Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
LO RIFERISCE BLOOMBERG: NO COMMENT DA PARTE DEL MINISTERO DELLE FINANZE…LE PRIVATIZZAZIONI ALL’1% DEL PIL SONO UNO DEGLI OBIETTIVI PLURIENNALI DELLA NADEF
Il governo italiano sta pianificando di vendere fino al 4% di Eni dopo che la compagnia petrolifera avrà completato il piano di buy back, in scadenza ad aprile, così da poter incassare circa 2 miliardi di euro e ridurre il debito, secondo quanto riferisce Bloomberg citando fonti vicine alla vicenda.
Il management di Eni in una delle ultime conference call aveva annunciato di voler anticipare la chiusura dell’acquisto di azioni proprie rispetto alla scadenza di aprile 2024.
No comment dal ministero delle Finanze. Privatizzazioni per circa l’1% del Pil sono uno degli obiettivi pluriennali della Nadef.
Al World Economic Forum di Davos, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato di aver parlato della vendita di alcune partecipazioni con fondi esteri.
Il ministero dell’Economia e delle Finanze possiede una partecipazione del 4,7% in Eni, mentre Cassa Depositi e Prestiti ne detiene il 27,7%.
(da agenzie)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
SEMBRANO LE STESSE USATE COME SOTTOFONDO DELLE CLIP “EMOTIONAL” CHE USA GIORGIA MELONI SU TIKTOK. E DA CHI SONO STATE COMPOSTE? DALLA SOCIETÀ “STUDIOKOLOMNA”, IL CUI NUMERO DI TELEFONO INIZIA CON UN +7: IL PREFISSO DELLA RUSSIA
Il calendario della Difesa che sta suscitando polemiche è destinato a
un nuovo crescendo…musicale. Le splendide note che accompagnano il video, infatti, sono identiche a quelle usate per alcune dell clip “emotional” che usa sui social Giorgia Meloni, per infervorare i suoi militanti e follower.
Al ministero della Difesa, che vanta pezzi da novanta della nomenclatura di Fdi, come Guido Crosetto e Isabella Rauti, si sono evidentemente innamorati di questa musica epica. Ma chi l’ha composta? L’autore non è, come si potrebbe immaginare, un gruppo fascio-rock come i celebri 270bis di Marcello De Angelis, ma StudioKolomna, una società senza sito ma con una pagina Facebook.
Il numero di telefono collegato inizia con +7: il prefisso della Russia. In particolare, questo brano si chiama epic trailer ed è scaricabile sul sito audiojungle.net a soli 35 dollari.
Le spese di bilancio del ministero della Difesa per il 2023 sono di 27.748,5 milioni di euro pari (27 miliardi e 748 milioni e 500 mila euro). Forse potrebbero permettersi anche qualcosa di più caro, evitare di finanziare misteriose società con la sede in un paese nemico della Nato.
(da Dagoreport)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
LITE SULLA BASILICATA E SALTA IL TERZO MANDATO PER I SINDACI DI PICCOLI COMUNI
“La Basilicata? Capisco e comprendo la posizione di FdI quando sostiene che in Sicilia il candidato presidente anziché di FdI è stato di Forza Italia. La Lega – aggiunge – in Sardegna ha fatto uno sforzo perché il centrodestra andasse unito ed è uno sforzo per noi importante, perché continuiamo a credere che la squadra di Solinas abbia governato bene. Ora un altro partito dovrebbe fare lo stesso sforzo: se vale la regola che contano le percentuali dei partiti in questo momento la Lega è chiaramente in credito”.
L’apertura del Carroccio al candidato di Fratelli d’Italia arriva all’indomani della notizia che Christian Solinas, il nome indicato dalla Lega, è indagato per corruzione.
“Non esiste”. Il capogruppo di FI alla Camera Paolo Barelli risponde così a chi gli chiede se sia in vista un passo indietro di Vito Bardi dalla corsa per la riconferma alla guida della Basilicata.
“Decidono Meloni, Tajani e Salvini ma vi posso dire che non esiste. Bardi fa solo passi avanti – osserva – si tratta di essere realisti. La cosa non è proprio in discussione. Lo ha detto anche Tajani”.
“Crippa dice che già qualcuno si è sacrificato? Appunto non servono altri sacrifici”.
Stop al terzo mandato per i sindaci di piccoli comuni
Le tensioni interne alla maggioranza si ripercuotono sulle scelte del governo. Sarà infatti riproposto nel prossimo Consiglio dei ministri, non ancora convocato, il decreto legge sull’election day, il cui esame è slittato nell’ultima riunione martedì sera, ufficialmente per motivi di tempo. Ma dal testo dovrebbe sparire la norma – prevista nelle bozze circolate alla vigilia della riunione – che consente un terzo mandato consecutivo ai sindaci per i Comuni con più di 5mila abitanti e fino a 15mila. Un tema su cui mancava l’accordo generale nel governo, e su cui sono in corso valutazioni. Anche perché aprirebbe un varco a emendamenti per introdurre il terzo mandato anche per i presidenti di Regione, cavallo di battaglia della Lega.
(da agenzie)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
L’APPELLO AI LEADER POLITICI RIUNITI A DAVOS
Più di 250 miliardari e milionari hanno chiesto all’élite politica
riunita per il World Economic Forum di Davos, in Svizzera, di introdurre tasse patrimoniale per contribuire a un miglioramento dei servizi pubblici in tutto il mondo. “La nostra richiesta è semplice: vi chiediamo di tassare noi, i più ricchi della società – scrivono in una lettera aperta, riportata dal Guardian -.Ciò non modificherà radicalmente il nostro tenore di vita, né priverà i nostri figli, né danneggerà la crescita economica delle nostre nazioni. Ma trasformerà la ricchezza privata estrema e improduttiva in un investimento per il nostro futuro democratico comune”, si legge nella lettera, che poi lancia un attacco diretto a quel capitalismo “filantropico” che tanto è amato tra le élite economiche.
“La soluzione non può essere trovata nelle donazioni una tantum o nella filantropia; l’azione individuale non può correggere l’attuale colossale squilibrio. Abbiamo bisogno che i nostri governi e i nostri leader prendano l’iniziativa. E così veniamo di nuovo da voi con la richiesta urgente di agire – unilateralmente a livello nazionale, e insieme sulla scena internazionale”.
Tra i ricchi firmatari provenienti da 17 paesi ci sono l’erede della Disney, Abigail Disney, l’attore Brian Cox, l’attore e sceneggiatore Simon Pegg e Valerie Rockefeller, erede della dinastia statunitense. Nella lettera, intitolata ‘Proud to Pay’ (fieri di pagare), i super-ricchi sottolineano di essere “le persone che beneficiano maggiormente dello status quo”.
“Ma la disuguaglianza ha raggiunto un punto critico e il suo costo per la nostra stabilità economica, sociale ed ecologica è grave – e cresce ogni giorno. In breve, abbiamo bisogno di agire adesso”, viene ribadito. Un nuovo sondaggio tra i super-ricchi mostra che il 74% è a favore di tasse più alte sul patrimonio per aiutare ad affrontare la crisi del costo della vita e migliorare i servizi pubblici. Un sondaggio, condotto da Survation per conto del gruppo Patriotic Millionaires, ha intervistato più di 2.300 super-ricchi provenienti dai paesi del G20 con un patrimonio investibile di oltre 1 milione di dollari, escluse le loro case, inserendoli nel 5% più ricco. Il sondaggio ha rilevato che il 58% è favorevole all’introduzione di un’imposta patrimoniale del 2% sulle persone con più di 10 milioni di dollari e che il 54% ritiene che la ricchezza estrema costituisca una minaccia per la democrazia.
(da Fanpage)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
OTTO UOMINI IN UNA CHAT RISERVATA SI MANDAVANO FOTO E COMMENTI PESANTI SULLE RAGAZZE FREQUENTATRICI DEL CIRCOLO
In una chat di gruppo otto soci della Canottieri Ticino di Pavia si scambiavano foto delle giovani ragazze che frequentavano il club, accompagnate da commenti volgari, allusioni alle loro relazioni con altri associati o a particolari fisici, battute a sfondo sessuale. Ora, dopo la querela di tre giovani donne del circolo, avvenuta lo scorso agosto, secondo quanto riporta La Provincia Pavese la Procura di Pavia ha aperto un fascicolo per diffamazione: il tutto sarebbe venuto a galla grazie alla segnalazione di un membro “pentito”, che avrebbe raccontato alle ragazze dell’esistenza del gruppo segreto tra soli uomini del club nautico.
Di diverso avviso sarebbero invece i partecipanti della chat, che si sono rivolti ad un legale sostenendo che il gruppo sarebbe stato scoperto in seguito alla sottrazione di un cellulare da un lettino in piscina mentre il legittimo proprietario si era allontanato, e che quindi avrebbero a loro volta denunciato le giovani per violazione della corrispondenza: secondo questa versione dei fatti una delle tre giovani si sarebbe impossessata del telefonino e avrebbe fotografato le conversazioni private tra gli otto amici, poi finite sul tavolo della Procura di Pavia
In ogni caso, gli accertamenti della polizia postale sulla chat dello scandalo sono ancora in corso: per ora nessuno dei partecipanti alla chat tra membri del club Canottieri Ticino è stato sentito dagli inquirenti. Nel frattempo il collegio dei probiviri della storica società pavese ha deciso di sospendere un consigliere che faceva parte del gruppo WhatsApp.
Del prestigioso circolo pavese fa parte, come iscritto, anche Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato ed ex ministro. “La nostra è una società di persone perbene e ci dispiace che l’immagine della nostra realtà venga macchiata in questo modo”, è stato il suo commento sula vicenda. “Spero solo che vengano presi i provvedimenti opportuni a livello societario, oltre a quelli giudiziari”
(da agenzie)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
IL DELIRIO DELL’ASSOCIAZIONE PRO VITA, PRESIEDUTA DA TONI BRANDI, CONTRO IL GOVERNATORE DEL VENETO… I LEGAMI CON LA RUSSIA DI PUTIN… LA GALASSIA CHE METTE INSIEME ESTREMA DESTRA (IL CAPOREDATTORE DI NOTIZIE PRO VITA È FIGLIO DEL LEADER DI FORZA NUOVA), L’ALT RIGHT TRUMPIANA, GLI ANTI-BERGOGLIO E LE IMMANCABILI SPIE
Ieri in diverse città del Veneto andavano in giro dei camion
propagandistici contro Luca Zaia, ritratto su un manifesto 6×3 in cui campeggiava lo slogan “Agente 007aia” (“Uno di sinistra sotto copertura. Se approvi il suicidio assistito tradisci i tuoi elettori. Ce ne ricorderemo!”) e l’immagine del governatore veneto che si sbottona la camicia e ne emerge il simbolo del Pd.
Chi era stato così lesto, e disponeva di una rete di militanza già pronta alla bisogna per fare una “campagna contro” di questa rapidità? La Lega? Salvini? No. L’Associazione Pro Vita e Famiglia di Toni Brandi. Una delle capofila dell’articolata galassia delle associazioni antiabortiste italiane che in questo decennio hanno unito conservatorismo cattolico e sovranismo e nazionalismo. Lo hanno fatto con aiuti dall’estero, per esempio dalla Russia di Putin? Vediamo alcuni documenti
Nel 2013, a Torino, Matteo Salvini viene eletto segretario federale della Lega ma sul palco del congresso interviene anche un cittadino russo, Alexey Komov.
È l’esponente dell’ala più dura e conservatrice del tradizionalismo cristiano ortodosso pro life, figura di punta di una rete dell’ultradestra conservatrice che dalla Russia degli oligarchi arriva fino agli Stati Uniti dei Pac super-cristiani pro-Trump, che trionferanno nel voto di 3 anni dopo per la Casa Bianca. Un mondo di sigle e associazioni che si ritrova periodicamente in un appuntamento moltsappiamo con una certa sicurezza grazie a una serie di mail di Komov che finirono in mano a un gruppo di hacker, Shaltai Boltai, erano Konstantin Malofeev e Vladimir Yakunin, ex generale del Kgb, capo delle ferrovie russe e grande amico di Vladimir Putin. In quell’occasione moscovita, pomposamente intitolata “Large Family and Future of Humanity”, tra i molti italiani presenti, la delegazione più numerosa era quella dell’associazione Pro Vita, presieduta da Toni Brandi, e ben rappresentata (possediamo il documento degli organizzatori russi) anche da Francesco Agnoli e Andrea Giovanazzi (il direttore commerciale di Pro Vita).
A Mosca c’è anche il caporedattore di Notizie Pro Vita, Alessandro Fiore, figlio del leader di Forza Nuova. Brandi di Pro Vita smentisce che ci sia un legame diretto tra loro e forze di estrema destra. Ma in questi documenti russi lui e altri appaiono come figure che i russi considerano strumenti per diffondere ultra-tradizionalismo religioso a fini politici graditi al Cremlino.
Piccolo flash: a Mosca a quel convegno c’è anche Alexey Nemudrov, che l’Italia poi espellerà da Roma accusandolo di essere una spia russa, nell’aprile 2021 – uno dei russi espulsi dopo l’arresto di Walter Biot, il capitano della marina italiana accusato (e oggi condannato a 30 anni) di spiare per Mosca.
La Fondazione di Yakunin (Saint Andrew the first called) scrive di pagare viaggio e accomodation agli italiani. E anche ai pro vita francesi e a un vero leader del fronte pro vita europeo: lo spagnolo Ignacio Arsuaga, presidente di CitizenGo, l’organizzazione autrice di una famigerata campagna pubblicitaria europea con manifesti scioccanti contro l’aborto.
Il vecchio burocrate del Kgb Yakunin si era trasformato in un fervente uomo di Chiesa anche grazie all’amicizia con padre Tikhon Shevkunov, il capo di un monastero situato alla fine della strada che parte dalla Lubyanka, la storica sede del Kgb, e padre spirituale del nuovo fervore antiabortista e antigay di Putin.
Quanti fili, attorno a questa galassia. La destra estrema, ma anche Salvini e i cattolici integralisti, fanno la parte del leone. Komov è anche nel consiglio direttivo della Fondazione San Basilio di Malofeev, che in Russia ha ispirato, con attività di lobby e supporto ai parlamentari integralisti del partito di Putin, le più discusse leggi anti-Lgbt e ultra-ortodosse. Su posizioni ultraconservatrici, la fondazione San Basilio agisce ampiamente anche in Italia – come racconta il saggio The Kremlin’s Trojan Horses – e si è data la missione di promuovere la tradizione ortodossa e i «valori cristiani» minacciati da liberalismo e «lobby opo il congresso di Torino che nel 2013 aveva eletto Salvini al vertice della Lega, Komov diventa presidente onorario di Lombardia Russia, l’associazione di Gianluca Savoini.
Il capitano leghista inizia in quegli anni a girare con il crocifisso ortodosso al collo. A costruire il collante ideologico che unisce la Lega a Malofeev sono i due uomini ritratti in una foto del 17 ottobre 2018 a Mosca: Savoini e il filosofo eurasiano, figlio di un colonnello dei servizi russi, Aleksandr Dugin. Ma Yakunin trova una comoda ospitalità per il suo “World Congress of Families” in Italia, a Verona.
Grazie al leghista Fontana, certo. Ma soprattutto all’humus creato dal lavoro di Antonio Fallico che con “Conoscere Eurasia”, ogni anno porta(va) la Russia di stato al Forum economico scaligero. Verona diventa un gigante a due teste: i pro life, col Congresso delle famiglie, e l’economia di stato, con Banca Intesa Russia e Igor Sechin (Rosneft). Nella foto dei pro vita deve entrare però anche il cristianesimo ultraconservatore americano. La alt right trumpiana. E Steve Bannon.
E qui la camera di incontro a cui guardare è Roma, una Fondazione che si chiamava Sciacca e nel suo organigramma, ancora nel 2019, aveva come presidente il cardinale Raymond Burke, l’arcinemico di Bergoglio in Vaticano, legato a Steve Bannon e uno dei promotori della scuola sovranista di Bannon (poi tramontata) in Italia, alla Certosa di Trisulti, e tra i componenti del Comitato sia Matteo Salvini, sia Giancarlo Giorgetti, sia, nientemeno, che l’allora direttore del Dis Gennaro Vecchione.
Al punto che alcuni ritenevano che non fosse Conte ad aver promosso Vecchione, ma il contrario. Questa però è un’altra storia. Oggi Salvini e Vecchione non sono più nell’organigramma, e la Fondazione è stata rinominata: si chiama Vexillum, bandiera, dei tradizionalisti pro vita e chissà quanto altro.
(da agenzie)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
LA LETTERA DEL GOVERNO DI ROMA CHIEDE UNA TREGUA DI ALMENO QUATTRO MESI, PER SCAVALLARE LE EUROPEE E NON PERDERE CONSENSI TRA I CONCESSIONARI. E LA COMMISSIONE, IN SCADENZA, FARÀ FINTA DI NIENTE
Una richiesta di tregua di almeno quattro mesi, in modo da avere il tempo necessario per completare la seconda fase della mappatura delle spiagge iniziata lo scorso anno. In più lo stop alle gare almeno fino alla fine dell’anno e, in presenza di «ragioni oggettive», fino alla fine del 2025.
Sono questi i due punti più significativi della lettera che il governo ha inviato alla Commissione in risposta al parere motivato emesso a metà novembre dall’esecutivo europeo, un provvedimento che aveva fatto avanzare la procedura d’infrazione aperta nel dicembre 2020 per la mancata applicazione della direttiva Bolkestein nel settore delle concessioni per gli stabilimenti balneari.
La mossa punta a scongiurare il rischio di un deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione europea prima delle elezioni e i segnali che arrivano da Bruxelles lasciano intendere che difficilmente Roma finirà sul banco degli imputati alla vigilia del voto.
A Palazzo Berlaymont hanno capito quanto sia sensibile politicamente questo dossier per l’Italia, tanto che dai piani alti è stato imposto il silenzio assoluto ai funzionari e persino ai commissari.
Le uniche reazioni che filtrano sono stringate e ben calibrate: la Commissione «analizzerà attentamente» la risposta dell’Italia in uno spirito di «dialogo costruttivo». Fonti Ue fanno poi notare che non ci sono scadenze previste per questa analisi e per l’eventuale deferimento davanti alla Corte, il che sembra confermare la volontà di non premere sull’acceleratore proprio per evitare l’incidente a poche settimane dal voto. Va poi detto che il mandato dell’attuale Commissione scadrà alla fine di novembre ed è dunque possibile che la patata bollente della procedura venga lasciata in eredità a chi verrà dopo.
Certo l’intenzione anticipata dal governo di voler prorogare le concessioni fino alla fine del 2025 non suscita grande entusiasmo. […] il governo ribadisce la validità della legge sulla concorrenza che prevede un blocco delle concessioni demaniali almeno fino al 31 dicembre 2024. Le quali, in presenza di «ragioni oggettive», possono essere prorogate al 31 dicembre del 2025. Fino a quella data «l’occupazione dell’area demaniale da parte del concessionario uscente è comunque legittima». In sostanza, Palazzo Chigi sta chiedendo a Bruxelles una proroga di quasi due anni.
Per convincere le autorità europee a non andare avanti con la procedura d’infrazione – che come passo successivo prevede appunto il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Ue – Roma promette che entro quattro mesi concluderà il confronto con le Regioni per determinare i criteri tecnici legati alla sussistenza della scarsità della risorsa naturale.
I risultati di questo lavoro saranno poi sottoposti alla Commissione «per procedere all’adozione dei provvedimenti normativi di riordino del settore», si legge nella lettera visionata da “La Stampa”. Il governo sottolinea inoltre come sia «essenziale proseguire nel quadro di una costante e trasparente interlocuzione con la Commissione europea e in collaborazione con gli enti territoriali».
La decisione di avviare il confronto con gli enti locali nasce anche dal fatto che l’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen aveva contestato la tesi secondo la quale non sarebbe necessario mettere a gara le concessioni balneari in quanto mancherebbe il principio della scarsità delle risorse, che è alla base della direttiva.
Secondo la mappatura effettuata dall’Italia, solo il 33% del litorale è attualmente occupato da stabilimenti balneari. Ma Bruxelles aveva contestato il risultato per due motivi. Innanzitutto, perché nel calcolo delle aree costiere disponibili il governo ha inserito anche spiagge inaccessibili, scogli, moli, parchi nazionali, porti commerciali e addirittura aree industriali relative a impianti petroliferi, industriali e per la produzione di energia.
E poi perché il calcolo del 33% era stato effettuato su base nazionale, senza tener conto delle specifiche situazioni a livello territoriale. Per questo motivo ora, nella fase due, il governo Meloni intende fare una ricognizione con gli enti locali e aggiornare così la mappatura a livello regionale. Secondo i parlamentari di maggioranza più attenti alle istanze delle associazioni dei gestori, le gare per affidare le nuove concessioni andrebbero realizzate soltanto nei tratti di costa attualmente liberi, che in base ai primi calcoli di Roma – contestati da Bruxelles – rappresentano circa due terzi del litorale.
(da “la Stampa”)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
I RAPINATORI DI GIACCHE ERANO STATI PRESENTI ALLA MANIFESTAZIONE DI ACCA LARENTIA
Tre esponenti di CasaPound, sodalizio di estrema destra,
appartenenti alla Sezione Berta del comitato provinciale di Napoli sono stati arrestati nel capoluogo campano alle prime luci di questa mattina, giovedì 18 gennaio, dalla Polizia di Stato, unitamente a personale della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione: per loro sono scattati gli arresti domiciliari. Per un quarto esponente del sodalizio di estrema destra, invece, è scattato il divieto di dimora nel Comune di Napoli.
Le indagini, esperite dalla Digos della Questura partenopea e coordinate dal Gruppo Antiterrorismo della Procura di Napoli, hanno permesso di raccogliere nei confronti dei quattro soggetti indizi di colpevolezza per un grave episodio di violenza accaduto il 12 ottobre del 2023.
Le indagini, effettuate anche mediante la visione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, hanno permesso di ricostruire quanto accaduto la sera del 12 ottobre scorso al Vomero, quartiere collinare di Napoli. I quattro indagati, tramite la minaccia anche di un coltello, hanno immobilizzato un uomo di 44 anni per rapinarlo di una giacca recante una spilla con un simbolo antifascista, e per procurarsi quindi un ingiusto profitto. Contestualmente, il 44enne è stato violentemente colpito con calci e pugni.
Emesso un decreto di perquisizione nella sede di CasaPound a Napoli
Oltre alle esecuzioni delle ordinanze nei confronti dei quattro indagati, la Digos di Napoli ha effettuato anche perquisizioni domiciliari non soltanto nei confronti dei quattro soggetti, ma anche nei confronti di una quinta persona, anch’essa appartenente al sodalizio di estrema destra, indagato, in concorso con i destinatari delle misure, per aver avuto anch’egli un ruolo, a margine della rapina. Contestualmente, la Procura di Napoli ha emesso anche un decreto di perquisizione nella sede napoletana di CasaPound, per procedere alla ricerca di tracce pertinenti ai reati per cui si procede.
(da Fanpage)
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Gennaio 18th, 2024 Riccardo Fucile
“TACCIONO O MENTONO? TROPPI STANNO MENTENDO”… RENZI SEMBRA CONOSCERE COSE NON NOTE
«Da due settimane si stanno scambiando pizzini per trovare una ricostruzione plausibile perché sanno che in questa storia qualcuno sta mentendo. Troppi stanno mentendo. E il sottosegretario alla giustizia è il più reticente di tutti». È Matteo Renzi tra i primi a commentare il silenzio del deputato Emanuele Pozzolo, indagato per lo sparo di Capodanno a Rosazza in cui è rimasta ferita una persona, davanti ai pm della procura di Biella che lo hanno convocato per ascoltare la sua versione dei fatti. L’ex parlamentare di Fratelli d’Italia, al quale il prefetto ha ora revocato il porto d’armi, aveva ripetuto nei giorni scorsi che avrebbe parlato soltanto con i giudici, ma ha poi scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Una strategia che potrebbe esser stata scelta per evitare di fare dichiarazioni smentite poi dai test dello Stub e della polvere da sparo.
«Ragazzi, questa cosa è incredibile e passa sotto silenzio», ha scritto il senatore di Italia Viva Matteo Renzi, che solleva dubbi anche sulla posizione del sottosegretario Andrea Delmastro, che era alla festa di Capodanno ma il cui ruolo non è ancora stato chiarito. Le versioni su quanto accaduto al momento dello sparo, da chi aveva in mano l’arma ai presenti, contrastano tra loro, per questo il colloquio di oggi di Pozzolo era così atteso.
«Io sono garantista», chiarisce Renzi, «ma proprio perché sono garantista voglio sapere chi è che ha sparato a una festa dove c’erano dei bambini! Davvero un parlamentare ha sparato a una festa con dei bambini rischiando di uccidere un uomo? E perche tutta questa omertà? C’è qualcosa che non torna. Questa storia puzza sempre di più. E io sono sconvolto che dei parlamentari non dicano tutta la verità su un fatto di cronaca così grave: qualcuno giocava con le pistole, un uomo si è salvato per miracolo, c’erano bambini. E questi che fanno? Tacciono o mentono?».
(da agenzie)
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