“00ZAIA: UNO DI SINISTRA SOTTO COPERTURA. SE APPROVI IL SUICIDIO ASSISTITO TRADISCI I TUOI ELETTORI. CE NE RICORDEREMO!”
IL DELIRIO DELL’ASSOCIAZIONE PRO VITA, PRESIEDUTA DA TONI BRANDI, CONTRO IL GOVERNATORE DEL VENETO… I LEGAMI CON LA RUSSIA DI PUTIN… LA GALASSIA CHE METTE INSIEME ESTREMA DESTRA (IL CAPOREDATTORE DI NOTIZIE PRO VITA È FIGLIO DEL LEADER DI FORZA NUOVA), L’ALT RIGHT TRUMPIANA, GLI ANTI-BERGOGLIO E LE IMMANCABILI SPIE
Ieri in diverse città del Veneto andavano in giro dei camion propagandistici contro Luca Zaia, ritratto su un manifesto 6×3 in cui campeggiava lo slogan “Agente 007aia” (“Uno di sinistra sotto copertura. Se approvi il suicidio assistito tradisci i tuoi elettori. Ce ne ricorderemo!”) e l’immagine del governatore veneto che si sbottona la camicia e ne emerge il simbolo del Pd.
Chi era stato così lesto, e disponeva di una rete di militanza già pronta alla bisogna per fare una “campagna contro” di questa rapidità? La Lega? Salvini? No. L’Associazione Pro Vita e Famiglia di Toni Brandi. Una delle capofila dell’articolata galassia delle associazioni antiabortiste italiane che in questo decennio hanno unito conservatorismo cattolico e sovranismo e nazionalismo. Lo hanno fatto con aiuti dall’estero, per esempio dalla Russia di Putin? Vediamo alcuni documenti
Nel 2013, a Torino, Matteo Salvini viene eletto segretario federale della Lega ma sul palco del congresso interviene anche un cittadino russo, Alexey Komov.
È l’esponente dell’ala più dura e conservatrice del tradizionalismo cristiano ortodosso pro life, figura di punta di una rete dell’ultradestra conservatrice che dalla Russia degli oligarchi arriva fino agli Stati Uniti dei Pac super-cristiani pro-Trump, che trionferanno nel voto di 3 anni dopo per la Casa Bianca. Un mondo di sigle e associazioni che si ritrova periodicamente in un appuntamento moltsappiamo con una certa sicurezza grazie a una serie di mail di Komov che finirono in mano a un gruppo di hacker, Shaltai Boltai, erano Konstantin Malofeev e Vladimir Yakunin, ex generale del Kgb, capo delle ferrovie russe e grande amico di Vladimir Putin. In quell’occasione moscovita, pomposamente intitolata “Large Family and Future of Humanity”, tra i molti italiani presenti, la delegazione più numerosa era quella dell’associazione Pro Vita, presieduta da Toni Brandi, e ben rappresentata (possediamo il documento degli organizzatori russi) anche da Francesco Agnoli e Andrea Giovanazzi (il direttore commerciale di Pro Vita).
A Mosca c’è anche il caporedattore di Notizie Pro Vita, Alessandro Fiore, figlio del leader di Forza Nuova. Brandi di Pro Vita smentisce che ci sia un legame diretto tra loro e forze di estrema destra. Ma in questi documenti russi lui e altri appaiono come figure che i russi considerano strumenti per diffondere ultra-tradizionalismo religioso a fini politici graditi al Cremlino.
Piccolo flash: a Mosca a quel convegno c’è anche Alexey Nemudrov, che l’Italia poi espellerà da Roma accusandolo di essere una spia russa, nell’aprile 2021 – uno dei russi espulsi dopo l’arresto di Walter Biot, il capitano della marina italiana accusato (e oggi condannato a 30 anni) di spiare per Mosca.
La Fondazione di Yakunin (Saint Andrew the first called) scrive di pagare viaggio e accomodation agli italiani. E anche ai pro vita francesi e a un vero leader del fronte pro vita europeo: lo spagnolo Ignacio Arsuaga, presidente di CitizenGo, l’organizzazione autrice di una famigerata campagna pubblicitaria europea con manifesti scioccanti contro l’aborto.
Il vecchio burocrate del Kgb Yakunin si era trasformato in un fervente uomo di Chiesa anche grazie all’amicizia con padre Tikhon Shevkunov, il capo di un monastero situato alla fine della strada che parte dalla Lubyanka, la storica sede del Kgb, e padre spirituale del nuovo fervore antiabortista e antigay di Putin.
Quanti fili, attorno a questa galassia. La destra estrema, ma anche Salvini e i cattolici integralisti, fanno la parte del leone. Komov è anche nel consiglio direttivo della Fondazione San Basilio di Malofeev, che in Russia ha ispirato, con attività di lobby e supporto ai parlamentari integralisti del partito di Putin, le più discusse leggi anti-Lgbt e ultra-ortodosse. Su posizioni ultraconservatrici, la fondazione San Basilio agisce ampiamente anche in Italia – come racconta il saggio The Kremlin’s Trojan Horses – e si è data la missione di promuovere la tradizione ortodossa e i «valori cristiani» minacciati da liberalismo e «lobby opo il congresso di Torino che nel 2013 aveva eletto Salvini al vertice della Lega, Komov diventa presidente onorario di Lombardia Russia, l’associazione di Gianluca Savoini.
Il capitano leghista inizia in quegli anni a girare con il crocifisso ortodosso al collo. A costruire il collante ideologico che unisce la Lega a Malofeev sono i due uomini ritratti in una foto del 17 ottobre 2018 a Mosca: Savoini e il filosofo eurasiano, figlio di un colonnello dei servizi russi, Aleksandr Dugin. Ma Yakunin trova una comoda ospitalità per il suo “World Congress of Families” in Italia, a Verona.
Grazie al leghista Fontana, certo. Ma soprattutto all’humus creato dal lavoro di Antonio Fallico che con “Conoscere Eurasia”, ogni anno porta(va) la Russia di stato al Forum economico scaligero. Verona diventa un gigante a due teste: i pro life, col Congresso delle famiglie, e l’economia di stato, con Banca Intesa Russia e Igor Sechin (Rosneft). Nella foto dei pro vita deve entrare però anche il cristianesimo ultraconservatore americano. La alt right trumpiana. E Steve Bannon.
E qui la camera di incontro a cui guardare è Roma, una Fondazione che si chiamava Sciacca e nel suo organigramma, ancora nel 2019, aveva come presidente il cardinale Raymond Burke, l’arcinemico di Bergoglio in Vaticano, legato a Steve Bannon e uno dei promotori della scuola sovranista di Bannon (poi tramontata) in Italia, alla Certosa di Trisulti, e tra i componenti del Comitato sia Matteo Salvini, sia Giancarlo Giorgetti, sia, nientemeno, che l’allora direttore del Dis Gennaro Vecchione.
Al punto che alcuni ritenevano che non fosse Conte ad aver promosso Vecchione, ma il contrario. Questa però è un’altra storia. Oggi Salvini e Vecchione non sono più nell’organigramma, e la Fondazione è stata rinominata: si chiama Vexillum, bandiera, dei tradizionalisti pro vita e chissà quanto altro.
(da agenzie)
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