IL PRESIDENTE TUNISINO: “NON TOLLERIAMO LE TRAVERSATE ILLEGALI”
KAIS SAIED IN VISITA A SFAX E MAHDIA, I DUE PRINCIPALI PORTI DA CUI PARTONO I MIGRANTI ECONOMICI … UN PASSO IN SINTONIA CON GLI ACCORDI FISSATI CON LAMORGESE DURANTE LA SUA VISITA A TUNISI (SPERANDO CHE DI MAIO NON ROVINI TUTTO)
Quasi una risposta in tempo reale al governo italiano: il presidente tunisino Kais Saied ha visitato i porti di Sfax e Mahdia, due delle aree critiche per gli imbarchi dei migranti clandestini. E da Sfax, la seconda città del Paese, Saied ha lanciato un messaggio ai tunisini: “Lo Stato tunisino non tollera i trafficanti di esseri umani, gli organizzatori di traversate marittime illegali: costoro compiono crimini che lo Stato non può tollerare”.
Altro segnale da notare è il fatto che Saied fosse accompagnato dal ministro dell’Interno Hichem Mechichi, il tecnocrate che da pochi giorni è stato incaricato dallo stesso presidente di formare il nuovo governo: il presidente si è mosso da Tunisi con i capi della Guardia Nazionale e della Guardia costiera, ha esaminato le motovedette, si è informato del numero di uomini, degli aerei e dei mezzi impegnati nel contrasto al traffico di migranti.
La presidenza tunisina ha diffuso un comunicato su una visita che va controcorrente rispetto alla corrente di tolleranza che si è rafforzata in Tunisia a favore della migrazione illegale.
Saied si impegna a rafforzare il ruolo della Guardia Costiera, a rafforzare l’impegno contro i gruppi criminali. Poi aggiunge che “bisogna far luce sulle vere ragioni di questo fenomeno”, e fa scrivere nel comunicato che “è necessaria una cooperazione rafforzata tra i vari Paesi per trovare nuove soluzioni al problema della migrazione clandestina, offrendo ai potenziali migranti condizioni che li convincano a rimanere nei loro Paesi”.
Di recente il governo tunisino ha schierato nel centro di coordinamento della Guardia costiera di Mahdia, Sfax e delle isole Kerkennah un aereo di ultima generazione per assicurare la sorveglianza notturna delle coste.
Il problema di questi ultimi mesi è che in Tunisia la crisi economica aggravata dal coronavirus ha indotto molti cittadini, anche famiglie, a tentare la strada dell’emigrazione clandestina. Il Pil è sceso del 4,7%, ma era prevista una crescita del 2,7%, per cui il calo sarebbe del 7,7%. In dieci anni, dalla rivoluzione del 2011, l’economica tunisina si è contratta del 10% considerando un aumento della popolazione di 1 milione di persone. Adesso solo la crisi del coronavirus ha cancellato 275 mila posti di lavoro: l’industria non manufatturiera si è contratta del 29%, il turismo del 23%, i trasporti del 19%, il tessile del 17%.
Tutto questo, con la parallela crisi di fiducia dei cittadini tunisini nel sistema politico, non ha fatto altro che accrescere la sfiducia della popolazione nel sistema: suggerendo a molti la via dell’emigrazione clandestina.
(da agenzie)
Leave a Reply