Settembre 29th, 2025 Riccardo Fucile
ZELENSKY E’ IL PIU’ APPREZZATO TRA I PROTAGONISTI MONDIALI
Il mondo attraversa una fase difficile. Il “nostro mondo”, in particolare, ha perduto i riferimenti che ne hanno favorito la stabilità e la continuità nel dopoguerra. Quando la divisione fra Occidente e Unione Sovietica ha costituito, in fondo, un fattore di equilibrio. Segnato dal “muro” che marcava la divisione fra i due mondi.
Oggi quel muro è caduto ma, anche per questo, il nostro mondo è divenuto “instabile”. Perché non ci sono più riferimenti “stabili”. I “blocchi” non sono più “bloccati”. E i Paesi che ne hanno costituito il fondamento, Stati Uniti e la Russia, oggi interagiscono. Con effetti contraddittori. Perché la comunicazione comunica incertezza.
I leader personalizzano Stati e relazioni internazionali
Senza considerare che il mondo d’oggi è divenuto più largo. E incerto. In quanto, per citare il sociologo inglese Anthony Giddens, tutto ciò che avviene dovunque, in qualsiasi momento, nello stesso momento ha effetti immediati su di noi. Coinvolge (talora sconvolge) il nostro sentimento. Più o meno lontano dai nostri confini. In Ucraina, in Medio Oriente (in Israele), negli
Stati Uniti. Perché i media li ri-producono in modo “im-mediato”. E propongono uno “spettacolo della paura” coinvolgente. E sconvolgente. Con alcuni protagonisti importanti. Non solo in base all’importanza del Paese che rappresentano. Ma della capacità di “personalizzare” gli Stati e le relazioni internazionali.
Le opinioni degli italiani sui leader mondiali
Il sondaggio condotto da Demos fornisce una rappresentazione interessante di questo “mondo personalizzato”. Dove i leader hanno un ruolo importante. Non solo in quanto figure di governo. Ma perché interpretano i Paesi, il loro ruolo. I cambiamenti profondi che li coinvolgono. In questo sondaggio, abbiamo considerato alcuni leader figure, al centro del dibattito politico internazionale. E della percezione dei cittadini. I presidenti dei due principali Paesi che interpretano l’Occidente e l’Unione Sovietica. Dunque, il presidente degli Usa, Donald Trump, e il presidente della Russia, Vladimir Putin. Quindi, Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, al confine estremo fra i due blocchi. E in particolare della Russia. Infine (ma, oggi, anzitutto) Benjamin Netanyahu. Primo ministro di Israele. Al centro delle tensioni globali, dopo il conflitto con i palestinesi intorno alla striscia di Gaza. Quindi, i Paesi coinvolti nei principali teatri di guerra. Non abbiamo, invece, considerato i leader dell’Ue, in quanto non coinvolti, da protagonisti, nelle crisi globali.
I cambiamenti sul fronte ucraino
Dalle opinioni degli italiani emerge come, nel corso degli ultimi anni, il leader che ha perduto maggiormente consensi sia
Zelensky, ritenuto, ormai, quasi “corresponsabile” del conflitto. Tuttavia, rimane, ancora il più apprezzato, fra i presidenti considerati. È, però, significativo che Putin stia guadagnando consensi. Come Trump. Nonostante in passato avesse promesso di risolvere la crisi internazionale. Evidentemente con scarso successo. Probabilmente per i negoziati che i due presidenti hanno avviato in questo periodo. D’altronde, svolgono ancora un ruolo importante. Seppure non più “esclusivo”, come un tempo. In fondo alla graduatoria del gradimento fra gli italiani si conferma, saldamente, Netanyahu.
Così i partiti orientano il giudizio
Le valutazioni nei confronti dei leader “internazionali” sono orientate, in modo significativo, dalle posizioni politiche dei cittadini. Il maggior grado di consenso verso Trump e Putin si osserva fra gli elettori della Lega, che apprezzano in misura significativa anche Netanyahu. Orientamenti analoghi, seppure in misura più limitata, si rilevano anche nella base dei Fratelli d’Italia (FdI)I e di Forza Italia (Fi).
Si delinea, dunque, una divisione evidente, fra gli elettori di centro-destra e quelli delle altre aree politiche. In particolare, del Pd. I più vicini a Zelensky e più distanti da Netanyahu, Putin e (in misura minore) lo stesso Trump. Orientamenti analoghi alla base di Avs, mentre chi vota per il M5s esprime opinioni in parte diverse. Soprattutto perché si mostra più vicino (o meglio, meno lontano) a Putin e Netanyahu. A conferma di quanto il “Campo largo” costituisca una prospettiva incerta e confusa. Così, come ha osservato Ezio Mauro, «stiamo affrontando questa tragedia più con l’emozione che con la ragione».
D’altronde, lo scenario internazionale non costituisce più un riferimento preciso. E l’Occidente è divenuto una “definizione in-definita”. E ciò rende indefinito l’orizzonte globale. E, dunque, anche il futuro.
(da agenzie)
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Settembre 29th, 2025 Riccardo Fucile
ISTAT, AD AGOSTO EXPORT EXTRA UE -8,1%, IMPORT – 7,1%
Ad agosto si stima, per l’interscambio commerciale con i paesi extra Ue27 una marcata
flessione congiunturale per entrambi i flussi, più ampia per le esportazioni (-8,1%) rispetto alle importazioni (-7,1%).
Lo rileva l’Istat, spiegando che la contrazione su base mensile dell’export è dovuta alle minori vendite di beni strumentali (-16,7%), beni di consumo durevoli (-9,4%) e non durevoli (-7,8%); aumentano, invece, le esportazioni di energia (+5,9%) e beni intermedi (+2,2%). Su base annua il calo delle esportazioni extra Ue è del 7,7%.
Dal lato dell’import, si rilevano diminuzioni congiunturali diffuse, le più ampie per beni di consumo non durevoli (-16,5%), beni intermedi (-6,1%) e beni di consumo durevoli (-5,1%). “Dopo due mesi consecutivi di forte crescita congiunturale, ad agosto l’export verso i paesi extra Ue registra un’ampia riduzione su base mensile, spiegata soprattutto dalle minori vendite di beni strumentali e beni di consumo non durevoli”, commenta l’Istituto di statistica.
Ad agosto le esportazioni su base annua sono calate del 26,1% in Turchia e del 21,2% verso gli Stati Uniti. Lo rileva l’Istat. La riduzione si registra verso quasi tutti i principali paesi partner extra Ue27. Aumentano soltanto le vendite verso Regno Unito (+4,9%) e Svizzera (+4,7%) Le importazioni da Regno Unito (-36,6%) e paesi Opec(-27,1%) registrano le contrazioni tendenziali più ampie; diminuiscono anche gli acquisti da India (-9,7%), Cina (-7,1%) e paesi Mercosur (-5,8%). Per contro, crescono le importazioni da Stati Uniti (+68,5%) e paesi Asean (+13,6%).
(da agenzie)
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Settembre 29th, 2025 Riccardo Fucile
ANDIAMO A VEDERE COSA SCRIVONO DI LEI LE RIVISTE SPECIALIZZATE – NEL 2024 “GBOPERA” L’HA STRONCATA: “LA DIREZIONE D’ORCHESTRA DI VENEZI NON AIUTA, COL SUO ANDAMENTO D’ALGIDO METRONOMO, SENZA UN GUIZZO PERSONALE” …LA RIVISTA “MUSICA” HA DEFINITO LA LETTURA DI “LA FAVORITA” AL TEATRO LIRICO DI CAGLIARI NEL 2025 “POCO COERENTE” CON SCELTE CHE “METTONO A DURA PROVA I CANTANTI”
Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra italiana, è stata nominata il 22 settembre come nuova direttrice musicale del teatro La Fenice di Venezia. L’incarico, deciso all’unanimità dalla Fondazione del teatro e sostenuto dal sovrintendente Nicola Colabianchi, inizierà ufficialmente nell’ottobre 2026 e durerà fino al marzo 2030.
Lla decisione ha scatenato immediate polemiche. I lavoratori del teatro (circa 300, inclusi i 90 professori d’orchestra) hanno proclamato lo «stato di agitazione permanente» il 26 settembre, chiedendo la revoca immediata dell’incarico.
In una lettera aperta, l’orchestra ha contestato il profilo professionale di Venezi, sostenendo che «non ha mai diretto né un titolo d’opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice», che il suo curriculum «non è comparabile con quello dei direttori musicali stabili che negli anni si sono succeduti sul podio» e che manca di esperienza nei principali teatri e festival internazionali.
Hanno anche denunciato la procedura di nomina come «irricevibile», in quanto appresa solo tramite stampa e senza confronto, con tempistiche accelerate per evitare fughe di notizie. Il sindacato Rsu ha minacciato scioperi, manifestazioni e sit-in, definendo la scelta come politica più che artistica.
L’annuncio della nomina al teatro La Fenice ha solo riacceso un dibattito che in realtà accompagna da tempo la carriera della direttrice d’orchestra toscana.
Se da un lato il suo nome gode di visibilità mediatica superiore alla media dei colleghi, dall’altro la ricezione critica del suo lavoro musicale appare caratterizzata da valutazioni severe e da giudizi oscillanti.
Nel 2024, in occasione della Manon Lescaut al Festival Puccini di Torre del Lago, non sono mancate dure critiche. Sul sito specializzato Gbopera si legge: «La direzione d’orchestra di Beatrice Venezi non aiuta, col suo andamento d’algido metronomo, senza un guizzo personale; la direttrice è così concentrata dalla gestione orchestrale che arriva anche a perdere il contatto con i cantanti, persino il meraviglioso intermezzo suona quasi incolore.
Da una direttrice blasonata come Venezi ci saremmo aspettati semmai sovrainterpretazione (che non va bene, ma con il verismo è più perdonabile) piuttosto che l’appiattimento su dinamiche e agogiche asettiche».
In modo simile, la rivista Musica ha definito la lettura di La favorita al Teatro Lirico di Cagliari ne 2025 «poco coerente» con scelte che «mettono a dura prova i cantanti» e «scoppi eccessivi di suoni negli ensemble».
Una carriera passata in parte anche all’estero, motivo per cui Venezi viene spesso presentata come artista di fama internazionale. Nonostante ciò, è difficile trovare un riscontro effettivo nella critica specializzata estera. Oltre i nostri confini la direttrice non sembra essere molto nota se non per le vicende politiche che la avvicinano alla premier e per le critiche che hanno segnato la sua giovane carriera.
(da Domani)
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