Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
UN ANNO FA ALLE EUROPEE CENTRODESTRA IN VANTAGGIO DI 44 PUNTI IN VENETO, 5 IN LIGURIA (CONSIDERANDO ALLEANZA PD-M5S), 7 IN TOSCANA, 27 NELLE MARCHE, 18 IN CAMPANIA, 27 IN PUGLIA… LA TRAPPOLA DELLA COMUNICAZIONE SOVRANISTA A CUI I BEOTI VANNO DIETRO
Tutti a parlare se finirà 5 a 1, 4 a 2 o 3 a 3, tutti a fare elucubrazioni mentali sul destino del governo, nessuno (tanto meno gli addormentati del Pd e del M5s) che dicano la cosa più logica, numeri alla mano: se il Centrodestra non si affermerà in sei regioni su sei sarà una sconfitta clamorosa per i sovranisti.
Eh sì, perchè solo un anno fa, in base al voto Europeo suddiviso per Regione avrebbero stravinto in tutte e sei.
Se oggi ne perdessero una o due vorrebbe dire che l’elettorato gli ha voltato le spalle dopo solo dodici mesi.
E dato che noi facciamo parlare i numeri, eccoli, divisi per regione, i risultati delle Europee.
VENETO
Centrodestra 63,8% Centrosinistra 19,9% M5s 8,9%
LIGURIA
Centrodestra 48,4% Centrosinistra 27,1% M5s 16,5%
TOSCANA
Centrodestra 43,2% Centrosinistra 35,9% M5s 12,7%
MARCHE
Centrodestra 50,6% Centrosinistra 23,9% M5s 18,4%
CAMPANIA
Centrodestra 39,4% Centrosinistra 20,9% M5s 33,8%
PUGLIA
Centrodestra 45,9% Centrosinistra 18,8% M5s 26,3%
I sondaggi confermano la vittoria del centrodestra in Veneto, in Liguria, nelle Marche.
Il centrosinistra avanti in Toscana e in Campania.
In Puglia sarà lotta all’ultimo voto.
Con un dettaglio: se il centrosinistra vincesse in Toscana vorrebbe dire che ha recuperato 7 punti di distacco, se si affermasse in Campania ben 18 e se tagliasse per primo il traguardo in Puglia addirittura 27 punti.
A quel punto dovrebbe dimettersi non il governo, ma la trimurti Salvini ( la Ceccardi è sua), Meloni (Fitto è suo) e Berlusconi (Caldoro è suo).
E forse nascerebbe in Italia una Destra presentabile.
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
ANALIZZATO IL BILANCIO: 22 EURO DI FATTURATO PER OGNI CLIENTE E’ CIFRA DA PUB DI PROVINCIA… COME SI SPIEGA SE IL SOLO INGRESSO COSTA DAI 15 AI 30 EURO, UNA CENA 50 EURO, UN TAVOLO AL PRIVE’ 120 EURO, UNA BOTTIGLIA DI CHAMPAGNE 500 EURO?
La questione degli aiuti chiesti dalle discoteche dopo l’ordinanza che ne determina la
chiusura e il fatturato dichiarato dai gestori tiene banco da giorni sui social.
Oggi il Fatto Quotidiano è andato ad analizzare i numeri del bilancio 2019 di VillaPapeete, il locale notturno a Milano Marittima di proprietà di Massimo Casanova.
Il locale non va benissimo se si confrontano numeri e capienza:
Il fatturato nel 2019 è stato, come detto, di 1,6 milioni di euro.L’anno scorso sono state organizzate 14 serate, da inizio giugno e fino all’ultimo weekend di agosto. La matematica dice che in media per ogni serata Casanova ha incassato 114mila euro. Pochino, per un locale che può ospitare oltre 5mila persone, e dove le serate estive fanno spesso registrare il tutto esaurito.ù
VillaPapeete secondo il sito Travel365 è in cima alla classifica delle discoteche più rinomate della Romagna: “Il club più esclusivo, elegante e suggestivo della zona con il suo ambiente chic, i suoi aperitivi a bordo piscina con musica di sottofondo italiana e revival, le prelibate cene”.
Quindi, spiega il Fatto, basta fare due calcoli per farsi due domande: dividendo il fatturato per i 5mila clienti si ottiene una cifra di 22 euro di fatturato per ogni persona entrata nel locale. Un numero che è più in linea con l’incasso di un locale “da pub di provincia in un normale sabato sera”:
Il semplice ingresso, compreso di prima consumazione, costa infatti dai 15 ai 30 euro, a seconda che il cliente sia uomo o donna, che abbia prenotato o che si sia presentato alla cassa a notte inoltrata.
Insomma, stando ai numeri del bilancio ufficiale il fatturato dipenderebbe interamente dai biglietti d’ingresso. Come per ogni discoteca, però, il grosso degli introiti di solito arriva dai servizi extra.
Una semplice cena nel “club più esclusivo” della Riviera — menù fisso e un bicchere di vino — costa 50 euro.
Se invece si opta per una tavolo nel privè la cifra sale a 120 euro. Non male, se si pensa che i coperti sono circa 400. Poi ci sono le consumazioni aggiuntive, che valgono mediamente 12 euro l’una.
E le bottiglie di champagne, che in tempi normali il leghista offre alla modica cifra di 500 euro l’una. Con questo listino prezzi, come si spiega il fatturato dell’impresa?
Il quotidiano di Travaglio ha provato a chiederlo a Casanova, che ha spiegato che l’ufficio stampa avrebbe risposto a breve. Non è successo perchè l’ufficio stampa si è giustificato dichiarando di non essere riuscito a trovare la persona preposta a rispondere.
Che, secondo quanto scrive Il Fatto, è proprio Casanova. Ed è un peccato perchè c’era un’altra questione riguardo al bilancio di VillaPapeete che Stefano Vergine, che ha firmato l’articolo, voleva chiarire:
Il bilancio di Villapapeete rivela altri numeri curiosi che l’eurodeputato ci avrebbe potuto spiegare. A fronte di 1,6 milioni di ricavi, la discoteca ha registrato profitti netti per soli 73mila euro. Non è questione di tasse, visto che l’azienda ha pagato solo 24mila euro all’Agenzia delle Entrate.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
CHE SALVINI SI RIFERISCA A LUI QUANDO PARLA DI FIGHETTI FIGLI DI PAPA’ CON IL ROLEX AL POLSO?
Un sovranista sedicente rappresentante del popolo contro le elites che fa una vita da nababbo .
L’ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon, arrestato giovedì con l’accusa di frode e reciclaggio di denaro, si è dichiarato non colpevole durante un’udienza convocata in tarda serata di ieri dal tribunale di New York.
Bannon è stato rilasciato su cauzione, fissata dalla corte a 5 milioni di dollari, di cui 1,75 milioni in contanti e il resto garantito dalle proprietà , da versare entro il 3 settembre.
Non è autorizzato a utilizzare jet o yacht privati e deve limitare gli spostamenti al Connecticut, all’area di New York e di Washington, DC.
L’ex consigliere di Trump dovrà consegnare anche il passaporto.
Incriminato assieme ad atri tre soci dal distretto federale di New York, Bannon è accusato di aver raccolto “più di 25 milioni di dollari per costruire una porzione di muro lungo il confine meridionale degli Stati Uniti”, ma una parte di quel denaro, secondo i pubblici ministeri, è stata usata per scopi personali
(da agenzie)
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
INSAF DIMASSI DA’ UNA LEZIONE DI DIRITTO ALLA POVERETTA LEGHISTA CHE NON SA DI COSA PARLA
Tra gli ospiti della puntata di ‘In Onda’, su La7, per parlare dei numerosi sbarchi di migranti
a Lampedusa, c’erano la candidata alla Lega in Toscana, Susanna Ceccardi, e Insaf Dimassi, una ragazza di origine tunisina ma che vive da sempre in Italia, senza però riuscire a ottenere la cittadinanza.
Secondo Susanna Ceccardi, la colpa del mancato ottenimento della cittadinanza sarebbe da attribuire alla sinistra italiana che non ha cambiato la legge e la Bossi-Fini. «Al governo da anni sono succeduti vari governi del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle e seppur dopo tanti proclami la legge sulla cittadinanza non l’hanno cambiata. Forse perchè anche a sinistra non c’è convinzione per cambiare l’attuale legge sull’immigrazione che è la Bossi-Fini. La Bossi-Fini ha ormai quasi venti anni e nessuno l’ha cambiata perchè probabilmente è ancora l’unico strumento in mano ai governi nazionali per poter controllare l’accesso alla cittadinanza italiana e quindi vuol dire che va bene così. Insaf Dimassi mi sembra una ragazza molto in gamba, quindi le auguro presto di trovare un lavoro continuativo per 10mila euro all’anno e sicuramente avrà presto la cittadinanza italiana come tante ragazze come lei, brave, in gamba, che hanno un bel lavoro e sicuramente sarà benvenuta tra i nuovi italiani quando ne avrà i requisiti per legge», ha detto Ceccardi.
Pronta la replica, col sorriso, di Dimassi: «La legge sulla cittadinanza è la legge 91 del ’92 e non la legge Bossi-Fini, quella riguarda un’altra questione. Qui non si parla di immigrazione clandestina, ma di immigrazione regolare: i miei genitori sono regolarmente in Italia e hanno sempre lavorato. Noi stiamo dicendo di dare la cittadinanza a noi figli, non ai genitori. Noi che qui studiamo e siamo cittadini italiani per cultura, perchè l’italiano è la mia lingua, l’inno di Mameli è il mio inno e io sono orgogliosa di essere italiana».
(da agenzie)
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
I MALI DELLE SCUOLE ITALIANE VENGONO DA LONTANO E CI SI CHIEDA CHE SENSO ABBIA QUESTO ALLARMISMO SULLA RIAPERTURA
Non trovo nè appropriato nè utile fare della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina pregiudizialmente la “capretta” espiatoria di quello che potrebbe andare male con la riapertura della scuola.
Credo, anzitutto, che sia opportuno parlare e scrivere al plurale: scuole. Infatti, tutti, ma in particolare, i docenti e i loro sindacati, i genitori e la burocrazia del Ministero dovrebbero sapere quanto differenti e differenziate sono le situazioni delle scuole sul territorio nazionale.
Naturalmente, è giusto avere un protocollo unico, ma fin da ora bisognerebbe investire nelle situazioni più svantaggiate e disagiate concentrando risorse nel caso si verificassero criticità .
Comprensibilmente, il protocollo impone una serie di misure rigorose intese a proteggere la salute degli studenti e dei docenti.
Nulla di tutto questo può essere assimilato ad una trasformazione degli istituti scolastici italiani ai lager nazisti, come ha fatto Matteo Salvini, non sufficientemente stigmatizzato. In secondo luogo, i mali delle scuole italiane vengono da lontano, in qualche caso da molto lontano. Certamente, non possono essere addebitati alla Ministra attualmente in carica, mentre è corretto chiedere ai sindacalisti quali proposte concrete, che non fossero soltanto collegate agli aumenti salariali e ai reclutamenti di massa più o meno ope legis, hanno formulato per giungere a risolvere quei mali.
Quanto ai genitori “sul piede di guerra”, quali delle loro aggressive associazioni dove e quando si sono attivamente impegnate per il miglioramento della qualità delle scuole pubbliche frequentate dai loro figli?
In terzo luogo, quale è l’utilità di creare un senso diffuso di allarmismo?
Non sarebbe preferibile spiegare molto pacatamente e molto serenamente quali sono gli inconvenienti più probabili, ce ne saranno sicuramente, e suggerire fin d’ora le contromisure?
Le cifre di cui disponiamo sono imponenti: complessivamente circa 8 milioni di studenti andranno/torneranno nelle loro scuole. Saranno accolti e seguiti da due milioni di docenti e di assistenti scolastici. A casa li attenderanno i loro genitori, nonni, parenti. Il rientro nelle scuole è un’operazione di massa. Richiede che nessuno, qui debbo ricorrere alle frasi fatte, ma non per questo meno vere, abbassi la guardia e che tutti, compresi gli enti locali, facciano puntigliosamente la loro parte.
In questi mesi ho ascoltato troppo spesso elogi sperticati al senso civico degli italiani. Forse è stato superiore alle nostre aspettative che, conoscendo i nostri connazionali, temevano molto basse.
Poi, alla riapertura, le immagini trasmesse dalla TV, dall’aperitivo ai Navigli a Milano alle spiagge e alle discoteche hanno, almeno in parte, ridimensionato gli elogi.
Proporrei ai commentatori (e ai critici preconcetti della Ministra) una diversa strategia comunicativa che sottolinei l’enorme importanza che per la società e l’economia italiana la riapertura delle scuole e accentui l’assoluta necessità della disciplina nei comportamenti individuali, ma anche da istituto a istituto.
Poi valuteremo tutto, compresa la mala comunicazione dei cattivi commentatori.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
FORZA NUOVA SI GIUSTIFICA: “LI ABBIAMO SOLO INVITATI”, MA LA FIGURA E’ BARBINA
«È iniziato il conto alla rovescia per quella che si annuncia ormai come una data destinata a
rimanere nella storia». Il prossimo 5 settembre Forza Nuova annuncia che scenderà in piazza a Roma contro la “dittatura” dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità .
Per Forza Nuova sembra che la manifestazione avrà personaggi di spicco, tanti i volti noti. Sul sito di un quotidiano no profit Korazym.org, come riporta il Fatto quotidiano, si leggono i nomi di personaggi come Renato Zero, Lewis Hamilton, e anche Ilaria Cucchi. Perfino il tennista Novak Djokovic.
Peccato che tutti loro abbiano dichiarato di non sapere niente dell’evento e di essere anche contrari: «Li abbiamo solo invitati», spiega al Fatto Giuliano Castellino, volto romano del movimento. Anche se i nomi vengono riportati in calce e presentati come ospiti.
Chi ci sarà è invece Carlo Maria Viganò, esponente del clero anti-Bergoglio la cui presenza è stata annunciata da uno dei fondatori di Forza Nuova Roberto Fiore. «Ma gli endorsement significativi non finiscono qui, di questi giorni quelli di Meluzzi, Belli e Galloni, e sembrano sostenere gli obiettivi della piazza anche Sgarbi, in parte Taormina, Povia e Fusaro», ha scritto Castellino online.
(da agenzie)
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
TRE MESI FA CON 1000 CONTAGI AVEVAMO 262 VITTIME CON PIU’ DI 60 ANNI… OGGI I POSITIVI HANNO IN MEDIA 34 ANNI E SPESSO STANNO BENE, MA E’ PROPRIO DAI GIOVANI ASITOMATICI CHE IL VIRUS RISCHIA DI RIPARTIRE
Oggi come l’inizio di maggio: mille casi allora, mille oggi. Ancora quasi tutti confinati in casa tre mesi fa, liberi di scatenarci ora, in un ferragosto che sa di frenesia liberatoria. Ma le due situazioni possono davvero essere confrontate? Da un lato sì: mille persone positive sono mille persone contagiose. Isolamento e quarantena oggi dimostrano di fare acqua da tutte le parti. Anche il virus è in vacanza e viaggia liberamente da un luogo di villeggiatura all’altro, in Italia e in Europa, in auto, traghetto e aereo.
Le differenze però sono grandi. Oggi rispetto ad allora siamo dall’altra parte della curva. A maggio scendevamo da una vetta che ci aveva atterrito, con 31mila morti in poco più di due mesi.
Il peso di 76mila persone che in quel momento erano positive si traduceva in 855 persone in terapia intensiva e 262 vittime solo nelle 24 ore del 13 maggio. L’età media dei contagiati era di 64 anni.
I tamponi — 71 mila allora come oggi — erano riservati a chi già respirava molto male. E non certo a tutti: l’indagine sierologica nazionale ha calcolato che un infetto su 6 non è stato scoperto dai test. La letalità , complice anche il numero insufficiente di diagnosi, era in Italia al 13%: dieci punti percentuali in più rispetto ai dati che arrivavano dalla Cina.
Oggi invece con i dati stiamo risalendo: infetti totali, ricoverati e, sia pur lentamente, persone in terapia intensiva. Quel che è peggio, abbiamo la sensazione di aver dilapidato il vantaggio accumulato sul virus durante il confinamento.
Eravamo scesi sotto ai 200 contagi quotidiani prima di agosto. I servizi di tracciamento riuscivano a spegnere nel giro di pochi giorni focolai anche complicati, come quello della casa di cura San Raffaele a Roma o dei voli di ritorno dal Bangladesh.
Le infezioni dalla movida o dai luoghi di villeggiatura hanno disfatto la tela creata con tanta fatica. I rientri dal Ferragosto riverseranno per settimane ancora test positivi, visti i tempi di maturazione dei contagi e gli arretrati dei test da smaltire. Difficilmente i focolai delle vacanze saranno spenti prima della riapertura delle scuole e ci scrolleremo da dosso l’idea che a forza di ballare abbiamo messo a rischio l’istruzione.
Ci restano certo dei vantaggi importanti.
Il bacino dei contagiati oggi è più giovane: 34 anni la media dei nuovi positivi. Due casi su tre non vengono scoperti perchè sono senza respiro, ma grazie a campagne di screening: sono positivi a un test sierologico, vengono testati prima di entrare in ospedale, fanno il tampone perchè tornano da paesi a rischio.
La situazione negli ospedali resta buona, le persone positive sono circa 17 mila (anche se eravamo scesi a 12mila) molti reparti aperti di fretta per il Covid oggi sono vuoti, le terapie intensive ospitano 69 pazienti con il coronavirus e da settimane restiamo quasi sempre sotto alle dieci vittime al giorno.
Qualcuno è arrivato a ipotizzare che il virus sia diventato più buono. Una mutazione, in Sars-Cov-2, è stata effettivamente trovata: si chiama D614G, lo rende probabilmente più contagioso ma meno virulento.
E’ presente però in Italia da febbraio, difficilmente può giustificare uno scenario così diverso dal punto di vista clinico. E sul fronte dei farmaci non abbiamo fatto nessun progresso importante.
E il futuro? All’Italia sotto shock di maggio fa da contraltare quella quasi spensierata di oggi.
Negli ospedali e nelle Asl abbiamo a disposizione più respiratori e più tamponi (oggi possiamo farne fino a 90mila al giorno). Al virus non verrebbe mai permesso di circolare indisturbato per due mesi, come era avvenuto prima del 21 febbraio.
Ma la cattiva abitudine delle Regioni di marciare ognuna con le sue regole, del governo di mandare i test rapidi a Roma sì ma a Milano no, dei governatori di preferire i battibecchi alla collaborazione, resta intatta.
E se avere dei contagiati giovani e sani è una buona notizia per noi, lo è anche per il virus. Abitare in esseri umani in buona forma, desiderosi di andarsene in giro e mescolarsi agli altri, sottoposti a controlli pari a zero, è quello che lui desidera di più. E noi lo stiamo accontentando.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
LE STRADE DEL CENTRO DI LIPARI LA SERA DIVENTANO UN SERPENTONE DI MUSICA DAL VIVO CON CENTINAIA DI GIOVANI SENZA MASCHERINA
Carmelo Lopapa su Repubblica oggi racconta che quando scende la sera, le strade del centro
di Lipari nelle isole Eolie diventano un serpentone di musica dal vivo e dj session. Lungo la centrale Corso Vittorio Emanuele è tutta movida.
Via Maurolico, il budello che conduce a Marina Corta, è presto un muro ondeggiante di gente al ritmo di musica. Si canta assiepati attorno ai gruppi live, canzoni di Vasco e Ligabue, Nannini e Ferro.
Effetto stadio e giù le mascherine che tanto «qui non ce n’è contagio», ridono i ragazzi mezzi brilli con spritz in mano. La chiamano con ironia “Covid street”, quasi a voler esorcizzare la paura.
La settimana scorsa due turisti sono rientrati da Panarea con contagio. Ieri il Comune di Lipari, competente su tutte le isole (con eccezione di Salina, amministrazione autonoma) ha festeggiato i 70 tamponi senza neanche un positivo sull’isola da cui provenivano le due persone ora in isolamento. Ma non è solo col buio che le Eolie fanno paura a chi era sbarcato sulle isole vulcaniche per una vacanza tranquilla e si ritrova al centro di un assalto fuori controllo.
Ore 20.30. Molo di Stromboli. Ci sono 500 persone ammassate in attesa di salire sui barconi delle gite mordi e fuggi, 40-60 euro e tutti calorosamente incollati a bordo. Non c’è regola e non c’è limite per navigare sotto la sciara del fuoco e assistere allo spettacolo delle mini esplosioni. Non solo turisti che navigano da un’isola all’altra, ma anche quelli che con le imbarcazioni arrivano da Tropea e Reggio Calabria, da Milazzo, Messina e dalla costa tirrenica della Sicilia.
«Vi invitiamo a indossare la mascherina se non è possibile mantenere la distanza», ripetono dall’altoparlante. E suona come una beffa: almeno quattro persone per panca, due panche per fila, e via con le cento persone sul tetto dell’imbarcazione, niente protezione perchè «tanto siamo all’aria aperta», risponde chi la tiene nello zaino.
Qui non ci sono sbarchi, non ci sono immigrati, non c’è nemmeno un vu cumprà , sarebbe l’arcipelago ideale di Matteo Salvini, se non preferisse il Papeete.
«Le isole sono strapiene, mai registrate tante presenze. Non c’è stato un solo posto letto libero» racconta non senza preoccupazione Marco Giorgianni, da 8 anni sindaco di Lipari. «Il 35% di incremento solo per le barche da diporto. Questo ci crea non pochi problemi, soprattutto nelle aree portuali. Le forze dell’ordine fanno un lavoro di gran contenimento». Anche se le immagini e le situazioni in cui si sono ritrovati i turisti nelle varie isole racconterebbero altro.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 22nd, 2020 Riccardo Fucile
L’ENNESIMO FAVORE DEI SOVRANISTI ALLE SOCIETA’ CON FINI DI LUCRO… E SI VIENE A SAPERE CHE DA DIECI GIORNI 14.000 PASSEGGERI IN RIENTRO NON TESTATI CIRCOLANO LIBERAMENTE SUL TERRITORIO
Nei giorni scorsi abbiamo parlato della curiosa scelta di Regione Lombardia, che ha escluso i non residenti dai test del tampone a Malpensa e ha successivamente fatto marcia indietro visto che l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha poi annunciato esami per tutti.
Il Fatto Quotidiano fa però sapere che l’assessore ha trovato un modo interessante per cambiare tutto:
E per ribaltare quel piano ha chiamato in aiuto il Gruppo San Donato, numero uno della sanità privata lombarda che ha in mano il Policlinico San Donato, il San Raffaele e decine di strutture nella regione: saranno loro a farsi carico dei tamponi per i passeggeri in arrivo a Linate e Orio al Serio dai Paesi considerati a rischio. Come è noto, la famiglia Rotelli ha insediato ai vertici del Gruppo l’ex ministro Angelino Alfano e l’ex presidente lombardo Roberto Maroni. Non sarà un favore gratuito, naturalmente: il Pirellone, infatti, rimborserà al gruppo privato 62,89 euro per ogni tampone effettuato. La cifra, non dichiarata da Gallera, è contenuta nella delibera regionale 3132 del12 maggio scorso, scaduta il 31 luglio e quindi prorogata il 5 agosto scorso, a Regione già semi-deserta. Un costo inferiore a quello praticato dal Gruppo ai privati, 92 euro, tuttavia, se si considera che solo a Linate arriveranno tra i 500 e i 700 passeggeri al giorno e si aggiungono quelli di Orio al Serio, l’importo finale non sarà certo leggero per le casse pubbliche.
“Pensiamo che circa il 50% delle persone si sottoporrà al tampone (a Linate, n d r), noi puntiamo al 100% —ha spiegato ieri l’ad del Gruppo San Donato, Francesco Galli —. I tamponi vengono fatti a tutti, non ci sono priorità , basta mettersi in coda. Chi non fa il tampone in aeroporto può farlo, prenotandosi a un apposito numero, ai Drive Through del Gruppo San Donato, rimanendo in auto. A Bergamo, invece, da domani (oggi, ndr) sarà attivo un altro drive-in nei pressi dell’ospeda — le della Fiera”. A Bergamo si vivrà così il paradosso di una struttura costruita da volontari (gli alpini) durante l’emergenza Covid, oggi gestita dall’ospedale Giovanni XXIII, che sarà utilizzata da un gruppo privato per effettuare un servizio pubblico.
Eppure da mesi lo stesso Giovanni XXIII offre un servizio di tamponi drive-in che garantisce 100 test al giorno e, assicurano dalla struttura, potrebbe essere incrementato. Tuttavia l’intervento del Gruppo San Donato non ha risolto tutti i problemi: oltre due terzi delle richieste di tamponi arrivate all’Ats di Milano rimangono tutt’oggi inevase, come ha confermato ieri il Dg della Ats Milano, Walter Bergamaschi: “In una settimana si sono registrate oltre 20 mila persone residenti nel nostro territorio” e di queste solo “6 mila richieste sono state evase”.
Quindi 14 mila passeggeri non testati circolano sul territorio dal 12 agosto, giorno in cui è stata emessa l’ordinanza dal ministero della Salute. Un vero azzardo, considerando che il tasso di positività tra i provenienti dai paesi a rischio si aggira tra il 3,8 e il 4%.
(da “NextQuotidiano”)
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