Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
INVECE DI RIFLETTERE SU CIO’ CHE DOVREMMO ESSERE, VOMITIAMO PAROLE ROTOLANDO NEL FANGO, INCOLPANDO GLI ALTRI DEGLI SCHIZZI CHE CI LORDANO IL VOLTO
Con gli occhi di un clochard. Così un titolo del Corriere della Sera sulla esperienza visiva di un uomo senza tetto e senza pane. Ha avuto in regalo dal fotografo del Papa una macchina fotografica per raccontare ciò che noi altri non vediamo.
Avremmo bisogno tutti di fare questa esperienza.
Usare la fotografia per ritrarre la realtà in cui siamo immersi e che non vediamo più.
Il pane che si butta, l’acqua che scorre inutilmente, il condomino scostumato, il conoscente litigioso, l’impiegato fannullone.
Io vorrei fotografare i volti d’odio di quei parlamentari che usano i migranti per coprire le loro vergogne, per lanciare a noi affamati un bocconcino gustoso da addentare.
Vorrei fotografare Giorgia Meloni mentre si fa il selfie, lei che da più di un decennio gode di una busta paga che supera i tredicimila euro al mese, per irridere Gad Lerner ritratto con la maglietta rossa e il rolex al polso.
Vorrei ritrarre gli invidiosi e gli accidiosi, coloro che non fanno, non sanno ma parlano, commentano, giudicano.
Vorrei ritrarre Matteo Salvini mentre, solo per finta, si imbarca per l’America in cerca di fortuna, come ha fatto suo nonno, o un suo pro zio, o il nonno del più caro suo amico.
Vorrei ritrarre la nostra memoria, fotografarla come se fosse un cofanetto di pietre preziose in modo da leggere noi cosa abbiamo cosa abbiamo fatto per gli altri, cosa abbiamo detto degli altri.
E poi, come un selfie tematico, cosa gli altri hanno detto e pensato e fatto per noi.
Avremmo così, tra le altre cose, l’esatta misura dell’ipocrisia, della viltà che ci prende quando invece di riflettere su ciò che dovremmo essere, vomitiamo parole rotolando nel fango, incolpando poi gli altri degli schizzi che ci lordano il volto.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
IL GIOCO DELLE PARTI NEL PRENDERE LE DISTANZE DALLA PASSATA GESTIONE SMENTITA DAI FATTI
Se voi scopriste un ladro in casa che rubando non solo commette un reato ma disonora tutta la
famiglia, gli dareste un premio?
Se voi scopriste un poco di buono che delinque e vi fa vergognare e decidete di prendere pubblicamente le distanze dal suo operato gli affidereste la gestione del vostro stipendio
Perchè in tutta questa storia dei 49 milioni rubati dalla Lega allo Stato italiano (a proposito di ‘prima gli italiani’) c’è qualcosa che non torna: tutti a dare la colpa alla ‘vecchia gestione’ e tutti a presentarsi come parte lesa e come mammole e verginelle che non hanno alcuna responsabilità per quanto avvenne durante l’epopea Bossi-Belsito-Trota, tra soldi, lauree in Albania, denari e dimanti in Tanzania e spese private con soldi pubblici
Si parla – e ci sono condanne non chiacchiere – di truffa ai danni dello Stato
Però c’è un però. Un grande però.
Se la matematica non è un’opinione, lo è altrettanto il fatto che Umberto Bossi, il colpevole, il cattivo, il truffatore dello Stato tramite la sua ‘vecchia gestione’ sia appena stato eletto per l’ennesima volta senatore della Repubblica nel gruppo della Lega Nord
E perchè se i leghisti oggi al governo non hanno nulla da spartire con l’Umberto padano e ne contestano le malefatte lo hanno messo nelle loro liste e riportato in Parlamento?
Se fosse vero quello che dicono avrebbero dovuto espellerlo. O quantomeno tenerlo lontano dal Senato.
Se così non è – e così non è – evidentemente vogliono recitare il di ruolo parte lesa mentre non sono altri che politicamente complici.
Sia come sia una cosa va detta: ridate agli italiani i soldi degli italiani.
(da Globalist)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
“NELL’OCCASIONE INCONTRERO’ PUTIN”… MA MOSCA LO SMENTISCE: “NESSUN INCONTRO IN PROGRAMMA”
Ieri il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha fatto sapere durante un comizio ad Adro, nel Bresciano, che la prossima domenica, «se riesco», sarà «a Mosca per la finale dei Mondiali» (dove il vicepremier spera solo – dice con una battuta – «che non vinca una squadra delle quattro che sono in semifinale…», ovvero la Francia, “nemica” a causa dell’antipatia nei confronti di Macron).
Poi ha annunciato di voler vedere il suo omologo russo «per parlare di azioni contro il terrorismo islamico, che sembra sconfitto ma non lo è» e che andrà «a incontrare Putin», il presidente russo.
«Di uomini come lui», ha detto Salvini, «che fanno gli interessi dei propri cittadini, ce ne vorrebbero a decine in questo Paese».
Poco dopo Mosca ha fatto sapere che non è in programma alcun incontro tra Salvini e Putin.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
OFFRIVA UNA “FLOTTA” TRANSNAZIONALE DEL CRIMINE
I carabinieri di Venezia, su disposizione del tribunale di Milano, hanno sequestrato 386 veicoli, del
valore di circa tre milioni di euro, intestati a un prestanome e usati da criminali per compiere truffe, furti, rapine e spaccio di droga.
I sequestri delle auto sono avvenuti in vari paesi europei, eseguiti con la collaborazione di diverse polizie straniere.
Il prestanome, un 28enne italiano indagato, residente a Sala Baganza (Parma), è risultato titolare di partita Iva per il commercio di veicoli e in questo modo mascherava la sua vera attività di “testa di legno” per una serie di bande che usavano le sue auto per aggredire anziani per strada o per trasportare carichi di stupefacente.
Il cittadino parmense è stato denunciato per falsità ideologica continuata del pubblico ufficiale per errore determinato dall’altrui inganno.
I malviventi che usufruivano dei mezzi erano particolarmente mobili: infatti alcuni veicoli sono stati “scovati” e sequestrati in Spagna, Germania (5), Francia (2), Ungheria (3), Bulgaria, Svizzera. Interessate dall’operazione le province di Milano, Reggio Emilia, Pistoia, Pavia, Parma, Venezia, Firenze, Torino, Massa Carrara, Como, Bologna.
In un caso un’auto segnalata nel veneziano 24 ore più tardi si trovava già nella penisola iberica.
Le indagini sono iniziate a fine 2017 in occasione di alcuni furti e raggiri ai danni di anziani sul litorale del veneziano: testimoni avevano segnalato sempre la stessa auto, la cui targa conduceva al 28enne parmense che, a dispetto delle vorticose intestazioni d’auto, non dichiarava alcunchè al fisco.
Il nome dell’indagato è tornato d’attualità anche nei mesi successivi per altri reati. A quel punto la decisione di analizzare, ad ampio raggio, le segnalazioni di vittime e testimoni, riuscendo a chiudere il cerchio di un’inchiesta che ora potrebbe continuare attraverso diversi rivoli.
L’attività investigativa (denominata Ghost cars) nasce a seguito di accertamenti svolti su alcune auto utilizzate per commettere reati in danno di anziani nella provincia veneziana e ha permesso ai carabinieri di accertare come le stesse venissero utilizzate anche per commettere furti, borseggi, rapine, spaccio di stupefacenti e truffe alle assicurazioni in Italia e all’estero.
L’operazione – sottolinea l’Arma – assume significativa importanza poichè colpisce un gran numero di gruppi criminali privandoli dei mezzi necessari ai loro spostamenti in totale anonimato in Italia ed Europa, molti dei quali risultati essere auto di grossa cilindrata riferibili alle più note case automobilistiche di pregio.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
“NON LASCIAMO GLI ANZIANI IN BALIA DEI PROFUGHI”: IL DELIRIO DI LORELLA FONTANA CHE ATTACCA LA SUA STESSA GIUNTA LEGHISTA PER AVER COINVOLTO I RICHIEDENTI ASILO NEL PIANO ANTI-CALDO
Siamo al delirio.
Il coinvolgimento dei richiedenti asilo nelle azioni a supporto degli anziani, previsto nel piano anti-caldo del Comune di Genova retto da una maggioranza leghista sarebbe “un grave errore, un razzismo al contrario”.
L’accusa non arriva dall’opposizione ma dalla capogruppo della Lega, in consiglio comunale, Lorella Fontana, che apre dunque una crisi di maggioranza, visto che ad autorizzare la collaborazione dei migranti è stata la giunta, con una delibera ad hoc.
E la consigliera leghista Francesca Corso dice: “La Lega non ci sta”, toccando il tempo al governo della città e di fatto imponendo, indirettamente, alla giunta – alimentata dal cordone ombelicale leghista – a una retromarcia.
“Riteniamo che dare una corsia preferenziale a richiedenti asilo nel coinvolgimento attivo del piano anti caldo della Asl 3 genovese sia un grave errore, un atto di razzismo al contrario nei confronti dei tanti giovani e meno giovani genovesi, disoccupati, che potrebbero essere impiegati nell’assistenza dei nostri anziani durante la stagione estiva”, dice la capogruppo del Carroccio, Fontana.
E dove sarebbero questi “giovani ariani” pronti a soccorrere gratuitamente i vecchietti?
Forse tra le famiglie borghesi genovesi, tanto care ai leghisti, che d’estate se ne fottono dei congiunti anziani e li lasciano al loro destino?
Invece di ringraziare che il Comune si interessa a loro, attraverso il coordinamento con le Asl e il convolgimento delle associazioni che seguono l’integrazione dei profughi, i razzistelli seminano odio e paura.
“Non possiamo lasciare in balia di presunti profughi, i nostri anziani” dicono le leghiste e arrivano a diffamare i richiedenti asilo che “non sappiamo che fedina penale” hanno.
Preoccupatevi dela fedina penale di Bossi, Belsito e Borghezio e copritevi la testa che i colpi di sole sono pericolosi.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
EUNAVFOR MED E’ VITALE PER IL RUOLO DELL’ITALIA, LE CHIACCHIERE XENOFOBE DI SALVINI NON HANNO PRODOTTO UN BEL NULLA… CONTE NON CONTA UNA MAZZA
“Eunavfor Med è una missione europea ai livelli Esteri e Difesa, non Interni. Quel che vanno
cambiate sono le regole di ingaggio della missione e per farlo occorre farlo nelle sede competenti, non a Innsbruck“: con queste poche righe rilasciate ieri alle agenzie di stampa arriva il primo stop politico a Matteo Salvini dal governo Conte.
A muoversi è la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e il suo obiettivo è proprio il ministro dell’Interno.
La causa scatenante è il pattugliatore militare irlandese Samuel Beckett, che ieri è entrato nel porto di Messina con 106 profughi a bordo trovati nelle acque della cosiddetta SAR libica e tratti in salvo il 5 luglio.
Si tratta di 93 uomini, 11 minori e 2 donne incinte, prevalentemente di nazionalità sudanese.
Tutti, secondo quanto riferito dal Giornale di Sicilia, avrebbero pagato circa 3000 dinari libici ai trafficanti, compresi i bambini. Le operazioni di primo soccorso e assistenza sono state coordinate dalla prefettura di Messina, garantite dal personale della Capitaneria di porto e dalle altre forze di polizia, nonchè dal personale sanitario della Croce Rossa e associazioni di volontari.
L’obiettivo della replica del ministero della Difesa è proprio Salvini, che aveva detto ieri di essere pronto a portare il tema delle navi militari al tavolo di Innsbruck dei ministri dell’Interno con Austria e Germania, dove però si parlerà di tutt’altro e comunque senza alcuna competenza riguardo la questione delle navi militari, che è appannaggio del ministero della Difesa.
Di qui la risposta piccata della ministra Trenta che suona come un invito a Salvini a evitare invasioni di campo. L’azione, sottolineano le fonti della difesa, “deve essere coordinata a livello governativo, altrimenti l’Italia non ottiene nulla oltre a qualche titolo sui giornali, fermo restando che la guida italiana per noi è motivo di orgoglio“.
Per quanto riguarda la nave militare Samuel Beckett, sembra che il primo soccorso dell’imbarcazione libica sia avvenuto nella notte fra il 4 e il 5 luglio, poche ore dopo che il gommone di disperati in fuga dal conflitto sudanese — che ha fatto 100mila morti e messo in fuga due milioni di persone — era partito da Garabulli, uno dei principali centri libici della tratta di uomini.
Il pattugliatore irlandese ha chiesto il permesso di sbarcare i migranti: il Viminale ha indicato Messina.
Racconta oggi Repubblica che già l’anno scorso l’allora ministro dell’Interno Marco Minniti aveva chiesto la modifica delle regole d’ingaggio delle missioni internazionali con l’apertura degli altri porti europei alle navi militari almeno in caso di “flussi massicci” ma l’unica parziale (e peraltro inattuata) modifica che riuscì ad ottenere fu che le navi della nuova operazione Themis sbarcassero i migranti non per forza in Italia ma nel porto più vicino al punto del soccorso, un accordo sempre contestato da Malta.
Ad alzare i muri furono proprio i Paesi del blocco di Visegrad ai quali ora Salvini strizza l’occhio e che, di certo, non gli faranno da spalla nella sua richiesta di rinegoziazione degli accordi vigenti ancora validi per le navi dell’operazione Sophia. Accordi che, di fatto, giovedì hanno subito risolto il braccio di ferro virtuale con Malta.
Pur avendo coordinato il soccorso avvenuto nella sua zona Sar e pur essendo il porto sicuro più vicino, le autorità de La Valletta si sono guardate bene dall’aprire il loro porto alla nave militare e hanno girato la richiesta a Roma che si è vista costretta ad indicare il porto sicuro.
Prima dell’uscita del ministero della Difesa aveva parlato anche il responsabile delle infrastrutture (e dei porti) Danilo Toninelli su Twitter, allineandosi perfettamente — come è suo costume — a Matteo Salvini.
Ma le ragioni dell’arrabbiatura di Trenta sono perfettamente comprensibili. Spiega infatti il Corriere della Sera che la missione internazionale Sophia, che ha al comando l’ammiraglio Enrico Credendino, è stata concordata tre anni fa in sede europea e aderiscono tutti gli stati dell’Unione tranne Danimarca e Slovacchia.
Il comando consente di trattare in sede ONU su tutto quello che accade in quel tratto di mare e quindi di avere un potere superiore a quello degli altri stati nella zona.
Farla saltare, è il ragionamento, vorrebbe dire perdere il controllo di quello che succede in quel tratto di Mediterraneo.
Commenta oggi Stefano Cappellini su Repubblica:
Ora Trenta dice che il re sovranista è nudo. E che le chiacchiere fin qui mulinate, a parte vellicare gli istinti xenofobi quando non apertamente razzisti di un pezzo di opinione pubblica, hanno prodotto meno che niente. Anzi, con queste premesse, potranno produrre solo ulteriori arretramenti, dato che la minaccia già brandita dall’Austria nei confronti dell’Italia è accettare i diktat o subire una dolorosissima (per l’economia, oltre che per l’ideale europeista) sospensione di Schengen.
Infine, un ultimo aspetto da sottolineare. Se questo Paese avesse un premier di fatto oltre che di nome, non dovrebbe essere un comunicato della Difesa a mettere nero su bianco che in Europa si va con una linea strategica e non con una sacca di “mi piace” rastrellati su Facebook.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
IL FONDATORE FA ASSE CON FICO E LA RAGGI CONTRO I GOVERNISTI
Federico Capurso sulla Stampa racconta oggi di una lite tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio andata in scena la sera del 27 giugno all’hotel Forum a Roma, dove abitualmente il garante M5S risiede quando viene nella Capitale per ragioni politiche. E il problema, racconta il quotidiano, nasce dall’atteggiamento del vicepremier e ministro nei confronti della linea del governo:
Si discute di scelte comunicative, delle priorità del Movimento 5 stelle e del rapporto con l’alleato di governo. Ma il figlio ha deciso di non ascoltare più il padre. Di Maio risponde, rivendica le sue vittorie, i toni della discussione si fanno più duri, fino a quando non si arriva a un soffio dal litigio. E così, al momento del congedo, i due decidono di non rendere pubblico l’incontro.
«Grillo teme di aver perso il controllo del Movimento, la sua creatura, ma non vuole rompere con Di Maio, vuole solo raddrizzare la direzione», spiega una fonte molto vicina al comico genovese.
Per farlo, la mattina seguente convoca su quella stessa terrazza il presidente della Camera Roberto Fico e la sindaca di Roma Virginia Raggi.
Le fotografie dell’incontro, questa volta, inondano i social: «I miei ragazzi», scrive Grillo a corredo dei suoi post.
Secondo Capurso quella foto è simbolica: serve a far capire a Di Maio chi sono attualmente i cocchi di Beppe, ovvero chi segue i principi fondanti del M5S.
E l’articolo narra come le successive uscite di Fico sui porti che non sono da chiudere e quelle di Raggi in risposta a Salvini che vuole visitare i campi rom della Capitale fossero parte di una strategia di comunicazione successiva che voleva rimarcare la distanza e la differenza con la politica del governo.
Lo scontro si sta consumando nel momento più delicato della vita del M5S, diviso tra le sue origini e il governo del Paese, tra il padre e il figlio.
Ed è difficile dire chi dei due possa sopravvivere, se i pugnali continueranno ad affondare.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
SE LA LEGA DI SALVINI NON C’ENTRA NULLA PERCHE’ NON SI E’ COSTITUITA PARTE CIVILE NEL PROCESSO?
Salvini nei giorni scorsi ha parlato di attacco alla democrazia da parte della magistratura perchè —
hanno spiegato i leghisti — con il sequestro dei 49 milioni di euro dai conti correnti sarebbe la fine della Lega. Partito che non avrebbe colpe e che quindi non può essere costretto a pagare quelle dei padri (come le ha definite Luca Zaia).
Altri dicono che quella vicenda riguarda un’altra Lega, quella di Bossi (dove però militavano da vent’anni i vari Zaia, Salvini e Maroni) e non quella di Salvini che ha “vinto” le elezioni politiche.
La storia di per sè è molto semplice: la Lega Nord non aveva diritto a quei 49 milioni di euro che ha incassato dal 2008 al 2010.
Soldi che sono entrati nelle casse del partito anche tra il 2011 e il 2014, come ha documentato l’Espresso, quindi proprio durante la gestione di Roberto Maroni e Matteo Salvini.
Per il ministro dell’Interno, che nel frattempo ha fondato un altro partito (Lega per Salvini Premier) si tratta di «un processo politico, che riguarda fatti di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto».
La Lega insomma, secondo Salvini e l’attuale gruppo dirigente del partito, non c’entra nulla e il sequestro preventivo disposto dal Tribunale di Genova il 4 settembre 2017 è illegittimo. La Lega ha fatto ricorso, la Cassazione con la sentenza 29923/2018 ha confermato la decisione del Tribunale. Il decreto di sequestro è diretta conseguenza della condanna in primo grado a carico dell’ex leader della Lega (e attualmente senatore nel gruppo Lega — Salvini Premier) Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito per il reato di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”.
Come si legge nella sentenza della Cassazione la somma di € 48.696.617,00 da sequestrare alla Lega «corrisponde al profitto — da tale ente percepito — dai reati per i quali vi era stata condanna».
Questo significa che la Lega ha beneficiato dei proventi generati dal reato commesso da Bossi e Belsito (i quali ricordiamolo rivestivano cariche ufficiali all’interno del partito.
A margine è interessante far notare che Bossi risulta ancora essere Presidente (“a vita”) della Lega. Il reato in questione è una truffa sui rimborsi elettorali che la Lega ha indebitamente ricevuto in base a rendiconti contabili irregolari riguardanti gli esercizi del 2008, del 2009 e del 2010 presentati alla Camera e al Senato.
Proprio in seguito alle elezioni politiche dell’aprile 2008 Matteo Salvini era stato eletto deputato per la prima volta (rimarrà in carica fino a luglio 2009 quando sarà eletto al Parlamento Europeo).
Sostenere che Salvini non abbia mai avuto a che fare con quella Lega quindi è assolutamente pretestuoso.
Nè Bossi nè Salvini (e la Lega) hanno saputo o voluto dire dove siano finiti quei soldi. Salvini ha detto che sono stati spesi tutti, Bossi ha detto di “chiedere ai Servizi”, adombrando l’ipotesi di un complotto ai suoi danni.
La Lega di oggi proclama la sua totale estraneità ai fatti; eppure parte di quel denaro sarebbe stato accreditato sui conti del partito successivamente alla caduta del Senatur e del suo Cerchio Magico.
Il Tribunale ha rilevato che in questo senso la Lega — pur incolpevole o in buona fede — ha beneficiato dei profitti derivanti dal reato commesso da Bossi e Belsito: «è pacifico che il movimento Lega Nord per l’Indipendenza della Padania abbia percepito, attraverso l’accredito sui conti correnti a lui intestati, il profitto dei reati commessi dai suoi rappresentanti, Bossi e Belsito con il concorso di Aldovisi Turci e Sanavio e che tale profitto, costituito dalle somme erogate ai sensi della L 2/97 e 57 /99 sia costituito da bene fungibile e quindi aggredibile indipendentemente dalla prova di nesso pertinenziale diretto con il reato».
Non è vero quindi che il partito è estraneo.
E del resto, se la Lega non c’entra nulla perchè non si è costituita parte civile nel processo?
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 9th, 2018 Riccardo Fucile
SAVIANO SCRIVE AL “FATTO” E FA A PEZZI TONINELLI: “UN BURATTINO NELLE MANI DI SALVINI”
Roberto Saviano oggi invia una lettera al direttore del Fatto Quotidiano in cui fa a pezzi il responsabile delle Infrastrutture Danilo Toninelli, definendolo “un burattino nelle mani di Salvini” e “una caricatura di ministro” a cui va “tutto” il suo “disprezzo”.
L’attacco è talmente virulento che la domanda sorge spontanea: ma Toninelli ha anche dei difetti
Gentile direttore,
ho letto l’intervista rilasciata al vostro quotidiano dal ministro Danilo Toninelli, che ogni giorno di più mostra il suo vero volto di burattino nelle mani di Matteo Salvini. Non esiste più per questa politica degenerata alcuna differenza tra vita e morte, tra dignità e mancanza di diritti, tra legge e illegalità . Parlano delle prime e dei secondi come se tutto si equivalesse.
Tre questioni secondo me vanno chiarite:
1) L’orientamento del governo di delegare unicamente ai libici la gestione dei salvataggi in mare è folle e criminale, e non a caso si parla di recupero degli accordi stretti tra Berlusconi e Gheddafi: che bel cambiamento!
2) Il legame tra traffico di persone e Ong è da rigettare con forza (non c’è una sola prova di legame fra trafficanti e Ong), in special modo dopo il fallimento giudiziario delle elucubrazioni di Carmelo Zuccaro, ma a Toninelli e al suo burattinaio (Lei lo definisce non a torto “Cazzaro Verde”) fa comodo fare disinformazione e continuare ad alimentare falsi sospetti verso chi salva vite e in più è testimone degli esiti criminali degli accordi tra Italia e Libia
3) (e rispondo su ciò per cui mi si chiama in causa) le Ong hanno più volte effettuato salvataggi in quell’area in passato, anche con il coordinamento del Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma, visto che i libici non erano in grado di farlo e non lo sono neanche adesso.
Queste le informazioni che ho riportato per mostrare quanto il ministro ignori colpevolmente la storia recente dei salvataggi in mare e le dinamiche che l’hanno governata.
Mi rendo conto di quanto sia inutile chiedere a Toninelli di studiare, poichè l’obiettivo suo, e del suo compare, è mantenere un potere nella maniera più becera possibile, creando paura e armando disperati contro altri disperati. Per questo non posso che concludere manifestando il più profondo disprezzo, umano e politico, per questa caricatura di ministro.
In effetti anche l’episodio di ieri che ha visto Toninelli appoggiare Salvini sull’approdo a Messina della nave militare irlandese Samuel Beckett nell’ambito della missione Eunavformed mentre la ministra della Difesa Elisabetta Trenta ha attaccato “chi cerca i titoli dei giornali” ha dimostrato una particolare concentrazione da parte del responsabile delle Infrastrutture nei confronti delle esigenze politiche del ministro Salvini.
Il braccio leghista dei 5 Stelle sui migranti ha raramente interferito nella questione di sua competenza, e quando lo ha fatto ha avuto una pericolosa tendenza a dire fregnacce indegne di un essere umano.
(da “NextQuotidiano”)
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