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ILARIA CUCCHI QUERELA SALVINI: “MIO FRATELLO NON E’ MORTO PER DROGA, MA PER IL PESTAGGIO SUBITO DAI CARABINIERI CONDANNATI A 12 ANNI”

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

“SALVINI HA PERSO L’OCCASIONE DI STARE ZITTO, LO ASPETTO IN TRIBUNALE”

Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha deciso di presentare una querela nei confronti dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Dopo la sentenza di condanna a 12 anni per i due carabinieri, accusati dell’omicidio preterintenzionale   di Cucchi, Salvini aveva affermato che il caso testimonia che la droga fa male.
“Il signor Matteo Salvini non può giocare sul corpo di Stefano Cucchi. Non posso consentirglielo. Questo era il suo volto quando io ed i miei genitori lo vedemmo all’obitorio il 22 ottobre del 2009. Questo era quel che rimaneva di Stefano. Dei suoi diritti. Della sua dignità  di essere umano”.
Scrive su Facebook Ilaria Cucchi, sorella del giovane romano morto dieci anni fa dopo l’arresto, postando l’immagine drammatica dell’autopsia del fratello. “Immagino che questo post verrà  oscurato da Facebook – sottolinea – perchè idoneo ad urtare la sensibilità  di qualcuno mentre, viceversa, non vengono oscurati tutti i commenti ed i post di insulti e minacce e falsità  che, molto bene organizzati, sono comparsi sui social dopo la presa di posizione pubblica dell’ex Ministro dell’Interno. Lo devo a mio fratello. Lo devo a mia madre che, pur estremamente sofferente, ha trascorso tutta la giornata del 14 novembre scorso in attesa di una sentenza che ci rendesse giustizia. Lo devo a mio padre la cui fiducia nello Stato ha fatto sì che compisse il sacrificio più pesante che si potesse chiedergli: denunciare il proprio figlio, da morto e dopo averlo visto in queste terribili condizioni, per la sostanza stupefacente trovata a casa sua. Stefano Cucchi ha sbagliato ed avrebbe dovuto pagare ma non morire in quel modo. Il giorno in cui viene pronunciata la sentenza ha il coraggio di dire quelle parole come se fosse al bar e parlasse ai suoi amici? Sono solo una normale cittadina ma non posso fare altro che querelarlo. Mi piacerebbe tanto – conclude Ilaria Cucchi – che l’attuale Ministro dell’Interno sostituisse la costituzione di parte civile fatta proprio dal sig. Salvini con la propria. Non sono un avvocato ma forse potrebbe essere possibile. Ed ora che i leoni da tastiera si scatenino pure con le loro menzogne sempre più raffinate e costruite ad arte. Io vado avanti”.
“Rispetto la famiglia Cucchi ma il caso dimostra che la droga fa male” aveva commentato il leader della Lega subito dopo la sentenza. “Stefano non è morto di droga, cosa c’entra la droga? Salvini perde sempre l’occasione per stare zitto”, aveva ribattuto Ilaria in diretta a Circo Massimo, su Radio Capital.
“Anch’io da madre sono contro la droga, ma Stefano non è morto di droga. Contro questo pregiudizio e contro questi personaggi ci siamo dovuti battere per anni. Tanti di questi personaggi sono stati chiamati a rispondere in un’aula di giustizia, e non escludo che il prossimo possa essere proprio Salvini”.
I due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono stati condannati in primo grado a 12 anni per omicidio preterintenzionale nel processo per la morte di Stefano Cucchi. La sentenza è arrivata dopo dieci anni. Il reato contestato: omicidio colposo. Francesco Tedesco, che denunciò il pestaggio, imputato al processo, è stato condannato a due anni e sei mesi per falso ed assolto dall’accusa di omicidio.
Il maresciallo Mandolini, condannato a tre anni 8 mesi per falso, assolto dalla calunnia. Accuse prescritte per 4 medici e una assoluzione. “Ora mio fratello riposa in pace”, è stato il commento di Ilaria Cucchi.

(da agenzie)

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I PORTABORSE ASSUNTI IN PARLAMENTO A 50 EURO AL MESE

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

CONTINUA LO SFRUTTAMENTO DI CENTINAIA DI GIOVANI CHE ANDREBBERO INQUADRATI DIRETTAMENTE DAL PARLAMENTO, COME AVVIENE IN EUROPA

Il caso di Antonello Nicosia e della deputata di Italia Viva Giuseppina Occhionero ha riportato sotto la lente la questione dei portaborse assunti in parlamento.
Occhionero ha raccontato ai magistrati che il regolare contratto da lei stipulato con l’ormai ex collaboratore prevedeva una retribuzione di 50 euro al mese.
Per quanto possa sembrare incredibile, cinquanta euro sono dunque sufficienti per avere un tesserino che consente che di circolare liberamente negli uffici del parlamento e magari fare una capatina nelle carceri di massima sicurezza.
Spiega oggi Sergio Rizzo su Repubblica:
Gli incarichi ai collaboratori sono strettamente fiduciari, com’è giusto che sia. Ma in Italia i contratti sono gestiti personalmente dai deputati e dai senatori, contrariamente a quanto avviene altrove. A Strasburgo, per esempio, gli europarlamentari nominano all’inizio del mandato i propri collaboratori ma è poi l’amministrazione che fa i contratti e paga gli stipendi. Con tutte le garanzie del caso, ovvio. Da noi, invece, deputati e senatori provvedono direttamente anche a retribuire gli assistenti, ma senza alcun obbligo particolare. E le amministrazioni di Montecitorio e Palazzo Madama sono sollevate da qualunque tipo di responsabilità  contrattuale come pure da ogni controllo. Per avere il tesserino alla Camera è sufficiente depositare un contratto almeno annuale: di qualunque importo, come sta a dimostrare il caso Nicosia. Al Senato invece è stato fissato per regolamento un limite minimo di 375 euro al mese.
Lordi, s’intende. Ed è chiaro che in condizioni del genere si possono produrre situazioni di ogni tipo. La storia è vecchia. Nel 2007 le Iene scoprirono che su 683 collaboratori parlamentari appena 54 avevano un regolare contratto. Ma da allora è cambiato poco o nulla. Basta dire che alla fine della legislatura spirata nel 2018 si contavano soltanto al Senato, oltre a 44 contratti co.co.co. (una formula abolita ormai da anni), 43 consulenze con partita Iva e 11 non meglio precisate “prestazioni occasionali”. Mentre a una domanda di Report a proposito del numero dei collaboratori ufficialmente registrati alla Camera il presidente Roberto Fico ha risposto qualche mese fa: «Circa 400». Solo quattrocento per 630 deputati? Certo, c’è anche un partito, la Lega di Matteo Salvini, i cui parlamentari fanno addirittura a meno di collaboratori personali.
Nel 2018 il collegio dei questori aveva calcolato che la Camera avrebbe dovuto sopportare un costo fra 6 e 8 milioni l’anno se avesse avuto l’incombenza di gestire direttamente, ma sempre con quei denari oggi assegnati ai parlamentari, contratti regolari con retribuzioni fino a 1.500 euro netti al mese. Troppo, era stata la conclusione. Troppo, per un bilancio di 943 milioni l’anno e 450 milioni spesi fra stipendi e pensioni del personale. Troppo. Eppure il taglio dei vitalizi agli ex parlamentari avrebbe fatto risparmiare (Fico dixit) 44 milioni l’anno: se è così, meno del 20 per cento di quella somma basterebbe per mettere in regola qualche centinaio di ragazzi e tenere il parlamento al riparo da altri casi come quello di Nicosia.

(da “NextQuotidiano”)

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LA PROCURA MILITARE INDAGA SULL’ASSEGNAZIONE DELL’ALLOGGIO ALL’EX MINISTRA TRENTA

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

DIVAMPA LA POLEMICA SULL’APPARTAMENTO CHE L’EX MINISTRA AVREBBE DOVUTO LASCIARE ALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO

La ex titolare della Difesa ha detto di non avere intenzione di lasciare l’appartamento anche alla fine dei 3 mesi concessi dopo la fine del mandato, poichè l’alloggio è stato riassegnato a suo marito, un ufficiale militare
La Procura militare di Roma ha aperto un fascicolo, senza indagati nè ipotesi di reato dopo le notizie di stampa relative all’appartamento di servizio assegnato all’ex ministra Elisabetta Trenta, quando era ancora titolare del ministero della Difesa.
Appartamento in cui l’esponente del M5s ha continuato a vivere anche al termine del suo incarico. E ha intenzione di mantenere anche alla fine dei 3 mesi concessi dopo la fine del mandato, dal momento che l’alloggio nel quartiere San Giovanni è stato riassegnato al marito, un ufficiale militare.
Si tratta di un’indagine conoscitiva, utile a compiere i dovuti accertamenti sul caso.

(da agenzie)

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DI MAIO AMMETTE CHE IL M5S NON E’ IN GRADO DI STARE AL GOVERNO

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

IN UN DISCORSO AI MILITANTI A SALERNO: “MEGLIO STARE ALL’OPPOSIZIONE E NELLE PIAZZE”… BRAVO, COMINCIA TU PER PRIMO E DIMETTITI DA PARLAMENTARE CHE DI DANNI NE HAI FATTI GIA’ ABBASTANZA

Il discorso di Luigi Di Maio davanti ai suoi, a Salerno, è una confessione che sconfessa quanto professato fino a pochi mesi fa. La legittima corsa del Movimento 5 Stelle per avere un ruolo di grande importanza nella maggioranza (con questo o quello che sia), viene svilita dalla realtà  dei fatti raccontata dal loro stesso capo politico.
Una breve storia triste che mostra come il fare opposizione sia sempre più semplice che portare sulle spalle il gravoso peso decisionali in Italia. Anzi, ovunque.
Il teatro di questa dichiarazione è Salerno, dove sono accorsi ad ascoltare le sue parole un centinaio di attivisti e cittadini.
In una parte del suo discorso Di Maio critica se stesso, il Movimento 5 Stelle e il circo politico di cui ora fa parte come attore protagonista. Insomma, elogia il M5S quando era all’opposizione.
Devono tornare nelle piazze, dice Luigi Di Maio. Si deve tornare a far sentire la propria presenza e vicinanza alle persone che sembrano esser disamorate proprio per questo loro stare nei Palazzi.
E non poteva mancare l’attacco al sistema mediatico che penalizzerebbe il Movimento 5 Stelle addossandogli ‘tutte le colpe dell’Italia negli ultimi 30 anni’. Insomma, quello che facevano e fanno ancora loro — con il famoso «colpa dei governi precedenti» — fino all’altro ieri.
Ora, però, la confessione: comandare non è così facile. Meglio cavalcare le onde emotive stando all’opposizione.

(da agenzie)

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PODERE AL POPOLO: VI RICORDATE QUANDO LA LEGA VOLEVA REGALARE LA TERRA A CHI AVEVA TRE FIGLI?

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

INDOVINATE COM’E’ FINITA… NON HA MAI VARATO I DECRETI ATTUATIVI, LA SOLITA PRESA PER IL CULO

Vi ricordate? Alla fine di ottobre di un anno fa la Lega di Salvini lanciò la riforma chiamata Podere al Popolo:   una norma che prevedeva, al fine di incoraggiare l’aumento della popolazione in particolare nelle zone rurali, la concessione gratuita di terreni agricoli demaniali per almeno 20 anni alle famiglie «con terzo figlio nato negli anni 2019, 2020, 2021».
Erano previsti anche mutui fino a 200mila euro a tasso zero alle famiglie che acquistino casa vicino ai terreni.   Ebbene, il governo giallo-verde, fa sapere il Messaggero, approvò la legge ma poi non ne ha mai varato i decreti attuativi e così il ritorno al mito dell’ «aratro che traccia il solco» è miseramente finito su un binario morto dopo aver riempito paginate di giornale.
Ma non è certo l’unico caso, spiega oggi il quotidiano romano:
Per le sole leggi finanziarie degli ultimi sei anni sono oltre 150 i provvedimenti rimasti sulla carta ovvero senza le norme attuative che pure erano previste.
Va subito detto che il fenomeno è esponenzialmente cresciuto negli ultimi due anni. Nella scorsa legislatura fino alla legge di Bilancio 2017 (ovvero dal governo Letta a quello Renzi) le norme non attuate sono pochissime, meno di 30, ovvero 8 di media per anno. Siamo nella fisiologia.
Con la fine della legislatura e l’arrivo del governo M5S-Lega lo scenario si è capovolto. Complice il passaggio di segno governativo sono ben 58 le norme non attuate contenute nella Finanziaria del governo Gentiloni e addirittura 68 quelle della manovra del governo giallo-verde.
È finita nel vuoto la sacrosanta legge che prevedeva di regolamentare i compensi negli enti di ricerca, così come quella assaiu tile sul “razionale uso dei dispositivi medici sulla base del principio costo-efficacia”.
E nessun aiuto riceveranno le persone affette da malattie che le spingono a giocare d’azzardo nonostante ci sia una legge in tal senso.
Anche gli assegni famigliari per i cittadini italiani che lavorano all’estero e che hanno famiglie numerose in Italia sono stati una stella filante subito gettata alle ortiche. Finiti nel nulla anche micro provvedimenti chiesti dalle categorie come ad esempio le modalità  d’uso del “Fondo anti bracconaggio ittico” o l’avvio della riforma degli eventi ippici o l’adozione del regolamento dell’Agenzia Italiana per il Meteo.

(da “NextQuotidiano“)

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ALITALIA PREMIA I DIRIGENTI MENTRE PERDE UN MILIONE AL GIORNO

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

NOMINATI 48 NUOVI DIRIGENTI… LA MEDIA MONDIALE DI STIPENDI DEL SETTORE E’ DI 120.000 EURO, AD ALITALIA ARRIVANO A 300.000 EURO, UNA FOLLIA

Alitalia aumenta e premia i dirigenti mentre perde un milione di euro al giorno. Daniele Martini sul Fatto Quotidiano racconta oggi che un milione di euro gentilmente elargito a fine 2018 per i “buoni risultati” di gestione.
I commissari Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo (subentrato quest’ultimo a Luigi Gubitosi nel frattempo diventato amministratore di Tim), hanno nominato in questi mesi 48 dirigenti: 43 presi dall’esterno, 5 promossi da quadri a dirigenti.
Ad essi hanno concesso stipendi tarati non sulle miserrime condizioni della compagnia di Fiumicino, ma facendo finta che Alitalia sia un modello di gestione. Ce n’è uno tra questi dirigenti gratificato con 300 mila euro lordi l’anno, a un altro gli hanno dato 270 mila euro, più l’auto di servizio, più un paracadute di 12 mensilità  pagate nel caso in cui le circostanze gli avessero imposto di lasciare il lavoro.
Sono livelli spropositati se confrontati con quelli di dirigenti di primo livello di aereolinee che scoppiano di salute; la media mondiale è sui 120 mila euro circa.
Tra gli assunti ce ne sono alcuni a cui Alitalia paga perfino la retta della scuola per i figli e pure l’alloggio, da un minimo di 2 mila euro a un massimo di 2.500 al mese.
Un bengodi per tutti, compresi i commissari che hanno già  incassato circa 10 milioni di euro tra remunerazioni e percentuale (7 per cento) sulle somme recuperate dal fallimento, nonostante ci sia un limite di legge di 240 mila euro annui valido per “chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni”.
Il tutto accade mentre la società  vola in profondo rosso e brucia sul fronte operativo 330 mila euro al giorno, che sommati ad ammortamenti e interessi sul prestito ponte garantito dallo Stato portano le perdite quotidiane a quota 1,1 milioni: nel dettaglio 1.150.196 euro ogni 24 ore.

(da “NextQuotidiano”)

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SALVINI SCAPPA IN UN LOCALE DA SOLI 200 POSTI

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

UN VERO LEADER NON HA PAURA DI PASSEGGIARE PER IL CENTRO DI MODENA SCORTATO DA CENTO POLIZIOTTI… QUANDO LA DESTRA VERA NON ERA RAPPRESENTATA DA VIGLIACCHI A PROTEGGERE UN LEADER C’ERANO I   MILITANTI ANCHE SE FIOCCAVANO SASSATE E MOLOTOV… A QUEI TEMPI I LEGHISTI SAREBBERO RIMASTI CHIUSI NEL CESSO DI CASA

Che l’Emilia Romagna sia una partita difficile anche per la corazzata leghista è noto. Ma un conto è quello che pensano giornaloni e sondaggisti un altro è quello che racconta la propaganda della Lega.
Il successo delle Sardine di Bologna forse ha sorpreso perfino gli strateghi della Lega, che fino ad ora hanno dimostrato di concedere ben pochi errori agli avversari. E che i diecimila che erano sul Crescentone abbiano fatto rosicare il Capitano lo si capisce dal fatto che oggi Salvini ha condiviso lo “scoop” che dimostra che dietro alle Sardine ci sono Romano Prodi e il PD.
L’obiettivo è quello di screditare il “movimento” delle Sardine che dopo Bologna si faranno un giro anche a Modena dove il senatore della Lega dovrebbe andare oggi pomeriggio. Salvini però ha cambiato programma, non si farà  più una passeggiata intorno alle 18 ma arriverà  alle 20,30 per partecipare ad una cena elettorale al ristorante “Duecentododici”, in periferia, dopo una visita allo zuccherificio di Minerbio, nel Bolognese, e alla Twinset, azienda tessile di Carpi.
Il 212 pare essere un ristorante dove, a detta di una delle Sardine modenesi ci stanno 200 persone, in piedi e stipate come sardine. Non proprio i numeri di cui ha bisogno la Lega per far vedere che nuota in un mare di consensi. Perchè il potere dei sondaggi è nulla senza una bella piazza piena di gente.
Questa è già  una vittoria delle Sardine che democraticamente hanno tolto a Salvini l’esclusiva di essere il leader delle piazze e del Popolo. E a Salvini la cosa non è piaciuta. Tant’è che ha subito trovato il modo di screditare i partecipanti alla manifestazione andando a pescare il post di una delle sardine organizzatrici nel quale veniva insultato e minacciato.
La prova, secondo la Lega, che quelli che andranno in piazza a Modena non sono dei democratici ma dei pericolosi fomentatori d’odio che lo vorrebbero tutti mettere a testa in giù. Non a caso Salvini parla di “Sinistra vergognosa che sa solo odiare”, ma quella è una persona sola.
E se senza dubbio il post di Samar Zaoui così com’è stato mostrato (perchè la ragazza non ha replicato alle accuse) è sbagliato. Ma metterla alla gogna, come Salvini ha sempre fatto, lo è ancora di più. Perchè quel post per quanto sbagliato (e pubblico) pubblicato su un profilo personale non ha la stessa portata del mettere alla berlina una ragazza su una pagina da quasi quattro milioni di fan gestita da uno staff dedito ad amplificare la voce del più importate politico italiano.
Ed è qui l’errore di Salvini, pensare di mettere sullo stesso piano quello che scrive una persona qualunque sul suo profilo con quello che lui scrive contro quella persona sulla mia pagina. Il gioco è impari, per ovvi motivi. Il messaggio che si vuol passare (è successo) è quello di un avvertimento: attente a mettervi contro di me.
Il risultato della mossa di Salvini   non è stato un granchè. Il profilo di Samar Zaoul è scomparso e al suo posto ad “organizzare” l’evento è stata inserita un’altra persona. La prova che la forza delle Sardine è il fatto di non avere un leader e di muoversi in banchi. Della quale magari tra qualche giorno si scoprirà  — con gran sorpresa — che è un elettore di LEU o del PD. Ma organizzare l’evento Facebook è sostanzialmente aprire una pagina con l’orario e il luogo di ritrovo dei manifestanti.
I quali a Bologna hanno dato dimostrazione di essere persone rispettose della democrazia e dei diritti altrui. Non come il senatore Simone Pillon che qualche giorno fa ha detto «quando governeremo, in Emilia, si potranno fare convegni senza che nessun manifesti contro».
Cosa è più pericoloso per la democrazia? Una ragazza che inveisce contro Salvini su Facebook, un ex ministro che ha l’abitudine di mettere alla gogna i cittadini che non la pensano come lui o il senatore che dice che quando saranno al governo non ci sarà  più il diritto di manifestare contro la Lega o contro chiunque?

(da “NextQuotidiano”)

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IL 40% DEI LAUREATI IN ITALIA NON HA UN LAVORO A 3 ANNI DAL TITOLO

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

SIAMO PENULTIMI IN EUROPA DOPO LA GRECIA

In Italia quasi sei laureati su 10 (il 59,8%) risultano occupati a tre anni dal titolo, una percentuale in crescita di dieci punti rispetto al 2014 ma ancora lontanissima da quella media europea che ha raggiunto l′83,5%.
In pratica – secondo quanto emerge dai dati Eurostat relativi al 2018 pubblicati di recente – oltre il 40% dei giovani che si laureano non trova (o non cerca nemmeno) lavoro nei tre anni che seguono la laurea.
L’Italia risulta il Paese con la performance peggiore dopo la Grecia, ma anche quello con le maggiori differenze tra le regioni che fanno sì che siano italiane le due aree con i risultati peggiori, la Calabria e la Sicilia.
La regione con la percentuale più bassa di laureati al lavoro a tre anni dal titolo in Europa è la Calabria con solo il 29,1% mentre la Sicilia fa poco meglio con il 30,1%, seguita dalla regione greca della Sterea Ellada (33,7%).
Tra le regioni con la percentuale maggiore di laureati occupati entro tre anni dal titolo c’è la Bassa Baviera con il 97%.
Se si guarda invece agli occupati tra uno e tre anni dalla laurea è la Sicilia la regione con la percentuale più bassa in Europa con appena il 32,3% di persone che trovano lavoro in questo lasso di tempo dalla fine degli studi. In Bassa Baviera la percentuale è del 98,3%. In media in Italia sono occupati tra uno e tre anni dalla laurea il 62,8% dei laureati, un dato di 10 punti migliore del 2014
In Italia guardando alle percentuali degli occupati a tre anni dalla laurea (considerando quindi anche il primo anno dopo il termine degli studi) è ampissima la forchetta tra le varie regioni con il Veneto con una percentuale di occupati a tre anni dal raggiungimento del titolo del 75%, quasi 46 punti in più della Calabria. Il Paese nel quale è più facile trovare lavoro è la Germania con il 93,7% di occupati a tre anni dal titolo in media e il 97,7% nella regione di Luneburgo, nella Bassa Sassonia.
La situazione è ancora più difficile per il lavoro nelle regioni del Sud se in tasca si ha solo il diploma di scuola superiore. Entro tre anni dalla fine degli studi risulta occupato in Italia il 48,9% dei ragazzi, in miglioramento di 12 punti sul 2014, contro il 76,5% della media europea. Ma se in Germania in media entro tre anni ha trovato lavoro il 90,3% dei ragazzi diplomati in Sicilia risulta occupata appena una persona su cinque (il 22,2%, con un calo dal 25,8% del 2017) mentre in Calabria sono il 28,6%.
Per le ragazze poi al Sud è una vera e propria debacle con appena il 16,8% delle giovani siciliane che lavora entro tre anni dal diploma di scuola superiore a fronte dell′85,3% della provincia di Bolzano e il 43,6% in media in Italia.
In Germania la media è dell′88,3% con picchi regionali superiori al 90%. Per le donne laureate la percentuale più bassa di coloro che sono occupate a tre anni dal titolo è in Calabria con appena il 21,6% (in calo sul 2017) mentre in Sicilia sono il 29,1%. Per le donne europee laureate la media di occupate a tre anni dalla laurea è dell′82,1% mentre per l’Italia è del 58,1%, con la provincia di Bolzano all′82,6%, il Veneto al 76,2%, la Lombardia al 72,9% e la Campania al 42%.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

SALVINI SCAPPA ANCHE A MODENA PER NON INCROCIARE LE SARDINE

Novembre 18th, 2019 Riccardo Fucile

ANNULLATO L’APPUNTAMENTO DELLE 18 IN CENTRO, CAPITAN CONIGLIO SI RIFUGIA IN UN RISTORANTE FUORI CITTA’ ALLE 20.30

Matteo Salvini cambia il programma del suo tour in Emilia Romagna per non incrociare le Sardine che hanno annunciato per oggi una manifestazione di protesta in piazza Mazzini a Modena.
Il Capitano era atteso in città  per le 18, come raccontavano gli articoli del Resto del Carlino e di ModenaToday: l’appuntamento in via Gallucci era “informale, dunque, che non prevede un luogo specifico per un comizio, che verosimilmente sarà  improvvisato in strada, puntando anche sul riciamo della movida che ruota attorno ai pub della via” e alle ore 18 mentre la piazza delle Sardine era convocata per le 19.
Ma ora, spiega la pagina del Capitano su Facebook, l’appuntamento è cambiato: alle 18 Salvini sarà  a Carpi e arriverà  a Modena solo alle 20,30 e parteciperà  a una cena elettorale al ristorante “Duecentododici”, in periferia, dopo una visita allo zuccherificio di Minerbio, nel Bolognese, e alla Twinset, azienda tessile di Carpi.
Il leader della Lega quindi arriverà  lontano dal centro della città , dove manifesteranno le Sardine, in piazza Mazzini ove s’affaccia la sinagoga. Un luogo scelto non a caso, come spiegano nella presentazione dell’evento su Facebook: “Dopo che la Lega non ha votato la commissione contro il razzismo e l’antisemitismo, dopo che la Lega non si è voluta alzare ed applaudire un Senatrice sopravvissuta ai campi di Sterminio, dopo che anche la Lega Modena, in consiglio comunale, ha scelto di non rendere omaggio a Liliana Segre”.
Ad organizzare la manifestazione, alla quale non sono graditi simboli di partito, e che già  adesso conta 3600 partecipanti promessi, sono Jamal Hussein e Samal Zaoul: hanno entrambi 21 anni, lei studia filosofia e storia alla triennale in Scienze della cultura, lui è iscritto a Ingegneria meccanica.

(da “NextQuotidiano”)

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