Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
“VERIFICHE SU INCHIESTE DELLA PROCURA NEI CONFRONTI DELLE ONG”… SE QUALCUNO VUOLE FARE IL SOVRANISTA, LASCI LA MAGISTRATURA E SI PRESENTI ALLE ELEZIONI
Fonti di via Arenula confermano quanto trapelato dalle agenzie riguardo alla disposizione di accertamenti richiesti dalla ministra Cartabia sull’inchiesta di Trapani sulle ong, dopo la pubblicazione dell’articolo di Domani sulle intercettazioni effettuate dagli inquirenti ad alcuni giornalisti
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha disposto accertamenti sull’inchiesta di Trapani sulle ong, dopo la pubblicazione dell’articolo di Domani sulle intercettazioni effettuate dagli inquirenti nei confronti di alcuni giornalisti.
La notizia, trapelata dalle agenzie, è stata confermata da fonti interne al ministero, secondo le quali gli accertamenti saranno formalizzati settimana prossima dopo Pasqua e potrebbero portare all’apertura di un fascicolo.
In un’intervista rilasciata questa mattina a Repubblica il procuratore reggente di Tarpani, Maurizio Agnello, ha detto: «Posso garantire che non utilizzeremo quelle telefonate. Sia io che le colleghe siamo arrivati a Trapani due anni dopo che quelle intercettazioni erano state effettuate. Posso solo dire che non fanno parte dell’informativa sulla base della quale chiederemo il processo e che dunque non possono essere oggetto di alcun approfondimento giudiziario. Non conosco quelle intercettazioni che naturalmente abbiamo dovuto depositare ma che non useremo».
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
COSI’ L’ITALIA PASSA PER UNA DITTATURA
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta sulle intercettazioni delle procura di Trapani
a danno di alcuni giornalisti italiani nell’ambito dell’inchiesta contro le ong, la notizia è stata ripresa da molti altri giornali nel resto del mondo.
Il Guardian titola: “I procuratori siciliani hanno intercettato i giornalisti che coprono la crisi dei rifugiati” e scrive: «Il quotidiano italiano Domani ha rivelato venerdì che nel corso delle loro indagini, i pubblici ministeri hanno registrato segretamente decine di conversazioni tra giornalisti e soccorritori che non sapevano che i loro telefoni erano stati intercettati». Continua riportando anche la polemiche scoppiate nella società civile: «Avvocati e organizzazioni di controllo hanno descritto la mossa come uno dei più gravi attacchi alla stampa nella storia italiana».
Le testate spagnole Swissinfo.ch e Republica.com scrivono: «Le autorità italiane hanno intercettato giornalisti che documentavano il lavoro delle Ong nel Mediterraneo e in Libia, e hanno ottenuto dati sui loro movimenti e le loro fonti; informazioni contenute nell’inchiesta iniziata nel 2017 dalla procura di Trapani per verificare se qualcuna di queste organizzazioni stessero contribuendo al traffico illegale di persone. Lo ha pubblicato oggi il giornalista Andrea Palladino sul quotidiano Domani, dove assicura che la procura aveva raccolto centinaia di pagine di intercettazioni telefoniche con fonti, contatti, conversazioni e relazioni personali dei vari informatori italiani».
Il nostro articolo è stato poi ripreso dal Diario Libre in Repubblica Dominicana e da Clarin in Argentina.
Anche il quotidiano Il Dubbio ha ripreso l’inchiesta di Andrea Palladino: «Giornalisti intercettati dalla Procura di Trapani durante colloqui con le loro fonti riservate, in un caso anche durante una conversazione tra una giornalista, Nancy Porsia, e la sua avvocata Alessandra Ballerini. La bomba la lancia Domani e la Federazione nazionale della stampa italiana reagisce».
(da Domani)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
MANNOCCHI, MASSARI E SCAVO: “IL CODICE DI PROCEDURA PENALE PROTEGGE IL SEGRETO PROFESSIONALE”
«C’è un enorme problema di democrazia»: non hanno dubbi Francesca Mannocchi, Nello Scavo e Antonio Massari, tre dei giornalisti intercettati illecitamente mentre svolgevano il loro lavoro consultando alcune fonti riservate – e protette dal codice di procedura penale – sulla Libia, i migranti, i respingimenti e le troppe morti nel Mediterraneo centrale.
È questo lo scenario che emerge dalle intercettazioni, trascritte e depositate nelle carte dell’inchiesta sulle Ong condotta dalla procura di Trapani e consultate da Domani, nelle quali si evince che anche alcuni reporter, pur senza essere assolutamente coinvolti nelle indagini, sono stati “seguiti” telematicamente al fine di scoprire qualcosa di più sulle loro fonti e sulle loro notizie.
«Quello che mi sento di dire – dice Francesca Mannocchi, giornalista freelance di cui sono state captate alcune conversazioni del 2017 con esponenti delle ong – è che allora come oggi testimoniare quello che accadeva e continua ad accadere sulla rotta del Mediterraneo centrale è stato per noi giornalisti pericoloso e rischioso».
La frustrazione più grande è quella di aver agito sempre all’interno delle regole, al contrario di come è stato fatto nell’inchiesta sulle ong: «Tutto quello che abbiamo fatto per testimoniare quella rotta di mare – continua la giornalista – lo abbiamo fatto sempre all’interno dei confini legali e deontologici, in uno scenario e in un dibattito italiano in cui il fenomeno migratorio è stato usato spesso solo per scopi politici. Il fatto che, oltre alle ong, anche il lavoro giornalistico sia destinatario di un controllo così capillare mi colpisce, mi scuote e mi preoccupa».
Per Nello Scavo, giornalista di Avvenire intercettato mentre parla con una fonte sulle modalità per ricevere un video che dimostra le violenze subìte dai migranti in Libia, c’è un vero problema di democrazia: «Non è una cosa che mi sorprende, piuttosto mi stupisce la quantità di giornalisti coinvolti in questa pesca a strascico. Nessuno di noi reporter intercettati ha commesso niente di illecito, abbiamo fatto bene il nostro lavoro parlando con le fonti. Non mi sorprende, tuttavia non è una cosa che posso accettare».
Scavo racconta anche che nel 2018, quindi in un periodo successivo alle intercettazioni, è stato convocato da alcune procure, anche internazionali: «Mi chiesero di rivelare la fonte delle mie informazioni. Ho sempre opposto il segreto professionale. Adesso ho la conferma che in realtà qualcuno sapeva esattamente quali fossero le mie fonti…».
«Quello che è successo – continua – è un vulnus alla libertà di essere liberamente informati dei cittadini: in questa faccenda c’è un enorme problema di democrazia. Ed è anche la conferma che il nostro lavoro ha preoccupato molto certi ambienti e certi apparati».
Antonio Massari, giornalista de Il Fatto Quotidiano ci tiene a distinguere la sua posizione personale da quella degli altri cronisti coinvolti nella vicenda. «Sono stato intercettato indirettamente mentre parlavo con un indagato per trovare un riscontro a una notizia dell’epoca, è una cosa che non mi fa piacere ma non mi scandalizza più di tanto» dice.
«Trovo invece gravissimo – aggiunge – quello che è accaduto alla collega Nancy Porsia perché attraverso di lei, che non era indagata, la Polizia giudiziaria e la procura hanno cercato di attingere informazioni che era compito loro ottenere, non della collega che fa un altro lavoro. Nei fatti si è trasformato una giornalista in una sorta di agente sotto copertura ed è passato il dannoso principio per il quale la riservatezza della comunicazione e delle fonti sono stati rasi al suolo».
Tutti i cronisti possono attingere a delle informazioni utili per qualche indagine, ma se «estendiamo il principio per cui viene intercettata Nancy Porsia a tutti gli altri giornalisti, ogni procura potrebbe fare di noi degli inconsapevoli agenti sotto copertura smontando uno dei pilastri di uno stato democratico» conclude Massari.
Infine, una risposta a Guido Crosetto, ex deputato eletto con Fratelli d’Italia che su Twitter ha polemizzato sulla notizia dicendo che i parlamentari sono vittime quotidianamente di intercettazioni: «Il punto è: se si esagera con i parlamentari, non è giusto esagerare anche con i giornalisti. E poi c’è anche una differenza: noi abbiamo fatto il nostro lavoro e siamo stati intercettati per capire a quali notizie eravamo arrivati, non siamo mica stati accusati di qualche reato. E non godiamo di immunità parlamentare».
(da Domani)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
MAGARI DOPO CHE VOI AVRETE RESTITUITO I 49 MILIONI FREGATI AGLI ITALIANI
La situazione dopo le Instagram Stories pubblicate dall’influencer imprenditrice sul vaccino alla nonna di Fedez sta assumendo dei contorni sempre più goffi e dai risvolti comici.
Il Carroccio, per voce di due consiglieri comunali a Milano, si sono scagliati contro la donna chiedendo addirittura la restituzione dell’onorificenza ricevuta nello scorso mese di dicembre: il tanto ambito, dai cittadini milanesi, Ambrogino d’oro.
E così la Lega contro Chiara Ferragni prova a mettersi, per l’ennesima volta, a scudo per difendere la Regione Lombardia (senza mai ammettere problemi molto seri riscontrati fino a oggi).
“Apprendiamo con sdegno la strumentalizzazione con la quale Chiara Ferragni ha voluto attaccare Regione Lombardia e chi in questi mesi sta lavorando per vaccinare il maggior numero di lombardi – si legge in una nota firmata dai consiglieri comunali a Milano del Carroccio, Max Bastoni e Gabriele Abbiati -. Falsificare una notizia al solo fine di mettere sotto attacco la Regione, non solo non è corretto ma appare anche come un atto di falsa propaganda politica, degna dei peggiori regimi comunisti”. Insomma, la posizione del duo leghista è quella di difesa della Regione, come ovvio. Dal canto loro, gli uffici di Attilio Fontana hanno fatto sapere che quella vaccinazione era frutto di una riprogrammazione delle prenotazioni. Insomma, i problemi c’erano e sono evidenti a tutti.
Poi la richiesta di restituire un’onorificenza simbolica ottenuta lo scorso 7 dicembre: “Riteniamo, inoltre, che personaggi che si prestano a queste falsificazioni non siano degne di poter ricevere l’Ambrogino d’Oro e quindi la signora Ferragni restituisca l’attestato e si metta al lavoro seriamente per il bene dei milanesi e dei lombardi”.
A quando la restituzione agli italiani dei 49 milioni che la Lega si è fregata?
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
IL RAPPER TORNA SUL VACCINO FATTO CON RITARDO ALLA NONNA 90ENNE DOPO LA DENUNCIA SOCIAL DELLA MOGLIE
“Attilio Fontana e Letizia Moratti vogliamo riscoprire il senso della vergogna e
chiedere scusa a tutti i cittadini per avere adottato un comportamento che non vede nel cittadino stessi diritti e stesse opportunità ma una modalità che verte a salvarsi la faccia e evitare la gogna mediatica? Chiedete almeno scusa”. Parola di Fedez.
Dal pulpito di Instagram, il rapper torna sul vaccino fatto con ritardo a sua nonna novantenne, fatto solo dopo la denuncia social di sua moglie Chiara Ferragni. Il comunicato della Ats Città Metropolitana di Milano che aveva dato la sua versione sulla vicenda non lo soddisfa. Anzi lo fa andare su tutte le furie.
Lucana Violini, nonna di Fedez, 90enne, aveva avuto la prima dose del vaccino anti Coronavirus il due aprile, solo ieri, 2 aprile. La moglie del cantante, Chiara Ferragni, aveva denunciato che la sanità lombarda aveva contattato la signora Violini solo dopo un suo post in cui segnalava il ritardo.
Aggiungeva che il personale che aveva telefonato si era rivolta alla novantenne chiamandola “la nonna di Fedez”. Una versione che è stata smentita dall’Ats della Città Metropolitana di Milano, che ha dichiarato che non c’è stato alcun favoritismo e che il ritardo è stato dovuto ad un errore nella compilazione della domanda.
Di qui l’ira social di Fedez che ai suoi follower ha voluto raccontare come sono andate, realmente le cose.
“Dicono che abbiamo sbagliato a compilare il modulo? Sul sito di Aria, quando si compila la domanda per il vaccino, il comune di residenza viene messo in automatico. Mia nonna la domanda la compilò mesi fa e fu contattata per essere vaccinata il giorno dopo che io pubblicai una storia, il giorno dopo, solo una strana coincidenza? Lei non potè uscire perchè inferma a una gamba. Fu dimenticata come molti altri anziani. E settimane dopo, il giorno dopo che mia moglie pubblicò una storia per lamentarsi della Regione, viene contattata e le chiedono ‘lei è la nonna di Fedez?’. Questa è la modalità Lombardia, cercare di tappare i buchi trovando soluzioni che non siano uguali per tutti ma che mettano a tacere le polemiche in un sistema che fa acqua da tutte le parti”
“Fatemi sapere poi – conclude Fedez – se vogliamo andare avanti o volete solo chiedere scusa a tutti i cittadini per questo comportamento vergognoso”.
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
UN CONTO E’ ESSERE CONTRARI, ALTRA COSA RACCONTARE BALLE COLOSSALI E VEICOLARLE SENZA CONTRADDITTORIO
Giorgia Meloni e Matteo Salvini stanno facendo a gara a chi la spara più grossa per parlare sulla legge contro l’omotransfobia, ostacolata nel suo percorso parlamentare da Fratelli d’Italia (ma il suo peso parlamentare è irrilevante per la calendarizzazione della discussione e del voto finale al Senato) e della Lega che, ora, fa parte del governo.
E Matteo Salvini contro ddl Zan riesce a superare il primato di fake news toccato, solo qualche giorno fa al Maurizio Costanzo Show, dalla sua (ex?) alleata di Centrodestra. Il tutto pubblicato nell’intervista rilasciata oggi a Il Corriere della Sera. Senza colpo ferire.
«Noi crediamo che la legge sull’omofobia possa introdurre una discriminazione: se io dico che ritengo che l’utero in affitto è una barbarie, se dico che sono contrario alle adozioni gay, rischio il processo – ha detto Matteo Salvini contro ddl Zan nella sua intervista a Il Corriere della Sera. E mi creda: di processi ne ho già abbastanza. Ho udienze già fissate per tutti i prossimi sabati di aprile».
Chissà se, prima o poi, sarà chiamato anche a rispondere per la continua propaganda fatta a suon di disinformazione, prima sui migranti e ora sul ddl Zan.
Perché parliamo di fake news pronunciate dal segretario della Lega?
La risposta è semplice e si trova sul testo disponibile a tutti e che un senatore (che dovrebbe conoscere nei dettagli i provvedimenti in discussione, visto il suo ruolo istituzionale) non può trattare citando cose non vere. Anzi, cose fuori dalla realtà.
E basterebbe leggere il contenuto del ddl Zan depositato a Palazzo Madama (sì, l’Aula in cui stato eletto Matteo Salvini) e pubblicato – come da prassi – sul sito del Senato.
Non c’è alcun riferimento a quel che dice Matteo Salvini contro ddl Zan.
Non si parla in nessun caso di limitazione della libertà di pensiero, ma si vuole portare all’attenzione un richiamo affinché ci sia maggiore attenzione e maggior rigore nell’affrontare episodi (che sono, purtroppo, all’ordine del giorno e raccontati quotidianamente dalle pagine dei giornali e sui social) di aggressioni omotransfobiche (il caso della stazione Valle Aurelia di Roma di qualche settimana fa ne è l’emblema).
Il ruolo del giornalismo
Insomma, la partita è politica. Diventa difficile pensare che il segretario della Lega non sia a conoscenza del reale contenuto del ddl Zan.
Quindi queste bufale servono solo a solidificare una base elettorale che è già delusa dall’atteggiamento voltagabbana della Lega su molti temi.
Ed è qui che entra in gioco il giornalismo. Quell’affermazione di Matteo Salvini doveva essere contrastata e doveva essere pubblicata sia la risposta del senatore, sia la notizia che quel che aveva detto era una bufala. Perché la verità è fatta di coraggio e l’informazione deve averne.
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
PER SALVINI E’ “UN CRIMINE”, PER LA MELONI “UN FURTO”, PER BERLUSCONI “UN DISASTRO” MA E’ FAVOREVOLE IL 66% DEGLI ELETTORI DI FORZA ITALIA, IL 65% DEI LEGHISTI E IL 56% DEGLI ELETTORI DI FDI
Secondo Matteo Salvini è “un crimine da arresto immediato”. Per Giorgia Meloni
è “un furto sui conti correnti” e quelli che la propongono sono “nemici dei cittadini da fermare il prima possibile”. Silvio Berlusconi l’ha definita “un disastro”. Luigi Di Maio prima l’ha bollata come “inaccettabile”, poi ha corretto il tiro accodandosi a Beppe Grillo e avallando l’idea di una tassa per i milionari.
Ma cosa pensano gli elettori di questi partiti della famigerata patrimoniale? È la domanda a cui dà una risposta per la prima volta un sondaggio condotto dall’agenzia di ricerca internazionale Glocalities
La ricerca della società olandese, condotta in Italia su 1.046 persone intervistate online tra febbraio e marzo, mostra risultati sorprendenti.
Soprattutto per i leader dei principali partiti citati sopra. Il 66% degli intervistati, vale a dire due italiani su tre, si è infatti dichiarato favorevole o molto favorevole alla proposta di introdurre una patrimoniale per i multimilionari.
La domanda precisa era questa: “Le persone che possiedono più di 8 milioni di euro dovrebbero pagare un’imposta annuale aggiuntiva dell’1% del loro patrimonio totale per finanziare la ripresa dalla pandemia da Covid-19 e aiutare le persone bisognose?”. Favorevoli con maggioranza bulgare gli elettori di Liberi e Uguali e Partito democratico, che una proposta simile – un’imposta progressiva a partire dallo 0,2% su patrimoni superiori a 500mila euro – l’avevano presentata lo scorso autunno attraverso un emendamento alla Finanziaria (primi firmatari Nicola Fratoianni e Matteo Orfini) ritirato dopo il parere negativo di governo e relatori per mancanza delle coperture finanziarie.
D’accordo nel tassare i grandi patrimoni, mobiliari e immobiliari, sono però anche gli elettori delle altre forze politiche.
Favorevole o molto favorevole alla super tassa si è dichiarato il 77% dei sostenitori del Movimento 5 Stelle, il 66% di quelli di Forza Italia, il 65% dei leghisti e il 56% degli elettori di Fratelli d’Italia.
Tutta gente che non considera la patrimoniale “un crimine” né “un furto”, tanto per usare le parole di Meloni e Salvini. Unici contrari alla sovrattassa sono i sostenitori di CasaPound, gli auto-definiti fascisti del Terzo millennio.
Il sondaggio è stato commissionato da Tax Justice Italia insieme a Milionaires for Humanity, un gruppo formato da un centinaio di multimilionari provenienti da varie nazioni del mondo (non dall’Italia) favorevoli all’idea di una patrimoniale imposta a persone come loro. Tra i membri di Milionaires for Humanity ci sono ad esempio Abigal Disney, ereditiera del colosso Walt Disney, e il regista britannico Richard Curtis, sceneggiatore di film cult come Notting Hill, Love Actually e Il diario di Bridget Jones. La patrimoniale ipotizzata nel sondaggio – secondo gli economisti Jakob Kapeller, Rafael Wildauer e Stuart Leitch – potrebbe generare per l’Italia un gettito aggiuntivo compreso tra 5,1 e 7,6 miliardi di euro all’anno.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
TROVATA IN GRAVI CONDIZIONI A CASA, E’ IN TERAPIA INTENSIVA… UN’ALTRA DONNA DI 44 ANNI, VOLONTARIA PROTEZIONE CIVILE RICOVERATA PER TROMBOSI DOPO ASTRAZENICA, NON E’ GRAVE
Un’insegnante genovese di sostegno di 32 anni, T. F., è ricoverata in gravi condizioni all’ospedale San Martino di Genova. La donna è attualmente in coma, secondo fonti mediche, con sintomi di trombosi ed emorragia cerebrale.
Sono stati i parenti ad allertare i soccorsi oggi, poco dopo mezzogiorno: la giovane insegnante aveva accusato un malessere venerdì sera (cefalea e nausea), dopodiché la situazione è peggiorata fino al ricovero.
Sono stati gli stessi parenti a raccontare che l’insegnante aveva ricevuto il 22 marzo il vaccino AstraZeneca. Al momento non è possibile correlare la vaccinazione al quadro clinico odierno.
“L’Ospedale Policlinico San Martino segnala un caso di quadro trombotico ed emorragico cerebrale riferito a una insegnante di 32 anni vaccinata presso la ASL di residenza in Liguria con vaccino AstraZeneca in data 22 marzo e con esordio sintomatologico dal 2 aprile, giunta oggi al Pronto Soccorso dopo essere stata trovata in gravi condizioni presso il proprio domicilio (è ora ricoverata in Rianimazione) – si legge in una nota diffusa dalla direzione dell’ospedale – La Direzione del Policlinico ha attivato le previste segnalazioni nell’ambito delle procedure di farmacovigilanza verso AIFA”.
Un’altra donna di 44 ricoverata in neurologia
Una donna di 44 anni, volontaria della Protezione civile, è ricoverata in neurologia al San Martino per una trombosi. Non è in gravi condizioni. La donna era stata vaccinata, secondo quanto riferiscono fonti mediche, con AstraZeneca nei giorni scorsi. In questo caso non è stata ancora effettuata la segnalazione all’AIFA.
(da “il Secolo XIX”)
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Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile
I MAGISTRATI: “HA POSTO IN ATTO UNA MESSINSCENA PER EVITARE DI DENUNCIARE AL FISCO LA PROPRIA PREGRESSA EVASIONE FISCALE”
Il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana nella vicenda del conto in
Svizzera ha messo in atto “una complessiva messinscena” costruita “per motivi di immagine politica” e “per evitare di denunciare al fisco la propria pregressa evasione fiscale”. Scaricando le responsabilità sulla madre. Questo è scritto nelle carte dell’indagine per autoriciclaggio e falso in voluntary disclosure della procura di Milano.
Il Fatto Quotidiano racconta oggi cosa c’è scritto nelle carte dell’indagine: “La falsità ideologica che permea l’operazione di rimpatrio dei capitali illeciti ha consentito a Fontana di trarre illegittimo profitto dall’utilizzo della simulata causale della successione ereditaria”, risparmiando 171mila euro di sanzioni. Secondo i pm non tutti i 5,3 milioni scudati sarebbero da ricondurre al presunto “nero” dei genitori del presidente”.
E ancora: “Secondo l’assunto investigativo” Attilio Fontana “nel corso della procedura di voluntary ha dichiarato falsamente che il denaro detenuto all’estero sarebbe da ricondurre all’evasione fiscale posta in essere dalla madre Giovanna Maria Brunella, malgrado siano emersi plurimi elementi per ritenere che si sia trattato di provento (tutto o in parte) riconducibile alla propria evasione fiscale”.
Le firme di Giovanna Maria Brunella
Non solo. Poco dopo si scrive anche che: “A seguito dell’esito favorevole del procedimento in questione, Attilio Fontana ha poi impiegato tali proventi in attività speculative”.
Seguendo l’impianto dell’accusa, a pagina 7 si riprende una nota dell’Agenzia delle entrate relativa ai redditi dei genitori del presidente. “Alla luce dei livelli reddituali dichiarati ”tra “il 1988 e il 2004 si rileva che il patrimonio detenuto al 31 dicembre 2014 risulta potenzialmente incongruo”.
Infine, c’è il problema dell’autenticità sulle firme relative al conto del 2005 e anche al conto del 1997. Viene scritto: “L’elaborato peritale rileva (…) anomalie nelle firme apposte nel 1997 da Fontana e da sua madre all’atto dell’apertura del conto (…). In quanto apparentemente apposte in un primo momento dalla signora Brunella e solo successivamente in circostanze di luogo e di tempo diverse, da Fontana”.
(da agenzie)
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