzioni del Nazareno doveva essere l’alleata più attrattiva, il nome più spendibile verso un elettorato di opinione che a votare il Pd di Renzi proprio non ce la fa, ma che vede nel cartello elettorale di Liberi e Uguali un ritorno al passato dal sapore novecentesco.
E allora, vai avanti Emma. Adelante, sì, ma con juicio, perchè basta un 0,2 in più, per trasformare un investimento in una perdita. Di seggi.
Così da “angelo”, Emma Bonino passa, per l’entourage di Matteo Renzi, se non in un “demone”, in un problema. Anzi in 18-19 problemi.
Tanti, infatti, sarebbe i parlamentari che la lista “+Europa” porterebbe a casa, oltre quelli concordati con il Pd, se dovesse superare la fatidica soglia del 3%.
E questo obiettivo sembra essere a portata di scheda (elettorale). Non è solo questione dei sondaggi ufficiali che danno in continua ascesa la lista Bonino, collocandola attorno al 3,1%, e quelli in mano ai partiti che confermano questo dato, ma è il vento che soffia nella direzione di Emma, soprattutto da quando, anche a causa di eventi drammatici (Macerata), al centro del dibattito sono tornati temi quali l’immigrazione, il rapporto tra sicurezza e legalità , i diritti di cittadinanza da difendere e non coartare, che sono temi che l’ex ministra degli Esteri e Commissaria Ue incarna più di qualsiasi altro leader di centrosinistra e sinistra-sinistra.
Che Renzi non ami personalità forti, tali da potergli fare ombra è cosa risaputa.
Come è cronaca politica (e non vacuo retroscenismo) che di fronte all’insistenza dell’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano affinchè Emma Bonino fosse riconfermata alla Farnesina, Renzi oppose un “no” innegoziabile, in nome del largo ai giovani, facce nuove e rottamazione.
Ma nella sua lunga vita politica, di colpi bassi la leader storica radicale ne ha ricevuti tanti, ma ha sempre saputo riprendersi, guardando avanti. All’Europa.
E questo è l’altro grande “marchio di fabbrica” di una lista che ha l’Europa nel cuore e nella testa e non solo nel simbolo.
Una Europa inclusiva, senza però chiudere gli occhi al problema, vero, della sicurezza (che è altra cosa da una inesistente “invasione”); una Europa “patria nostra”, con al centro l’ideale “spinelliano”: il federalismo, passaggio cruciale per realizzare il sogno degli Stati Uniti d’Europa.
Un riconoscimento che varca i confini nazionali: “Se l’Europa fosse una persona, si chiamerebbe Emma Bonino”, scrive nell’incipit dell’articolo su Le Monde di alcuni giorni fa di Sylvie Kauffmann, aggiungendo che la “sessantanovenne italiana appassionata di libertà , di democrazia e di giustizia, ha condotto ogni tipo di battaglia da oltre quarant’anni (…) In termini di battibecchi elettorali ha visto più o meno tutto. Ma quello a cui assiste oggi, questa sconclusionata campagna per le legislative del 4 marzo, dove sostiene i colori del suo nuovo movimento +Europa, non poteva certo immaginarlo”.
In campagna elettorale, Emma comincia a far paura, per le adesioni, per i dibattiti molto affollati che registra un po’ in tutta Italia.
A Confcommercio è stata molto apprezzata, oggi sul Corriere della Sera si è rivolta direttamente agli imprenditori, riuniti nelle Assisi generali della Confindustria a Verona.
Lei ripete che “Renzi non sarà mai un avversario, ma essere alleati non significa rinunciare alle nostre battaglie radicali, come sui migranti o lo jus soli”.
E se poi insisti nel raccontare di un Renzi inquieto per lo sfondamento di “+Europa”, Emma taglia corto: “Francamente, quel che pensa Renzi non è la priorità delle mie preoccupazioni”.
Insomma, Emma preoccupa, quanto più aumentano i consensi. E potrebbero crescere se si rafforzerà la convinzione che quel 3% è un obiettivo raggiungibile. Su questo l’ultima settimana di campagna elettorale potrebbe risultare decisiva.
Soprattutto tra quanti fanno il ragionamento che una personalità di primissimo piano del mondo della cultura fa ad HuffPost.
L’anonimato non è dettato dal volersi nascondere, la personalità in questione non ha questo difetto, ma segno di una incertezza vera: “Il mio terrore è che l’Italia possa essere governata da un Salvini o da un Di Maio. Esiste una emergenza democratica e sinceramente non capisco come coloro che hanno dato vita a Liberi e Uguali non si rendano conto della necessità di far prevalere le ragioni dell’unità sulle pur motivate differenziazioni. D’altro canto, il modo in cui Renzi ha formato le liste, l’aver assolutizzato la fedeltà a dispetto della competenza mi crea grossi dubbi. E sì, la Bonino potrebbe essere un’ancora di salvataggio, almeno della mia coscienza”.
Nel mondo della cultura sono in molti ad aver fatto questo ragionamento arrivando alla conclusione di sostenere pubblicamente – l’annuncio arriverà nei prossimi giorni – Emma l’europeista, liberale e liberista, quella dei tavolini referendari, di leggi d’iniziativa popolare, come quella a sostegno della campagna “Ero straniero” e dello jus soli: Oliviero Toscani, Lella Costa, Anna Fendi, Franca Valeri, Raffaele La Capria, Sergio Staino, Remo Girone, Victoria Zinny, Irene Bignardi, Angela Missoni, Paolo Veronesi, Renzo Arbore, Dacia Maraini, Erminia Manfredi, Ferzan Ozpetek, Ornella Vanoni (con l’endorsement sanremese), Bruno Manfellotto, Vittorio Roidi, Cinzia Mascoli, Giuliana del Bufalo, Andrea Porcheddu, e molti docenti universitari, tra i quali Alberto Abruzzesse, Chiara Saraceno, Guido Carandini, Giulio Cossu, Alberto Zuliani….
E altri importanti influencer, specie per un pubblico giovanile, magari per la prima volta al voto, che dovrebbero aggiungersi a brevissimo, fanno sapere dalla cabina di regia di “+Europa”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
NON CI SONO LE LISTE DI CASAPOUND E FORZA NUOVA PERCHE’ NON SONO RIUSCITI A RACCOGLIERE LE FIRME NECESSARIE
Cominciano a circolare le prime teorie del complotto sul voto degli italiani all’estero. Come al solito
iniziano a circolare le foto delle schede elettorali (gli elettori “esteri” votano prima) e qualcuno ha scoperto che non ci sono i simboli dei tre partiti della coalizione di centrodestra.
C’è chi attribuisce la cosa ad un errore di stampa e chi invece ritiene che sia tutta una macchinazione per estromettere alcuni partiti dalla competizione elettorale. Ovviamente non è nulla di tutto questo.
Quelli pronti a “fare un casino” perchè non trovano i simboli dei partiti di centrodestra sulla scheda elettorale per il voto dall’estero
Diversi elettori — residenti all’estero — hanno scritto in queste ore di aver ricevuto le schede elettorali per il voto per corrispondenza. Hanno notato però qualcosa si strano e non hanno perso tempo. In molti hanno denunciato la cosa su Facebook ritenendo “gravissimo” il fatto che all’estero le schede elettorali manchino dei simboli del Centrodestra.
In verità i simboli ci sono.
Semplicemente Lega, Forza Italia e Fratell d’Italia hanno deciso di correre sotto un’unico simbolo. Il contrassegno viene utilizzato solo per le circoscrizioni elettorali estere e quindi è diverso da quello che si trova sulle schede per il voto in italia.
Inoltre la scheda elettorale è diversa perchè è differente il sistema elettorale con cui si vota all’estero dove non ci sono candidati all’uninominale e listini proporzionale. Sulla scheda ci sono solo i simboli dei partiti e un numero di righe corrispondenti al numero di parlamentari che si possono eleggere in quella determinata circoscrizione.
C’è anche chi ha contattato l’ambasciata chiedendo spiegazioni e si è sentito rispondere che le schede elettorali sono quelle con i simboli approvati dalla Corte d’Appello ma non è del tutto convinto.
Evidentemente l’elettore non è così attento da notare che c’è un simbolo con i cognomi dei leader dei tre principali partiti della coalizione (Salvini, Berlusconi e Meloni) e che c’è anche il contrassegno di Noi con l’Italia, la cosiddetta “quarta gamba” della coalizione di centrodestra.
Insomma il centrodestra c’è. E come era ovvio non c’è alcun complotto.
La scelta di presentare un simbolo unico è stata fatta da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia e gli elettori potranno votare i candidati della coalizione che si presentano nella propria circoscrizione estera.
Chi non ci crede può consultare il sito del Ministero dell’Interno e trovare tutte le informazioni necessarie.
A quanto pare però molti attenti elettori di centrodestra non si sono accorti della presenza del simbolo della coalizione e vanno dicendo in giro su Facebook che “i voti dall’estero sono truccati” minacciando ovviamente sfracelli e rivoluzioni ai quali nessuno avrà la voglia e il coraggio eventualmente di dare corso. Anche perchè sarebbe una situazione ridicola.
L’assenza di CasaPound dalla circoscrizione estera è invece dovuta al fatto che non è riuscito a raccogliere le firme necessarie per presentare le candidature all’estero.
È stata la stessa organizzazione politica di Gianluca Iannone a spiegarlo due giorni fa in un post su Facebook.
Presumibilmente — ma non ci sono comunicazioni in merito — anche Forza Nuova non è riuscita a fare altrettanto e per questo risulta assente dalle liste delle circoscrizioni estere.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
“HA VINTO L’EGOISMO, NON L’INTERESSE GENERALE”… “L’IGNORANZA E’ IL MALE ASSOLUTO DEI NOSTRI TEMPI”
Antonio Pennacchi è un fiume in piena, impossibile contenerlo dentro gli argini delle domande. Impastato com’è di politica fa giri strani, prende percorsi alternativi, li miscela con la sua lunga esperienza di militante e il talento letterario: quando sembra prigioniero del labirinto ne trae fuori la via d’uscita vincente, il guizzo rivelatore.
Da iscritto al Msi sino alla Cgil, sempre su posizioni ostinate e contrarie rispetto all’ortodossia, non stupisce per il gusto di farlo, ma per la necessità quasi fisica di stare sempre e comunque dalla parte degli ultimi senza etichette e senza idee preconcette.
La sua è un’analisi spietata dell’Italia di oggi, ma con una ventata di ottimismo che non cessa mai di soffiare.
Le ultime statistiche sono impietose: descrivono un Paese dove le differenze sociali ed economiche sono sempre più evidenti. Che sta accadendo?
«Non è un fenomeno italiano, siamo passati dal capitalismo industriale al capitalismo finanziario senza prendere le adeguate contromisure e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Gli industriali di un tempo pensavano anche al benessere dei loro operai, perchè li vedevamo come futuri compratori, ora i padroni se ne fregano allegramente: l’equoguadagno, l’equoprofitto sono parole finite in soffitta. Il liberismo ha vinto su tutti i fronti con buona pace di chi è rimasto indietro. Nessuno schieramento politico si occupa più degli ultimi, dei diseredati».
Come giudica l’Italia oggi?
«Ho una pessima opinione. Le ingiustizie non mi sono mai piaciute sin da quando ero bambino. Resto un’idealista, anche se non mitizzo il passato. Da inguaribile marxiano credo però in un futuro migliore. Tutto è iniziato quando siamo scesi dagli alberi in Africa e da lì abbiamo iniziato a migrare e non ci fermeremo. Resto infatti convinto che abbiamo le forze per rialzarci e riprendere il viaggio».
La tesi prevalente è che, finite le ideologie, manchino ricette per il futuro. Cosa ne pensa?
«Tutte cazzate, destra e sinistra continuano ad avere la loro identità precisa: quello che si è perso è la capacità delle ideologie di attrarre le masse. Il problema di oggi è che la gente è sempre più convinta che il bene e il male siano divisibili con l’accetta invece noi siamo un misto di bene e male: bisogna imparare a convivere con questo fattore».
Senza ideologie restano i valori, dunque.
«Esattamente. La divisione sostanziale è il rapporto dialettico con la società : se si mette al centro il singolo o se si pone come elemento più importante la collettività . Quando ero giovane io il collettivo venivo prima di tutto, adesso vince l’egoismo».
Ha l’impressione che gli intellettuali si schierino meno di un tempo?
«Io non me lo pongo il problema, gli altri facciano come gli pare. Quello che è venuto meno è lo schieramento pubblico, i manifesti da firmare tutti assieme, che spesso rappresentavano una sorta di conformismo mentale. Io cerco sempre di distinguermi: come direbbe il mio analista ho un atteggiamento antisociale, creativo e triste. A volte mi sembra che non valga più la pena impegnarsi, anche se io continuo a fare quel che posso».
Segue i dibattiti politici?
«No, perchè mi incazzo quando vedo le trasmissioni in tv o le fesserie di Internet dove è impossibile fare un ragionamento. Pensi al web, lì nessuno si guarda negli occhi: è impossibile capire chi dice il vero e chi dice il falso. Bugie, facce impresentabili: non è più la politica nobile che appassionava me. Una volta c’erano i partiti, le sezioni dove si faceva notte a dialogare, anche a litigare ma almeno si capiva qualcosa. Adesso solo slogan, nessun ragionamento complesso: e i problemi più gravi, come la migrazione e la povertà , vengono cacciati sotto il tappeto. L’ignoranza è il male assoluto dei nostri tempi».
Come vede il Paese tra cinque anni?
«Io rimango ottimista. Penso per esempio alle possibilità che ci darà la conquista spaziale, sembra un discorso marginale ma in quel campo l’Italia è all’avanguardia. E così sono molti i campi dove siamo avanti rispetto ad altre nazioni. L’Italia è meglio di chi ci governa. Dobbiamo credere nel progresso e sperare che la politica assecondi i nostri lati migliori, non come ha fatto in questi anni durante i quali ha pensato solo al suo tornaconto».
(da “La Stampa”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
IL SEN. GIARRUSSO HA TROVATO IL COLPEVOLE
Il senatore audiofilo Michele Mario Giarrusso ha trovato il colpevole della Rimborsopoli del
MoVimento 5 Stelle. La tesi del prestigioso esponente del MoVimento 5 Stelle è contenuta in un articolo sul Corriere della Sera a firma di Alessandro Trocino:
«Altro che manina, io qui ci vedo la manona dei servizi – alza il tiro Mario Giarrusso –. Sono 5 anni che pestiamo i piedi a gente pericolosa. E uno qualunque non poteva avere accesso a quei dati. I servizi, com’è noto, sono in mano al ministero dell’Interno, che è del Pd. Il Copasir dovrebbe convocare il ministro Minniti e chiedergli spiegazioni».
Mario Giarrusso va oltre, nella sua personalissima ricostruzione: «Sono preoccupato perchè a noi ci buttano addosso la stampa, visto che non ci possono ricattare, ma chissà quanti altri, invece, sono sotto scopa. Di qui al 4 marzo ne vedremo di tutti i colori. Ci sarà un’escalation. Quelli non mollano il potere così facilmente».
È preoccupato anche lei per la tenuta democratica del Paese? «Sì. E vorrei evitare di vedere tornare un’altra volta gli anni 70».
I servizi segreti, dunque.
E chi altri, d’altro canto, avrebbe potuto far sentire far sentire improvvisamente povero il deputato Ivan Della Valle che, secondo Di Maio, ha deciso di tenersi rimborsi per 270mila euro?
Chi, se non i servizi segreti, poteva mettere in difficoltà Maurizio Buccarella, che prima di andare in parlamento dichiarava 11mila euro di reddito annuo facendogli “gradatamente perdere il mio lavoro e il mio posto nella società civile” fino a spingerlo a tenersene 137mila?
Chi, se non i servizi segreti, avrebbe potuto infilare un microchip nei sandali di Carlo Martelli costringendolo così a tenersene 77mila?
La manona dei servizi segreti è evidente, anche se a voi sembra di no.
Ma all’ispettore Giarrusso non la si fa così facilmente.
(da “NetxQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
“IL MIO ERRORE E’ STATO NON ESSERMENE ANDATO QUANDO IL MOVIMENTO E’ CAMBIATO”
“Ho restituito qualcosa ogni mese, ma non quanto dichiaravo. Postavo bonifici che poi non inviavo, e per questo voglio chiedere scusa agli elettori, a Beppe Grillo e Casaleggio. Ma certo non chiedo scusa a Di Maio”.
Intervistato da Repubblica e Stampa, Ivan Della Valle accusa il M5S di tradimento: “Ho iniziato a restituire molto meno di quanto dichiaravo — spiega — quando è nato il direttorio e il M5S ha smesso di essere quello per cui mi battevo dal 2008”.
La somma non restituita rispetto a quella dichiarata da Ivan Della Valle ammonta a 270mila euro secondo quanto detto da Di Maio.
Come succede a una miriade di grillini, Della Valle ha scoperto che il M5S non è più quello di una volta soltanto dopo essere stato beccato.
“Se io ho tradito il movimento per le restituzioni, il Movimento che io avevo contribuito a fondare, perchè sono stato il primo consigliere comunale eletto in Piemonte e tra i primi in Italia, ha tradito gli elettori su tantissime tematiche”, accusa Della Valle.
“Il mio malessere va avanti da molto tempo. Il mio errore più grosso è non essermene andato”.
“Non credevo più in quello che facevano i Cinquestelle e quindi di continuare a fare dei sacrifici, delle donazioni, quando erano loro i primi a non rispettare le cose”, prosegue il parlamentare uscente.
“Nel codice etico che ho firmato erano previste le restituzioni ma anche che non si partecipava ai talk show, che gli indagati sarebbero stati messi fuori. Poi sono arrivati gli indagati ed è stato cambiato il regolamento per salvarli”.
Della Valle spiega di non essere in Marocco: “Non ho fatto niente e non scappo da niente. Sono a Roma, tranquillo. Se pulizia deve essere — sottolinea — allora che sia totale e non si limiti a sbattere dei mostri in prima pagina perchè c’è chi ha restituito meno di mille euro al mese. Controllino gli scontrini, le ricevute di chi dichiara decine di migliaia di euro di cene. Com’è possibile che qualcuno abbia restituito solo 80 o 90 mila euro? Loro non hanno barato? Loro non li cacciano?”.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
“HO ESERCITATO LA PROFESSIONE DI COMMERCIALISTA PUR SENZA ESSERLO”
Ci siamo occupati già altre volte del surreale talento comico della deputata del MoVimento 5 Stelle
Laura Castelli.
Un paio di mesi fa l’Onorevole ha stupito tutti per la sua franchezza e la sua onestà quando durante una puntata di Otto e Mezzo ha risposto candidamente “non so” alla domanda su cosa voterebbe in un eventuale referendum per l’uscita dall’euro.
Sempre durante quella puntata la Castelli aveva provato a trincerarsi dietro un “non si dice il voto” ma poi, come è tradizione nel M5S, la trasparenza ha avuto il sopravvento.
Ma nel corso di questa legislatura la deputata torinese ci ha regalato altre perle.
Ad esempio quando, il 22 ottobre 2013, durante una puntata di Agorà denunciò con coraggio quello che nessuno ha mai voluto dire. Ovvero che gli scioperi dei dipendenti pubblici sono pagati.
La Castelli disse proprio così: «Sciopero pagato, ricordiamolo ai cittadini che ci seguono da casa, non è uno sciopero volontario, è uno sciopero pagato con i soldi pubblici».
Naturalmente non serve essere laureati in economia per sapere che la giornata di sciopero viene detratta dallo stipendio di chi sciopera.
Ma si dà il caso che Laura Castelli non solo sia laureata in economia ma che si sia occupata di contabilità e paghe.
Qualche giorno fa la Castelli era ospite degli Stati Generali della professione dei Dottori Commercialisti.
Professione per esercitare la quale è necessario essere iscritti ad un apposito albo professionale al quale si accede dopo aver superato un esame di Stato.
La Castelli si deve essere sentita davvero a casa perchè si è presentata così: «Sono laureata in Economia, non sono un commercialista ma nella vita ho avuto un mio studio, ho lavorato nello studio di famiglia che si occupa di contabilità , paghe, e conosco…».
L’onestà e la trasparenza dell’onorevole pentastellata però non sono state apprezzate dalla platea che ha iniziato a vociare e sogghignare.
Ed in effetti è curioso che ad un convegno nel quale si è discusso anche di chi esercita abusivamente la professione arrivi una persona a dire che pur non essendo commercialista ha esercitato la professione e ha avuto pure uno studio.
La Castelli voleva semplicemente attirare le simpatie del pubblico ed infatti poco dopo ha ribadito “mi ritengo un tecnico” ricordando anche che “ho lavorato in un CAF“. Altri brusii e borbottii da parte dei 1.500 commercialisti presenti.
A quel punto l’imbarazzo era generale e anche Francesco Giorgino, che moderava l’incontro, ha provato ad uscirne con una battuta.
La Castelli però non sembra aver compreso il senso delle sue stesse parole. Forse qualche indizio lo ha dato il Presidente del CNDCEC Massimo Miani che ha provato a suggerire — tra uno scroscio di applausi — che «noi abbiamo un tema molto importante di rapporto con soggetti che non sono iscritti».
Ma non c’è stato verso, anzi la Castelli si è un po’ sorpresa (pensa te) che «la categoria si chiudesse così a riccio» chiedendosi addirittura se «Magari qualcuno preferisce i professionisti della politica» (il che detto da un politico in corsa per un secondo mandato fa sorridere).
Ma non è così, forse gli astanti si sarebbero accontentati di un professionista iscritto all’albo.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
LO ZIO DEI BOSS CARMINE E ROBERTO HA OTTENUTO L’ALLOGGIO DAL CAMPIDOGLIO… IMBARAZZO DELLA SINDACA CHE ORA CHIEDE VERIFICHE
Si piazza per anni senza alcun titolo in una casa popolare al civico 7 di piazza Ener Bettica e il dipartimento Politiche abitative lo mette in regola.
Così il Campidoglio regolarizza un’occupazione abusiva di un membro del clan Spada.
Accade anche questo nel Comune M5S: Giuseppe Spada, zio del boss Carmine e di Roberto, noto alle cronache per la testata al cronista di Nemo Daniele Piervincenzi.
La determina dirigenziale, anticipata dal Messaggero, firmata dalla direzione Interventi alloggiativi è del 12 febbraio e assicura l’alloggio Erp (di edilizia residenziale pubblica) a Giuseppe e a sua moglie Maria Dell’Orco.
Gli uffici capitolini scrivono di aver verificato “la regolarità e la veridicità ” degli atti presentati da Spada.
Di aver controllato i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali e soltanto dopo di aver dato il via libera.
Insomma, l’iter sarebbe stato completato senza intoppi. Se non di tipo etico e morale: il Campidoglio a guida grillina, infatti, si è già costituito parte civile proprio contro gli Spada per la testata rifilata da Roberto, fratello di Carmine, al giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi.
Adesso, però, c’è il caso dell’appartamento popolare. Un alloggio che “stante l’assenza di motivi ostativi” è stato affidato a Giuseppe Spada, che ora può autodefinirsi ex abusivo.
Innestare la retromarcia, però, appare ancora possibile. L’assegnazione, si legge nella determina, potrebbe essere ancora sub judice. “L’ente gestore dell’alloggio” può ancora disporre ulteriori verifiche. Poi ci sarebbe anche la possibilità di presentare ricorso al Tar entro 60 giorni. Ma il Comune non può impugnare un proprio atto.
Parte alla carica il senatore dem Stefano Esposito, già commissario Pd nel X Municipio, sui social: “A Torino Appendino per risolvere il problema emergenza abitativa si affida ai centri sociali, a Roma Virginia Raggi assegna casa popolare occupata illegalmente ad un membro della famiglia Spada. Questo è il modo di governare del M5S”.
La sindaca di Roma Virginia Raggi, hanno datto sapere dal Campidoglio, ha chiesto agli uffici capitolini di verificare immediatamente se tutte le procedure di legge siano state rispettate e di avviare un’indagine sullo stato di attuazione dell’articolo 53 della legge regionale 27 del 2006.
Dall’assessorato al Patrimonio e alle Politiche abitative si sottolinea che “la regolarizzazione in sanatoria è imposta dall’articolo 53 della legge regionale 27 del 2006 qualora l’inquilino abbia occupato l’immobile entro il 20 novembre 2006 e abbia i requisiti previsti dalle norme regionali per accedere ad una casa popolare”.
L’articolo 53 della legge regionale, infatti, recita: “In deroga all’articolo 15 della lr 12/1999, nei confronti di coloro che alla data del 20 novembre 2006 occupano senza titolo alloggi di edilizia residenziale pubblica il Comune dispone, in presenza delle condizioni richieste per l’assegnazione, la regolarizzazione dell’alloggio”.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2018 Riccardo Fucile
LA POLIZIA CARICA UN MIGLIAIO DI ANTAGONISTI, FIORE HA PARLATO DAVANTI A 15 MILITANTI: VALEVA LA PENA O IL CAOS SERVE A QUALCUNO? CHIEDETEVI QUESTO
Tensione in serata nel centro della città per il comizio di Forza Nuova in piazza Galvani. Un migliaio
di manifestanti contro l’estrema destra ha invaso piazza Maggiore tentando di raggiungere il luogo del comizio.
Ma si è scontrato con le forze dell’ordine che ha caricato con idranti e lacrimogeni: sette i feriti, sei manifestanti e un agente del reparto mobile di Padova.
I collettivi, allontanati dalla zona di piazza Cavour-via Farini, sono tornati in corteo fino al sacrario dei caduti in piazza Nettuno. Tutti gli scontri e i momenti di tensione che hanno scandito la giornata si sono svolti nel raggio di poche centinaia di metri nel pieno centro di Bologna.
Tutta la giornata è stata ad altissima tensione, con due momenti culmine. I primi scontri nel pomeriggio alle 14, con altre cariche della polizia in piazza Galvani contro gli attivisti dei centri sociali, in cui cinque persone (fra cui un agente) restano ferite.
E di nuovo pochi minuti prima delle 20 un altro scontro violentissimo avviene in via Farini, a ridosso della piazza Galvani concessa a Forza Nuova: manganellate, idranti sulla folla da un lato, e dall’altro lato lancio di petardi e bottiglie.
Succede tutto attorno al comizio di Forza Nuova, un appuntamento elettorale che ha scatenato reazioni e rabbia, esplose appunto con l’occupazione della piazza da parte dei centri sociali.
Fiore ha parlato in una piazza deserta davanti a 15 militanti.
C’è da chiedersi se valeva la pena e che senso ha questa operazione, se non di veicolare l’immagine di “opposti estremismi” che abbiamo ben presente nella storia del nostro Paese .
Certe trappole ben sistemate, leggi che non vengono applicate, agenti feriti da veicolare sui media, idranti dimenticati fino a sera, nessun divieto per motivi di ordine pubblico, professionisti della provocazione: il conto torna.
(da agenzie)
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