Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
SMONTATA LA BUFALA CHE DIAMO PIU’ SOLDI DI QUANTI NE RICEVIAMO: IL SALDO PARZIALE NEGATIVO DI 3-5 MILIARDI E’ RIBALTATO DAGLI 80 MILIARDI DI BENEFICIO ANNUALE E DI ALTRI 10 MILIARDI PER AGRICOLTURA E LAVORO
Indipendentemente dall’enorme impatto che avrà su Italia e Europa il Next Generation EU, perchè
non ha senso dire che l’Italia (cosi’ come altri Paesi) è stata sinora un “contributore netto” al bilancio dell’Unione europea?
E’ vero che l’Italia versa al bilancio UE tra i 12 e i 15 miliardi € all’anno, ricevendone indietro soltanto 9 o 10 (prima del Next Generation/Recovery Fund ovviamente, che cambierà tutte le carte in tavola)?
E’ vero, ma solo da un punto di vista contabile e di breve periodo. Perchè se i costi dell’Europa si possono facilmente quantificare (meno di una tazzina di caffè al giorno per ciascuno di noi, secondo una metafora facile e veritiera), i suoi benefici non si misurano soltanto con i fondi attribuiti direttamente al proprio paese, sotto forma di “fondi strutturali” o sovvenzioni agli agricoltori. Si misurano in benefici spesso non quantificabili.
E’ come quando si pagano le tasse allo Stato: lo si fa per avere in cambio dei servizi e dei benefici, scuole di qualità , ospedali efficienti e accessibili, pensioni adeguate, strade sicure. Non chiediamo allo Stato di restituirci le cifre da noi versate. Gli chiediamo soprattutto servizi e benefici. La stessa cosa succede al bilancio UE.
I 27 governi, cioè i “contribuenti” al bilancio europeo, versano alle casse dell’Unione una quota (pari a circa l’ 1% del PIL) per avere in cambio benefici o “beni pubblici europei”, come il poter aderire a un mercato unico da 450 milioni di persone, come le opportunità di muoverci senza ostacoli all’interno di questo spazio comune come turisti, lavoratori o studenti, come la possibilità di affrontare uniti sfide come il clima, l’intelligenza artificiale o il terrorismo, o come le direttive europee che permettono all’aria di essere più pulita, ai giocattoli e agli elettrodomestici di essere più sicuri, al nostro patrimonio culturale di essere più protetto, etcetera etcetera.
L’Italia, versando la sua “quota d’iscrizione” annuale di 12-15 miliardi di euro (a seconda degli anni), riceve dal club europeo tutti questi benefici e opportunità (si calcola un beneficio annuale per l’Italia di 80 miliardi di € solo per la sua partecipazione al mercato unico!), e oltre a tutto ciò, anche 9-11 miliardi di euro che le autorità nazionali o regionali italiane possono spendere a fondo perduto a sostegno degli agricoltori, di progetti di sviluppo locale, corsi di formazione professionale, lotta alla disoccupazione o inclusione sociale.
Sommando il tutto, si tratta di un beneficio netto per qualunque paese partecipi all’Unione europea, sia per quelli che, da un punto di vista puramente contabile, contribuiscono più di quanto ricevano direttamente, sia per gli altri.
Ancora due esempi per chiarire ulteriormente: se un progetto di ricerca europeo coordinato, poniamo, in Svezia, sviluppa un nuovo farmaco o una nuova fonte di energia, grazie al lavoro congiunto di scienziati di paesi diversi, come si può calcolare il beneficio? Dal punto di vita contabile questi fondi vanno attribuiti alla Svezia, paese in cui il progetto è coordinato, ma il beneficio andrà a tutti i cittadini europei (e non solo) che un giorno potranno beneficiare di quel farmaco o di quella invenzione. Che probabilmente non sarebbero stati scoperti se non ci fossero stati il partenariato e il finanziamento europei.
Secondo esempio: con fondi UE attribuiti a un paese X, una ditta italiana si aggiudica un appalto per un nuovo aeroporto in quel paese. Sotto il profilo contabile, questi fondi vanno al Paese X. Nella realtà , il beneficio va anche all’impresa italiana e, soprattutto, a tutti i viaggiatori che utilizzeranno quell’aeroporto, che siano cittadini di quel paese oppure no.
Per rispondere alla domanda iniziale: la definizione di paesi “contributori netti” è miope e fuorviante.
Investire nell’Europa non significa cercare di trarre il massimo ritorno nei nostri confini: significa investire nel nostro orizzonte comune, nello spazio economico, politico, sociale, scientifico, di cui l’Italia fa parte. Un’Europa prospera e dinamica è nell’interesse nazionale di qualunque paese europeo. Nel breve e nel lungo periodo.
Anche a prescindere dai piani d’emergenza come il Recovery Fund.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
E SUI SOCIAL SI SCATENA L’IRONIA
Anche la luna ha una nazionalità per Matteo Salvini e — nemmeno a specificarlo — si tratta di una luna italiana.
Il post con cui ieri sera Matteo Salvini ha augurato la buonanotte ai suoi “Amici” dei social è la fotografia di una splendida luna sul mare. La nazionalità affibbiata alla luna ha scatenato l’ilarità do chi ha commentato, non solo le parole di chi gli ha risposto seriamente.
«Luna italiana dedicata a voi, Amici. Serena notte»: mare calmo, luna piena in cielo. Quella che, ieri sera, abbiamo visto tutti quanti. Anche la luna ha una nazionalità , per Matteo Salvini, che probabilmente intendeva dire che il paesaggio mostrato in foto era italiano (il leader del Carroccio si trova in riviera romagnola per partecipare all’evento della Lega che si svolgeva questo weekend e al quale Fontana, governatore della Lombardia, è mancato per un piccolo malore).
La frase risulta alquanto bizzarra, però, considerato quanto sia strano dire che la luna ha una nazionalità .
Al di là dei commenti dei fan di Salvini ci sono tante persone che hanno cominciato a fare battute sulla singolare affermazione del leghista.
«Chissà come è la Luna tedesca, francese, spagnola ecc.», si chiede una persona tra i commenti facendo ironia.
Rimanendo sullo stesso tono troviamo anche «Prima la “Luna Italiana”. Le altre sono inutili » e anche «Luna italiana Qualcuno glielo spiega che è la stessa luna visibile dall’Africa o ci rimarrebbe troppo male?».
C’è chi parla senza mezzi termini: «Luna italiana fa piangere solo a sentirlo».
C’è anche chi assume torni più seri: «È la stessa luna che protegge chi sta per affogare in mare… unica salvezza e unica luce nel buio delle acqua fredde del nostro Mediterraneo».
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
DUE IPOTESI DI REATO A CARICO DEL PRESIDENTE
Rinnovando la richiesta di acquisire le dichiarazioni fiscali personali e aziendali di Donald Trump
negli ultimi otto anni, la procura di New York ha lasciato intendere che sta indagando il presidente per una possibile frode bancaria e assicurativa.
Per aver gonfiato il valore della sua ricchezza e dei suoi immobili, come riportano “indiscussi” articoli di stampa di un anno fa e che costituiscono la base legale delle indagini, ha spiegato il procuratore Cyrus Vance.
Per il tycoon sarà un’altra battaglia contro il tempo, per evitare di consegnare i documenti prima delle elezioni.
Una battaglia in cui ha anche meno tempo del previsto per chiudere il gap con il suo rivale Joe Biden, che nella media dei sondaggi di RealClearPolitics lo supera di 7,4 punti a livello nazionale (49,4% a 42%) e ha un margine di sicurezza in quasi tutti gli Stati in bilico.
Se infatti all’Election day mancano ancora 92 giorni, al tycoon resta meno di un mese e mezzo per tentare la rimonta perchè gli elettori di alcuni ‘swing State’ chiave cominceranno a ricevere già a settembre le schede per votare per corrispondenza o anticipatamente. E quest’anno si prevede un aumento del voto per corrispondenza a causa della pandemia, oltre ad un numero più basso di indecisi che decidono negli ultimi giorni di campagna. Il primo Stato a spedire le schede sarà il North Carolina, il 4 settembre, cioè tra un mese.
Altri quattro “battleground statè – Pennsylvania, Michigan, Florida e Minnesota – inizieranno a votare per posta o anticipatamente entro la fine di settembre, ossia anteriormente al primo dibattito presidenziale fissato per il 29 di quel mese
Arizona, Ohio e Iowa avvieranno l”early voting’ subito dopo, nei primi sette giorni di ottobre.
Per questo nei giorni scorsi il presidente ha suggerito di rinviare la data delle elezioni, anche se non ha l’autorità per farlo, e continua a twittare che il voto per posta – sempre più allargato dai governatori dem e tradizionalmente più favorevole al loro elettorato – equivale ai brogli.
Senza nessuna prova, certo, ma allarma il caos di New York, dove a sei settimane dalle primarie non si conosce ancora l’esito di due gare per i ritardi nel conteggio di 400 mila schede, complice pare anche l’inefficienza delle Poste americane.
Questo non impedisce alla campagna di Trump di lanciare una offensiva pubblicitaria concentrata proprio negli Stati col voto anticipato e di sollecitare i suoi sostenitori a chiedere le schede per votare per corrispondenza ed evitare che Biden ipotechi la vittoria: perchè anche una parte dell’ ‘early vote’ potrebbe far cambiare direzione alle elezioni negli Stati in bilico dove il successo è deciso da un esiguo numero di schede.
Finora, anche nelle primarie di quest’anno, i democratici hanno surclassato i repubblicani nella richiesta di schede via posta. Inoltre si prevede che gli incerti dell’ultima settimana, che quattro anni fa premiarono il tycoon con un vantaggio di 3 punti, scenderanno dal 13% del 2016 al 10%.
Danneggiato dalla gestione della pandemia e dal crollo dell’ economia, il presidente spera di risalire nei sondaggi con l’annuncio di un vaccino contro il coronavirus e brandendo l’arma di una controinchiesta parlamentare contro Biden sui suoi rapporti con l’Ucraina e la Cina.
Ma l’ex vicepresidente ha ancora un asso da giocarsi: la scelta della vice, in una shortlist ridotta ora a cinque nomi. La mossa è attesa nei prossimi giorni.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
KAIS SAIED IN VISITA A SFAX E MAHDIA, I DUE PRINCIPALI PORTI DA CUI PARTONO I MIGRANTI ECONOMICI … UN PASSO IN SINTONIA CON GLI ACCORDI FISSATI CON LAMORGESE DURANTE LA SUA VISITA A TUNISI (SPERANDO CHE DI MAIO NON ROVINI TUTTO)
Quasi una risposta in tempo reale al governo italiano: il presidente tunisino Kais Saied ha visitato i porti di Sfax e Mahdia, due delle aree critiche per gli imbarchi dei migranti clandestini. E da Sfax, la seconda città del Paese, Saied ha lanciato un messaggio ai tunisini: “Lo Stato tunisino non tollera i trafficanti di esseri umani, gli organizzatori di traversate marittime illegali: costoro compiono crimini che lo Stato non può tollerare”.
Altro segnale da notare è il fatto che Saied fosse accompagnato dal ministro dell’Interno Hichem Mechichi, il tecnocrate che da pochi giorni è stato incaricato dallo stesso presidente di formare il nuovo governo: il presidente si è mosso da Tunisi con i capi della Guardia Nazionale e della Guardia costiera, ha esaminato le motovedette, si è informato del numero di uomini, degli aerei e dei mezzi impegnati nel contrasto al traffico di migranti.
La presidenza tunisina ha diffuso un comunicato su una visita che va controcorrente rispetto alla corrente di tolleranza che si è rafforzata in Tunisia a favore della migrazione illegale.
Saied si impegna a rafforzare il ruolo della Guardia Costiera, a rafforzare l’impegno contro i gruppi criminali. Poi aggiunge che “bisogna far luce sulle vere ragioni di questo fenomeno”, e fa scrivere nel comunicato che “è necessaria una cooperazione rafforzata tra i vari Paesi per trovare nuove soluzioni al problema della migrazione clandestina, offrendo ai potenziali migranti condizioni che li convincano a rimanere nei loro Paesi”.
Di recente il governo tunisino ha schierato nel centro di coordinamento della Guardia costiera di Mahdia, Sfax e delle isole Kerkennah un aereo di ultima generazione per assicurare la sorveglianza notturna delle coste.
Il problema di questi ultimi mesi è che in Tunisia la crisi economica aggravata dal coronavirus ha indotto molti cittadini, anche famiglie, a tentare la strada dell’emigrazione clandestina. Il Pil è sceso del 4,7%, ma era prevista una crescita del 2,7%, per cui il calo sarebbe del 7,7%. In dieci anni, dalla rivoluzione del 2011, l’economica tunisina si è contratta del 10% considerando un aumento della popolazione di 1 milione di persone. Adesso solo la crisi del coronavirus ha cancellato 275 mila posti di lavoro: l’industria non manufatturiera si è contratta del 29%, il turismo del 23%, i trasporti del 19%, il tessile del 17%.
Tutto questo, con la parallela crisi di fiducia dei cittadini tunisini nel sistema politico, non ha fatto altro che accrescere la sfiducia della popolazione nel sistema: suggerendo a molti la via dell’emigrazione clandestina.
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
QUALCUNO NON E’ STATO AI PATTI E LORO SI SONO FIDATI
“La posizione del Pd sul referendum che taglia i parlamentari per ora è sì”. Dall’area di Nicola
Zingaretti filtrano poche parole, agganciate alle “dichiarazioni che lasciano ben sperare” pronunciate da Luigi Di Maio sul fatto che la legge elettorale si farà e che sarà “rappresentativa al massimo”.
“La nostra posizione sul referendum non cambia — conferma Roberta Pinotti, ex ministro della Difesa e responsabile Riforme nella segreteria Dem — Ma premere sui tempi di una legge elettorale in senso proporzionale non è un’impuntatura: a settembre, se la consultazione passa, ci sarà un importante taglio dei parlamentari che porrà un problema di democrazia e di rappresentanza dei territori. A parte il fatto che sulla legge elettorale c’era un accordo sottoscritto da tutte le forze di maggioranza, e in politica pacta sunt servanda, la preoccupazione del Pd è seria e corretta”.
La realtà , come tutti gli attori in campo sanno — e ammettono sottovoce – è che fino al 21 settembre si fa pura accademia. Si andrà al voto referendario insieme a quello per le Regionali senza nessuno straccio di ipotesi di nuova legge elettorale: soltanto dopo l’esito del braccio di ferro nelle sei regioni, le nuove geometrie politiche delineeranno il prossimo sistema.
Due le alternative sulla carta: il modello spagnolo o un proporzionale con soglia assai più bassa del 5%.
Quando, però? Quanto tempo ci vorrà per arrivarci?
Il “dopo”, infatti, nasconde un’insidia che nessuno vuole evocare ma che tutti hanno ben presente: se si verificasse un incidente parlamentare si finirebbe al voto anticipato con la nuova riforma e la legge elettorale in vigore.
Un’”incompiuta” di cui è difficile valutare ex ante gli effetti, ma che ad esempio ridurrebbe i senatori dell’Umbria, regione tradizionalmente rossa, da sette a tre.
Ecco perchè, nei gruppi parlamentari ci sono distinguo e perplessità crescenti. A guidare il malcontento sono Giorgio Gori e Tommaso Nannicini, ma ci sarebbero altri pronti a uscire allo scoperto.
Posizioni che non nascono oggi: durante l’iter parlamentare i Dem hanno votato tre volte contro la riforma costituzionale che riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200, cambiando idea solo la quarta volta in funzione dell’accordo di governo con i Cinquestelle, però con la garanzia di una nuova legge elettorale ad accompagnare la transizione.
Tra gli scettici della prima ora c’era già Matteo Orfini, che votò la legge “anche se fa schifo”. Adesso avverte: “Era accettabile in un contesto che prevedeva il proporzionale e altri contrappesi. Invece, come al solito, andiamo avanti sulla base di promesse che non si realizzano”. E conclude: “Da Zingaretti serve un’indicazione politica. La posizione va ridiscussa, in queste condizioni non si può dare indicazione di voto per il Sì”.
A far deflagrare le distanze siderali tra le preoccupazioni dei Dem e l’entusiasmo grillino è stato Goffredo Bettini, politico romano di lungo corso anche se in buona parte dietro le quinte, da sempre vicino all’attuale segretario Pd: “Senza una riforma istituzionale ed elettorale dimezzare i parlamentari può essere pericoloso”.
Aggiungendo che la responsabilità di aver fatto saltare l’accordo di maggioranza sul proporzionale non ricade sul Nazareno. Il riferimento è ovviamente ai renziani, che replicano con veemenza: “Nessuno può essere così sprovveduto da pensare che si possa approvare una nuova legge entro settembre. Non ci sono nè i tempi nè le posizioni politiche. Il Pd vuole solo trovare qualcuno su cui scaricare la colpa”.
E dunque? Molto difficile che il partito guidato da Nicola Zingaretti — personalmente freddo verso il referendum — possa fare inversione a U. Sarebbe un harakiri politico con conseguenze sulla stabilità di governo, come hanno prontamente avvisato sia Di Maio che il capogruppo M5S in commissione Affari Costituzionali di Montecitorio Giuseppe Brescia.
Più facile, come dicono in molti, che attraverso Bettini sia stato mandato un avviso ai naviganti. E che il partito non si intesterà questa battaglia: “Lei vede campagna elettorale, informazione, spazi comunicativi sul referendum? – spiega un deputato — Il tentativo è derubricarlo a fatto secondario. La testa di tutti i politici è sulle Regionali, quella degli elettori sul coronavirus…”.
A quel punto — grazie all’election day che fa da traino per l’affluenza — è facile prevedere la vittoria del sì ad un tema così popolare. E per certi versi populista. Come conferma la cautela anche di Italia Viva: “Le legge elettorale servirà per il 2023 e noi vogliamo farla — argomenta Ettore Rosato, capogruppo renziano in Senato — Ma adesso occupiamoci delle vere emergenze, a partire dal coronavirus. Quanto al referendum costituzionale, non abbiamo chiesto spazi nè per il Sì nè per il No. Lasceremo agli elettori libertà di voto. E’ un accordo che hanno fatto Pd e M5S”.
Come dire: le castagne dal fuoco se le tolgano loro.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“IL M5S E’ SPACCATO IN MILLE RIVOLI: O COSTRUIAMO QUALCOSA DI NUOVO O FINIREMO PER DIVENTARE DEMOCRISTIANI”
Max Bugani, veterano del MoVimento 5 Stelle e capostaff della sindaca di Roma Virginia Raggi, rilascia oggi un’intervista al Fatto Quotidiano per dare la scossa ai grillini e chiedere di fermare la guerra a Davide Casaleggio:
Quanto è forte il rischio di una scissione?
Mah, più che altro sono evidenti le differenze. Alcuni vorrebbero farci diventare un partitino di centro del 6-7 per cento, per galleggiare e fare da stampella alle coalizioni di volta in volta. Su molti temi ci sono divisioni nette. Conosco un esponente del M5S per cui i gay sono malati da curare e un’altra che invece sta provando con la moglie ad adottare un bambino. E poi c’è la questione dei migranti. C’è chi parteggia per la posizione di Matteo Salvini e chi invece soffre leggendo dichiarazioni come quelle di Luigi Di Maio sui barconi da affondare.
Ormai Davide Casaleggio e diversi big del M5S sono in guerra tra loro.
La guerra a Davide proprio non la capisco. E comunque sarebbe ora di giocare a carte scoperte con nomi e cognomi, invece alcuni sono diventati campioni mondiali di off the records (retroscena anonimi, ndr) passati ai giornali.
I parlamentari rimproverano a Casaleggio di essere un privato che gestisce la piattaforma web di un partito e sono stufi di versare 300 euro al mese per Rousseau. Potrebbero avere ragione, no?
Rousseau è un progetto a cui ha lavorato Gianroberto Casaleggio fino a dieci giorni prima di morire. È il suo lascito al Movimento. Davide invece è uno dei primi attivisti, che lavora a un progetto di partecipazione e non a giochi di palazzo. Gli stessi parlamentari che attaccano Rousseau sono stati eletti grazie alla piattaforma.
Gli Stati generali?
Io li avrei fatti già due anni fa, appena siamo andati al governo. Il M5S è spaccato in mille rivoli: dobbiamo guardarci infaccia e metterci a costruire qualcosa di nuovo, altrimenti finiremo per somigliare all’Ncd.
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
LA STORIA DI MARC: LA SUA RIABILITAZIONE DURERA’ ALMENO UN ANNO, POTREBBE RIMANERE CON UN DEFICIT MOTORIO O NEUROLOGICO
Mentre i negazionisti strepitano e rifiutano di indossare le mascherine, di Coronavirus le persone
continuano ad ammalarsi e a morire.
Marc ha 34 anni, e per fortuna il virus non l’ha ucciso. Ma l’ha comunque chiuso in un ospedale per 90 giorni, 60 dei quali trascorsi in terapia intensiva.
Marc è spagnolo e racconta alla testata 20minutos.es: “Non è uno scherzo, bisogna proteggersi. Io ero sanissimo, non avevo alcuna patologia pregressa. In pochi giorni mi sono ammalato gravemente e ho rischiato di morire”.
Lo ha colpito una forma particolarmente grave: l’infezione ha causato una polmonite, che è degenerata in tromboembolia polmonare e due arresti cardiaci. La sua riabilitazione, sostengono i medici, durerà almeno un anno e le conseguenze della malattia potrebbero comportare anche un deficit motorio o neurologico.
Oggi Marc rivolgendosi ai più giovani dice: “Il Covid non è uno scherzo e non è una malattia che colpisce solo gli anziani, cercate di essere responsabili”.
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
VANESSA FESTEGGERA’ IL COMPLEANNO IN UN LETTO D’OSPEDALE… “PENSAVO: SONO GIOVANE, PERCHE’ DOVREI INFETTARMI?”
Il 26 agosto Vanessa Martinez compirà 29 anni in un letto dell’ospedale Gregorio Maraà±à³n di Madrid. Le cicatrici della tracheostomia sono ancora fresche, non vede molto bene e deve imparare a camminare di nuovo.
Da solo una settimana le è stato rimosso il tubo che le avevano inserito nella vescica il 21 aprile, quando è entrata in terapia intensiva. Dal 29 giugno ha cominciato la riabilitazione. Ci vorranno mesi ancora prima di poter uscire da quell’ospedale, e lei lo sa. “Sono stata irresponsabile”, ripete spesso.
La storia di Vanessa la racconta El Pais, che l’ha incontrata in quell’ospedale, diventata casa sua.
Vanessa non credeva al virus. Lavorava in una struttura ospedaliera come addetta alle pulizie, senza le precauzioni necessarie a evitare il contagio. “Non prestavo attenzione, stavo spesso senza mascherina. Sono giovane, perchè mi sarei dovuta infettare? E adesso eccomi qui”.
Tutto è cominciato il 5 aprile. L’hanno portata in ambulanza in ospedale, aveva la febbre alta. E’ stata ricoverata in terapia intensiva qualche giorno più tardi. Il 29 giugno è cominciata una lunghissima riabilitazione. Vanessa è rimasta sedata per molto tempo e ha perso massa muscolare. Non fa una doccia da mesi, la lavano con le spugne. “Fino a poco tempo fa non potevo andare nemmeno in bagno da sola. Mi hanno messo i pannolini…i pannolini”.
Per Vanessa adesso gli obiettivi sono riuscire nuovamente a sedersi, alzarsi, lavarsi i denti, fare la doccia, mangiare. “Se avesse forza nelle braccia potrebbe già pettinarsi da sola”, racconta il suo medico, “ma al momento riesce a raggiungere solo il collo con il braccio”. Le giornate trascorrono tra alti e bassi, progressi e frustrazioni.
In quello stesso ospedale ci sono altri 30 pazienti in riabilitazione: i tempi per rimettersi in forma si stanno dilatando, dicono i medici. In media servono 8 mesi e non tutti recuperano al 100%.
(da agenzie)
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Agosto 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“I PICCOLI ASPETTAVANO IN FILA”: TRE, QUATTRO E SETTE ANNI LA LORO ETA’
“I bimbi erano messi in fila per essere abusati”. È una delle numerose testimonianze al processo che
si sta celebrando a Siracusa sulle violenze sessuali su tre piccole vittime, tre bimbi di 3, 4 e 7 che venivano offerti dalla madre a tre abusatori diversi, tra cui un carabiniere, in cambio di piccole somme di denaro.
Imputati la madre delle vittime — un maschietto e due femminucce — un carabiniere, M. S., 41 anni, e il consuocero della donna, ovvero il padre della donna con cui il figlio maggiore dell’imputata e madre delle altre vittime, conviveva, Nuccio Ippolito, 46 anni.
Alla sbarra dei testimoni, invece, ci sono gli educatori e i genitori affidatari dei bambini che hanno raccolto i racconti dell’orrore.
Gli abusi, infatti, sono emersi quando i piccoli erano stati sottratti alla donna e collocati presso una struttura di accoglienza
Le violenze venivano fotografate
I fatti risalgono al 2014, quattro anni prima che i carabinieri del Nucleo investigativo effettuassero gli arresti dei tre indagati, avvenuti nel 2018.
Secondo quanto ricostruito dai militari, la donna, madre dei bambini che viveva in condizioni di disagio economico, avrebbe pensato di racimolare del denaro consegnando i proprio figli (3 anni il maschietto, 4 e 7 le femminucce) agli abusatori, in cambio di piccole somme, fino a 20 euro.
Gli abusi sarebbero andati in scena in un locale che i piccoli chiamavano la “cantina”. Le violenze, peraltro, sarebbero state fotografate da un anziano ormai deceduto.
Tra gli imputati un carabiniere di 46 anni
Sono state le bimbe, grazie al supporto degli adulti che le hanno assistite dopo l’allontanamento dalla famiglia, a svelare pian piano l’inferno di abusi subito tra le mura di quella che chiamavano casa.
(da Fanpage)
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