Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
UNA LUNGA CARRIERA NEL SINDACATO, E’ STATO ANCHE SEGRETARIO DEL PD, ORA IN LEU… IL CORDOGLIO UNANIME DELLA POLITICA
É morto Guglielmo Epifani, già segretario generale della Cgil e, per un breve
periodo, segretario del Partito democratico per poi passare a Liberi e Uguali di cui era attualmente parlamentare.
Era nato a Roma nel 1950. Epifani è stato il primo socialista a guidare la Cgil, fu vice di Bruno Trentin e poi di Sergio Cofferati.
Laureato in filosofia con una tesi su Anna Kuliscioff, ha svolto tutta la sua carriera nella Cgil prima di quella politica. Iniziò a lavorare nella casa editrice del sindacato, poi passò alla federazione dei poligrafici di cui ne assunse la guida. Nel 1990 entrò nella segreteria confederale e nel 2002, dopo l’addio di Cofferati, è diventato il segretario generale.
Colto, intellettuale raffinato, è stato un sindacalista dai tratti gentile, ma anche capace di decisioni radicali. Fu lui nel 2002 ad annunciare al congresso della Cgil la decisione che portò poi al milione di lavoratori in piazza contro la riforma dell’articolo 18 voluta dal governo Berlusconi
Il cordoglio del mondo politico e sindacale
Moltissimi i messaggi di affetto inviati dal mondo politico e sindacale. “Per la Cgil è una mancanza grave, ha dato la sua vita a Cgil e sindacato”, ha commentato il leader Cgil Maurizio Landini.
“Epifani è stato un grande sindacalista, un politico bravo, competente lucido e raffinato, lascia un vuoto incolmabile”, ha detto il segretario della Cisl Luigi Sbarra. “Perdiamo un amico e una persona perbene impegnata in tante battaglie”, le parole del segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.
“Una giornata tristissima, una notizia drammatica”, ha commentato il segretario del Pd Enrico Letta interrompendo la riunione in corso con i sindacati. “Alla famiglia di epifani esprimo il cordoglio di tutti i democratici e di tutte le democratiche. Parole di affetto sono arrivate anche dallo schieramento opposto a quello di Epifani.
“Eravamo su posizioni politiche diverse ma ho sempre apprezzato la sua passione, la sua competenza e la sua capacità di confrontarsi. Se ne va una persona stimabile e perbene”, ha detto Giorgia Meloni.
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
LA CDU NON HA CEDUTO AI TEMI SOVRANISTI, HA TENUTO DURO SU INTEGRAZIONE DEI LAVORATORI STRANIERI, SOLIDARIETA’ E TRANSIZIONE AMBIENTALE ED E’ STATA PREMIATA
La profondità del cambiamento portato dal Covid in Europa è ben evidente nell’esito del primo voto “importante” di questa stagione.
È il voto nella più piccola regione dell’Est tedesco, la Sassonia: me ne interesso perché più volte ho paragonato l’opera di riunificazione delle due Germanie compiuta da Angela Merkel all’immenso compito che ci attende nel Sud Italia, con il Recovery Plan.
La Sassonia è stata per molto tempo l’epicentro del voto di protesta con forti venature anti-europee, xenofobe e inclini al negazionismo climatico. Scelta ribellista intercettata e cavalcata dall’ultradestra dell’Afd, con risultati così consistenti da far temere il sorpasso sui moderati della Cdu.
Nulla di questo è successo, anzi. La Cdu ha registrato una straordinaria avanzata e l’Afd è scivolata indietro: sempre forte ma non più preoccupante per gli equilibri politici generali.
Il test tedesco ci conferma che anche nelle aree più disagiate ed economicamente più fragili del Continente il “voto contro” ha perso gran parte del suo appeal. Le opinioni pubbliche chiedono meno rivoluzione e più protezione, meno utopia e più serietà, anche nella gestione dei consistenti fondi che il combinato disposto tra Next Generation Eu e congelamento dei vincoli di bilancio ha messo a disposizione degli Stati.
La prossima tornata elettorale italiana, che interessa una grande Regione meridionale, la Calabria, e numerose città del Sud a cominciare da Napoli, ci dirà quanto questa nuova sensibilità è diffusa anche nel nostro Paese.
Certo è che per venire a galla e trovare riconoscimento ogni domanda ha bisogno di un’offerta: vale per le merci come per la politica.
In Germania l’offerta è stata molto chiara: la Cdu non ha ceduto in alcun modo né ai temi né agli atteggiamenti imposti dall’estremismo, ha tenuto duro sull’integrazione dei lavoratori stranieri, sulla transizione ecologica accompagnata da misure di compensazione, sulla solidarietà europea. È così che i cristiano-democratici hanno intercettato gli orientamenti emergenti dell’elettorato trasformandoli in consenso elettorale.
È stato corso un rischio – molti giudicavano la strategia della CdU perdente e il sorpasso dell’Afd inevitabile – ed è stato incassato un premio.
Credo che in questa vicenda ci sia una interessante lezione anche per la politica italiana, che tende a farsi follower della parte più rumorosa e visibile dell’elettorato e troppo spesso ignora istanze più larghe e profonde: nel “vecchio mondo” pre-Covid, protestatario e scontento di tutto, farsi paladini di posizioni ultras poteva funzionare. Ma ora?
Mara Carfagna
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
QUELLI CHE PUR DI CONTINUARE A VIVERE LE PROPRIE MISERIE QUOTIDIANE SONO DISPOSTI A CREDERE A QUALUNQUE COSA, PENSANDO CHE TUTTI SIANO COME LORO
Fateci caso: di fronte a storie con connotazioni di razzismo, o di violenza verbale,
c’è sempre una massa di persone disposte a credere alla tesi opposta, anche se questa non trova nessun fondamento né riscontro.
Io la chiamo “l’insopportabile voglia di credere sempre a chi in qualche modo ci deresponsabilizza”, cioè a chi ci toglie le castagne dal fuoco della coscienza.
Tre esempi.
Seid Visin si è tolto la vita, ed è uscita una sua lettera – lucidissima, consegnata agli amici – di appena due anni fa (un tempo minimo rispetto al gesto compiuto), in cui parla apertamente di razzismo e in generale di un clima d’odio intorno al colore della sua pelle. Se non vivete in un eremo ve ne sarete accorti: battute sui neri, commenti sui neri, lotta senza quartiere nei confronti di chi ha un colore della pelle diverso dal rosa pallido, avvengono ogni giorno in ogni strada d’Italia.
Contemporaneamente qualcuno intervista il padre di Seid Visin – nel momento di massima distruzione dal dolore, e anche sui tempi di certe interviste sarebbe necessario aprire una riflessione – e dichiara “non date la colpa al razzismo, non c’entra con il suo gesto”.
E a quel punto una parte di italiani sono contenti che lo abbia detto, esultano, così si sentono chiamati fuori dalla causa e gioiscono.
La verità è che nessuno può conoscere tutte le cause che hanno portato Seid Visin al suicidio, ma è altrettanto innegabile che escludere proprio quella che lui denunciava pubblicamente come fonte di dolore estremo, sia quanto meno sciocco e deresponsabilizzante in modo assurdo.
Secondo esempio: Malika Chalhy, la ragazza cacciata di casa perché lesbica. La storia viene raccontata da Fanpage.it, gli audio che Malika ci fa ascoltare, audio che le ha mandato sua madre – e che noi pubblichiamo – sono di una ferocia disarmante.
Il racconto di Malika pure. La storia viene confermata da ogni fonte e ripresa poi da ogni tv e giornale. La raccolta fondi lanciata per lei dalla cugina va benissimo e a quel punto qualcuno decide di dare credito al fratello che dice “lo ha fatto per soldi”.
E dietro quella frase – che pure non trova conferma alcuna nei fatti – inizia a nascondersi metà Italia e a usarla come una spada. Perché lo fanno? Perché li deresponsabilizza dall’idea di vivere in un Paese che nutre – anche per colpa loro – linguaggi di odio ed esclusione.
Terzo esempio, quello dei migranti.
Nessun rappresentante di nessuna delle ONG che da anni salvano persone in mezzo al mare, è stata mai giudicata colpevole di un qualsiasi reato. Soltanto un’attenzione giudiziaria enorme e aperture di indagini continue, sempre risolte in colossali nulla di fatto. Eppure a ogni nuova, minima indagine, c’è chi salta in piedi urlando “avete visto? Ve l’avevamo detto”, come se tra l’altro un’eventuale condanna di un barelliere potesse mai mettere in crisi la necessità di un impianto di ambulanze nel mare.
Io penso questo: c’è chi il male lo procura e c’è chi lo tace, procurandolo a sua volta e dando credito a tesi senza conferme, palesemente distanti dalla realtà, soltanto per il gusto di dire la parola contraria, anche se questa alimenta un pregiudizio.
Ci sono persone disposte a credere a qualunque cosa, pur di continuare a vivere le proprie miserie quotidiane pensando che gli altri siano come loro.
(da Fanpage)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
NON GLIENE FREGA NULLA DI UN RAGAZZO DI COLORE SUICIDA, NON HANNO SPESO UNA PAROLA NEANCHE PER IL GIOVANE AGGREDITO A VENTIMIGLIA E POI SUICIDA NEL CENTRO DI ACCOGLIENZA… LA COLPA E’ SEMPRE DI UNA SINISTRA (CHE NON ESISTE PIU’) PER COPRIRE LA LORO SPORCA COSCIENZA
La vicenda della morte del giovane Seid Visin è uno di quei concentrati di dolore di cui è difficilissimo parlare. Perché coinvolge vite umane e le sconvolge, perché mostra una fragilità che si annida nell’animo, perché non può essere inglobato in uno schema dai contorni precisi.
Per questo motivo, la banalizzazione di alcuni titoli di giornale – all’indomani della pubblicazione di una lettera che il giovane aveva scritto qualche tempo fa e delle conseguenti dichiarazioni della famiglia secondo cui il razzismo denunciato in quella stessa lettera nulla aveva a che vedere con le cause del suo suicidio – è decisamente disarmante.
Seid Visin e i titoli dei giornali sovranisti
Il Giornale: «”Seid, il razzismo non c’entra”. La sinistra zittita dai genitori». La Verità: «Usano il suicidio di un ragazzo per dare dei razzisti a Salvini e Meloni. Ma è tutto falso». Libero: «Povero Seid, si uccide e la sinistra lo sfrutta».
Dopo la pubblicazione da parte del Corriere della Sera di una lettera scritta qualche tempo fa dal giovane ragazzo vissuto a Nocera Inferiore, si erano rincorse dichiarazioni preoccupate per la tensione sociale che si respira in Italia, per il clima di razzismo che ormai è endemico nel Paese, per la costruzione dall’alto di una politica che ha fatto del sospetto verso l’altro strumento e spauracchio. Tutte cose note e provate.
Il problema della divisione in due di una questione, come se non ci fossero sfumature interne, è il grande minus del dibattito pubblico in Italia. La necessità di una polarizzazione a tutti i costi.
Ma, in questo caso, si parte persino da un presupposto sbagliato.
Sebbene – secondo la testimonianza della famiglia – le motivazioni del suicidio di Seid Visin siano state altre, quella lettera è stata effettivamente scritta.
Il ragazzo ha fotografato meglio di qualsiasi altra analisi statistica il clima di sospetto e di rifiuto che si respira in Italia.
Non sono parole inventate, male interpretate, tirate fuori da un contesto avulso. Si tratta esattamente di dichiarazioni attribuibili al ragazzo, che hanno segnato una fase della sua vita e forse le fasi successive.
La depressione ha mille sfumature, non deriva da una singola componente. Ma cercare di interpretare il motivo scatenante di un gesto estremo non può spettare a nessuno di noi e nemmeno ai genitori della vittima.
Per questo quella lettera ha rappresentato, nel corso della narrazione di ieri dell’episodio, un punto fermo: perché le parole non sono state mediate, non sono state riportate da terzi, ma appartengono all’unica persona che poteva esprimerle perché aveva sperimentato quelle sensazioni sulla propria pelle.
Un urlo di dolore così complesso e organico ha bisogno di ben altro spazio di riflessione rispetto a quello della tifoseria politica, restano solo proiezioni di un malessere inspiegabile.
Così facendo si ignora il problema, si continua a vivere nel falso mito di un’Italia dove, in fondo, va tutto bene.
Un’occasione persa per mostrarsi civili.
(da Giormalettismo)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
ERA FUGGITO DALL’IRAN CON LA FAMIGLIA
Il piccolo, di circa un anno, è morto insieme ad altri quattro membri della sua
famiglia quando, a ottobre, la barca su cui si trovava è affondata
La polizia norvegese ha trovato il corpo di un bambino sulla costa del Paese, nei pressi della città di Karmoy.
Si tratta di Artin, un bimbo di 15 mesi scomparso lo 27 ottobre nel Canale della Manica. Come ricorda la Bbc, il bambino è morto insieme ad altri quattro membri della sua famiglia di origine curdo-iraniana, tra i quali anche i fratellini Armin e Anita, di 6 e 9 anni.
La barca su cui si trovava è affondata lo scorso ottobre, mentre tentavano di raggiungere il Regno Unito dalla Francia, passando per la rotta di Calais-Dover (tra le più pericolose al mondo).
Professionisti qualificati del dipartimento di scienze forensi dell’ospedale universitario di Oslo sono riusciti a recuperare i profili del Dna corrispondenti, ha fatto sapere una fonte, citando una dichiarazione della polizia.
Dopo gli esami, alla famiglia di Artin è stato comunicato che si trattava proprio del figlio. La salma del bambino sarà rispedita in Iran per poi essere seppellito.
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
L’INTERVISTA AL CORRIERE DELLA SERA
Giuseppe Conte a tutto campo nella prima intervista da quando, a febbraio, ha lasciato Palazzo Chigi.
Lo stato d’animo con cui torna in politica?
«Molto motivato — risponde l’ex premier via Zoom —. Pronto a continuare a lavorare per il bene dei cittadini».
Lei crede al «Conticidio» per mano di un complotto internazionale?
«Nessuno ha mai pensato a un complotto internazionale. Il mio governo ha sempre ricevuto forte sostegno dalle cancellerie europee, anche perché, se non lo avesse avuto, l’Italia non avrebbe ottenuto l’affidamento per i 209 miliardi del Recovery»
Che volto avrà il nuovo Movimento?
«Avrà un respiro più ampio e internazionale, sarà in costante dialogo con la società civile e con tutte le componenti sane del Paese. Allargheremo il nostro raggio di azione a tutti i ceti produttivi, anche a quelli a cui in passato non abbiamo guardato con la dovuta attenzione. Penso a tutta la filiera dei servizi, al commercio, alle piccole e medie imprese, ai lavoratori autonomi, ai professionisti».
Il grido «onestà, onestà» andrà in soffitta?
«Saremo ancora più impegnati a combattere mafie e corruzione, concentrati a favorire le innovazioni tecnologiche, la sostenibilità ambientale ed energetica e gli interventi mirati a rendere il nostro Paese più vivibile ed equo per i giovani, le donne e le persone non autosufficienti. E non ci saranno più “no” pregiudiziali».
Quando vedrà Draghi?
«Ci siamo sentiti, ci incontreremo presto. Questo periodo non ha giovato al M5S, ma con la nuova leadership tornerà a far sentire la sua voce in modo chiaro e forte e lavoreremo, come sempre, per il bene del Paese».
Continuerete a sostenere il governo, o prevarrà la spinta di chi vuole uscire?
«Alcune decisioni hanno scontentato i cittadini e suscitato perplessità, penso al sostegno alle imprese, ad alcuni indirizzi in materia di tutela dell’occupazione e di transizione ecologica. Disorientamento hanno provocato anche il condono fiscale e adesso l’emarginazione dell’Autorità anticorruzione. È normale che il disagio dei cittadini si ripercuota anche sulla forza che conserva la maggioranza relativa in Parlamento. Ma noi che abbiamo lavorato per la tenuta del Paese durante le fasi più acute della pandemia vogliamo essere protagonisti anche della ripartenza. Lo saremo in modo leale e costruttivo senza rinunciare ai nostri valori e alle nostre battaglie»
La prescrizione sembra destinata a cambiare.
«Con Bonafede abbiamo programmato massicci investimenti per accelerare i processi, per una giustizia più efficiente ed equa. Siamo invece contrari a meccanismi che alimentino la denegata giustizia. Ci confronteremo in modo chiaro e trasparente con le altre forze politiche».
Il dualismo tra lei e Di Maio tornerà a galla, o il ministro degli Esteri farà parte della sua squadra?
«Sono tre anni che questo presunto dualismo scompare e riappare sui giornali, in realtà abbiamo sempre lavorato proficuamente fianco a fianco e siate certi che Luigi darà il suo contributo fondamentale anche al nuovo Movimento».
Draghi lo vede meglio a Palazzo Chigi o al Quirinale?
«In questo momento è importante che il governo possa proseguire il suo percorso e dobbiamo evitare che il toto-Quirinale diventi un elemento di confusione»
Le dispiace che Draghi abbia segnato la discontinuità dal suo governo dando subito la delega ai Servizi a Gabrielli e sostituendo, al Dis, Vecchione con Belloni?
«Sono scelte che rientrano nelle prerogative del premier. Durante la scorsa esperienza di governo altri sembravano averlo dimenticato e si stracciavano le vesti ogni giorno, perché esercitavo queste prerogative di legge. Il dibattito su continuità e discontinuità non mi appassiona, non vivo la politica sulla base di personalismi».
Figliuolo invece di Arcuri?
«Sono situazioni incomparabili. Arcuri ha fatto un lavoro straordinario nonostante critiche ingenerose e spesso strumentali, ha permesso all’Italia di partire con il piede giusto nella fase in cui dovevamo fare i conti con la mancanza dei vaccini e comunque anche allora eravamo tra i primi in Europa. La situazione oggi è molto diversa, Figliuolo e le Regioni stanno efficacemente completando la campagna vaccinale».
Coprifuoco, sì o no?
«Vista la calda stagione mi preoccuperei meno di mantenere il coprifuoco e più di far ripartire tutte le imprese, soprattutto quelle che soffrono per la concorrenza dei giganti del commercio online, quelle della filiera turistica, della cultura e dello spettacolo».
Che leader sarà, Conte?
«Un leader eletto democraticamente e chiamato a operare la sintesi in modo da orientare la rotta e tenere la barra dritta. Non avremo un uomo solo al comando, ma nuove figure e ruoli con numerosi organi che si occuperanno di rapporti col territorio, rapporti internazionali, iniziative legislative, scuola di formazione…»
Cambierà nome al M5S?
«Dopo che i tecnici avranno verificato i dati degli iscritti annunceremo le tappe, lanceremo il cronoprogramma e anche la manifestazione a cui stiamo lavorando. Ho assunto con grande entusiasmo l’impegno a elaborare il nuovo progetto e portare il nuovo statuto, che sarà votato prima delle cariche elettive. Il leader sarà eletto dagli iscritti. Li consulteremo ancor più di prima, attraverso una piattaforma telematica che rimarrà lo strumento principale».
Cadrà il limite del secondo mandato?
«La questione non è nel nuovo statuto, sarà risolta in seguito con il nuovo codice etico e la discussione sarà fatta in modo trasparente coinvolgendo anche gli iscritti».
Grillo resterà garante?
«Nel nuovo Movimento sarà ben chiara la figura del garante e questa figura non può non essere Grillo, presenza insostituibile»
Davide Casaleggio sbatte la porta e se ne va. Lei proverà a impedire che faccia un movimento alternativo?
«Le strade si sono divise, ma io e tutto il Movimento abbiamo grande rispetto per Casaleggio, padre e figlio. Bisogna avere rispetto per la propria storia, non ci può essere futuro senza radici. Partiremo dai valori fondativi come trasparenza, partecipazione, condivisione e saremo ancora più innovativi sulla lotta alle diseguaglianze sociali, l’attenzione ai bisogni delle famiglie e delle imprese. Sulla base di questi principi costruiremo una struttura leggera, ma efficiente, con un linguaggio e un metodo di lavoro rinnovati».
Come rimettere insieme i cocci, dopo l’uscita di nomi pesanti come Di Battista, Lezzi, Morra, Trenta?
«L’appoggio a Draghi è stato una scelta difficile e io ho rispetto per chi si è allontanato. Ma non potevamo volgere le spalle alla sofferenza degli italiani, quella scelta andava compiuta e io ho subito posto le condizioni perché partisse il nuovo governo e si completassero campagna vaccinale e Pnrr. Di Battista è un ragazzo leale e appassionato, adesso è in partenza per l’America Latina ma quando tornerà ci confronteremo e valuteremo le ragioni per camminare ancora insieme».
Si candiderà alle suppletive di Roma?
«Io non ho mai pensato di correre per il seggio di Roma. Mi farebbe davvero molto piacere restituire quello che Roma mi ha dato, ma non posso assumere impegni con i romani che non potrei mantenere. Devo dedicarmi a tempo pieno alla ripartenza del Movimento. Un seggio in Parlamento è un onore ma sarebbe un disonore lasciarlo sistematicamente vuoto».
Le Amministrative sono la prova che l’alleanza col Pd è un fallimento?
«Io non do affatto un giudizio negativo del dialogo che stiamo coltivando col Pd e le altre forze di sinistra, su alcuni territori abbiamo già trovato delle intese e continuiamo a lavorare per siglare accordi in altri Comuni. Come già a Napoli, stiamo lavorando insieme per costruire un solido patto anche per le Regionali calabresi. La direzione di marcia è chiara e la nostra identità sarà così forte che ci consentirà di dialogare anche con l’elettorato moderato».
(da Il Corriere della Sera)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
“LA PAURA DI PERDERE POSIZIONI ACQUISITE HA UCCISO IL M5S”
Schivo, restio alle confidenze, il figlio del fondatore del MoVimento 5 Stelle è un
personaggio complesso, un alchimista talebano di quell’ Idea Primigenia della democrazia orizzontale in cui in parte crede e a cui in parte si aggrappa, perché gli ha dato un’ identità e persino una professione.
Ora che l’ universo immaginato da suo padre Gianroberto lo ha masticato e sputato fuori, è costretto a reinventarsi la vita. Difficile immaginare qualcosa di più doloroso. Potrebbe sfogarsi con rabbia e invece misura le parole nelle risposte scritte a domande scritte, perché queste sono le sue regole d’ ingaggio.
Cestina alcuni temi, soprattutto di carattere personale, e sorvola su Grillo. In ogni caso non si sottrae alla sostanza e se sia una scelta di trasparenza o di insicurezza ciascuno è libero di deciderlo per conto proprio. L’ impressione che lascia è quella di un uomo che cerca di distogliere lo sguardo dalle macerie, ma non trova un punto su cui posarlo. È tutto troppo fresco, fa tutto troppo male. Ma ancora non è finita. Magari è appena iniziata.
Davide Casaleggio, si sente più deluso, tradito o arrabbiato?
«In realtà oggi sono molto sollevato. Non devo più assumermi o sentirmi le responsabilità per decisioni altrui».
Dopo settimane di trattative c’ è un accordo tra Rousseau e il M5S: è stata una questione di principio o di soldi?
«Siamo arrivati ad un accordo perché era necessario separare le strade. Negli ultimi 16 mesi il MoVimento ha deciso di violare così tante regole e principi di democrazia interna e di rispetto delle decisioni degli iscritti da rendere impossibile per noi continuare un percorso condiviso.
Siamo arrivati a non vedere motivi per stare ancora insieme. I soldi come la consegna degli iscritti non sono mai stati la causa del problema, ma un effetto. Il problema era che il MoVimento non intendeva onorare gli impegni presi pagando i lavoratori che attendevano il dovuto da mesi».
Giuseppe Conte ha scritto: il Movimento, forte delle sue radici, entra in una nuova storia. Perché quella vecchia non andava più bene?
«Il modello del Movimento 5 stelle ha consentito di ottenere il 33% di fiducia del Paese e ha dato la possibilità a migliaia di cittadini sconosciuti, come lo stesso Giuseppe Conte, di rivestire ruoli prestigiosi e di potere impensabili. Probabilmente quello che oggi non va più bene è che si vuole dare questa possibilità a persone ben definite».
Conte ha promesso che nei prossimi giorni presenterà il nuovo statuto e la nuova Carta dei valori, crede che ci sarà ancora il limite dei due mandati?
«Il fatto che in questi mesi non ci sia stata una presa di posizione chiara sul tema mi fa pensare che sia una questione oggetto di contrattazione per il supporto economico richiesto. Ovviamente quando i principi di una comunità sono oggetto di trattativa economica si entra nella fase di liquidazione.
Probabilmente, come su molte altre recenti questioni, non si prenderà una posizione chiara e netta. Si rimanderà a un possibile voto e a quel punto, come già accaduto tante altre volte, o sarà presa una decisione in una segreta stanza romana o si proporrà un quesito a ridosso delle candidature».
Cito Luigi Di Maio: dobbiamo sostenere Conte e blindare la sua leadership. Quand’ è che nel Movimento uno ha smesso di valere uno?
«Forse quando troppe persone hanno iniziato a ritenersi più importanti di altre».
Ci crede ancora alla democrazia diffusa e dal basso, la democrazia partecipativa?
«Assolutamente sì. Credo sia l’ antidoto all’ accentramento di potere nelle mani di poche persone, al carrierismo politico e all’ iperleaderismo. Non è un caso, infatti, che Rousseau, come modello di partecipazione orizzontale e aperto, abbia iniziato a essere percepito come scomodo proprio nella fase di trasformazione gerarchica del movimento verso un’ organizzazione partitica tradizionale».
È stato il potere a uccidere il Movimento?
«Probabilmente è stata più la paura di perdere posizioni acquisite».
A questo punto che differenza c’ è tra Conte e Salvini, Letta o la Meloni?
«Probabilmente lo vedremo alle prossime elezioni se ci saranno differenze».
Che effetto le ha fatto lo strappo di Luigi Di Maio sul giustizialismo?
«Credo sia un tema che spesso porta alla tifoseria fine a se stessa. La scorsa settimana abbiamo avviato un dibattito sul Blog delle Stelle per entrare nel merito».
C’ è un momento preciso in cui ha pensato: è tutto finito?
«Nell’ ultimo anno purtroppo aver voluto rimandare per 15 mesi l’ obbligo statutario di votare la guida politica è stata la cosiddetta finestra rotta che se tollerata troppo a lungo porta a una sensazione diffusa di impunità rispetto alle regole e ai principi di una comunità. Abbiamo assistito in molti casi ad una vera e propria transizione etica».
Perché, improvvisamente, si è creata questa rottura con Rousseau?
«Non è stato improvviso, ma purtroppo un lento crescendo. La motivazione è sempre la paura delle persone. Per poter ottenere tutto quello che uno vuole bisogna essere disposti a perdere tutto quello che si ha. Ma quando invece è la paura a dominare, l’ obiettivo diventa solo quello di preservare quello che si ha».
L’ hanno accusata di avere sempre lavorato nell’ ombra e in conflitto di interesse. Che cosa è stato davvero Rousseau?
«Ho sempre lavorato gratuitamente e senza ottenere alcun vantaggio personale o professionale, anzi. Ho rifiutato incarichi e sono sempre stato fuori dal sistema nomine. Il mio contributo è stato mettere le mie competenze a disposizione per un modello organizzativo e di partecipazione innovativo e unico nel panorama politico italiano».
Che cosa avrebbe detto suo padre di fronte a tutto questo?
«Probabilmente sarebbe stato meno paziente di me e sarebbe andato via molto prima».
Quale è stato il ruolo di Grillo in questa vicenda?
«Beppe Grillo è il garante con oneri e onori».
Casaleggio, che cosa pensa del governo Draghi?
«Fino ad oggi ha dovuto occuparsi della questione emergenziale, avremo modo di valutare il reale impatto che saprà portare nei prossimi mesi con un necessario rilancio dell’ economia del Paese».
Lei è pronto a uscire dal mondo della politica?
«La politica per me è dare voce e potere ai cittadini e sicuramente continuerò, nei modi possibili, a farlo sviluppando sempre di più spazi e strumenti di cittadinanza digitale. Il voto su blockchain è il nostro obiettivo concreto dei prossimi anni. Abbiamo sviluppato il modello di partecipazione e vogliamo renderlo sempre più trasparente e distribuito».
Se nascesse una nuova esperienza politica, magari guidata da Alessandro Di Battista, quali caratteristiche dovrebbe avere?
«Rousseau sarà uno spazio laico e aperto a tutti. Qualunque comunità di cittadini vorrà promuovere la partecipazione dal basso troverà in Rousseau un acceleratore per portare avanti battaglie e idee.
Le nuove generazioni avranno un rapporto molto diverso con la partecipazione politica, aderiranno a singole battaglie o progetti e decideranno quando, come e perché partecipare senza aderire necessariamente a una forza politica definita.
Nella nuova era della Platform Society gli ecosistemi digitali della partecipazione modelleranno il futuro della politica molto più di quanto immaginiamo oggi».
(da La Stampa)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
L’ANNUNCIO DI GASPARRI SUL NUOVO GRANDE ACQUISTO
Da candidato sindaco del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali 2014 a Roma al passaggio, ufficializzato oggi, a Forza Italia.
Questa la novità che riguarda Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea capitolina, e consigliere più votato tra i ‘grillini’, di gran lunga, nella tornata elettorale che ha portato Virginia Raggi al Campidoglio.
“Il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito aderisce a Forza Italia”, ha annunciato Maurizio Gasparri, senatore e coordinatore del partito di Berlusconi per Roma Capitale, nel corso della conferenza stampa ‘Campidoglio: la sfida di Forza Italia’. Dopo aver ufficializzato l’addio al Movimento 5 Stelle qualche giorno fa, De Vito ha quindi trovato una nuova casa.
De Vito: “FI area politica che ha sempre rappresentato le mie idee”
“Forza Italia ricostruisce una sua presenza nel Consiglio comunale e questo dimostra la vitalità del nostro partito”, ha aggiunto Gasparri.
“Sono molto contento e convinto della mia scelta e pronto alle sfide che ci saranno, a partire dalle prossime Amministrative. Non ho più retto alle mille capriole ideologiche del M5S, cui dico… buon tutto! Avrei potuto smettere di far politica o mettere a disposizione l’esperienza acquisita in questi anni nel Consiglio comunale ed in maniera naturale mi sono rivolto all’area politica che aveva sempre rappresentato le mie idee e la mia cultura prima di entrare nel M5S. Ci siamo confrontati con Gasparri sui temi romani dallo scorso gennaio”, le parole di De Vito.
“Ringrazio anche quelli mi hanno criticato o che mi criticheranno. Ringrazio le quasi 7000 persone che hanno scritto il mio nome sulla scheda il 4 giugno 2016, conferendomi quel mandato che onorerò sino alla fine come ritengo di aver svolto sino ad oggi, con conoscenza della macchina amministrativa, del territorio, della sua politica. Prosegue il mio impegno politico.Guardo avanti con forza, determinazione e fiducia”, aveva scritto su Facebook annunciando il suo addio al Movimetno fondato da Beppe Grillo.
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
PRESENTATO IL RICORSO AL TRIBUNALE DEL RIESAME CONTRO LA SCARCERAZIONE DI NERINI, PEROCCHIO E TADINI
A sedici giorni dalla tragedia sulla funivia Stresa – Mottarone costata la vita a 14
persone quella che inizia oggi, 7 giugno, sarà una settimana densa di appuntamenti sul fronte delle indagini: Olimpia Bossi, procuratrice di Verbania, dovrebbe presentare ricorso al Tribunale del Riesame contro la scarcerazione di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l’impianto, ed Enrico Perocchio, il responsabile della sicurezza della struttura.
I due infatti – pur rimanendo indagati – sono infatti tornati in libertà e agli arresti domiciliari resta solo Gabriele Tadini, l’uomo che avrebbe ordinato l’installazione dei “forchettoni” che hanno manomesso il freno d’emergenza della cabina numero 3, poi precipitata al suolo con le 15 persone che stava trasportando. Il Gip la scorsa settimana non ha convalidato i fermi dei tre indagati non riscontrando alcun motivato pericolo di fuga e ritenendo quindi la carcerazione una misura eccessivamente severa.
Sempre nella giornata di oggi l’avvocato di uno degli indagati avvierà l’istanza per un incidente probatorio sul luogo della tragedia; intanto il perito incaricato dalla Procura (il professor Giorgio Chiandussi, docente del Politecnico di Torino) si recherà sul Mottarone per una nuova analisi visiva dei reperti, e sempre lì tornerà il comandante provinciale dei carabinieri Alberto Cicognani con il collega dei vigili del fuoco Roberto Marchioni per studiare come rimuovere la cabina numero 3, che dopo essere stata posta sotto sequestro è ancora sulle pendice del monte: andrà però trasferita in un deposito dopo potrà essere ulteriormente esaminata dai tecnici.
Sempre in settimana si potrebbero avere le prime importanti risposte sulla fune traente, quella che sabato 23 maggio si è improvvisamente spezzata ma che , almeno in teoria, avrebbe dovuto sostenere uno sforzo fino a 5 volte superiore rispetto a quello a cui viene sottoposto. Il cavo, inoltre, era stato ispezionato dalla ditta Leitner il 20 novembre con regolare verifica magnetografica.
Proseguono contestualmente le indagini sulla manomissione del freno d’emergenza della cabina: indagati sono Luigi Nerini, titolare della società di gestione dell’impianto pubblico, la Ferrovie del Mottarone srl, Gabriele Tadini, il capo degli operai, che materialmente dava l’ordine di inserire i “forchettoni” che impedivano ai freni di funzionare, ed Enrico Perocchio, il responsabile della sicurezza.
(da agenzie)
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