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ALEXSEJ NEMUDROV: LA SPIA RUSSA E I RAPPORTI CON GLI AMICI DELLA LEGA

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

TRA LORO GIANLUCA SAVOINI, EX PORTAVOCE DI SALVINI … IL RUSSO FINANZIAVA IL FORUM DELLA FAMIGLIA, VICINO AL MINISTRO LEGHISTA FONTANA

Aleksej Nemudrov e Dmitri Ostroukhov sono i due cittadini russi che sono tornati a Mosca dopo l’arresto di Walter Biot. Beccato a vendere informazioni ai loro servizi segreti.
Il primo dei due, racconta oggi Repubblica in un articolo di Floriana Bulfon, Giuliano Foschini e Fabio Tonacci, ha però tanti rapporti con l’Italia. Tra questi spicca quello con Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini.
Il 25 marzo del 2020 infatti Nemudrov era il responsabile della logistica della task force anti-Covid inviata dalla Russia all’Italia e sbarcata all’aeroporto di Pratica di Mare, direzione Bergamo: 132 militari, tra cui 32 medici e operatori sanitari, specializzati in operazioni di sanificazione.
Per un mese e mezzo saranno impegnati in Lombardia nella pulizia di ospedali e Rsa del bresciano e del bergamasco, province piegate dalla virulenza della pandemia.
Il governo italiano ha concordato le regole d’ingaggio della missione con l’ambasciata di Mosca.
Nemudrov, scrive ancora il quotidiano, tesse rapporti su rapporti con imprenditori e uomini vicini alla politica. Con una predilezione: la Lega di Salvini, il quale non ha mai nascosto la passione per “l’amico Putin” e il rigetto per chiunque sollevi sospetti di ingerenze del Cremlino.
Scrive Repubblica:
Risultano diverse frequentazioni tra Aleksej e l’entourage di Savoini, protagonista dello scandalo del Metropol e di una fittizia compravendita di petrolio.
E tra Aleksej e consorzi imprenditoriali, vicini alla Lega, attivi nella mediazione di investimenti e trattative commerciali con la Russia. Ai quali Nemudrov, fin quando è stato in Italia, si dedica personalmente, presenziando cerimonie insignificanti.
Per esempio Nemudrov era presente alla cerimonia sul ponte tibetano di Vagli in Liguria in cui le autorità mostrarono la statua dedicata al militare russo Aleksandr Prokhoreko. Quello morto a Palmira durante la guerra civile siriana.
Tra gli organizzatori dell’evento figura l’Associazione culturale Liguria-Russia, nel cui consiglio direttivo siede Savoini. E poi c’è l’evento di Messina nel 2018. Alla celebrazione per i 110 anni dal terremoto, quando i russi offrirono soccorso, in prima fila, accanto a Nemudrov, c’è Vladimir Yakunin, ex generale del Kgb, colpito dalle sanzioni americane nel 2014.
Yakunin è il finanziatore e motore del WCF, il forum mondiale della famiglia che nel 2019 organizza un convegno a Verona cui partecipa, non senza polemiche, l’allora ministro leghista Lorenzo Fontana.
Come è piccolo il mondo…

(da agenzie)

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BIOT ERA IN CONTATTO CON LE SPIE RUSSE DA MESI

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

E POTREBBE ESSERE SOLO UNO DEI LORO TANTI GANCI

Quattro smartphone, una mini sd, uno scatolone con il farmaco per combattere il colesterolo alto.
Così il capitano di Fregata Walter Biot entrava tutte le mattine in ufficio. Poi a volte fotografava i documenti “riservati” e “segreti”, altre invece no.
Quando lo faceva incontrava poi Dmitrij Ostroukhov, il diplomatico russo che lo aveva agganciato alcuni mesi fa. I due si davano appuntamento vicino Pomezia, lì dove l’ufficiale italiano ha quella casa difficile da mantenere per lui (economicamente). L’attività è andata avanti per mesi, e i famigliari di lui lo hanno detto e ripetuto: “Non ha messo in pericolo la Nazione, quei documenti non erano niente di che, e anzi. Lui ha fatto la guerra, la Seconda del Golfo. Se mio padre è colpevole, lo ha fatto solo perché viviamo in difficoltà: quattro figli, quattro cani, una casa fuori Roma sì, ma grande e con un mutuo”. Lo ha detto prima la madre, poi lo ha ripetuto anche uno dei figli: “Per giunta una sorella è disabile”.
E poi lo ha detto anche Biot stesso, non davanti al magistrato a cui ha riferito di volersi prendere del tempo per rimettere assieme i pezzi (si è avvalso della facoltà di non rispondere), ma dal carcere di Regina Coeli, parlando con il suo avvocato, a cui ha affidato poche ma chiare parole: “Non erano documenti che potessero mettere in pericolo la sicurezza nazionale”.
E questo è un fattore molto rilevante, per vari motivi. Primo fra tutti: verrà giudicato da un Tribunale militare, e la pena è commisurata al pericolo a cui ha esposto lo Stato. Per i documenti riservati si parla di un minimo di 5 anni di reclusione, per i documenti etichettati come segreti un minimo di 20; in casi estremi è previsto anche l’ergastolo (in passato c’era addirittura la pena di morte).
Senza dire che, nel caso di congedo con disonore, non riceverebbe più lo stipendio. E allora sì che la famiglia sarebbe veramente nei guai: il figlio ieri ha detto che in quel caso “devo andare a rubare poi, lo devo fare davvero”.
Walter Biot è stato arrestato in flagranza di reato, e anche Dmitrij Ostroukhov è stato preso con le mani nel sacco, ma, in qualità di personale diplomatico non è stato portato dietro alle sbarre e semplicemente all’aeroporto prima di essere espulso insieme ad Alexey Nemudrov. Entrambi militari del Gru, il servizio di informazione delle forze russe. Loro lo avevano reclutato, ma avevano destato un certo sospetto nelle Autorità italiane, che avevano notato questo viavai insolito dei due ufficiali russi, spesso a colloquio con il Capitano di Fregata.
E – si sa – lo spionaggio non è una novità: è sempre esistito. Tanto che, per star sicuri, i Ros hanno piazzato delle telecamere nascoste nell’ufficio di Biot, hanno riempito di cimici anche la sua auto. Lo hanno sorvegliato, così come hanno fatto con Dmitrij Ostroukhov, che per recarsi agli appuntamenti con l’ufficiale italiano faceva il giro della città, impiegava quattro ore, si guardava alla spalle, cambiava spesso direzione per non destare sospetti. Ma tutto ciò non è servito perché poi, quando sono stati fermati, il russo aveva in tasca la scheda sd con 181 scatti, Biot una scatola con 100 banconote da 50 euro.
Nessuno se lo sarebbe aspettato da lui, o almeno così dice chi lo ha conosciuto sul lavoro. E infatti questa potrebbe essere una chiave: se è vero che non è la prima volta che l’ufficiale incontrava i russi e che quindi la cifra intascata nei mesi potrebbe essere di gran lunga superiore a quella che è stata trovata nella scatola il giorno dell’arresto (5mila euro), è altrettanto vero che è una somma bassa, molto bassa.
Si sa che lo spionaggio esiste, si sa che esiste il controspionaggio. E si sa che le informazioni veramente pericolose valgono solitamente molto di più. E fonti della Marina hanno detto che effettivamente documenti veramente importanti non vengono consegnati nelle mani di un capitano di Fregata nel suo ufficio, ma possono essere consultati solo in luoghi appositi.
Che Biot era un ufficiale (si passi il termine) di “serie B”, di quelli che non hanno frequentato l’Accademia di Livorno, ma che erano sottufficiali, che poi tramite un concorso hanno avuto la promozione. E che per questo a 55 anni era “solo” Capitano di Fregata (chi conosce la marina sa che a quell’età sei verso fine carriera e per lo meno devi essere capitano di Vascello o Contrammiraglio).
Che, semmai uno dovesse decidere di fare la spia, non si venderebbe per 5mila euro, sapendo che i budget per questo tipo di attività (previsti da tutti i servizi di intelligence del mondo) sono molto più alti. E che, soprattutto, se sei una spia seria non ti fai arrestare nel parcheggio del supermercato. Una spia “professionista” non fa così. Fa così solo un povero disgraziato che ha necessità di soldi. E i russi? Loro potrebbero aver testato Biot con queste poche migliaia di euro. Test fallito. Con Biot, perché chissà con quanti altri, di cui non si sa nulla, invece è riuscito.

(da NextQuotidiano”)

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MARIO SI CHIAMA MARIO

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

GLI APOLOGETI DI DRAGHI NON RIESCONO A FRENARE LE LOR LINGUE VELLUTATE

Gira voce i comunicatori di Draghi stiano implorando i giornaloni di frenare le loro lingue più vellutate che, a furia di spacciarlo per il Messia, promettono miracoli che poi la gente non vede e s’incazza.
Se è vero, vuol dire che Draghi ha degli ottimi comunicatori.
Ma pure che la lingua, in certi esseri umani, è un muscolo molto più involontario di quell’altro. Ieri, per dire, il sito di Repubblica titolava “Draghi a Città della Pieve: il premier torna ad essere ‘Mario’ nel weekend di Pasqua”, onde evitare che qualcuno sospetti che diventi inopinatamente Ugo, lo chiami col nome sbagliato e lui non si giri. E la scorta? È posizionata “davanti alla casa di Draghi” (sul retro servirebbe a poco). Quanto al premier, “si è presentato ieri sera al cancello della sua villa a mezzogiorno e mezzo” e quello di far calare la sera alle 12.30 è un prodigio che riesce solo a Lui.
Del resto aveva un “sorriso benedicente sul volto e la mano sinistra levata per salutare la scorta”, tipo Papa, “adagiato sul sedile del passeggero di un’utilitaria Fiat”.
Un altro sarebbe stato seduto, Lui è “adagiato”. Abbigliamento: “Il due bottoni austero degli impegni istituzionali è rimasto nell’armadio a Roma, rimpiazzato da una t-shirt blu cobalto. Divisa più appropriata per un giro in paese” prima di mettersi “presumibilmente a tavola con in familiari”, sennò violerebbe il suo decreto.
In paese non si parla d’altro: “Davanti a una tazzina fumante al Caffè degli artisti raccontano” che mangerà “torta al formaggio”.
E non sarà l’unico fenomeno paranormale: “I segnali della presenza del ‘professore’, come lo chiamano all’ombra del campanile del duomo dei santi Gervasio e Protasio, si erano iniziati ad avvertire già nei giorni scorsi, con un intensificarsi dei movimenti attorno alla proprietà”: pieno così di gente col ballo di San Vito che non stava ferma un attimo. Un vicino di casa: “Nel pomeriggio le imposte erano aperte e la sera, a differenza delle scorse settimane, era tutto illuminato a giorno”, anche perché lì fa buio già alle 12.30.
Un commerciante “sussurra” ma “chiede di non comparire”, temendo l’arresto per spionaggio: “La signora Serenella è passata a fare la spesa al Conad”. Roba forte, compromettente.
Talvolta il “divo quasi normale in maglietta blu cobalto”, che poi sarebbe Draghi, va in farmacia. E lì è tutta gente sveglia, che si “scambia un’occhiata” interrogativa: “Ma era lui?”.
Pare infatti che il divo quasi normale indossi regolarmente un passamontagna (sempre blu cobalto, ton sur ton). Poi gli astuti farmacisti scrutano “la firma sullo scontrino della carta di credito, la stessa dell’allora presidente della Bce impressa su una qualsiasi banconota da 10 euro” e lo riconoscono: è lui, “non c’è dubbio”.
Non Ugo: Mario.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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COSI’ I PARASSITI SI SONO DIVORATI L’ITALIA

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

ECCO IL LIBRO NERO DELL’EVASIONE FISCALE: 107 MILIARDI EVASI OGNI ANNO

Sapete quanto vale oggi l’evasione fiscale in Italia? Sapete quanto sottraggono al fisco i “furbetti” del Belpaese? E quanti condoni ci sono stati nel corso degli anni? E soprattutto: sapete quante promesse di intervento a riguardo sono state fatte per essere poi puntualmente disattese?
Domande capitali che pesano come un macigno su cos’è oggi l’Italia e cosa avrebbe potuto essere se solo alcune delle leggi annunciate fossero state tradotte in realtà. A questi e molti altri quesiti risponde la sconvolgente inchiesta di Primo Di Nicola (nella foto), Antonio Pitoni e Ilaria Proietti in Parassiti. Ladri e complici: così gli italiani evadono (da sempre) il fisco (edito da Paper First).
Un’opera omnia per certi aspetti, che spiega per filo e per segno e con precisione certosina come siamo arrivati ai 107 miliardi di evasione stimati oggi nel nostro Paese. Un tuffo inquietante nel buco nero dell’evasione, appunto, da cui si riemerge con rabbia.
Che i tre cronisti di peso (Di Nicola non ha bisogno di presentazioni, essendo stato penna storica di tante inchieste per L’Espresso, prima di approdare al Fatto, dunque alla direzione del Centro, e infine eletto senatore coi Cinque Stelle; Pitoni, dopo la direzione al Punto e un passato tra Fatto ed La Stampa, è oggi vicedirettore de La Notizia; Proietti è firma di tanti scoop sempre col Fatto) potessero offrire un’indagine così accurata e mai realizzata finora su un tema così decisivo per le sorti del nostro Paese, dovrebbe non stupire.
Eppure alla fine si rimane comunque spiazzati da quello che i tre scrittori ricostruiscono. Ci sarà un motivo – viene da pensare – se dagli anni ‘70 ad oggi nulla è cambiato. Ci sarà una ragione se 50 anni fa l’allora ministro delle Finanze Luigi Preti prometteva inutilmente che “basterà spingere un bottone e avremo i nomi degli evasori”, e oggi ci troviamo con la stessa guerra promessa da Mario Draghi e poi sfumata nell’ennesimo condono a favore di furbetti e furboni del Fisco.
L’mpressione è che in mezzo secolo di storia tutto sia cambiato tranne l’evasione fiscale che, anzi, si è nutrita di leggi mancate e provvedimenti ad hoc.
E neanche basta un secolo per rintracciare il primo condono dato che bisogna tornare indietro alla remissio tributi di Adriano, come ricordano gli autori. Da allora è stato un continuo. Che è pure peggiorato, tra silenzi istituzionali e corruzione anche tra le toghe col mercimonio di sentenze. Allora bisogna arrendersi? Gli autori urlano un secco no. Perché? Bisogna arrivare alla fine del libro per scoprirlo.

(da agenzie)

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COVID, BOOM DEL LAVORO NERO

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

GIA’ PRIMA DELLA PANDEMIA ERANO OLTRE TRE MILIONI, NUMERI IN PEGGIORAMENTO

A seguito della crisi economica in corso, l’esercito dei lavoratori in nero presente in Italia è in forte espansione. Lo sostiene l’Ufficio studi della Cgia che ricorda come la crisi abbia provocato finora “una perdita di circa 450 mila posti di lavoro”.
Con le chiusure delle ultime settimane, a tanti di questi disoccupati “si sono aggiunti molti addetti del settore alberghiero e della ristorazione e altrettante finte parrucchiere ed estetiste che quotidianamente si recano nelle case degli italiani ad esercitare irregolarmente i servizi e le prestazioni più disparate”.
Un numero di invisibili difficilmente quantificabile, per l’istituto, anche se secondo gli ultimi dati stimati qualche anno fa dall’Istat, quindi ben prima dell’avvento del Covid-19, “i lavoratori in nero presenti in Italia erano molti: circa 3,2 milioni”.
Nei prossimi mesi, sostiene la Cgia, la situazione è destinata a peggiorare. “Con lo sblocco dei licenziamenti previsti dapprima a fine giugno, per coloro che lavorano nelle Pmi e nelle grandi imprese, e successivamente in autunno, per quelli che sono occupati nelle micro e piccolissime aziende, c’è il pericolo che il numero dei senza lavoro aumenti in misura importante. Stiamo parlando di quelle persone che non riuscendo a trovare una nuova occupazione saranno costrette a optare per un lavoro irregolare o si improvviseranno come abusivi per integrare le magre entrate familiari”.
Altrettanto diffusa sul territorio, sostiene la Cgia, è “l’attività svolta da finti parrucchieri, estetisti e massaggiatori abusivi che a seguito delle chiusure di queste attività, causa Covid, stanno imperversando, soprattutto in questa settimana di Pasqua, recandosi nelle abitazioni dei/delle clienti per il taglio, la messa in piega, il massaggio ayurvedico, la depilazione o la pulizia del viso”.

(da “Huffingtonpost”)

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FOCOLAIO IN RESIDENZA PER ANZIANI DI RAVENNA: META’ OPERATORI HANNO RIFIUTATO IL VACCINO

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

DODICI PAZIENTI CONTAGIATI, OTTO GLI OPERATORI SANITARI

Nella residenza per anziani “Santa Teresa” di Ravenna è scoppiato un focolaio di Coronavirus: in totale i pazienti contagiati sono 12 a cui si devono sommare 8 operatori dei quali un paio erano stati vaccinati mentre tutti gli altri avevano rifiutato il vaccino.
Nella struttura – secondo quanto riportato dalla stampa locale – tutti gli infermieri si sono vaccinati mentre meno del 50 per cento degli Oss (operatori socio-sanitari) ha scelto di farlo.
La struttura valuterà ora quali provvedimenti adottare. I pazienti positivi si trovano isolati nella speciale sezione Covid allestita.
“Mentre gli infermieri si sono tutti vaccinati – afferma al quotidiano Ravenna e Dintorni Giacomo Farneti, coordinatore della cooperativa Società Dolce che gestisce la struttura -, inizialmente solo il 20 percento degli operatori socio sanitari (che sono una sessantina circa sui 90 operatori complessivi, ndr) aveva deciso di vaccinarsi.
Poi grazie soprattutto alla mia insistenza la percentuale è salita fino al 42 percento. Ora, in seguito all’introduzione dell’obbligo vaccinale del nuovo decreto, stiamo valutando con il nostro ufficio legale come comportarci”.
Per quanto riguarda i 12 pazienti risultati positivi (al momento sistemati in una sezione della struttura dedicata ai malati Covid, insieme ad altri 6 positivi in dimissione dall’ospedale, ospitati in seguito a un accordo con l’Ausl), si tratta di anziani della casa di riposo che non sono riusciti a ricevere il vaccino per una questione prettamente burocratica.

(da TPI)

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LA GAFFE DI TOTI E “LA NAVE CHE STA COSTRUENDO LA DIGA”: SCAMBIA UN CARGO IN MANUTENZIONE CON UNA NAVE PER I RILIEVI DEI FONDALI

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

SE QUESTO E’ IL MODELLO LIGURIA SIAMO A POSTO

Dal Modello Lombardia al Modello Liguria. Dopo i fallimenti della Lega di Attilio Fontana, che però anche insieme a Salvini ha sempre esaltato il Pirellone, ora anche Giovanni Toti ha pensato di erigere la sua regione a Modello, coniando il nuovo “modello Liguria”.
E annunciandolo in maniera un po’ goffa, perché lo ha fatto dicendo in sostanza: guardate all’orizzonte quella nave, sta lavorando (anche in pandemia e con la crisi) alla diga che renderà il porta di Genova preziosa, più di quello che già è. Peccato che poi si scoprirà non essere vero. O meglio: lì all’orizzonte c’era effettivamente una nave, ma non era una di quelle per costruire la famosa diga, che invece era lì tra Natale e Capodanno, era una nave della compagnia Saipem in ordinaria manutenzione. E quest’annuncio lo fa sui social
“Qualcuno in questi giorni si sarà accorto di una nave che staziona davanti al porto di Genova. Sta facendo i rilievi del fondale per la costruzione della nuova diga (progetto da 1 miliardo di euro, che ad aprile sarà sottoposto al Ministero ndr), che permetterà alla nostra città di avere uno scalo competitivo per i traffici dei prossimi decenni. La pandemia non ci ferma, usiamo questo momento per progettare e costruire il domani. Questo è il Modello Liguria!
A qualcuno è tornato alla mente un altro vecchio annuncio sui social, che aveva lasciato i più senza parole, quello “degli anziani non indispensabili allo sforzo produttivo del paese”, e che quindi – se morenti – amen, pace all’anima loro. Una figuraccia, che però si era scrollato di dosso con un: “Ah, ma è stato il mio social media manager”. Stavolta però la colpa non l’ha data a lui, ma al presidente dell’Autorità portuale Emilio Signorini.
Scrive Il Fatto quotidiano:
Il Fatto ieri lo ha chiesto allo staff che segue il presidente della Regione Liguria. La risposta mette il cerino in mano a uno stretto collaboratore di Toti, il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Emilio Signorini: sarebbe stato lui a metterlo sulla cattiva strada.

(da agenzie)

argomento: Costume | Commenta »

SIAMO ALLA FOLLIA: MOLOTOV LANCIATE CONTRO IL CENTRO VACCINALE DI BRESCIA

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

PER FORTUNA NESSUN FERITO MA DANNI ALLA STRUTTURA

Il clima negazionista con il quale si sta vivendo questa importante battaglia vaccinale contro il Covid viene costantemente coccolato dai soliti noti, ma la situazione (soprattutto in Lombardia) risulta essere molto grave.
Una bottiglia incendiaria è stata lanciata questa mattina poco dopo le 6 contro la struttura che ospita il centro vaccinale anti-Covid e il centro tamponi di via Morelli a Brescia.
Una delle tensostrutture è stata parzialmente danneggiata dalle fiamme.
Le bottiglie incendiarie sarebbero state due, di cui solo ha colpito una struttura del centro. L’altra sarebbe invece finita a terra senza provocare danni. Sono ancora da quantificare i danni alla struttura, ma in ogni caso non si registrano feriti.
A essere danneggiata è stata una delle tensostrutture che ospita una sala mensa per gli operatori e che non conteneva materiale sanitario.
Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri, con il personale della scientifica che sta esaminando la scena.
Laforgia: “Gesto sconsiderato”
“C’è un clima di tensione che monta attorno a noi. All’alba di oggi è stata lanciata una bottiglia incendiaria contro il centro vaccinale di Via Morelli a Brescia, una delle città che hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane alla pandemia. Atti intimidatori che si sommano a quelli contro il Ministro della Salute e non commentabili come il semplice gesto sconsiderato di piccoli ignobili criminali, quali sono. Mi rivolgo nuovamente a Salvini e a quelli come lui che gettano benzina sul fuoco di una rabbia che si riversa tutta sulle Istituzioni e la democrazia. Fermatevi. È il momento di scegliere da che parte stare: quella del rispetto delle regole e del rigore o quella dello sciacallaggio sulla pelle del Paese.”, ha scritto il senatore su Facebook.

(da agenzie)

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STACCANO LA LUCE AD ANZIANA CON RESPIRATORE ARTIFICIALE PERCHE’ NON HA POTUTO PAGARE LA BOLLETTA A CAUSA DEL COVID

Aprile 3rd, 2021 Riccardo Fucile

A SALVARLE LA VITA SONO STATI GLI AGENTI DELLA QUESTURA DI LIVORNO

Risultava non avesse pagato la fornitura elettrica da un po’ di mesi, e così le è stata staccata la corrente a casa. La donna, 68enne residente a Livorno, disabile al 100 per cento, era tenuta in vita da un sistema meccanico di ventilazione artificiale.
Per questo motivo ha rischiato di morire. Sono stati gli agenti della questura di Livorno a salvare la vita a Rossella Del Corona. La segnalazione è arrivata giovedì sera al commissariato di polizia locale.
I poliziotti hanno accertato che, a causa di problematiche economiche acuite dalla pandemia da coronavirus, la 68enne, risultata inadempiente alle obbligazioni contrattuali con un gestore che non è Enel, era in pericolo di vita proprio per l’avvenuta sospensione della somministrazione di energia elettrica, indispensabile, anzitutto, per il funzionamento dell’apparecchio sanitario di ausilio alla respirazione.
La corrente elettrica è stata riattivata
Alla signora Del Corona è stata subito assicurata un’adeguata sistemazione in una struttura ricettiva, per poi, mediante un intervento attuato a livello interistituzionale con la collaborazione del Comune di Livorno e del competente Servizio Sociale, attivare un percorso di completa ed integrata presa in carico della situazione d’emergenza, in modo da consentirle il rientro presso la propria abitazione.
La signora potrà così trascorrere le festività pasquali in un contesto ambientale familiare. In giornata la corrente le è stata riattivata e Rossella, che ha spiegato di non aver potuto pagare le bollette a causa della crisi dovuta alla pandemia, a brevissimo potrà tornare nella sua casa.

(da agenzie)

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