Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
“UN EQUIVOCO, VOLEVO SOLO FOTOCOPIARE I DOCUMENTI”… MA LE FOTOCOPIE NELLA STRUTTURA SONO VIETATE, QUINDI LA SCUSA NON REGGE
La procura di Torino indaga per un presunto tentativo di sottrarre alcuni documenti
dall’Archivio di Stato di Torino.
Protagonista della vicenda Mario Borghezio, storico esponente della Lega a lungo deputato e parlamentare europeo.
Un’impiegata dell’Archivio accusa il politico, appassionato di storia, di avere cercato di portarsi a casa alcuni documenti risalenti alla Seconda Guerra Mondiale e relative alle misure di prevenzione dei bombardamenti.
Un “equivoco” per Borghezio, che voleva soltanto fotocopiare le carte, anche se il regolamento non lo prevede.
“Sono un grande appassionato di storia: volevo poter fotocopiare quei documenti che rappresentano un unicum. Ma le pare che possa rubare qualcosa?” si difende l’ex eurodeputato.
L’episodio è stato segnalato ai carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale (Tpc). E ora, a fare luce sulla vicenda, sarà la Procura di Torino, intenzionata a capire se l’ex parlamentare ha agito realmente in ‘buona fede’.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
ACQUISTERANNO LE QUOTE DETENUTE DA CIR, LA FINANZIARIA DELLA FAMIGLIA DE BENEDETTI
Sarà la finanziaria della famiglia Agnelli, Exor, a prendere il controllo del gruppo Gedi
Clamorosa svolta nel mondo dei giornali: poche settimane dopo l’infruttuoso tentativo di Carlo De Benedetti di riacquistare il controllo del gruppo Gedi, che edita La Repubblica, L’Espresso, La Stampa, Il Secolo XIX e numerosi giornali locali, sarà la finanziaria della famiglia Agnelli, Exor, a prendere il controllo della società , acquisendo le azioni detenute da Cir, la storica finanziaria della famiglia De Benedetti, sotto controllo dei figli di Carlo, da tempo in rotta col padre. Uno di loro, Marco, è attualmente presidente della società editoriale.
Da tempo circolava la voce dell’interessamento di John Elkann, che guida gli interessi azionari della famiglia Agnelli, a riacquisire un ruolo più diretto nel panorama dell’editoria (anche se Exor ha un ruolo forte nella proprietà del prestigioso settimanale inglese The Economist).
Stasera, su richiesta della Consob, l’organismo che vigila sulle società quotate in borsa, Cir ha emesso un comunicato:
«In riferimento alle indiscrezioni apparse su alcuni organi di stampa riguardanti la partecipazione di CIR — Compagnie Industriali Riunite S.p.A. in GEDI, su richiesta della CONSOB Cir informa che sono in corso discussioni con Exor concernenti una possibile operazione di riassetto dell’azionariato di GEDI che condurrebbe all’acquisizione del controllo su GEDI da parte di EXOR. Il Consiglio di Amministrazione di CIR è convocato per il prossimo lunedì 2 dicembre per l’esame di tale possibile operazione e all’esito dello stesso saranno fornite al mercato le opportune
comunicazioni».
Tradotto: lunedì sarà cosa fatta.
(da agenzie)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
SARA’ PRESENTATO DAL GOVERNO
Un emendamento salva-Alitalia è allo studio da parte del governo. 
L’esecutivo si muove attorno ai 400 milioni che doveva garantire al vettore nazionale per la sua sopravvivenza in attesa delle mosse della cordata che doveva salvarlo.
Nel frattempo la cordata si è sciolta ma il problema rimane.
Scrive il Sole 24 Ore:
La compagnia dovrebbe esaurire la liquidità entro poche settimane e rischierebbe di mettere gli aerei a terra. Come capitò il 2 ottobre 2001 a Swissair, che poi fu comprata da Lufthansa. I 400 milioni sono già stanziati nel decreto fiscale. Ma la norma (articolo 54) è finalizzata a concedere un finanziamento di sei mesi «per consentire di pervenire al trasferimento dei complessi aziendali» di Alitalia e della controllata Alitalia Cityliner. Poichè è caduta l’unica offerta, quella della cordata Fs-Delta-Mef, in seguito al ritiro di Atlantia, la cessione è tramontata.
Il governo intende modificare la «finalità » dei 400 milioni con un’altra formula. Secondo il decreto il finanziamento «è concesso, nell’anno 2019, in favore delle stesse società in amministrazione straordinaria, per le loro indilazionabili esigenze gestionali». Uno dei relatori, Gian Maria Fragomeli (Pd), ieri ha fatto riferimento a un emedamento per i 400 milioni di Alitalia da presentare domani sera, alla ripresa dell’esame del decreto in commissione Finanze.
Su cosa fare di Alitalia le idee restano confuse.
Ad alcuni Cinquestelle ed esponenti del Pd piace Lufthansa come partner. I tedeschi avevano proposto un piano già nell’aprile 2018 con 5-6.000 esuberi, poi ripresentato e già definito «inaccettabile» dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Lufthansa, che in agosto è entrata in contatto con Atlantia e con l’ex a.d. Giovanni Castelluci per un piano alternativo a quello Fs-Delta, ha continuato a fare pressing con il nuovo governo, trovando orecchie più attente.
I tedeschi hanno anche l’appoggio dei piloti Anpac e Anp, hanno promesso di reimpiegare nelle loro compagnie i piloti in esubero.
Patuanelli due giorni fa ha ricevuto l’a.d. di Lufthansa, Carsten Spohr. «Ieri ho incontrato l’a.d. di Lufthansa. C’è un interesse commerciale ma al momento non per l’equity», ha detto Patuanelli ieri a Brescia. Il ministro ha aggiunto che «continua ad esserci un interesse di Delta».
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
IL TESORIERE DEL PARTITO DEMOCRATICO ATTACCA L’EX SEGRETARIO
Luigi Zanda, tesoriere del Partito Democratico e in pessimi rapporti con Matteo Renzi dai tempi in cui il senatore di Scandicci era al governo, oggi su Repubblica va all’attacco del leader di Italia Viva dopo giorni di silenzio da parte di esponenti del PD nei confronti dell’inchiesta sulla Fondazione Open e sul caso della villa di Firenze acquistata con il prestito di Maestrelli.
«Penso che su questo procedimento l’autorità giudiziaria debba fare conoscere le ragioni di tante perquisizioni e di tanti sequestri di telefoni, perchè l’opinione pubblica deve essere rassicurata sul fatto che ci siano forti motivazioni per un’azione così imponente».
Ma il Pd chiede spiegazioni all’ex segretario dem?
«C’è una questione di etica politica. Da segretario e da senatore del Pd, Renzi ha raccolto risorse molto rilevanti di 7 o 8 milioni convogliandole alla Fondazione Open che, come lui stesso ha dichiarato, finanziava le sue attività politiche. Come segretario del Pd avrebbe dovuto riflettere sull’evidente situazione di conflitto in cui si trovava».
Sta dicendo che mentre voi Dem eravate in difficoltà , i renziani avevano un tesoretto
«La fatica del segretario di un partito deve essere diretta a trovare risorse per il suo partito, come hanno sempre fatto tutti i segretari che hanno preceduto Renzi. Lui era il capo del Pd e aveva la responsabilità della finanze dem. Invece, da segretario cercava risorse per la sua Fondazione Open, mentre allo stesso tempo, sempre da segretario, metteva in cassa integrazione ben 160 dipendenti del suo partito, peraltro al verde per via della campagna per il referendum costituzionale del 2016, costata uno sproposito».
Lei, diventato tesoriere, si è trovato in una situazione difficile?
«Abbiamo dovuto tenere insieme l’assenza di risorse, la cassa integrazione e le esigenze di un partito che svolge un’azione politica importante. L’anno prossimo promuoveremo una campagna per raccogliere fondi chiedendo a iscritti e elettori di darci una mano con aiuti individuali di 2 o 5 euro».
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
IL PORTAVOCE DI CONTE CONFESSA DI STARE PENSANDO A UNA CANDIDATURA: MA CON QUALE PARTITO?
«Mi auguro che il governo duri. Non escludo di candidarmi, nel Movimento sentono la mia
mancanza». Parola di Rocco Casalino.
L’ex Grande Fratello, oggi portavoce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in un’intervista rilasciata a Sette, il supplemento del Corriere della Sera, ha rilasciato una dichiarazione che ha mandato su tutte le furie Luigi Di Maio e numerosi parlamentari del Movimento Cinque Stelle.
Dai piani alti del Movimento non si è fatta attendere la replica: «Se parla così vuol dire che il partito di Conte è work in progress. Chi si prenderebbe Rocco? Nessuno. Qui lo conosciamo bene», affermano.
Da quel giugno 2018, da quando cioè Rocco Casalino è stato nominato portavoce e capo dell’ufficio stampa del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, la sua vita è cambiata.
Il premier non muove un passo senza di lui, ed è stato sempre Casalino a convincere Conte a sbeffeggiare Salvini in Senato nel travagliato Ferragosto: «C’è il mio zampino, lo ammetto. Sentivo che sarebbe nato il Conte bis e ci ho scommesso, quando nessuno ci credeva», dice Casalino a Sette. «Ho sviluppato la sensibilità di prevedere dove va l’opinione pubblica e cosa succederà ».
Nell’intervista, Casalino parla di Giuseppe Conte, definendolo un personaggio che «ha tutte le caratteristiche per essere un gigante».
E poi, inevitabilmente, si sofferma sull’ex alleato Luigi Di Maio: «Nel 32% del 2018 c’era tanto di mio nel Movimento. Luigi? Abbiamo un rapporto molto buono, ma prima il confronto era quotidiano, adesso capita molto meno. Diciamo una volta a settimana».
E si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: «Mi dicono che la mia mancanza si sente. Vedo i sondaggi sempre peggiori e la vivo proprio male. All’inizio ho provato a seguire sia Conte che Di Maio, poi ho capito che era impossibile».
Nella lunga chiacchierata con il giornalista di Sette, Rocco Casalino ci tiene infine a sottolineare che la sua biografia su Wikipedia sarebbe piena di inesattezze: «È piena di stupidaggini su di me, se potessi la cancellerei».
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
RINVIO A GIUDIZIO PER LE FRASI CONTRO LUIGI GENOVESE, FIGLIO DI FRACANTONIO
Alessandro Di Battista andrà a processo per diffamazione. La gip di Messina, Valeria Curatolo, ha chiesto l’imputazione coatta dell’ex deputato per avere diffamato Luigi Genovese, il figlio di Francantonio ex deputato di PD prima e di Forza Italia poi, condannato in secondo grado nell’inchiesta sulla formazione regionale.
La procura di Messina, che aveva chiesto l’archiviazione, dovrà ora formulare la richiesta di rinvio a giudizio per l’esponente del M5s.
Repubblica Palermo racconta che secondo l’accusa in un post del 23 novembre 2017, Di Battista ha pubblicato lo stralcio della puntata di “Di Martedi” della settimana precedente in cui sosteneva che le elezioni siciliane erano “state inquinate”.
L’ex deputato ha riportato di aver “conosciuto siciliani che mi dicevano (durante la campagna elettorale delle Regionali 2017, ndr) io sono del movimento cinquestelle ma non posso non votare Genovese altrimenti perdo il posto di lavoro”.
Circostanza che l’esponente grillino ha poi ripetuto il 21 gennaio 2018 a “Domenica Live” su Canale 5. Il post è sparito dal Blog delle Stelle:
In un’intervista rilasciata al Fatto ieri Di Battista aveva detto di essere pronto a tornare a candidarsi alle prossime elezioni, era andato all’attacco di Matteo Renzi ma soprattutto aveva indicato la linea al MoVimento 5 Stelle, dicendo no al MES e alla Von der Leyen sulla stessa linea della Lega, promettendo che si candiderà alle prossime elezioni e tenendosi sul vago quando gli si prospettava un ruolo nella ristrutturazione del M5S: “Vediamo. Non vivo di denaro pubblico e devo lavorare per mantenere la mia famiglia”.
Ma se si candida alle regionali in caso di elezione vivrebbe di denaro pubblico.
(da agenzie)
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Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
LO STORICO DI DESTRA (QUELLA VERA) SMONTA LE BUFALE SOVRANISTE: “HANNO CREATO UN NEMICO METAFISICO COME IN PASSATO E’ TOCCATO A TANTI: L’EBREO, LA STREGA, IL GESUITA, IL MASSONE, L’ANARCHICO, IL FASCISTA, IL COMUNISTA, IL FONDAMENTALISTA”
Un piano di islamizzazione dell’Europa attraverso i flussi migratori: dietro quei disperati che rischiano la vita sui barconi e che una certa propaganda politica definisce “palestrati con il cellulare” ci sarebbe un vero e proprio complotto che mira a cancellare la cultura occidentale attraverso la sostituzione etnica.
Lo sentiamo ripetere ormai da anni dai nemici dell’accoglienza, che puntano il dito verso una sorta di complotto politico-religioso che vedrebbe complici partiti di sinistra e organizzazioni non governative colpevoli di salvare i migranti dai barconi con il preciso obiettivo di distruggere l’identità europea e le sue radici cristiane.
“Vorrei sapere chi sarebbero gli ideatori di questo piano e in che modo — esattamente — vorrebbero islamizzare l’Europa, tenendo anche conto del fatto che di islam non ce ne è uno ma ce ne sono tanti, e per di più in conflitto tra di loro”, dice Franco Cardini a TPI.
Il professor Cardini non è esattamente un intellettuale della sinistra “accoglista”. “Professorone” questo sì — essendo forse il più importante intellettuale italiano vivente — ma certo tutt’altro che di sinistra: ex militante del Movimento sociale, pur rifiutando qualsiasi etichetta Cardini si è sempre riconosciuto in posizioni conservatrici ed è tuttora un punto di riferimento per la destra italiana.
Massimo esperto al mondo delle crociate, ha dedicato negli ultimi anni ben tre volumi al terrorismo e ai rapporti tra islam e occidente.
La teoria del progetto di islamizzazione dell’Europa è diventata particolarmente popolare dopo che lo scrittore francese Michel Houellebecq l’ha messa al centro di un romanzo (“Sottomissione”) pubblicato nel giorno dell’attentato alla sede di Charlie Hebdo e nel quale un partito musulmano tradizionalista e patriarcale vince le elezioni presidenziali del 2022 in Francia.
“Non c’è niente di illegittimo in un romanzo: in un romanzo puoi anche inventarti l’invasione dei marziani a casa tua. Ma se dal romanzo si passa alla realtà bisogna fare qualche considerazione di fondo”.
Ovvero?
Innanzitutto se si vuole islamizzare l’Europa per mezzo dei migranti bisogna fare attenzione alle cifre: se da oggi in poi arrivassero in Europa ogni giorno 1.000 migranti, tutti musulmani e tutti missionari convinti di voler islamizzare l’Europa, avremmo 365mila musulmani in più ogni anno. Ci vogliono tre anni per arrivare a un milione, e noi in Europa siamo mezzo miliardo. Mi pare che si proceda un po’ lentamente, con questa islamizzazione, e anche se si conta sul fatto che si riproducono, hanno comunque bisogno di far arrivare i loro figli al diciottesimo anno di età per prendere il potere politico; quindi mi pare un piano assai mal congegnato.
Chi ci sarebbe dietro al complotto?
Ci sono almeno 30 modi diversi di vivere la religione islamica, che poi si organizzano in tre famiglie fondamentali: sunniti, sciiti e carigiti, e mi risulta che si picchino a morte tra loro. Dobbiamo anche considerare che il Re dell’Arabia Saudita, che è un capo di Stato sunnita e ha in mano i rubinetti di un terzo del petrolio del mondo, ha come scopo quello di distruggere gli sciiti. Allora se ci vuole islamizzare un sunnita noi potremmo rispondergli alleandoci con gli sciiti, ed è esattamente quello che è successo molte volte nell’età moderna: il Re di Francia era il primo alleato del Sultano di Istanbul che era il nemico dell’imperatore e del Re di Spagna, ma a sua volta l’imperatore si alleava con lo Scià di Persia che era musulmano ma era sciita, per combattere il Sultano di Istanbul.
Dunque sotto il profilo politico non c’è e non c’è mai stata una contrapposizione tra cristiani e musulmani?
Esatto. Quindi dovrebbero spiegarci quale gruppo musulmano ci vuole islamizzare e come intende farlo. Se qualcuno mi parlasse di una teoria secondo la quale qualcuno vuole ricattolicizzare l’Europa attraverso un papa Re io lo potrei capire, ma l’islam non è strutturato così: si caratterizza per una pluralità di gruppi che vanno ognuno per conto suo.
Eppure sentiamo ripetere questa tesi ossessivamente.
Sì, e anche da giornalisti celebri. Poi ogni tanto ci mettono dentro anche Soros, che è molte cose ma certo non è musulmano. Quanto al terrorismo, Al Qaeda non esiste più, l’Isis si è sfarinato, il califfo Al-Baghdadi mi risulta che sia morto cinque volte e immagino che alla fine l’avrà fatto sul serio. Trovo che questa teoria sia non solo poco credibile ma anche molto strampalata. Anche la superiorità della razza ariana era una balla, ma era una balla raccontata in modo più strutturato, mentre questa io non riesco a collocarla in nessuna affabulazione non dico credibile, non dico plausibile ma che stia almeno in piedi sotto il profilo letterario.
Crede che si tratti solo di strumentalizzazioni politiche?
Perchè nel profondo sud degli Stati Uniti si ha ancora paura e odio contro i neri? Perchè una buona parte dell’Europa si è fatta abbindolare dalla geniale e malvagia affabulazione di Hitler? Perchè quando si è in crisi si ha bisogno di trovare un capro espiatorio da sacrificare. Nel corso dei secoli ritroviamo spesso l’ebreo, la strega, il gesuita, il massone, l’anarchico, il fascista, il comunista, il fondamentalista musulmano. Non riusciamo mai a concretizzare bene questo nemico metafisico perchè deve rimanere un “satana” e allora si ripete ossessivamente che c’è ma non si riesce mai a tracciarne un identikit.
(da TPI)
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Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
“PER OGNI PENSIONATO ASSUMERANNO TRE GIOVANI”… COME NO, ECCO I RISULTATI: 250.000 ASSUNZIONI IN MENO RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE
Dicevano che «tante aziende, anche di Stato, quelle grandi, che per ogni pensionato che ci
sarà l’anno prossimo, assumeranno anche tre giovani, quindi 1 a 3». Aggiungevano che «a oggi abbiamo cambiato la vita a più di 200 mila persone. E si stabilizzerà il rapporto che vede un posto di lavoro ogni due persone che andranno in pensione».
Raccontavano che «nel pubblico impiego Quota 100 ha permesso a 58 mila anziani di andare in pensione e a 58 mila ragazzi di lavorare».
Poi la Banda Bassotti di quota 100, Conte, Salvini e Di Maio, ha perso la voce.
Oggi Tito Boeri su Repubblica mostra la verità su Quota 100:
Nei primi 10 mesi del 2019 sono andate in pensione anticipata, grazie a Quota 100, 132.000 persone, dunque un terzo in meno di quelle annunciate a maggio da Salvini. Prendendo alla lettera le profezie di un anno fa di Di Maio avremmo dovuto osservare circa 400.000 assunzioni in più.
Basandoci sul “round di previsioni di primavera” del leader della Lega, le assunzioni aggiuntive avrebbero dovuto essere comunque un sesto di quella cifra, attorno a 65.000.
Ma, come lasciano presagire gli ultimi dati provvisori dell’Osservatorio sul Precariato dell’Inps, nei primi nove mesi del 2019 ci sono state oltre 250.000 assunzioni in meno rispetto al periodo che va da gennaio a settembre 2018.
Questo nonostante la congiuntura sia stata leggermente più favorevole nella prima metà del 2019 che un anno fa.
Inoltre il calo delle assunzioni è stato particolarmente vistoso (-10%) tra le persone con meno di 30 anni di età , proprio quelle cui Quota 100 avrebbe permesso di “trovare nuovo lavoro”.
Anche guardando ad aggregati più limitati, come ad esempio il settore metalmeccanico nel Veneto dove le uscite per Quota 100 sono state più numerose, non si vede alcun effetto positivo di Quota 100 sulle assunzioni.
Il discorso non cambia se ci si concentra sul settore pubblico. Anche qui le cose sono andate ben diversamente dai “consuntivi” di Salvini.
Sono 36.000 (e non 58.000!) i dipendenti pubblici che hanno sin qui fruito di quota 100 e nei primi nove mesi del 2019 le assunzioni nel pubblico impiego sono rimaste al palo.
Anzichè creare nuovi lavori, Quota 100 ha, in effetti, accentuato le carenze di personale in molte amministrazioni pubbliche, soprattutto nel Nord del paese.
Carenze solo in parte ovviate da concorsi avviati ben prima di Quota 100 (come quello che ha visto assumere 3.500 giovani all’Inps) o attraverso lo scorrimento di vecchie graduatorie, quindi non offrendo alcuna chance ai neolaureati.
Il ministro della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone, ha dovuto in questi giorni riconoscere che non c’è stato alcun turnover legato a Quota 100 nella pubblica amministrazione: “zero tituli”, nessuna sostituzione.
Tant’è che, per far fronte alle carenze di personale causate da Quota 100, soprattutto negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie, ha annunciato che sbloccherà le graduatorie del 2011, 2012, 2013 e 2014, che avrebbero dovuto scadere secondo la Legge di Bilancio per il 2019.
In altre parole, non si assumeranno neolaureati, ma persone che hanno per forza di cose 30 anni o più. Quelle più valide tra di loro hanno presumibilmente già trovato un lavoro.
Nel caso accettassero il posto pubblico che viene loro offerto, non è detto che verrebbero sostituite dalle imprese in cui oggi lavorano.
Nel caso, invece, in cui fossero ancora in cerca di occupazione a 10 anni di distanza dal concorso per cui sono state dichiarate idonee (ma inferiori a chi poi è stato assunto), si potrebbe avere qualche fondato dubbio circa la loro capacità di migliorare la qualità dei servizi forniti da amministrazioni pubbliche, in cui il lavoro è il principale fattore produttivo e che hanno assolutamente bisogno di diventare più efficienti per meglio rispondere alle esigenze dei cittadini.
La morale della favola è nota: Quota 100 ha sin qui contribuito alla distruzione di posti di lavoro, non certo alla loro creazione.
Se si riuscirà a sostituire rapidamente almeno una parte di coloro che hanno lasciato in anticipo l’impiego pubblico per evitare altre disfunzioni nei servizi pubblici, si rischia di assumere non già giovani, ma persone di mezza età , non necessariamente con quelle competenze ed energie fresche di cui le amministrazioni avrebbero bisogno.
E soprattutto si lascerà una volta di più a bocca asciutta i neolaureati che oggi in massa fuggono dal nostro paese
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
L’APPROFONDIMENTO SOVRANISTA E’ UNA PATACCA E NON RAGGIUNGE NEANCHE IL 4% DI AUDIENCE
Il 18 febbraio scorso il Direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano lanciava nell’universo del panorama televisivo una nuova creatura: Tg2 Post.
Post nel senso latino del termine, precisava, non in quello social. Avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della testata. Una rubrica di approfondimento da mandare in onda dopo il Tg delle 20:30.
Nel giorno della presentazione Sangiuliano la raccontava così: «le notizie prima vanno raccontate nella loro essenza, quasi scarnificate. Poi vanno approfondite e meditate. Offriremo ai nostri spettatori gli strumenti conoscitivi affinchè ciascuno sulla notizia del giorno possa determinare il suo libero convincimento».
È stata solo una pura coincidenza che Tg2 Post — fiore all’occhiello della testata diretta da Sangiuliano — sia stato lanciato in occasione della campagna per le elezioni europee. «Noi non la beviamo, non ci iscriviamo a tesi pre-costituire, vogliamo andare all’essenza delle cose» diceva Sangiuliano il giorno della presentazione.
Si è visto: alla fine il grande contenitore di approfondimento si è ridotto ad essere una tribuna per messaggi quasi autogestiti da parte del politico di turno, il contraddittorio quasi inesistente (ma del resto questo è raro trovarlo), le domande da parte dei giornalisti — quando non vengono ignorate — sono ben lungi dallo scarnificare (o anche solo solleticare) l’intervistato.
Senza dubbio è colpa dei politici che ormai hanno capito che a loro tutto è permesso in televisione. Di sicuro però chi ha ideato il programma ci ha messo del suo, difficile pensare che questa eventualità non fosse stata presa in considerazione.
Ma Tg2 Post ha resistito e lotta assieme a noi. Per lui l’ex direttore di di RAI 2 Carlo Freccero (quello che ha regalato ai contribuenti perle come Popolo Sovrano e Realiti) sognava in grande: «Tg2 Post può essere una sorpresa anche perchè ci sono fatti di cronaca che possono essere rappresentati in diretta, questo è un vantaggio rispetto ai talk. Gli ospiti dovranno reagire sulle notizie del momento, non potranno essere autoreferenziali. Dovranno commentare live qualcosa che sta avvenendo».
Si è visto infatti la senatrice L’Abbate come è stata costretta a commentare live qualcosa che stava avvenendo da solo qualche mese (la crisi dell’Ilva).
Questo non è successo, i politici vanno a Tg2 Post esattamente come in un qualsiasi talk. Ma non è successa nemmeno un’altra cosa pronosticata da Freccero: «Farà il 6% tranquillamente».
Ieri sera Tg2 Post (c’era Renzi) ha fatto il 4,11%. Stasera Italia, il suo diretto concorrente su Rete 4 il 4,88%.
Ed è il secondo risultato più alto della settimana: mercoledì lo share era stato del 3,1%, martedì del 4,3%, lunedì il 3,3%.
Giusto per fare un confronto il 21 ottobre quando ci è andato Matteo Salvini il programma ha fatto addirittura il 3.7%.
Ogni tanto il programma il 6% lo fa, ma non brilla per la qualità dei contenuti, che rimangono modesti. In fondo l’idea di invitare (quando ci sono) un politico a parlare in televisione, magari da solo o con il contraltare di un giornalista, non sembra essere poi così innovativa.
Non mancano poi le “stranezze”. Come quella segnalata da Riccardo Puglisi in occasione della nascita del Conte 2.
A Tg2 Post c’era Salvini senza contradditorio. Un metodo assai curioso di “scarnificare” le notizie o di approfondirle e mediarle. Nei commenti al tweet di Puglisi Antonio Nicita, consigliere dell’AgCom, segnalava che «Agcom ha già in corso un procedimento per possibile mancato rispetto degli obblighi del contratto di servizio Rai.
Le trasmissioni d’informazione e approfondimento,come quella segnalata,sono già sotto monitoraggio degli uffici Agcom al fine di verificare le ipotesi di violazione». Insomma, non fa ascolti, non è imparziale, non fa approfondimento, gli ospiti vanno a dire quello che vogliono.
Ma non è che alla fine “Post” va inteso nel senso social? Alla fine quando i politici fanno i loro post nessuno si aspetta un contraddittorio. Dal Tg2 invece è lecito pretenderlo.
(da agenzie)
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