Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile
“L’ITALIA SCATENA IL TIMORE GLOBALE SULL’EURO”
“L’incertezza dell’Italia spinge l’euro sulla ribalta, l’ultimo posto che l’Europa vuole”. “L’Italia
scatena il timore globale di una nuova crisi dell’euro”. Sono i titoli di apertura della versione online rispettivamente del New York Times e del Wall Street Journal, dedicati appunto alla crisi politica del nostro Paese.
Bloccando la formazione del governo da parte di “due partiti populisti” nella convinzione che un membro cruciale della loro proposta di esecutivo avesse intenzione di far uscire l’Italia dall’euro, il presidente Mattarella “potrebbe aver gettato le basi per nuove elezioni, elezioni che equivalgono ad un referendum sull’euro”, scrive il New York Times.
“Per l’Unione europea, un’altra elezione italiana sarebbe terribilmente un brutto momento”, prosegue il quotidiano, ricordando la debolezza di Angela Merkel e il rischio di nuove elezioni anche in Spagna.
“Per quanto improbabile possa essere un ritiro italiano dall’eurozona, la mera prospettiva è più pericolosa per il futuro della Ue” che il bailout della Grecia, del voto britannico per lasciare il blocco (europeo, ndr) o le controversie sul ruolo della legge con Ungheria e Polonia”, prosegue il New York Times, ricordando che l’Italia è un membro fondatore della Ue e dell’euro e la quarta più grande economia del blocco, e la psicologia conta”.
Con la sua mossa, “Mattarella ha dato agli italiani, eccezionalmente, la stessa opzione costruita nel sistema francese – due turni di voto, il primo col cuore, il secondo con la testa”, secondo il giornale, che ricorda la sconfitta al secondo turno di Marine Le Pen sostenendo che il presidente italiano “sta scommettendo che gli italiani possano fare lo stesso”, se i partiti populisti scioglieranno la loro ambiguità sull’euro.
Secondo il Wall Street Journal, invece, la mossa di Mattarella “suggerisce un nuovo round di elezioni che potrebbe rafforzare la posizione delle forze anti euro, alcune delle quali cercano di sciogliere l’unione sempre più vulnerabile dell’Europa”.
“Sei anni dopo che l’eurozona ha fatto un passo indietro dall’orlo di una rottura, una forte liquidazione del debito dell’Europa meridionale si è allargata ai più vasti mercati finanziari, inducendo gli investitori verso la sicurezza del dollaro e dello yen giapponese, che sono aumentati impetuosamente”, osserva il quotidiano.
Intanto il Tesoro americano ritiene sia meglio per l’Italia e gli altri paesi dell’area euro risolvere i loro problemi senza grandi cambiamenti all’intero di Eurolandia. Lo afferma un funzionario Usa in vista del G7 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali che si terrà a Whistler, in Canada.
“Sarebbe meglio se risolvessero le cose all’interno dell’area euro senza grandi cambiamenti, e sicuramente l’Italia ha l’occasione per farlo” mette in evidenza il Tesoro, secondo quanto riporta la stampa Usa.
Il funzionario Usa aggiunge che l’Italia e la volatilità sui mercati emergenti saranno nell’agenda del G7 finanziario a Whistler in Canada.
Anche il Dipartimento di Stato di Mike Pompeo sta monitorando la crisi politica in italia. “Monitoriamo sempre queste questioni”, ha detto Heather Nauert, portavoce del Dipartimento di Stato, parlando ieri durante il consueto briefing con la stampa.
(da agenzie)
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Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile
COSI’ VI ABITUATE ALL’ETICA DEI PATRIOTI SOVRANISTI
Un altro giornalista russo ammazzato, un altro critico del presidente russo caduto sotto colpi di pistola in un agguato.
Questa volta è toccato ad Arkady Babchenko, reporter e scrittore finito in esilio a Kiev dopo essere stato oggetto di minacce per le sue posizioni polemiche contro le operazioni di Mosca in Siria e Ucraina.
Babchenko sarebbe stato colpito alla schiena da tre proiettili mentre stava rientrando nel suo appartamento.
Sua moglie era in bagno al momento dell’attacco e lo ha ritrovato nel corridoio coperto di sangue.
Il giornalista — e veterano di guerra — sarebbe morto in ambulanza prima di raggiungere l’ospedale.
Nato nel 1977, Babchenko aveva servito la Russia in entrambi i conflitti in Cecenia (1994-96 e 1999-2009) prima di lasciare le forze armate, nel 2000, e dedicarsi al giornalismo, lavorando come corrispondente di guerra per Moskovsky Komsomolets e Zabytyi Polk.
Successivamente ha scritto anche per Novaya Gazeta e ha pubblicato libri, uno dei quali pubblicato anche in Italia, da Mondadori, con il titolo ‘La guerra di un soldato in Cecenia’.
Aspro critico del presidente Vladimir Putin, Babchenko si era schierato contro la destabilizzazione dell’Ucraina da parte della Russia e aveva coperto il conflitto con i suoi reportage.
Poi, nel febbraio del 2017, in seguito ad una campagna d’odio nei suoi confronti per aver scritto un post su Facebook in cui sostanzialmente si dichiarava indifferente per l’incidente aereo di Natale 2016 costato la vita all’intero coro Alexandrov Ensemble, aveva deciso di lasciare la Russia, trasferendosi prima a Praga e poi a Kiev, dove lavorava per la tv ATR.
“Qui non mi sento più sicuro”, aveva scritto elencando tutte le minacce che aveva subito dopo quel post, anche da parte del deputato ultranazionalista Vitaly Milonov e dal senatore Frants Klintsevich.
Il network Tsargrad, guidato da Alexander Dugin, definito da molti osservatori come l’ideologo di Putin (sebbene questa sia una tesi alquanto controversa e tutta da provare), lo aveva ad esempio inserito al decimo posto dei 100 russofobi più pericolosi.
La polizia di Kiev, come riporta Meduza, ha emesso un comunicato in cui sostiene apertamente che Babchenko è stato ucciso a causa del suo lavoro di giornalista.
Il Comitato Investigativo russo ha controbattuto aprendo un’inchiesta e promettendo di non lasciar cadere nel vuoto “questi crimini crudeli contro i nostri concittadini”. Quella di Babchenko è solo l’ultima, infatti, di una serie di morti sospette — tutte di critici di Mosca — avvenute a Kiev negli ultimi mesi.
Nel marzo del 2017, ad esempio, Denis Voronenkov, ex deputato del partito comunista e anche lui schierato contro la guerra in Ucraina era stato freddato a colpi di pistola nelle strade del centro città .
(da agenzie)
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Maggio 30th, 2018 Riccardo Fucile
BASTA BALLE: CHI HA VOTATO LEGA E FDI VOLEVA UN GOVERNO DI CENTRODESTRA, NON CON IL M5S… CHI HA VOTATO M5S NON HA VOTATO PER UN’ALLEANZA CON SALVINI E MELONI
In politica l’onestà ormai si proclama a parole ma da tempo non si pratica: ne è palese
dimostrazione dover sopportare ogni giorno le dichiarazioni dei due “vincitori” delle elezioni del 4 marzo che rivendicano il “loro diritto a governare” sulla base di una somma matematica pari al 50,1% dei consensi raccolti nelle urne.
Gli italiani hanno la memoria corta e il cervello confuso, perchè dovrebbero porsi una semplice domanda: quanti elettori del M5S hanno votato quel partito sapendo che sarebbero andati incontro a un’alleanza con la Lega?
Quando mai qualcuno li ha avvisati che dare un voto a Di Maio voleva dire darlo a Salvini?
E viceversa: quell’elettore di Forza Italia che all’uninominale ha votato il candidato leghista o di Fdi in quanto espressione del centrodestra, era forse stato avvisato che Salvini e la Meloni avrebbero venduto il suo voto al M5s?
Comunque la si pensi, il vulnus è evidente: o si dice prima che intenzioni si hanno (vedi uscita o meno dall’euro) e si mantiene la parola, o votare è solo una presa per i fondelli.
Dopo una campagna elettorale dove voleva andare dal notaio per far firmare il patto anti-inciucio, ora la Meloni si dichiara pronta a votare un governo con i grillini, vi rendete conto?
E’ l’immagine plastica del delirio poltronista che non risparmia nessuno: chi accusava Berlusconi di tramare per un nuovo patto del Nazareno con Renzi non ha il minimo scrupolo, dopo appena tre mesi, a inciuciare con l’avversario elettorale di ieri.
Ecco perchè a questo punto meglio andare a votare appena possibile.
Ma lor signori ci dicano chiaramente con chi intendono allearsi dopo, magari con un patto notarile che preveda, in caso di tradimento, la perdita di tutti i loro beni mobili e immobili, nonchè lo stipendio da parlamentare.
Sarebbe un segnale anche ai mercati che un Paese di politici cialtroni sta diventando serio.
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