Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
QUATTRO SONO GOVERNATE DALLA LEGA: LOMBARDIA, VENETO, FRIULI E MOLISE
Proprio così: le dieci peggiori regioni nel rapporto somministrazioni/consegne dei vaccini sono
amministrate daI sovranisti.
I dati sono del Ministero della Salute, e parlano chiaro: all’ultimo posto c’è la Sardegna (che gode però della fortuna di essere l’unica bianca), poi la Calabria, Liguria, Lombardia, Veneto, Sicilia, Umbria, Molise, Fiuti-Venezia Giulia, Basilicata.
Eppure il centrodestra si è sempre vantato della propria organizzazione: tra questi (oltre a Donatella Tesei per il Molise, già Lega Nord) c’è il leghista Massimiliano Fedriga, ma ancor di più c’è l’alter ego di Matteo Salvini: niente po’ po’ di meno che Luca Zaia.
E, non è finita: c’è il numero uno della regione che ha sempre rivendicato di essere un modello da seguire. Chi? Il signor Attilio Fontana (che con Moratti e Bertolaso ne promettono una dopo l’altra). Ma attenzione, perchè non c’è solo la Lega.
Anche Forza Italia e simili fanno la loro parte con tutte le altre 7 regioni peggiori. Tra le migliori invece ci sono la Valle D’Aosta, la Provincia di Bolzano, la Puglia e la Campania. Poi Piemonte e Trento.
La capolista è la Valle D’Aosta. Ma che significa questo rapporto somministrazioni/consegne? Sarebbe la quantità di vaccini inoculati alla popolazione rispetto a quelli consegnati ma non ancora iniettati.
C’è chi dice che è così perchè almeno si possono conservare i richiami. Ma a molti questa risposta non convince.
Ecco la lista completa (media nazionale: 76,9%), aggiornata al 19 marzo.
Valle D’Aosta: 86,9%
P.A. Bolzano: 85,8%
Puglia: 82,8%
Campania: 82,1%
Piemonte: 80,5%
Abruzzo: 80,03%
P.A. Trento: 80%
Emilia-Romagna: 79,9%
Toscana: 79,7%
Marche: 79,3%
Lazio: 78,8%
Basilicata: 78%
Friuli-Venezia Giulia: 77,4%
Molise: 77%
Umbria: 76,9%
Sicilia: 75,4%
Veneto: 74,4%
Lombardia: 72,7%
Liguria: 67,5%
Calabria: 66,2%
Sardegna: 63,4%
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
“PRIMA CRITICAVA CONTE SUI RISTORI, ORA CHE E’ AL GOVERNO NON HA FATTO NULLA”
Non ce la fanno più. Da un anno i ristoratori chiedono risposte (e ristori), vogliono sapere come e quando riaprire in sicurezza.
Adesso — raccontano a Open — sono «stremati» e «non credono più a nessuno», nemmeno a chi in un primo momento sembrava aver preso a cuore la loro condizione legata alla mancata riapertura serale dei locali a causa del Covid e alla serrata totale al pubblico in zona arancione e rossa.
«Salvini ci ha traditi, ci ha delusi. Ha pensato solo ai suoi interessi. In queste settimane non ha fatto nulla, peccato che poco tempo fa — come peraltro dimostrano le foto — indossava persino la mascherina e la maglietta di “#ioapro” . Ci aveva detto “farò il possibile dal 6 marzo per riaprire in sicurezza” e, invece, niente. Non ha nemmeno votato l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia sulla riapertura di bar e ristoranti in zona gialla anche a cena. Lega e Forza Italia si sono astenute».
A parlare a Open è Umberto Carriera, ristoratore di Pesaro (titolare de La Macelleria) e promotore di #ioapro che nei mesi scorsi ha mobilitato centinaia di ristoratori, in tutta Italia, e che ha organizzato — come documentato da questo giornale — con altri ristoratori, alcune cene illegali, in violazione dei Dpcm, per protestare contro i provvedimenti.
«Stiamo preparando una class action contro il governo»
Ora, però, non è più tempo di riaperture illegali, #ioapro è acqua passata (o, almeno, così sembra). «Siamo passati ai tribunali, al Consiglio di Stato. Adesso, con una class action che stiamo preparando e per la quale abbiamo già raccolto 5mila adesioni, chiediamo al governo un risarcimento dei danni pari al mancato incasso di questo anno, al netto dei pochissimi ristori ricevuti», spiega Carriera.
Intanto per sabato 20 marzo è prevista a Modena una manifestazione (“#noinonsiamoloro”) a cui prenderanno parte non solo i ristoratori ma anche baristi, dj, proprietari di palestre, parrucchieri, operatori dello spettacolo, «tutti i dimenticati di questo governo».
L’idea di un nuovo gruppo politico
Non una protesta a caso. Carriera — pur non volendo anticipare troppo — lascia intendere che la sua idea, considerando le poche risposte ricevute finora dalla politica, sarebbe quella di convogliare questo malcontento «in un partito» che dia le risposte che nessuno ha avuto il coraggio di dare loro in questi mesi di pandemia. Un gruppo politico che rappresenterebbe le partite Iva, tutte, senza alcuna distinzione.
«Pronti allo sciopero della fame, adesso basta»
A rincarare la dose è Paolo Polli, titolare del ristorante Ambaradan, di Milano, tra i promotori della riapertura serale dei locali previo tampone all’ingresso.
Polli, così come altri colleghi, è pronto anche a fare «lo sciopero della fame qualora il governo non dovesse ascoltare le nostre istanze». «Salvini ha pensato solo alla poltrona, prima criticava Conte perchè non ci dava i ristori e gridava “le aziende stanno morendo, fate velocemente”, ora che si trova al governo non ha fatto più nulla. Non parla più di ristori stranamente».
La «bolla» delle consegne a domicilio
Le consegne a domicilio, poi, sembrano non essere affatto sufficienti a tenere a galla le loro attività , spiega Polli: «Sono una “bolla”, non incassiamo nulla. Tutti i ristoratori hanno aperto al domicilio e quindi adesso ci ritroviamo in tantissimi a spartirci questa piccola torta. Senza considerare poi le alte percentuali che si prendono i delivery classici, fino al 35 per cento. Cosa ci guadagniamo? Io, ad esempio, sono passato da 1.000 a 100 euro di incasso al giorno. Questo significa che se sto chiuso spendo meno, almeno non pago le bollette».
«In un anno — continua — ho recuperato il 2 per cento del mio fatturato annuale, nulla quindi. E so di dipendenti di locali, in cassa integrazione, costretti a lasciare Milano perchè, con quello che prendono, cioè solo una parte del loro stipendio, non riescono a pagarsi nemmeno l’affitto. Che ci fai con 600-800 euro a Milano? Insomma, va peggio di prima».
(da Open)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
ERA STATO CONDANNATO PER DANNEGGIAMENTO… IN UN SECONDO EPISODIO HA MANDATO UNA SIGNORA ALL’OSPEDALE DOPO UNA LITE STRADALE, MA PER IL CSM PUO’ FARE CARRIERA
Può un giudice, che armato di coltello ha tagliato le gomme dell’auto di una collega, fare carriera
come se niente fosse?
Soprattutto se, proprio lui, pur dopo una condanna penale e una anche disciplinare, insiste nelle performance aggressive e, durante una controversia stradale con una signora, sbatte lo sportello dell’auto e colpisce il ginocchio della donna alla guida, ma poi “ripara” il danno con 3mila euro estinguendo il reato?
Al Csm pare che questo sia proprio possibile. Perchè uno squilibrio nella vita non compromette l’equilibrio nel lavoro. Assunto che, per certo, dovrebbe far riflettere.
Tant’è che Giulio Cesare Cipolletta, giudice del tribunale di Pisa, è riuscito a superare la quinta valutazione di professionalità passando alla sesta. La settima è l’ultima.
Ma se questa gli fosse stata negata al Csm per la seconda volta lui avrebbe addirittura perso la toga. Sarebbe finito fuori dalla magistratura. Invece resta dentro, nonostante la sua storia. Che ha diviso in due il Consiglio.
Per giunta proprio nello stesso momento – come ha notato il vice presidente David Ermini – in cui la Guardasigilli Marta Cartabia, al Senato, vantava i meriti della giustizia riparativa. Quella che evita una pena grazie a un percorso riparatore.
La battaglia al Csm sulla promozione di Cipolletta
Ma è davvero questo il caso del “recidivo” Cipolletta? Su cui al Csm si scatena una battaglia. Perchè 13 consiglieri votano per promuoverlo, ma sei moltiplicano gli interventi per fermarlo.
Ecco i due “davighiani” Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, poi Giuseppe Cascini e Elisabetta Chinaglia di Area, il laico di Forza Italia Alessio Lanzi e quello della Lega Emanuele Basile. Altri due laici, Stefano Cavanna della Lega e Fulvio Figliotti di M5S, si astengono. Non vota come sempre Ermini.
Ma tutti gli altri – Magistratura indipendente, Unicost, una parte della sinistra di Area, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita – dicono di sì. Non fermiamo la carriera di Cipolletta perchè, come sostiene il Consiglio giudiziario di Pisa, lui è comunque un buon giudice.
Invece danno battaglia Marra e Cascini. Il primo non nasconde “di essere esterrefatto per questa decisione che non doveva essere presa e per farlo bastava solo leggere il fascicolo”. E Cascini insiste sul fatto che la sezione disciplinare – per la quale Cipolletta è passato due volte – ha già accertato i fatti con una sentenza passata in giudicato.
La condanna dopo il taglio delle gomme
E poi, proprio sui fatti, fa fede l’ordine del giorno della seduta in cui si raccontano i dettagli del perchè la carriera di questa toga sia rimasta bloccata dall’aprile del 2006 allo stesso mese del 2010. Perchè, come recita il foglio ufficiale del Csm, su di lui “Il giudizio negativo era stato espresso sulla base di fatti avvenuti tra il dicembre 2007 e il febbraio 2008, per i quali il dottor Cipolletta è stato condannato sia in sede penale che disciplinare, per il danneggiamento, in quattro diverse occasioni, dell’autovettura di una collega, parcheggiata all’interno del Tribunale, nonchè per il porto, senza giustificato motivo, di un’arma da taglio”.
Un comportamento che non pare del tutto commendevole per una toga. Tant’è che la scure disciplinare cala su di lui e gli blocca la carriera. Il 18 settembre 2009 Cipolletta viene condannato disciplinarmente alla censura. Tutto sommato misura buonista rispetto al comportamento di un magistrato che, a palazzo di giustizia, circola col coltello in tasca. E se ne serve pure – per quattro volte si badi – nei confronti dell’auto di una collega con cui avrebbe litigato.
Adesso bisogna valutare come si è comportato il nostro tra il 2010 e il 2012. Il consiglio giudiziario ne premia la laboriosità perchè “il dottor Cipolletta si pone fra i colleghi più produttivi della sezione e con riferimento alla diligenza afferma che ha sempre rispettato i termini di deposito dei provvedimenti”.
L’alterco automobilistico
Bravo Cipolletta direbbe uno. E invece ecco un’altra sua marachella. Cipolletta incappa in un’altra vicenda disciplinare perchè il 3 marzo del 2012 “ha cagionato a La Spezia lesioni personali alla gamba di una signora giudicate guaribili in sette giorni, sferrando un calcio alla portiera della sua autovettura, nell’ambito di un alterco per motivi attinenti alla circolazione stradale”. E non basta, perchè le si è rivolto dicendole “sei una maledetta” e l’avrebbe minacciata con queste parole “adesso te la faccio vedere io, questa me la paghi”.
Parte un nuovo procedimento penale in cui il giudice di pace di La Spezia decide di “non doversi procedere a seguito dell’avvenuta riparazione del danno” perchè Cipolletta versa alla sua “vittima” 3mila euro. La sezione disciplinare invece non lo perdona neppure stavolta e nel 2017 gli cade addosso una nuova censura “divenuta irrevocabile a seguito della sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione del 2018”.
Proprio la sentenza disciplinare lascia agli atti anche i dettagli della sua ultima performance. “L’incolpazione trae origine da un alterco originato da motivi attinenti alla circolazione stradale tra Cipolletta, alla guida di un ciclomotore, e una signora, che conduceva una autovettura Opel Agila. Dopo che la medesima – avendo percepito il rischio di una collisione tra i due veicoli – aveva attivato il segnale acustico della sua auto, Cipolletta l’aveva seguita fino alla piazzetta in cui aveva parcheggiato l’autovettura e l’aveva avvicinata mentre si accingeva a uscirne. Quando aveva già aperto la portiera e appoggiato la gamba sinistra per terra, Cipolletta l’aveva spinta improvvisamente verso la portiera, sferrandole un calcio e ferendola in modo profondo. Era poi stata apostrofata con l’espressione “Sei una maledetta” ed era stata minacciata con un “adesso te la faccio vedere io che me la paghi”. A quanto riportano le cronache la signora in ospedale ha subito sette punti.
Incredibilmente, nonostante questi fatti, il Consiglio giudiziario dà un giudizio positivo sul giudice “anche in ordine al prerequisito dell’equilibrio” e poi aggiunge che “i fatti che oggi si valutano, non hanno alcuna pertinenza con l’esercizio delle funzioni, nemmeno in senso lato, trattandosi in definitiva di un alterco legato alla circolazione stradale”.
Le motivazioni della promozione
E quindi che ne facciamo di Cipolletta? Possiamo promuoverlo, scriveva la relatrice del caso, la consigliera Maria Paola Braggion di Magistratura indipendente, perchè “nessun automatismo, nell’una o nell’altra direzione, intercorre tra la sentenza disciplinare e l’esito del procedimento di valutazione della professionalita?”.
E infine ecco nelle motivazioni il triplo salto mortale: “La reazione estemporanea e verosimilmente legata a un momentaneo stato d’ira per un diverbio stradale occasionale, deprecabile, ma non indicativo di un abituale atteggiamento aggressivo nè di una mancanza di equilibrio capace di riverberarsi in tutta la sua attività giurisdizionale”. Evvai allora Cipoletta, puoi essere promosso. Incredibile, ma vero.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
IL FONDATORE DI EMERGENCY: “CONCLUSO L’INTERVENTO A CROTONE”
“Il nostro intervento specifico sul coronavirus l’abbiamo concluso a Crotone, stiamo continuando la
normale attività in Calabria con il nostro Poliambulatorio di Polistena. In questo momento, in relazione alla pandemia, Emergency non è impegnata in Calabria. Abbiamo dato la nostra disponibilità ad aiutare in altri posti della regione, stiamo aspettando che qualcuno ci dica se c’è bisogno di noi”.
Lo dice all’AdnKronos Gino Strada, il fondatore di Emergency la cui missione a Crotone si è conclusa circa un mese fa.
“A Crotone è andata bene – spiega Strada -, abbiamo messo in piedi questo secondo reparto Covid, pensato anche per una possibile ripresa dell’epidemia in Calabria. Per fortuna non c’è mai stato bisogno di occupare tutta la struttura. Quindi direi che è andata bene”.
In città , aggiunge Strada, “c’erano due reparti Covid, il nostro e un altro all’interno dell’ospedale di Crotone, e in ogni reparto c’erano mediamente tra i 25 e 30 pazienti”. Infine, soffermandosi sulle notizie non incoraggianti relative alle vaccinazioni in Calabria, Gino Strada offre l’aiuto di Emergency: “Se ci fosse bisogno di noi anche per le vaccinazioni, se ce lo chiedono, saremo pronti. Purtroppo dalla Calabria sulla salute non sono mai arrivate notizie incoraggianti”.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
ERA IL 2010: “L’EVASIONE E’ UN FRENO ALLA CRESCITA PERCHE’ RICHIEDE TASSE PIU’ ALTE PER CHI LE PAGA”… E OGGI APPROVA QUELLO CHE E’ STATO DEFINITO “PEGGIO DI UN CONDONO”
“Macelleria sociale è una espressione rozza ma efficace e io credo che gli evasori siano tra i responsabili“. Correva l’anno 2010 e Mario Draghi, che l’anno successivo sarebbe approdato alla Bce, stava leggendo le considerazioni finali da governatore di Bankitalia.
Si interruppe per continuare a braccio, aggiungendo frasi lapidarie sull’evasione fiscale: “È un freno alla crescita perchè richiede tasse più elevate per chi le paga, riduce le risorse per le politiche sociali, ostacola gli interventi a favore dei cittadini con redditi modesti”. Stringato, ma apparentemente altrettanto netto, il passaggio inserito nel discorso per la fiducia al Senato, lo scorso 17 febbraio: “Va studiata una revisione profonda dell’Irpef (…) riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività . Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale“.
Un mese dopo, il primo provvedimento economico del governo Draghi contiene quello che la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra definisce “peggio di un condono” perchè “è una cancellazione con cui si abbuonano imposta, interessi e sanzioni anche a chi potrebbe pagare”.
Come ha spiegato l’ex ministro Vincenzo Visco, si tratta di “evasioni conclamate” perchè quei debiti sono stati messi a ruolo dopo che il contribuente non ha pagato. Chi aveva una cartella e desiderava mettersi in regola poteva aderire alle numerose possibilità di rateizzazione offerte negli ultimi anni, ,a ha fatto il furbo.
Di condono si tratta, dunque. Eppure nel 2006, audito alla Camera sempre nelle vesti di numero uno di via Nazionale, Draghi aveva deprecato l’abitudine a “condoni e sanatorie“: “Sono stati ridotti in questa finanziaria (quella del governo Prodi, che tagliava i termini di prescrizione per i reati contabili. A fine anno il governo avrebbe fatto marcia indietro, ndr) ma ahimè non sono scomparsi…”.
E ancora: ”Non sono un fiscalista ma la sensazione diffusa è che ci sia un forte squilibrio nella base imponibile e che bisogna combattere elusione ed evasione recuperando equità ”. Leggi: far pagare a tutti il dovuto.
Concetto ripetuto a più riprese negli anni alla guida di Bankitalia, quando Draghi ha rimarcato senza sosta l’importanza di utilizzare i proventi della lotta all’evasione per ridurre le aliquote agli onesti e per quella via aumentare il potenziale di crescita dell’economia, in un circolo virtuoso: ”I progressi nel contrasto all’evasione e all’elusione”, spiegava nel 2007, “consentono di distribuire il prelievo in modo meno distorsivo e più equo”.
Quello di oggi è un vero condono, visto non c’è alcun distinguo tra crediti fiscali davvero inesigibili — quelli che gonfiano il magazzino dell’Agenzia delle Entrate Riscossione — e ruoli che invece si potrebbe ancora tentare di recuperare.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
COSI’ CON QUELLO CHE HAI FREGATO ALLO STATO PUOI METTERE ALTRI SOLDI NEL MATERASSO ALLA FACCIA DEGLI ONESTI CHE LE TASSE LE PAGANO
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Sostegni da 32 miliardi di euro. L’incontro è slittato
dalle 15.30 alle 18.30 a causa delle tensioni sul condono fiscale: a dividere le forze della maggioranza è stato lo stralcio delle cartelle e, dopo un braccio di ferro durato ben due ore e mezzo, è passata la proposta di mediazione sul nodo cartelle avanzata dal ministro Daniele Franco e del premier Mario Draghi.
Dunque sì alla cancellazione di vecchie cartelle, ma solo con un reddito Irpef che non superi i 30mila euro.
Il colpo di bianchetto sulle cartelle varrà fino al 2010, mentre inizialmente avrebbe dovuto coprire il periodo 2000-2015. Fino al 2015, è la mediazione raggiunta in Cdm, la cancellazione dovrebbe essere legata alla riforma per l’efficientamento del sistema della riscossione chiesta da Lega e Fi.
L’intervento in questi giorni e nelle ultime ore è stato contestato da Pd e Leu, ma veniva ritenuto ancora troppo poco incisivo da Lega, Fi e parte del M5s.
A protestare oggi in particolare, secondo quanto riferito da fonti ministeriali alle agenzie, è stata appunto la delegazione del Carroccio: i leghisti hanno addirittura minacciato di non partecipare al consiglio dei ministri e poco prima dell’inizio della riunione, c’è stato un incontro tra Mario Draghi e la delegazione della Lega.
La proposta di mediazione del presidente del Consiglio — ovvero lo stralcio per le cartelle con un reddito che non superi i 30mila euro, e fino al 2011 al massimo- sarebbe stata rifiutata dal partito di Matteo Salvini, che voleva un intervento più incisivo.
In sintesi, lasciare la proposta iniziale: un colpo di bianchetto per tutte le cartelle fino a 5mila euro, fino al 2015, senza distinzione di reddito.
Che però vedrebbe le perplessità del presidente del Consiglio — oltre che di Leu e parte del Pd — su quello che già in molti etichettano come un vero e proprio condono fiscale.
Lega e Forza Italia sostengono che il condono è una semplice “pulizia del magazzino fiscale”, necessaria per ridurre la zavorra da circa 1000 miliardi di crediti non riscossi che ingolfa l’Agenzia delle entrate riscossione. Ma, come dimostra la stessa relazione tecnica del decreto, cancellare tutte le cartelle sotto i 5mila euro risalenti al periodo 2000-2015 non svuoterebbe affatto il magazzino.
Verrebbero eliminate solo 61 milioni di cartelle su oltre 130 milioni e in pancia all’agente della riscossione resterebbero 75 milioni di ruoli per un valore contabile di 929 miliardi.
Risultato ben diverso si otterrebbe, fanno notare Pd e Leu, stralciare le cartelle davvero inesigibili, che sono circa il 90% del totale: non sarebbe un condono e in pancia all’Agenzia resterebbero solo i crediti ancora recuperabili.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
“IL MASSIMO DI QUELLO CHE SI POTEVA FARE”… TUTTE LE MISURE
Il consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge “Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da covid 19′, megio noto come “decreto sostegni”. Risolta la questione della cancellazione delle vecchie cartelle esattoriali , il decreto Sostegni è finalmente arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri, ritardato proprio per la necessità di lavorare sul capitolo dello stralcio dei debiti col Fisco.
Contributi alle imprese che hanno perso il 30% dei ricavi
Al netto di quella partita, la bozza di 44 articoli circolata prima dell’inizio del Cdm ha confermato l’impianto di assegnazione degli oltre 11 miliardi di contributi a fondo perduto per le imprese e gli autonomi che hanno sofferto la crisi del Covid. Questi andranno alle imprese e ai titolari di partita Iva con fatturato fino a 10 milioni e che hanno registrato una diminuzione del fatturato (nella media mensile) di almeno il 30% tra il 2020 e il 2019. Per le imprese, che dovranno presentare domanda all’Agenzia delle Entrate attraverso una nuova piattaforma affidata a Sogei, ci sarà l’opzione tra il bonifico sul c/c e un credito d’imposta da usare in compensazione. Gli aiuti saranno di minimo 1000 euro per le persone fisiche (2000 per le persone giuridiche) e massimo 150mila euro. I contributi saranno modulati a seconda delle dimensioni delle aziende coinvolte: sono previste 5 fasce di ricavi con percentuali dei ‘sostegni’ differenziate che vanno dal 60% delle perdite per le più piccole al 20% per le più grandi.
Turismo, cultura, agricoltura, matrimoni: gli altri sussidi
Oltre allo schema generale di sostegno, il decreto prevede alcuni ambiti specifici d’intervento. Per la filiera della montagna, ad esempio, c’è un fondo da 700 milioni (cento in più delle indiscrezioni recenti) da assegnare ai comuni con un decreto del nuovo ministero del Turismo, in accordo con la Conferenza Stato-Regioni: tra i soggetti beneficiari, oltre agli esercizi commerciali, ci sono maestri e scuole di sci. Per il mondo della cultura il bilancino dice di 400 milioni in più. Aumenta di 200 milioni di euro la dotazione (di 80 milioni nel 2020) per le emergenze nei settori dello spettacolo, del cinema e dell’audiovisivo. Di 120 milioni di euro è invece l’incremento dei fondi per spettacoli e mostre, e viene ristretta la destinazione, escludendo dal capitolo fiere e congressi, ora riconducibili al nuovo Ministero del turismo. Inoltre passa da 25 a 105 milioni di euro il sostegno per il settore del libro e dell’intera filiera dell’editoria.
Anche le filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura sono interessate dal provvedimento con un incremento da 150 a 350 milioni di euro per il 2021 del Fondo istituito dalla legge di Bilancio, una scelta per dare ristori alle imprese alla luce del perdurare delle misure restrittive per il contenimento del Covid. Anche in questo caso serviranno uno o più decreti del Ministero per le politiche agricole e forestali, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, per definire i criteri e le modalità di attuazione del Fondo.
Il testo prevede poi un fondo da 200 milioni “da destinare al sostegno delle categorie economiche particolarmente colpite dall’emergenza Covid, incluse le imprese esercenti attività commerciali e ristorazione nei centri storici e le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati”. Anche in questo caso i fondi saranno distribuiti dalle Regioni. Poi 100 milioni andranno a coprire la cancellazione di fiere e congressi e altri 150 le fiere internazionali. Tra le forme di sostegno particolari, il decreto congela la tassa sui tavolini all’aperto di bar e ristoranti fino al 30 giugno 2021.
Prestiti agevolati dal Mise alle grandi imprese
Al Ministero dello Sviluppo economico si assegna un budget da 200 milioni per finanziamenti agevolati destinati a grandi imprese in difficoltà per la crisi, ma con prospettive di ripresa. Il nuovo Fondo dedicato opera con prestiti da restituire in massimo 5 anni, per assicurare la continuità operativa delle grandi imprese in temporanea difficoltà finanziaria, con almeno 250 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un bilancio oltre i 43 milioni (quindi sono escluse le Pmi, oltre alle società dei settori bancario-finanziario e assicurativo). Il Fondo, viene precisato, può concedere finanziamenti anche alle imprese in amministrazione straordinaria. La misura rientra nel Quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’emergenza Covid (Temporary Framework), e la sua efficacia è subordinata all’autorizzazione da parte della Commissione Ue
Lavoro, cassa e licenziamenti
Le aziende che hanno la cassa integrazione ordinaria potranno chiedere 13 settimane tra il primo aprile e il 30 giugno 2021 con causale Covid senza contributo addizionale. Secondo la bozza entrata in Cdm saranno invece concesse al massimo 28 settimane tra il primo aprile e il 31 dicembre 2021 per quei lavoratori che non sono tutelati da ammortizzatori ordinari ma hanno l’assegno di solidarietà o la cassa in deroga. Anche in questo caso non è chiesto un contributo addizionale.
Parallelamente il blocco dei licenziamenti individuali e collettivi viene prorogato fino a tutto giugno. Poi, fino alla fine di ottobre è previsto un ulteriore divieto ai licenziamenti per le aziende che usufruiscono del trattamento della cassa integrazione Covid. Vengono riproposte le eccezioni previste dall’ultima legge di bilancio, ad esempio nel caso di un’azienda che cessa definitivamente la propria attività .
Fino al 31 dicembre non sarà necessario aver lavorato almeno 30 giorni negli ultimi 12 mesi per ottenere la Naspi, misura che secondo la relazione in bozza ha una platea di beneficiari di 139.000 persone. Secondo gli archivi amministrativi risultano aver perso il lavoro nel 2018 senza fruizione di Naspi con almeno 13 settimane di contribuzione nell’ultimo quadriennio ma con meno di 30 giorni di lavoro effettivo nell’ultimo anno. La fruizione dell’indennità sarà di un mese. L’onere stimato per la misura è di 121 milioni nel 2021 e di 12 nel 2022 compresi gli oneri figurativi.
Causali dei contratti a termine: stop per tutto il 2021
Il congelamento della stretta del Decreto Dignità scavalca la scadenza di fine marzo: la possibilità di rinnovo o proroga dei contratti a tempo determinato senza la necessità di indicare la causale, per un periodo massimo di dodici mesi e per una sola volta, viene estesa dal 31 marzo al 31 dicembre 2021. Il decreto Sostegni tiene ferma la durata massima complessiva di 24 mesi
Reddito di cittadinanza ed esonero contributivo per gli autonomi
Come anticipato, il fondo per il Reddito di cittadinanza viene rifinanziato nel 2021 per un miliardo, alla luce del fatto che la media della spesa per le erogazioni mensili nel 2020 è più alta del 38% di quella del 2019. Il decreto prevede l’erogazione di tre nuove mensilità del reddito di emergenza alle famiglie in situazione di necessità economica con le stesse regole previste dal decreto rilancio ma con una soglia di reddito incrementata per i nuclei che sono in affitto. Si parte da 400 euro per arrivare fino a un massimo di 800 a seconda dei componenti il nucleo familiare: si prevede una spesa complessiva per il Rem nel 2021 di 1,52 miliardi.
Un miliardo e mezzo di euro riguarda invece l’esonero dei contributi previdenziali dovuti da lavoratori autonomi e professionisti che “abbiano percepito nel periodo d’imposta 2019 un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro e abbiano subito un calo del fatturato, o dei corrispettivi nell’anno 2020 non inferiore al 33%, rispetto a quelli dell’anno 2019”. Beneficiari della misura saranno gli iscritti alla gestione separata dell’Inps, gli associati agli Enti di previdenza privati e privatizzati e gli iscritti alle gestioni speciali dell’Ago (Assicurazione generale obbligatoria).
Soldi per vaccini e farmaci anti Covid
Lo stanziamento per i vaccini e i farmaci per la cura del Covid-19 è di 2,8 miliardi: sono previsti 2,1 miliardi per l’acquisto di vaccini e 700 milioni per l’acquisto di farmaci per la cura di pazienti Covid. Sono destinati poi 345 milioni a coinvolgere nella campagna vaccinale medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali, pediatri di libera scelta, medici di continuità assistenziale. Per i Covid Hospital sono previsti 51,6 milioni, per cui si provvede con scostamento di bilancio.
Scuola, risorse anche per l’assistenza psicologica
Il decreto sostegni destina alla scuola 150 milioni per il 2021, per acquistare prodotti per l’igiene ma anche per l’assistenza pedagogica e psicologica degli studenti e degli insegnanti. I fondi dovranno essere utilizzati anche per l’inclusione degli alunni disabili e per servizi medico-sanitari per supportare le scuole: dai test diagnostici facoltativi al contact tracing. Il decreto stanzia altri 150 milioni anche per il recupero delle competenze e della socialità degli studenti anche nel periodo estivo. Per il completamento delle attività di sostegno della didattica digitale nelle Regioni del Mezzogiorno (compreso l’acquisto di dispositivi) sono stanziati ulteriori 35 milioni, mentre per la ricerca e la didattica a distanza dell’Università sono in arrivo 78,5 milioni di euro.
Regioni ed enti locali
Il dl Sostegni prevede anche capitoli per gli enti locali, con un incremento di un miliardo di euro sul fondo 2021 per gli enti locali (che arriva a 1,5 miliardi, 1,35 per i Comuni e 150 per Città metropolitane e Province) e di 260 milioni per quello di Regioni e Province autonome. Sono confermati 800 milioni di euro per il Trasporto pubblico locale e 250 milioni per il 2021 per il ristoro parziale dei Comuni per le minori entrate per la mancata riscossione dell’imposta di soggiorno o del contributo di sbarco.
Per le spese sanitarie sostenuti da Regioni e Province autonome per fronteggiare il Covid si prevede un miliardo di euro e si precisa che il Dipartimento della protezione civile e il Commissario per l’emergenza hanno richiesto alle Regioni la rendicontazione delle spese sostenute per farmaci, kit, tamponi, ventilatori e altre apparecchiature, e Dpi. La disposizione, chiarisce la relazione tecnica, non ha effetti in termini di indebitamento tecnico.
(da La Repubblica”)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
A MILANO CON IL PD DI BEPPE SALA, A ROMA NON SI SA
“Matteo Renzi è di destra”: quante volte lo abbiamo sentito? Ora, la notizia di oggi (ovviamente) non
è questa. Ma comunque ci si avvicina: perchè se è vero che il neo segretario del Partito democratico Enrico Letta ha aperto al dialogo perchè vuol costituire un fronte largo anche con Italia Viva (tra i due, si sa, non scorre buon sangue), è altrettanto vero che il senatore di Scandicci ha già posto i primi veti.
Uno su tutti: no al Movimento 5 Stelle. Assolutamente, anche perchè — sostiene — nei prossimi mesi e anni perderà peso, malgrado la presenza dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Quindi o M5s o lui.
Per cui, immaginando quale sarà la risposta di Letta, ecco che Renzi gira la testa e inizia a guardare altrove. Nella panoramica passa per Azione e +Europa: Azione nì, il rapporto con Calenda è stato sempre un odi et amo; +Europa bene, ma dopo l’arrivederci di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova non si sa che fine farà il partito (se esisterà ancora).
E allora, chi resta? Il centrodestra, con cui Matteo Renzi non è nuovo nel fare alleanze (ricordiamo tutti l’asse Renzi-Berlusconi).
Scrive La Repubblica:
«La crisi ci ha dato visibilità ma ci ha anche attirato antipatie, dobbiamo lavorare duro», dice il vicepresidente della Camera Ettore Rosato. Ma il nodo centrale è quello della collocazione politica. Su questo punto Renzi sfuggirà a indicazioni precise. Il centrosinistra è un’opzione, specie dopo l’apertura di Letta al maggioritario, ma c’è anche la prospettiva di un’alleanza solo con Azione e +Europa, che però fa a pugni con la dichiarata perplessità di Calenda e con la situazione di caos dentro +Europa, dopo le dimissioni di Emma Bonino. Di certo, nell’attesa di un’intesa strutturale per le Politiche, Italia viva non si farà molti scrupoli alle prossime Regionali e amministrative, concedendosi al miglior offerente: andrà probabilmente con il centrodestra in Calabria e a Torino, con il Pd e con Beppe Sala a Milano. La politica delle mani libere.
(da agenzie)
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Marzo 19th, 2021 Riccardo Fucile
RENZI PRONTO A FARE UN PASSO DI LATO PER EVITARE DI RIMANERE DA SOLO
Alla vigilia dell’assemblea di Italia Viva, prevista per domani, Matteo Renzi pensa a un piccolo “passo di lato” per placare i malumori nel partito, dove quattro parlamentari sarebbero pronti a rientrare nel Pd.
“Ragazzi, sono pronto a un passo indietro. Ci sto pensando”, avrebbe detto Renzi secondo quanto riporta oggi Il Foglio.
Il senatore, che a breve partirà per un viaggio in Africa (con tappe Senegal e Kenya, forse anche Ruanda), starebbe quindi prendendo in considerazione una pausa per far calmare le acque, soprattutto dopo la mossa che ha portato alla nascita del governo Draghi e le polemiche sui suoi viaggi a Riad e Dubai.
Complice il partito inchiodato al 2,5 per cento nei sondaggi e l’arrivo di Enrico Letta alla guida dei dem, due senatori e due deputati sarebbero pronti a tornare al Nazareno.
Si tratterebbe, secondo il Foglio, dei senatori Eugenio Comincini e Leonardo Grimani (che avrebbero già annunciato le loro intenzioni ad Andrea Marcucci) e dei deputati Marco Di Maio e Camillo D’Alessandro. Tra le voci “critiche” anche il senatore Mauro Marino.
Dall’assemblea Iv di domani dovrebbe uscire un appello a Letta affinchè scelga: il centrosinistra o i grillini. Ma la percezione di alcuni esponenti di Iv, è che la strategia fin qui tenuta — criticando il Pd che si faceva troppo assoggettare da M5S e da Conte — ormai vada cambiata.
(da TPI)
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