Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
“IL PROPRIETARIO DELLO YACHT HA FORNITO I MISSILI PER DISTRUGGERE EDIFICI CIVILI A KIEV, NON POTEVO RESTARE A GUARDARE”
La guerra si sposta anche al di fuori dei confini dell’Ucraina. Un marinaio ucraino è stato infatti arrestato a Maiorca, in Spagna, dopo essere riuscito ad affondare, anche se solo parzialmente, il lussuoso yacht di un oligarca russo. Arrestato, l’uomo ha spiegato: «Volevo colpirlo perché è un venditore di armi».
Il lussuoso yacht, chiamato Lady Anastasia e dal valore di 7 milioni di euro, si trovava ormeggiato a Port Adriano a Calvià. Il marinaio ucraino ha tentato di affondarlo completamente e, una volta arrestato, al giudice ha spiegato: «Il proprietario dello yacht è colui che ha fornito i missili per distruggere edifici civili a Kiev, non potevo restare a guardare».
Il proprietario della Lady Anastasia è infatti Alexander Mikheev, che ha fatto la sua fortuna con la Russian Helicopter Corportaion, azienda che produce aerei da guerra. Dal 2016, invece, l’oligarca russo gestisce la vendita di armi in tutto il mondo, anche se il principale cliente resta la Russia.
Il marinaio ucraino si è preso tutta la responsabilità e ha spiegato al giudice: «Il proprietario della nave è un criminale che è diventato ricco vendendo armi che ora uccidono gli ucraini. Sono salito sullo yacht, ho aperto una grande valvola in sala macchine e un’altra dove vive l’equipaggio. Ho chiuso le valvole del carburante e spento l’elettricità, in modo da evitare incendi. Poi ho contattato i membri dell’equipaggio, invitandoli ad abbandonare la nave».
La nave è affondata solo in parte grazie all’intervento del personale del porto di Maiorca. I danni restano comunque ingenti. Il giudice non ha convalidato l’arresto ed il marinaio ucraino è ora denunciato a piede libero, in attesa del processo.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
UN ALTRO DITTATORE MILIARDARIO
Ramzan Kadyrov è il dittatore che dal febbraio del 2007 è alla guida dalla Cecenia, un
territorio tra Mar Caspio e il Mar Nero. In questi giorni Kadyrov si è espresso a favore dell’invasione della Russia in Ucraina decisa da Vladimir Putin e in un evento pubblico ha chiairto che in Cecenia ci sono 70 mila uomini pronti a fornire sostegno alla Russia.
A questo evento Kadyrov si è presentato in mimetica con un paio di stivali ai piedi che hanno attirato l’attenzione di molti commentatori: il dittatore infatti indossava un paio di Prada Monolith, stivali che possono arrivare a costare 1.500 dollari. Tagliente il commento di Ragip Soylu, caporedattore del Middle East Eye: «Il diavolo veste davvero Prada».
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
TUTTO ERA PREPARATO DA TEMPO
Per settimane abbiamo assistito a un susseguirsi di esercitazioni militari da parte dell’esercito russo di Vladimir Putin, dove di volta in volta venivano coinvolte nuove unità alimentando sempre di più quel timore di invasione imminente e senza precedenti. Quest’ultima è arrivata e dura da diversi giorni, ma l’Ucraina resiste.
Gli invasori, nel frattempo, sono stati affiancati dai militari ceceni ed è probabile che anche la Biellorussia entrerà in guerra per aiutare Mosca.
Credevano di conquistare l’Ucraina in due giorni? Molto probabile, a dimostrarlo potrebbe essere un articolo pubblicato dall’agenzia RIA Novosti rimosso
«L’offensiva della Russia e del nuovo mondo» titolava l’articolo di Petr Akopov, pubblicato alle 8 esatte del mattino di sabato 26 febbraio 2022. Un vero e proprio elogio a Vladimir Putin, dichiarato vincitore indiscusso del conflitto armato. Non è uno scherzo, Petr Akopov lo scrive a chiare lettere: «l’Ucraina è tornata in Russia». L’articolo, di fatto rimosso, dichiara Vladimir Putin come vincitore del conflitto e apripista per quello che ironicamente potremmo definite un “Nuovo Ordine Mondiale” dove «il mondo russo» torna come il principale e indiscusso protagonista. Non solo l’Ucraina, l’autore dell’articolo parla dell’entrata della Bielorussia, domandandosi fino a dove arriveranno i confini dell’alleanza russa: «il periodo della scissione del popolo russo sta volgendo al termine», scrive ancora Petr Akopov.
Il salvataggio su Web Archive del 26 febbraio 2022 che testimonia la pubblicazione dell’articolo. Nella foto dell’articolo viene mostrata la piazza centrale di Kiev, Majdan
Un articolo di elogio che, in realtà, sembra scritto da Vladimir Putin piuttosto che dal giornalista russo. Questo, infatti, si rivolge all’Europa e all’Unione Europea accusandola di ingratitudine in quanto la loro nascita «è stata possibile solo grazie all’unificazione della Germania, accaduta grazie alla buona volontà russa». Come Putin, Petr colpevolizza di fatto gli allora leader di Mosca definendo questa volontà una mossa «non molto intelligente», ma poi compensa definendo colpevole di «stupidità geopolitica» l’Unione Europea per aver osato allargare i propri confini nelle «terre russe».
Nell’articolo, annunciando il ritorno dell’Ucraina alla Russia, Petr sostiene dunque che «l’Occidente assiste al ritorno della Russia con i suoi confini storici in Europa», definendo ulteriormente gli occidentali come degli «sciocchi in geopolitica» in quanto da oltre 15 anni, dopo il discorso un Vladimir Putin a Monaco, dovevano rendersi conto di una cosa: che «la Russia sta tornando».
Pubblicato anche da Sputnik e poi rimosso, ma non ovunque
Già qualcuno si era reso conto della cancellazione dell’articolo. Infatti, il 27 febbraio 2022 è stato effettuato un salvataggio su Archive per dimostrare l’effettiva scomparsa dal sito di Ria.
Attraverso Google, inserendo nella ricerca il titolo dell’articolo in russo («Наступление России и нового мира») troviamo traccia della sua diffusione, ma soprattutto come primo risultato il link al sito di Ria.
Cercando il titolo tramite Google otteniamo un risultato, il link all’articolo di due giorni fa che però rimanda a una pagina vuota
La ricerca Google ci rivela altri aspetti della vicenda. L’articolo è stato rilanciato anche dalla rete dei siti di Sputnik, per poi essere rimosso. Non da tutta la rete però: se nella versione dedicata all’Abcasia risulta cancellato (qui archiviato il 27 febbraio 2022) rimane ancora pubblicato in quella dell’Uzbekistan. La firma è sempre quella di Petr Akapov.
Sul sito di Ria, nell’archivio delle pubblicazioni del giornalista Petr Akopov (salvato oggi qui) risulta come ultimo articolo quello pubblicato il 24 febbraio 2022 che riporta il seguente quesito nel titolo: «L’Occidente ha abbandonato l’Ucraina: cosa c’è dopo?». Una curiosità in più: molti degli articoli risultano pubblicati alle ore 8:00 del mattino, il che ci indica che potrebbero essere stati programmati e diffusi in automatico per quel preciso orario.
(da Open)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
DIFFUSI 40.000 DOCUMENTI DELL’ISTITUTO DI SICUREZZA NUCLEARE DI MOSCA
Lo avevano promesso nei giorni scorsi e l’offensiva nei confronti di principali portali legati
al governo e alle istituzioni prosegue a spron battuto. L’ultima rivendicazione di Anonymous è arrivata poco prima della mezzanotte. A essere colpito è stato il sito ufficiale del governo russo che risulta irraggiungibile da diverse ore.
Il collettivo di hacker che si è unito alla “guerra” telematica e informatica nei confronti del Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dei russi, ha colpito – dunque – anche il portale di riferimento dell’esecutivo. Dalle 23.30 di domenica 27 febbraio, infatti, quel sito non è più irraggiungibile. Né nella sua versione in lingua russa, né in quella inglese. La rivendicazione è arrivata attraverso uno dei tanti profili Twitter relativi ad Anonymous e si aggiunge ai tanti altri attacchi che si sono susseguiti negli ultimi giorni.
Prima il sito ufficiale del Ministero della Difesa, poi quello alla televisione di Stato russa: trasmissioni interrotte per qualche secondo per mandare in onda bandiere e canzoni ucraine.
Negli ultimi giorni però il collettivo hacker Anonymous ha deciso di alzare il tiro. Ieri gli attivisti hanno dichiarato una guerra totale contro Putin che non avrebbe risparmiato nemmeno i suoi dati personali.
Ora il passo in avanti: l’account Twitter @Doemela_X ha rilanciato un link pubblicato su Anonfiles.com, il portale in cui gli hacker della rete Anonymous diffondono i file sensibili trafugati durante le loro azioni. Da questo link è possibile scaricare circa 40 mila documenti attribuiti all’Istituto di Sicurezza Nucleare di Mosca.
econdo le informazioni pubblicate sul sito dell’Istituto, questa struttura è stata fondata nel novembre del 1988 e si occupa di fare ricerche per migliorare e monitorare la sicurezza degli impianti nucleari in Russia.
Non è chiaro cosa ci sia in questi documenti: al momento infatti nel file originale ci sono solo testi e tabelle scritti in russo. La paternità dell’azione è ricondotta al gruppo Battalion 65′, legato ad Anonymous.
L’account che ha rilanciato l’attacco ha poco più di 5 mila follower ma è stato ripreso anche dal profilo Twitter @YourAnonNews da oltre 7 milioni di follower. Per prassi Anonymous non ha un profilo ufficial su Twitter ma gli attivisti che contribuiscono a queste azioni rilanciano tutto dai loro canali. @YourAnonNews raccoglie e ripubchtlica tutte queste segnalazioni.
L’attacco all’agenzia di stampa russa Tass
Nelle ultime ore Anonymous ha messo a segno anche un altro attacco. Questa volta il bersaglio è stato il sito dell’agenzia di stampa russa Tass. Il portale del sito è stato cancellato ed è apparso un messaggio con scritto: «Tra qualche anno vivremo come in Corea del Nord. Che cos’è per noi? Mettere Putin nei libri di testo? Questa non è la nostra guerra, fermiamola! Questo messaggio verrà eliminato e alcuni di noi verranno licenziati o addirittura incarcerati. Ma non ce la facciamo più…».
Il messaggio era sigillato dal logo di Anonymous e firmato con questa formula: «Indifferent journalists of Russia». Dopo l’attacco, il sito è rimasto irraggiungibile per diverso tempo.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
PRIMA DICE NO, POI DICE SI’
Tutto e il contrario di tutto, nel giro di tre ore.
Oramai le giravolte di Matteo Salvini sembrano non fare più notizia, ma quando in ballo ci sono atteggiamenti che possono provocare fratture nel governo – sostenuto dalla Lega – in rappresentanza di un partito che, nonostante il crollo nei sondaggi, rappresenta attualmente circa il 17% dei consensi in Italia, allora occorre fermarsi e ragionare prima di parlare.
Altrimenti accade, per l’ennesima volta, quanto successo ieri: prima contrario al finanziamento delle armi per l’esercito ucraino, poi a favore. Il tutto nel giro di tre ore.
Nel corso della sua intervista da Lucia Annunziata a “Mezz’ora in più”, il leader della Lega si è espresso così in merito all’iniziativa (già decisa) dell’Europa di sostenere economicamente il rifornimento – sotto forma di armi – all’esercito ucraino che sta combattendo contro l’invasione russa.
“Preferisco parlare di corridoi umanitari, di diplomazia. Da chi mi rappresenta, l’Alto rappresentante della Commissione europea Borrell, non voglio che la riposta dell’Italia e dell’Europa culla di civiltà sia distribuire armi letali. Non a mio nome le armi letali”.
Nel corso della stessa intervista ha mostrato – ancora una volta – il suo cambio di linea nei confronti di Vladimir Putin, dicendo di apprezzarlo fino a poco tempo fa. Fino a prima di quella decisione folle di invadere l’Ucraina. Una giravolta già nota. Ma il tema preminente in queste ore – in attesa dei negoziati in programma oggi al confine con la Bielorussia – riguarda proprio le armi all’Ucraina e quelle parole di Salvini avevano provocato uno scossone nel governo. E, alla fine, ecco l’ennesimo giro di valzer con casquè.
“Piena fiducia in Draghi e nel governo per fermare, con ogni intervento e aiuto necessario, l’aggressione russa, le bombe e il sangue. Ucraina e Russia parlano di dialogo e incontri diplomatici, questa è la via”.
Tutto e il contrario di tutto, nel giro di tre ore. Perché il governo italiano aveva già deciso di sostenere la decisione (già) presa dall’Europa sulle armi all’esercito ucraino.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
PERCHE’ ORA RISCHIA UNA PUGNALATA ALLE SPALLE
E se il cerchio magico di Putin si fosse rotto? Se il cordone di oligarchi che da sempre
caratterizza il suo punto forte si stesse sfaldando di fronte alla resistenza ucraina? Si tratta di supposizioni, ma neanche poi tanto.
Che l’offensiva russa abbia trovato pane per i suoi denti non siamo noi a dirlo, ma i fatti. Le diverse ondate di centinaia di migliaia di uomini non sono ancora riuscite a piegare le forze armate dell’Ucraina e nonostante la propaganda russa e le notizie che vorrebbero uno Zelensky al sicuro a Leopoli tra le braccia americane, il presidente ucraino – nonostante a sua volta non esente da colpe (che comunque non giustificano ciò che sta subendo il suo popolo) – assurge ogni giorno di più a simbolo di resistenza e coraggio, in contrapposizione all’ombra nera che ogni giorno di più si allunga e avvolge l’Armata rossa.
Sicuramente è il destino riservato a chi attacca, ma ci mette del suo anche l’informazione che, almeno in Europa, è ormai concorde nel dipingere Putin come un tiranno sempre più scollegato dalla realtà del suo (e del nostro) tempo. E sembrano cominciare a pensarla così anche i suoi uomini, il suo cerchio magico, appunto
La rivista Forbes, in un lungo e dettagliato articolo, calcola l’ammontare delle perdite generali dei fedelissimi di Putin a 126 miliardi di dollari dal momento dell’invasione. Un bagno di sangue. E se fin ora nessuno di questi oligarchi – tra i quali figurano Alexey Mordashov, Suleiman Kerimov, Oleg Tinkov e molti altri – sembra aver alzato la voce o opposto la seppur minima riserva di fronte alle decisione del leader massimo, fonti ben informate sussurrano di un sommovimento che inizia a farsi scossa sismica e che rischia di aprire l’ennesimo fronte, stavolta interno, per il novello Zar
Mentre lo scontro in Ucraina si fa totale, mentre entrano in gioco i mercenari ceceni, mentre sul fronte cyber è sceso in campo il collettivo Anonymous e mentre resta l’incertezza delle prossime mosse di attori come Cina, Polonia, Corea del Nord e Iran, sembra che alcuni paperoni russi stiano cercando una sponda in Europa.
Il salasso che stanno subendo da questa guerra pare aver scosso le loro coscienze. La prospettiva di non poter più girare indisturbati sui loro Yacht, di non poter più spendere i loro soldi nelle vie dello shopping europeo, appare forse insostenibile, tanto da far arrischiare qualcuno di questi a passare da traditore se non della patria, sicuramente del grande capo.
Il re non è ancora nudo, ma la coperta è sempre più corta e in Russia si sa, fa freddo.
Ripetiamolo: non si tratta di notizie certe o – ancora – verificabili, ma fonti d’intelligence sostengono che già si stanno prendendo accordi e che si stanno studiando “provvedimenti anche definitivi”. In cosa consisterebbero questi provvedimenti, difficile dirlo.
Indubbiamente si tratta di una prima crepa sullo schermo piombato che da sempre sembra proteggere Putin. Una crepa che – se le operazioni sul campo non dovessero subire una svolta a favore della Russia a breve termine – rischia di allargarsi e di lasciar intravvedere una realtà ben diversa da quella che siamo abituati a vedere. Forse, a quel punto, ci accorgeremmo che anche Putin, in fondo, è un uomo come tanti. Forse ci accorgeremmo che anche lui può restare solo, che anche lui può essere tradito, pugnalato alle spalle da uno dei tanti Bruto di cui si è circondato nel corso degli anni.
(da Il Giornale)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
SECONDO IL “TIMES” FAREBBERO PARTE DEL GRUPPO WAGNER, UNA MILIZIA PRIVATA GESTITA DA UNO STRETTO ALLEATO DI PUTIN E CHE OPERA COME RAMO A DISTANZA DELLA RUSSIA … A GENNAIO NE SONO ARRIVATI TRA I 2.000 E I 4.000, ALCUNI SCHIERATI A DONETSK E LUHANSK, ALTRI NELLA CAPITALE
Secondo il Times, più di 400 mercenari russi stanno operando a Kiev con l’ordine del Cremlino di assassinare il presidente Zelensky e il suo governo e preparare il terreno affinché Mosca prenda il controllo.
Il gruppo Wagner, una milizia privata gestita da uno dei più stretti alleati del presidente Putin e che opera come un ramo a distanza dello stato, cinque settimane fa ha ingaggiato i mercenari dall’Africa in missione per decapitare il governo di Zelensky in cambio di un bel bonus finanziario
Le informazioni sulla loro missione sono arrivate al governo ucraino sabato mattina e poche ore dopo Kiev ha dichiarato un coprifuoco “duro” di 36 ore per spazzare la città dai sabotatori russi, avvertendo i civili che sarebbero stati visti come agenti del Cremlino e avrebbero rischiato di essere “liquidati” se fossero stati trovati fuori.
Una fonte strettamente collegata alle attività del gruppo ha confermato che a gennaio erano arrivati in Ucraina tra i 2.000 e i 4.000 mercenari. Alcuni sono stati schierati nelle contese regioni orientali di Donetsk e Luhansk. Altri 400 sono entrati dalla Bielorussia e si sono diretti nella capitale.
Ai mercenari è stato detto che Putin vuole una breve pausa per mostrare che sta negoziando con Zelensky, ma ha assicurato loro che nessun accordo sarebbe stato raggiunto e che lo sforzo sarebbe stato semplicemente “fumo e specchi”, secondo una fonte vicina ai membri anziani del Gruppo Wagner.
I mercenari sono in attesa di un segnale dal Cremlino e gli sono stati promessi ingenti bonus per le uccisioni nei prossimi giorni e un passaggio sicuro dall’Ucraina entro la fine della settimana.
Oltre a Zelensky, la loro hit list contiene altre 23 figure, tra cui il primo ministro, l’ufficio del gabinetto, il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko e suo fratello Wladimir, entrambi popolari ex campioni di boxe che si sono uniti alla lotta militare contro gli invasori.
I mercenari si vantano di sapere esattamente dove si trovano il presidente e i suoi colleghi a Kiev e apparentemente sono in grado di rintracciarli tramite i loro telefoni cellulari. Dopo che Mosca ha invaso la scorsa settimana, Zelensky si è rivolto alla nazione, affermando che le forze speciali russe erano nella capitale alla ricerca di lui come “bersaglio n. 1”. Quando l’America gli ha offerto la possibilità di fuggire, ha detto: «Ho bisogno di munizioni, non di un passaggio».
Wagner ha anche preparato il terreno per un’invasione, aiutando a guidare le colonne russe a Kiev e localizzando e pianificando omicidi che avrebbero decapitato il governo ucraino.
Sebbene Wagner sia una compagnia militare privata, è stata strettamente associata ai progetti di Putin in tutto il mondo. È di proprietà di Yevgeny Prigozhin, un oligarca noto come lo chef di Putin. Hanno condotto operazioni segrete in Africa e Medio Oriente e nel 2014 sono stati anche responsabili di fomentare problemi nell’Ucraina orientale.
«Sono molto efficaci perché sono difficili da definire», ha detto il generale Sir Richard Barrons, ex comandante del Joint Forces Command. «Possono apparire dall’ombra, fare cose molto violente e poi scomparire di nuovo, senza che sia evidente chi fosse il responsabile. Non sono direttamente collegati al governo russo e quindi sono plausibilmente smentibili».
Sembrano anche essere più di fiducia per il Cremlino rispetto alle normali forze russe. Fonti hanno affermato di essere state informate sulla prevista invasione dell’Ucraina a dicembre, molto prima che l’esercito russo fosse informato. I mercenari affermano che c’erano preoccupazioni sul fatto che se i soldati russi lo avessero saputo avrebbero rifiutato gli ordini e che molti sarebbero stati giustiziati per averlo fatto.
(da Time)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
“GLI UCRAINI STANNO USANDO AL MEGLIO I MISSILI ANTIAEREO E I RAZZI ANTICARRO DELL’OCCIDENTE. ARMI CHE FANNO MALISSIMO: INTERE COLONNE CORAZZATE RUSSE SVENTRATE… I RUSSI STANNO DIMOSTRANDO UNA INCREDIBILE POVERTÀ OPERATIVA: I LORO AEREI E CARRI ARMATI NON SI COORDINANO…PUTIN? ORMAI È CONVINTO DI ESSERE STATO TRADITO DAI SUOI GENERALI”
Andrea Margelletti, analista di questioni militari e geopolitiche, presidente del Centro
studi internazionali, è l’unico che su questa storia ci aveva visto giusto.
Da giorni annunciava che Putin avrebbe invaso l’Ucraina. Le sue analisi, ci tiene a dirlo, sono all’insegna di un sano realismo. Meglio: del più cupo pessimismo. E però ora che Putin agita la minaccia nucleare, Margelletti non ci crede: «Pura propaganda. E vi spiego perché».
Ci tranquillizzi: perché?
«Intanto una premessa. Da un punto di vista militare, quello che il presidente Putin annuncia con tanto clamore è un nonsenso. L’armamento nucleare, sia quello americano sia quello russo, è sempre in massima allerta. Non c’è proprio niente da incrementare. Nei silos dove ci sono i missili intercontinentali a testata atomica, sia quelli Usa sia quelli russi, ci sono in permanenza ufficiali in grado di premere il bottone in tre minuti e i missili arrivano a destinazione in trenta. Lo stesso accade con i sottomarini, perennemente in moto, sempre pronti a colpire».
Ce l’eravamo un po’ dimenticato: il principio della deterrenza nucleare
«Appunto. L’arma atomica dell’uno garantisce quella dell’altro. È l’equilibrio del terrore. Quel discorso, però, piuttosto è inquietante in sé. Ci dice che Putin è pronto a scelte che la nostra coscienza occidentale non riesce nemmeno a immaginare. Scelte che ci ripugnano. E ci dice quanto sia furioso. Perché va detto forte e chiaro che gli ucraini stanno umiliando l’invasore russo. Doveva essere una guerra lampo.
I generali avevano promesso a Putin di vincere in due giorni. E invece gli ucraini stanno usando al meglio i missili antiaereo e i razzi anticarro dell’Occidente. Armi che fanno malissimo. Ci sono le immagini di intere colonne corazzate russe distrutte, sventrate. I russi stanno dimostrando una incredibile povertà operativa: i loro aerei e carri armati non si coordinano. Le colonne corazzate vagano senza protezione dal cielo. Si capisce benissimo, invece, che gli ucraini erano convinti che si sarebbe arrivati all’invasione e si sono preparati a dovere».
E ora?
«La furia di un tiranno che era convinto di passare alla storia come un Giulio Cesare e che si ritrova ridotto al Charlie Chaplin del Grande Dittatore può portare a decisioni irrazionali, imponderabili. Ormai è convinto di essere stato tradito dai suoi generali. Ma noi sappiamo che con i dittatori è sempre così: non amano le cattive notizie, sono capaci di far passare per le armi un generale che gli dice la nuda verità, sull’impreparazione delle forze armate per esempio, e così gli hanno detto solo quel che lui voleva sentire. A questo punto potrebbe aggredire i Baltici. Oppure potrebbe ordinare bombardamenti a tappeto sulle città ucraine per costringere il presidente Zelensky alla resa pur di salvare il suo popolo. Stiamo uscendo dalla sfera delle analisi razionali».
Vedremo i combattimenti casa per casa?
«È quello che i russi finora stanno evitando. Non per spirito umanitario, ma perché conservano una religiosa memoria di Stalingrado. E ricordano bene la lezione di Grozny, la capitale della Cecenia, quando i miliziani islamici gli inflissero dure perdite e furono costretti a radere al suolo la città. Solo che l’Ucraina doveva essere un’altra storia: una nazione sorella che tornava al loro fianco».
Ultima domanda: fanno bene gli europei ad armare gli ucraini?
«Mi spiace fare da Cassandra, ma penso che in Europa ci sarà una guerra. L’unico modo per evitarla è armarsi pesantemente, investire sulle nostre forze armate, fare una rivoluzione culturale e rimettere la guerra in agenda. Solo così, forse, Putin si fermerà. Finché penseremo di trovare un accordo con qualche business, vorrà dire che non avremo capito chi abbiamo davanti».
(da La Stampa)
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