Destra di Popolo.net

“ISRAELE TOGLIE MIELE, BISCOTTI E MARMELLATA DAGLI AIUTI PER GAZA, MELONI LO SA”: LA DENUNCIA DI MUSIC4PEACE

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

LA CONFERENZA STAMPA A GENOVA: ISRAELE NON FA PASSARE GLI ALIMENTI AD ALTO VALORE ENERGETICO, OGNI CAMION DI AIUTI DEVE PAGARE 2.200 DOLLARI , HANNO RESPINTO 300 TONN DI AIUTI E PER GLI ALIMENTI CHE SCARTANO CI FANNO PAGARE I PRESUNTI COSTI DI SMALTIMENTO”

Durante la conferenza stampa di questa mattina a Genova, Music4Peace ha denunciato le pesanti restrizioni imposte da Israele sugli aiuti umanitari diretti alla popolazione civile di
Gaza. Tra le condizioni dettate da Tel Aviv – spiegano gli organizzatori – figura l’esclusione di alimenti ad alto valore energetico come miele, biscotti e marmellata, nonostante le linee guida internazionali, comprese quelle della FAO, li considerino fondamentali nei contesti di carestia e denutrizione.
“In tre settimane sono state rifiutate oltre 300 tonnellate di aiuti”, denuncia Stefano Rebora, presidente dell’organizzazione. “A ogni camion viene inoltre imposto un pedaggio di 2.200 dollari per l’ingresso attraverso l’unico valico operativo, spesso chiuso. Non solo: anche quando le spedizioni vengono accettate, Israele apre i pacchi, controlla ogni contenuto e rimuove gli alimenti non conformi alle proprie linee guida”.
Music4Peace spiega che, qualora le indicazioni israeliane non vengano seguite alla lettera, i pacchi vengono ugualmente aperti e modificati, e i prodotti esclusi devono essere pagati dagli stessi donatori, perché considerati rifiuti da smaltire: “Si tratta di costi aggiuntivi per la distruzione di alimenti perfettamente idonei, che potrebbero sfamare una popolazione stremata”, sottolineano. “Arriva caffè in polvere per i bambini, non pacchi di biscotti”, aggiunge Rebora. “Eppure un semplice biscotto può essere una risorsa e un conforto per un bambino affamato”. “Queste modalità sono disumane e violano ogni principio di diritto umanitario. Questo il governo lo sa da tempo”, afferma Valentina Gallo, portavoce di Music4Peace. “Il diritto internazionale è morto”.
“Quando vengono richiesti l’eliminazione e lo scarto dei prodotti che possono realmente aiutare — alimenti ad alto contenuto nutritivo come biscotti, marmellate, miele — ci si trova di fronte a un livello di crudeltà che va chiamato con il suo nome”, ha dichiarato a Fanpage.it Margherita Mereto, Responsabile Politiche estere Pd Liguria.
“Per iscritto viene indicato che è auspicabile che donne e bambini non ricevano troppo sostegno energetico. Relazionarsi a un’affermazione del genere, non solo a livello politico ma anche umano, è tremendo”. La Responsabile Pd ha poi evidenziato un aspetto politico particolarmente significativo: “Queste linee guida non sono state introdotte ora, per fermare la Flotilla o per bloccare gli aiuti raccolti da Music4Peace. Sono in vigore da tempo. Significa che i governi, incluso quello italiano, le conoscevano e le hanno accettate. Lo stesso governo che oggi si propone come interlocutore ‘alternativo’ alla Flotilla, per la consegna degli aiuti attraverso i canali ufficiali, ha nei fatti sottostato e continua a sottostare a queste condizioni. Ha accettato — e accetta — che vengano esclusi dagli aiuti proprio quegli alimenti fondamentali per chi vive in stato di denutrizione cronica, come le popolazioni di Gaza”.Mereto ha definito tutto questo “una complicità con un sistema brutale e in aperta violazione del diritto umanitario”, e ha ribadito il pieno sostegno politico del PD ligure alla missione della Global Sumud Flotilla: “Questa è una missione che va ben oltre la consegna di beni. È nata per rompere l’assedio e rimettere al centro la questione della responsabilità politica. Dopo la prima conferenza stampa di Barcellona, si è aggiunto l’obiettivo umanitario, certo, ma la
Flotilla resta innanzitutto un’azione politica, un detonatore necessario di fronte all’incapacità dell’Europa e di altri attori internazionali di assumere una posizione chiara e garantista a tutela della popolazione palestinese”.
Presente alla conferenza stampa organizzata oggi a Genova da Music4Peace, anche la consigliera Avs Francesca Ghio, che ha denunciato con forza le restrizioni imposte da Israele sugli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile di Gaza: “Con una popolazione che muore di fame, Israele impone e minaccia le organizzazioni umanitarie – tra cui Music for Peace – di non inserire alimenti ad alto valore energetico destinati a donne e bambini palestinesi”, ha dichiarato Ghio a Fanpage.it. “È un atto di disumanizzazione dell’aiuto umanitario. Si rifiuta ciò che può nutrire e dare sollievo a una popolazione stremata. E di fronte a tutto questo, il governo italiano resta in silenzio. Un silenzio che equivale a complicità”, aggiunge.
Domani alle 19:00, Music For Peace ha indetto una fiaccolata che partirà davanti alla propria sede a Genova, per ribadire il sostegno alla popolazione palestinese e chiedere, ancora una volta, l’apertura immediata di un corridoio umanitario verso Gaza. Un’iniziativa che si inserisce nel solco delle mobilitazioni civili di queste settimane e che punta a rompere l’embargo imposto da Israele, considerato illegale dal diritto internazionale, e a dare continuità all’azione della Global Sumud Flotilla in mare.
(da Fanpage)

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È ALLARME ROSSO A PALAZZO CHIGI DOPO L’ANNUNCIO DEGLI ATTIVISTI DELLA FLOTILLA DI VOLER ARRIVARE A GAZA, A QUALUNQUE COSTO

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

NEL GOVERNO SCATTA L’ALLERTA A TAL PUNTO CHE SI È CAMBIATA PURE LA FREGATA: NON PIÙ LA FASAN, MA LA ALPINO, DOTATA DI PIÙ SOFISTICATI SISTEMI ANTI-DRONE E ANTI-SOMMERGIBILI

«Questa missione è legittima, legale e necessaria. Nonostante minacce e attacchi, continueremo fino a Gaza senza altre soste».
Al riparo lungo la costa di Creta, in una pausa necessaria per mettere a posto barche e animi dopo gli attacchi di tre notti fa, la Global Sumud Flotilla non tentenna quando da Israele arrivano nuove minacce. E viene respinta la proposta dell’Italia di fermarsi a Cipro.
«Questo è uno scalo tecnico — chiariscono dal comitato direttivo — non ce ne saranno altri». Anche se fonti di intelligence hanno informato di possibili attacchi «già entro le prossime 48 ore». Anche se Israele ha promesso di fermare con ogni mezzo qualsiasi barca si avvicini alla Striscia, bollando gli attivisti come «flotilla di Hamas».
«Bugie riciclate», ribatte Yasemin Acar, membro del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla «il nostro obiettivo è sempre stato chiaro, non è mai cambiato: vogliamo rompere l’assedio, non semplicemente portare aiuti. Il nostro è un atto di solidarietà internazionale per fermare il genocidio, aprire corridoi umanitari permanenti e difendere i diritti del popolo palestinese». Gaza — spiegano da bordo — non può rimanere un’inaccessibile prigione a cielo aperto.
L’ipotesi di scaricare a Cipro cibo e farmaci, da affidare poi al patriarcato latino di Gerusalemme, incaricato di farle entrare davvero a Gaza, non convince tutti. Non c’è certezza che non rimangano fermi ai valichi controllati dal Cogat, l’ente israeliano che gestisce l’ingresso di cose e persone nella Striscia.
«L’obiettivo principale rimane il superamento del blocco navale». Dura dal 2007, il segretariato generale delle Nazioni Unite l’ha definito più volte «illegittimo» perché assimilabile a una «punizione collettiva» nei confronti di tutta la popolazione palestinese, dunque una palese violazione del diritto internazionale. Ma Israele ha sempre ignorato raccomandazioni e moniti. E non sembra avere intenzione di fare passi indietro.
«Siamo pronti a un accordo costruttivo sugli aiuti ma impediremo a ogni costo qualsiasi violazione», ha annunciato il ministro Gideon Sa’ar.
A che prezzo?
(da La Repubblica)

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FLOTILLA: AVANTI TUTTA, FINO IN FONDO” A GAZA

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

SE LA FLOTILLA NON SI FERMA, E’ POSSIBILE CHE UNA NAVE ISRAELIANA SCORTI A TERRA LE IMBARCAZIONI

La Global Sumud Flotilla non si fermerà a Cipro: «Se la merce di scambio è la fine della missione, noi non ci stiamo, vogliamo l’apertura di un canale umanitario permanente via terra e via mare». È decisa e forte al telefono la voce di Tony La Piccirella, lo skipper barese che si trova a bordo della nave Family, coordinatrice dell’impresa, insieme ai capi del movimento da Miguel Duarte a Thiago Avila.
«Il nostro peso politico — dice con orgoglio — sta aumentando, Crosetto ha cambiato posizione, ora afferma che ci proteggerà dai droni, è la prima mossa concreta che il governo fa per la nostra missione. Questa è una vittoria del movimento globale, di quello italiano che ha paralizzato il Paese, dei deputati che hanno occupato il Parlamento».
E anche di quei parlamentari che hanno voluto far parte della
Flotilla. L’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi e il senatore del Movimento Cinque Stelle Marco Croatti viaggiano sulla barca a vela Morgana che martedì notte è stata colpita dai droni e ha perso l’utilizzo della vela: «Quello che sta succedendo dentro il Mediterraneo — dice Croatti — è gravissimo. Non si può viaggiare tranquilli in acque internazionali e dobbiamo tirare un sospiro di sollievo perché ieri notte non siano stati bombardati!». L’europarlamentare Annalisa Corrado e il deputato Arturo Scotto, entrambi democratici, chiedono al governo italiano di dire «se il blocco navale imposto da Israele nelle acque antistanti la Striscia è legale o no, perché per il diritto internazionale non lo è». Per Scuderi «l’assedio va rotto perché attualmente non c’è possibilità di far entrare aiuti umanitari, tant’è che nel momento in cui c’è stata un’escalation, non dal 7 ottobre ma dal 2007, la popolazione è finita in uno stato di carestia permanente».
All’Italia gli onorevoli chiedono più protezione. «I volontari spagnoli — fa notare Croatti — si sentono più protetti dal loro Paese che gli ha concesso l’immunità diplomatica rispetto agli italiani cui è stato detto che si imbarcavano a loro rischio e pericolo». Ma è sulle parole della premier italiana all’Onu che gli animi si accendono di più: «Meloni invece di attaccare Netanyahu, attacca noi.
Noi — sottolineano con fermezza — non siamo irresponsabili. Anzi, abbiamo deciso di accompagnare 59 attivisti e dare protezione politica e diplomatica quando invece il governo italiano non ha mosso un dito». Scuderi è ancora più dura: «Invece di andare alle Nazioni Unite a condannare quello che sta avvenendo a Gaza perché non interrompe gli accordi
commerciali con Israele e vara sanzioni? Non sta facendo niente per fermare una cosa enorme come il genocidio a Gaza».
Sono 450 le miglia che separano la Flotilla dalle acque antistanti Gaza. E il ministro degli Esteri di Gerusalemme Gideon Sa’ar ha detto a chiare lettere che «Israele non consentirà alle navi di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà la violazione di un legittimo blocco navale». Il rischio è grande.
«Usciti dalle acque internazionali nessuno sarà più in grado di garantire sicurezza e aiuto nel caso accadesse qualcosa» ha avvisato ieri il ministro Crosetto.
«Le missioni si rivendicano e si portano fino in fondo» dice convinto La Piccirella che è già finito nelle prigioni israeliane a fine luglio quando ha violato il blocco su Gaza a bordo della Handala insieme a Greta Thunberg.
«Certo — aggiunge — bisogna essere fortemente motivati e convinti». «Questa è una missione umanitaria, pacifica e non violenta per Gaza. Nessuno sia martire» dice Scuderi. «Dobbiamo cercare di aprire una via diplomatica, non il contrario, almeno per quanto mi riguarda» aggiunge Croatti.
Sulla Flotilla la maggioranza vuole andare allo scontro: «Io mi auspico che i territori palestinesi ritornino ai palestinesi, oggi sono occupati da Israele per il 90%» è il sogno di La Piccirella.
(da Corriere della Sera)

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SQUALLIDO POST SESSISTA DI ALFREDO GIOVINE, VICESEGRETARIO CITTADINO DI FORZA ITALIA A BARI, CONTRO LA BOLDRINI. POI FA SPARIRE IL POST E CHIEDE SCUSA (TIPICO CUOR DI LEONE)

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

BOLDRINI: “AVETE PRESENTE IL CLIMA DI ODIO DENUNCIATO DA GIORGIA MELONI E DA TUTTA LA DESTRA DOPO L’OMICIDIO KIRK? QUELLO CHE, A SENTIRE LORO, SAREBBE ALIMENTATO DALLA SINISTRA? E’ L’ENNESIMO ESEMPIO DELL’ODIO CHE LA DESTRA, NON NOI, ALIMENTA DA ANNI”

“Pussy pass”. Così ha riassunto l’ultima proposta di legge di Laura Boldrini sul consenso ai rapporti sessuali. Che in soldoni dice: rapporto sessuale sì, ma solo previo consenso della donna.
L’espressione è comparsa in un post pubblicato sui social da Alfredo Giovine, vicesegretario cittadino di Forza Italia a Bari, in riferimento all’iniziativa legislativa presentata dalla deputata del Partito democratico.
Una definizione, quella di Giovine, che è già tutta un programma. Anche se a far divampare le polemiche sarebbero stati soprattutto alcuni commenti che hanno accompagnato il post.
Uno su tutti, quello pubblicato dallo stesso Giovine: “Sergio
Fanelli, la Boldrini buongustaia ha assaggiato il big bamboo”, ha scritto, citando l’esponente del coordinamento dell’area metropolitana di Bari per Fratelli d’Italia. Il quale avrebbe reagito con un’emoji che ride, contribuendo al germogliare le polemiche.
Immediata la condanna di Boldrini, che in una nota ha definito il post un “attacco sessista” e collegato l’episodio a un clima di ostilità politica generalizzato. “Avete presente il clima di odio denunciato da Giorgia Meloni e da tutta la destra dopo l’omicidio Kirk? Quello che, a sentire loro, sarebbe alimentato dalla sinistra? Ecco, oggi abbiamo l’ennesimo, classico esempio dell’odio che la destra, non noi, alimenta da anni – ha detto la deputata dem, nonché presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo – Odio che, quando si parla di donne, diventa immediatamente volgare sessismo”.
L’ex presidente della Camera ha poi posto una serie di domande politiche dirette: “Cosa intendono fare Forza Italia e Fratelli d’Italia nei confronti di questi signori? È un linguaggio e un comportamento accettabile? Pensano sia sufficiente che il post sia magicamente sparito? Chi alimenta l’odio in politica?”.
In seguito alla diffusione delle dichiarazioni e alla risonanza mediatica del caso, Alfredo Giovine ha pubblicamente chiesto scusa, precisando di averlo già fatto anche tramite i canali istituzionali.
“Mi scuso pubblicamente con l’onorevole Laura Boldrini per il post che ho pubblicato sui social contro la sua proposta di legge sul consenso formale prima di un rapporto sessuale. Mi rendo conto, nel commento, di essere stato inopportuno, me ne
rammarico con l’on. Boldrini e, idealmente, con tutte le donne – ha scritto – Non è mia intenzione iscrivermi a quel gruppo politico-sociale che attacca le donne per motivi di genere. Il mio post è stato un caso isolato, frutto dell’emotività da social”.
Il tentativo di metterci una toppa, tuttavia, non ha spento il caso politico. Dal Partito democratico sono arrivate reazioni critiche e richieste di chiarimento. Il segretario del Pd Puglia, Domenico De Santis, ha parlato di un “attacco vergognoso” e ha chiesto formalmente a Forza Italia di prendere le distanze.
(da agenzie)

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SONDAGGIO REGIONALI TOSCANA: GIANI AMPIAMENTE IN TESTA, CENTRODESTRA STACCATO DI 13 PUNTI

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

E LA LEGA TARGATA VANNACCI PERDE CONSENSI, TANTO RUMORE PER NULLA

Eugenio Giani è in vantaggio su Alessandro Tomasi e Antonella Bundu alle elezioni regionali in Toscana. Lo dicono i sondaggi di Ipsos illustrati oggi da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera. Gli abitanti della regione, spiega il sondaggisti, indicano come priorità la sanità. Seguono trasporti e infrastrutture e poi sicurezza e criminalità. Infine, lavoro e occupazione.
I giudizi positivi sull’operato del governatore uscente arrivano al 56%. L’apprezzamento tra gli avversari è al 43%, mentre il 51% degli intervistati dice che andrà sicuramente alle urne.
Il centrosinistra in Toscana
Le intenzioni di voto premiano Giani: il 54,8% dichiara di volerlo votare. A distanza di oltre tredici punti Alessandro Tomasi, stimato al 41,3%, mentre si collocano al 3,9% le dichiarazioni di voto per Bundu. In Toscana è ammesso il voto disgiunto.
Per quanto riguarda le liste il Partito Democratico è al 31%, quattro punti in meno rispetto al 2020. La lista Giani è all’8%, Avs al 7,9% e il Movimento 5 Stelle al 7,7%. Le liste collegate a Giani sono stimate al 54,6%.
Il centrodestra
Per quanto riguarda il centrodestra invece Fratelli d’Italia è al 25%, Forza Italia al 6,9% (in crescita) e la Lega al 6,1% (in calo). Complessivamente le liste di centrodestra sono stimate al 41,7%. Sul voto, il 46% ritiene che vincerà Giani, il 13% assegna la palma a Tomasi (e il 36% dei suoi elettori pensa che vincerà l’avversario), il 2% alla Bundu, mentre il 39% non sa esprimersi.
(da agenzie)

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GARLASCO, INDAGATO MARIO VENDITTI, L’EX PM DELL’INCHIESTA SULL’OMICIDIO DI CHIARA POGGI: “CORROTTO PER SCAGIONARE SEMPIO”

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

L’IPOTESI DI REATO E’ CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI, LE INTERCETTAZIONI

«Serve una perizia calligrafica per attribuire i pizzini a chicchessia». Questa la reazione dell’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, commentando la notizia dell’indagine sull’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, e del biglietto sequestrato lo scorso 14 maggio in casa dei genitori dell’amico dei Poggi, in cui si leggerebbe «Venditti gip archivia per 20-30 euro».
I parenti di Sempio, spiega Lovati, «sono sereni e stanno collaborando, stanno guardando PC e telefonini e verbalizzando». E infine: «Onestamente le cifre di cui si parla nell’appunto che sarebbe stato trovato – 20 o 30 mila euro – mi sembrano una base troppo esigua per un’ipotesi corruttiva di un professionista del genere». Le cifre però individuate nelle indagini del Gico della Gdf su alcuni prelievi sono però più alte.
Cosa è successo: la perquisizione a casa Sempio
I carabinieri e la Guardia di Finanza hanno perquisito le abitazioni di ex investigatori e inquirenti che hanno partecipato alle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Ad annunciarlo è il Tg1. Indagato sarebbe l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti. Che sarebbe stato corrotto per scagionare Andrea Sempio. Si parla anche di un appunto a penna su un bloc notes trovato a casa dei genitori di Sempio: “Venditti gip
archivia X 20-30 euro”. E di anomalie nelle indagini, nelle quali sarebbero stati omessi passaggi delle intercettazioni. Gli indagati sono in tutto tre. Oltre a Venditti ci sono due appartenenti alle forze dell’ordine ora in congedo che lavoravano nella sezione di polizia giudiziaria della procura di Pavia: Silvio Sapone e Giuseppe Spoto. L’indagine è diretta dalla pm di Brescia Claudia Moregola e dal procuratore Francesco Prete.
L’appunto sul bloc notes
Sarebbe di corruzione in atti giudiziari l’ipotesi di reato a carico di Venditti, che nel 2017 archiviò l’indagine su Sempio. Da questa mattina carabinieri e uomini della guardia di Finanza stanno perquisendo le abitazioni dell’ex procuratore oltre che quelle del circuito familiare di Sempio. Tra le perquisizioni anche quella delle abitazioni degli zii del 37enne indagato. Ma anche quelle di due ex carabinieri della polizia giudiziaria di Pavia oggi in congedo. L’operazione è coordinata dalla procura di Brescia, competente per i reati commessi dai magistrati pavesi. Venditti, oggi presidente del Casinò di Campione, è indagato per il ritrovamento di un appunto a casa dei genitori di Sempio. Il foglio si trovava in un bloc notes che risale a febbraio 2017. Giorni prima dell’avviso di garanzia per la morte di Chiara, che gli è stato notificato l’8 febbraio.
Il decreto di perquisizione
Nel decreto di perquisizione si parla di contatti «opachi» tra Sempio e i carabinieri che hanno condotto le indagini all’epoca. Secondo questa ipotesi di reato Sempio sarebbe stato informato delle domande a cui sarebbe stato sottoposto durante l’interrogatorio di garanzia del 2017. Ci sarebbero poi interi
passaggi di conversazioni omessi nelle intercettazioni. Forse si parla proprio di quella tra Sempio e il padre Giuseppe in auto dopo il botta e risposta con gli inquirenti. Tra le frasi omesse una del padre di Sempio sul «pagare quelli lì». Venditti, secondo l’ipotesi di accusa, sarebbe quindi stato corrotto con la cifra stanziata dagli zii di Sempio: 30-40 mila euro.
Il decreto di perquisizione dice che secondo la procura di Brescia «le indagini condotte nel 2017 a carico di Sempio sono state caratterizzate da una serie di anomalie, tra cui l’omissione, da parte della pg incaricata delle indagini della trasmissione di alcuni passaggi rilevanti delle intercettazioni ambientali». Sarebbero emersi «alcuni contatti opachi» con personale della sezione di pg. Mentre «la breve durata dell’interrogatorio di Andrea Sempio» lascia trasparire «la verosimile conoscenza anticipata da parte dei membri della famiglia Sempio dei temi su cui sarebbero stati sentiti dai pubblici ministeri».
L’intercettazione
Nel decreto di perquisizione si fa riferimento all’intercettazione ambientale di una conversazione tra Sempio e suo padre Giuseppe captata a bordo dell’auto dell’indagato il 9 febbraio 2017, il giorno prima dell’interrogatorio. «Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate. Non è che…», dice Giuseppe. «Sì lo so», risponde Andrea. «(Al) massimo se ti infila dentro qualche domanda che non… dici: guardi io non mi ricordo, son passati dieci anni…», conclude il padre.
I due vengono intercettati anche il giorno successivo, subito dopo l’interrogatorio. Si confrontano su quanto dichiarato agli inquirenti, con la famosa espressione «ne ho cannata una».
Si parlava di una domanda su quando Sempio avesse ritrovato lo scontrino del parcheggio di Vigevano della mattina del 13 agosto 2007. Ovvero il giorno dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Dopodiché l’amico del fratello della vittima, indagato allora come oggi per l’omicidio, confrontandosi con il padre, osservava: «A parte che erano dalla nostra… perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano…». «I pizzini richiedono prima una perizia calligrafica per essere attribuiti a chicchessia», dice all’AdnKronos l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio.
Le analisi patrimoniali
Le analisi patrimoniali hanno accertato il movimento di 40 mila euro partiti dalle zie paterne di Andrea a dicembre 2016. La somma sarebbe arrivata allo zio e da lì al padre. I genitori hanno prelevato contante per poi girarlo al magistrato, secondo l’ipotesi degli inquirenti. Secondo questa ipotesi i genitori di Sempio erano a conoscenza da prima dell’indagine nei confronti del figlio. Così come sapevano delle domande che gli avrebbero fatto durante l’interrogatorio. Agli atti c’è un’intercettazione tra Andrea e il padre in auto dopo il botta e risposta con gli inquirenti: «Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino (quello del parcheggio, il suo alibi per quel 13 agosto 2007, ndr) era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima».
Le perquisizioni
Le perquisizioni in corso, nelle dimore dell’ex procuratore di Pavia Venditti, a Pavia, Genova e Campione d’Italia (Como) dove è presidente del cda del Casinò, sono operate dai
Carabinieri di Milano e dalla Gdf di Pavia. Altre perquisizioni sono in corso a casa di Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari, i genitori di Andrea Sempio, a Garlasco (Pavia). E dove si è trasferito anche Andrea Sempio, che viveva a Voghera (Pavia) dopo l’apertura dell’inchiesta su di lui nel nuovo filone aperto dalla procura di Pavia. Perquisizioni in corso anche nei domicili dei tre zii da parte di padre di Andrea Sempio. E a casa di due carabinieri in congedo che lavoravano nella sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale pavese quando era procuratore Venditti.
L’indagine del 2017
La procura di Pavia aprì un fascicolo su Andrea Sempio nel 2017, poi successivamente archiviato. In un documento del 2017 e redatto dalla procura generale di Milano nell’ambito della prima inchiesta, si sottolineava come «la fotografia della scena del crimine (…) esclude Sempio come possibile autore dell’omicidio». Nel testo si evidenziava che «il modo con cui Chiara consente l’ingresso» all’aggressore dimostra l’esistenza di un legame di «profonda confidenza», mentre «le modalità dell’aggressione rivelano un coinvolgimento emotivo particolarmente intenso». Tutti elementi, spiegavano i magistrati, che non trovavano «alcun riscontro nelle evidenze probatorie» relative al rapporto tra Poggi e Sempio.
L’archiviazione
Nell’appunto trasmesso nel 2017 ai pm di Pavia durante la prima inchiesta, poi archiviata, la procura aveva fatto inoltre sapere che «le chiamate del 7 e 8 agosto 2007» di Andrea Sempio a casa Poggi, erano «trasparenti ed esplicite». Ed erano inoltre state
fatte «da una persona che non si nasconde», si leggeva. Nell’atto si sottolineava, se mai, che era stata la difesa di Stasi a tentare di confondere le acque. Dopo le tesi della «doppia vita di Chiara» e di un ladro «sconosciuto» entrato in casa, «sostituiva» quest’ultima figura con quella «di un amico del fratello, Andrea Sempio».
Secondo la relazione della procura generale, tali «scarni dati» non avevano però la benché minima «rilevanza», in quanto «si collocano e si esauriscono a distanza di ben 5 giorni dall’omicidio, a ridosso della partenza di Marco per il Trentino, e dopo «l’informazione» della sua assenza a Garlasco. Inoltre, l’incrocio delle testimonianze raccolte, «dello scontrino del parcheggio di Vigevano pagato alle ore 10.18 del 13 agosto e l’orario e lo scambio delle telefonate e dei messaggi con gli amici» Mattia Capra e Roberto Freddi «dimostrano che Sempio dice il vero» in merito a come ha trascorso la mattina dell’omicidio.
(da Open)

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GLI USA SI SFILANO DALLA TRANSIZIONE GREEN, LA CINA INVECE NO: “FAREMO IL -10% DI EMISSIONI ENTRO IL 2035”

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

MENTRE IL CAZZARO USA DEFINISCE I CAMBIAMENTI CLIMATICI “LA PIU’ GRANDE TRUFFA DI SEMPRE”, PECHINO PUNTA A PRESENTARSI COME NOVO LEADER VERDE (E HA MOLTO DA GUADAGNARCI)

Quando il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha sfilato – simbolicamente ma anche concretamente – gli Stati Uniti dalla lotta contro i cambiamenti climatici, in molti si aspettavano che altri avrebbero seguito.
Il tema ha effettivamente perso diverse posizioni nella scala di priorità della politica, ma il resto del mondo, almeno a parole, continua a credere nella transizione verso le emissioni zero. La dimostrazione più recente è arrivata al summit sul clima organizzato dall’Onu a margine dell’assemblea generale, in corso a New York. In quella sede, l’Unione europea e altri sedici paesi hanno sottoscritto un appello per rivendicare il proprio percorso verso il net zero. Mentre la Cina, che oggi è di gran
lunga il primo emettitore di gas serra nell’atmosfera, sta approfittando del ripensamento di Washington per presentarsi come nuovo leader mondiale delle politiche green.
Il nuovo impegno della Cina
In collegamento da Pechino, Xi Jinping ha annunciato che la Cina si impegnerà a ridurre le emissioni di gas serra di una percentuale tra il 7% e il 10%, rispetto al suo picco massimo, entro il 2035. È la prima volta, fanno notare i giornali di tutto il mondo, che il presidente cinese fissa una cifra precisa a breve o medio termine per la riduzione delle emissioni. Pechino si è posto l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2060 e fino a oggi aveva promesso di raggiungere il picco delle emissioni prima del 2030, un traguardo che sembra in via di realizzazione già nel 2025 grazie allo sviluppo del solare e delle auto elettriche. E anche gli obiettivi citati da Xi Jinping per il 2035 potrebbero essere un altro tassello della strategia «underpromise, overperform». Ossia: fare promesse modeste così da superare poi le aspettative (e farci pure bella figura).
Il vantaggio economico di Pechino su materie prime e clean tech
Ma se la Cina ha aspettato fino ad ora per rivendicare il proprio ruolo nelle politiche green, il motivo è che gli Stati Uniti sembrano avere tutta l’intenzione di sfilarsi dalla lotta ai cambiamenti climatici. «Sono la più grande truffa mai perpetrata al mondo. Se non vi liberate da questa truffa verde, i vostri Paesi falliranno», ha scandito Trump nel suo discorso al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite.
Ma per la Cina è vero esattamente il contrario: i settori economici che più trainano l’economia del Dragone sono proprio
quelli legati alla transizione green. Non solo: il dominio sulle materie prime critiche e sulle clean tech rendono Pechino un fornitore indispensabile per qualunque altro Paese nel mondo che voglia promuovere politiche di sostenibilità. Una doppia arma, economica e geopolitica, che Xi Jinping ha deciso di brandire anche nella contesa sui dazi con Washington.
L’appello dell’Ue (e altri 16 Paesi) in difesa delle politiche green
A trovarsi in una posizione scomoda è l’Unione europea, che finora si era presentata al mondo come paladina delle politiche per le emissioni zero ma da un paio d’anni ha cominciato a posticipare, ritoccare e diluire alcuni provvedimenti del suo Green Deal. «La situazione è chiara: una transizione verso l’energia pulita è in atto e destinata a durare. Dobbiamo garantire che sia equa», ha scritto di recente la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, insieme ai leader – tra gli altri – di Australia, Brasile, Canada, Kenya, Norvegia, Sud Africa, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Uruguay e al presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia.
L’Ue alla Cina: «Non basta, deve fare di più»
In vista della Cop30 – la conferenza sui cambiamenti climatici che quest’anno si terrà su di Belém, in Brasile – l’Ue continua a fare la voce grossa per spingere sempre più Paesi ad abbracciare le politiche di sostenibilità. E a proposito della Cina, è il commissario europeo Wopke Hoekstra a commentare l’annuncio sul taglio delle emissioni al 2035: «È ben lontano da ciò che riteniamo sia realizzabile e necessario: questo livello di ambizione è chiaramente deludente e, data l’immensa impronta di Pechino, rende il raggiungimento degli obiettivi climatici
mondiali molto più difficile.
La Cina, ha ricordato il politico olandese, «è di gran lunga il maggiore emettitore in termini assoluti e si colloca anche tra i primi in termini pro capite, rappresentando circa il 30% delle emissioni globali». E Bruxelles «continuerà a spingere la Cina (e altri) ad andare oltre l’attuale livello di ambizione e a rispettare i nostri impegni congiunti nell’ambito dell’accordo di Parigi».
(da Open)

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LA COREA DEL NORD POSSIEDE FINO A 2 MILA KG DI URANIO ALTAMENTE ARRICCHITO: E’ LA STIMA DEL MINISTRO SUDCOREANO DELL’UNIFICAZIONE

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

“I 2.000 KG DI URANIO ALTAMENTE ARRICCHITO, CHE POTREBBERO ESSERE RISERVATI DEL TUTTO ALLA PRODUZIONE DI PLUTONIO, SAREBBERO SUFFICIENTI PER REALIZZARE UN NUMERO ENORME DI TESTATE ATOMICHE”

La Corea del Nord possiede fino a 2.000 kg di uranio altamente arricchito grazie agli sforzi decisi per espandere “drasticamente” le sue capacità nucleari negli ultimi anni. E’ la stima del ministro sudcoreano dell’Unificazione Chung Dong-young resa pubblica in una conferenza stampa, basata sui dati pubblici di esperti, secondo l’agenzia Yonhap.
“È urgente uno stop. Anche in questo preciso momento, le centrifughe per l’uranio in quattro aree del Nord sono in funzione per accumulare materiale nucleare”, ha aggiunto Chung. La ripresa dei colloqui Nord-Usa sarebbe una “svolta” rispetto allo stallo per denuclearizzare il Paese eremita.
Pyongyang è da tempo accreditata del possesso di una quantità “significativa” di uranio altamente arricchito, utile per produrre diverse testate nucleari. Tuttavia, il ministero dell’Unificazione sudcoreano ha formulato una cifra ben definita: “le agenzie di intelligence stimano che le scorte di uranio altamente arricchito
della Corea del Nord, puro oltre il 90%, raggiungano i 2.000 kg”, ha detto Chung, per il quale “solo cinque o sei kg di plutonio sono sufficienti per costruire una singola bomba nucleare”, ha detto Chung.
I 2.000 kg di uranio altamente arricchito, che potrebbero essere riservati del tutto alla produzione di plutonio, sarebbero “sufficienti per realizzare un numero enorme di testate atomiche”, ha proseguito il ministro, il cui dicastero gestisce i legami con il Nord. Chung ha notato che “fermare lo sviluppo nucleare del Nord è una questione urgente”, ma ha sostenuto che le sanzioni non saranno efficaci e che l’unica soluzione risiede in un vertice tra Pyongyang e Washington.
Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha dichiarato questa settimana di essere aperto ai colloqui con gli Usa, a condizione che non sia messo in discussione il suo arsenale nucleare. Pyongyang, che ha condotto il suo primo test nucleare nel 2006 ed è sottoposta a una serie di sanzioni Onu per i suoi programmi di armi vietate, non ha mai divulgato pubblicamente i dettagli del suo impianto di arricchimento dell’uranio fino allo scorso settembre. La Corea del Nord si stima gestisca diversi impianti di arricchimento dell’uranio, secondo l’intelligence di Seul, tra cui uno presso il sito nucleare di Yongbyon, riattivato nel 2021.

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IL GOVERNO MELONI E I DECRETI ATTUATIVI MANCANTI

Settembre 26th, 2025 Riccardo Fucile

L’ANALISI DI OPENPOLIS E I PESANTI RITARDI

I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie e valutare pratiche politiche. Con Numeri alla mano facciamo proprio questo. Una rubrica settimanale di brevi notizie, con link per approfondire. Il giovedì alle 7 in onda anche su Radio Radicale.
553
i decreti attuativi ancora da emanare alla data del 22 settembre 2025. Si tratta del 20% circa rispetto al totale di quelli richiesti dalle norme approvate. Rispetto all’ottobre 2024 il numero assoluto di decreti mancanti è rimasto sostanzialmente stabile, con un leggero aumento (erano 545).
7,3
la media dei decreti attuativi richiesti dalle norme del governo Meloni che prevedono almeno un provvedimento di questo tipo
Un rapporto del 28 giugno 2025 dell’ufficio per il programma di governo indica che il 47% dei provvedimenti dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è auto-applicativo; il 16% richiede un decreto attuativo, il 37% più di uno. Nel secondo trimestre, la media di decreti attuativi richiesti è scesa a 2,1 per provvedimento, contro la media complessiva del governo Meloni di 3,9. Purtroppo, mancano dati di confronto con i governi precedenti. È possibile, però, analizzare il rapporto tra i decreti attuativi e tutte le norme che ne hanno richiesto almeno uno. Il governo Meloni ha il rapporto più basso (7,3), seguito da Conte I (8,8), Draghi (9,9) e Conte II (14,5).
9
I decreti attuativi richiesti al ministero dell’economia e delle finanze ancora da emanare. Il Mef detiene il primato per il maggior numero assoluto di attuazioni ancora in attesa di pubblicazione. Seguono il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica con 66, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti con 58 e la presidenza del consiglio dei ministri con 47. Tuttavia, se si considera la percentuale di decreti attuativi mancanti rispetto al totale richiesto a ciascuna amministrazione, il ministero dell’ambiente sale al primo posto con il 37,9%. Inoltre, dei 44 decreti attuativi che richiedono la firma congiunta di due o più ministeri, 21 non sono ancora stati pubblicati, pari al 32,3% del totale.
249i decreti attuativi non pubblicati entro la data prevista.
Spesso le norme che richiedono decreti attuativi stabiliscono scadenze precise per la loro emissione. Tuttavia, le strutture responsabili non sono solitamente tempestive nel rispettare tali termini. Attualmente, il 46,4% dei decreti attuativi mancanti ha già superato la scadenza. Questa percentuale include anche 50 provvedimenti ereditati dalla legislatura precedente, che rappresentano circa il 20% del totale.
5,6 mld €
le risorse già stanziate ma bloccate per la mancanza dei relativi decreti attuativi. Tre decreti significativi, con un valore complessivo di 2,48 miliardi di euro, risultano in ritardo nella pubblicazione. Questi includono un provvedimento del ministero del lavoro (900 milioni) per l’esonero contributivo delle lavoratrici con figli (legato alla legge di bilancio 2025, scadenza 31 gennaio 2025), un decreto della presidenza del consiglio (833,9 milioni) per i servizi sociali comunali (legato alla legge di bilancio 2024, scadenza 30 novembre 2024), e un decreto del ministero dell’interno (750 milioni) per l’ampliamento degli asili nido (anch’esso legato alla legge di bilancio 2024 e scaduto il 30 novembre dello scorso anno).
(da agenzie)

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