Settembre 30th, 2025 Riccardo Fucile
LA TURCHIA MANDA AIUTO E ISRAELE FARNETICA DI “LEGAMI CON HAMAS”
Sarebbe stata proprio la Mezzaluna rossa turca a soccorrere una nave in avaria,
permettendo il trasbordo dei passeggeri. Intanto l’Idf sostiene di avere i mano i documenti che dimostrano il legame tra il gruppo armato e la Gsf
Ad accompagnare la Global Sumud Flotilla verso le acque della Striscia di Gaza, distanti ormai solo 250 miglia, non ci sono solo le fregate italiane. Anche la flotta turca ha dispiegato alcune navi con il compito di «monitorare la sicurezza della Flotilla». Pronte a «intervenire se necessario» nel caso servissero attività di soccorso e assistenza umanitaria. Alla velocità contenuta con cui naviga la flotta, sono stimati altri tre giorni di navigazione per arrivare sulla costa della Striscia di Gaza. Tra un giorno e mezzo, spiegano sul canale Telegram del Movimento, è previsto l’ingresso nella zona ad alto rischio, dove già le precedenti missioni che puntavano a rompere il blocco navale israeliano erano state intercettate.
Durante queste operazioni, proprio la Mezzaluna rossa turca avrebbe aiutato la spedizione umanitaria evacuando tutti i passeggeri dell’imbarcazione “Johnny M” della Flotilla. «Non c’è stata alcuna nave affondata, solo un guasto tecnico. Abbiamo recuperato 12 persone e le abbiamo distribuite su altre navi
Quattro di loro torneranno a casa», ha dichiarato la rappresentata della Flotilla, Semih Fener. I passeggeri son stati fatti salire su altre navi, mentre quattro hanno deciso di rientrare nel loro Paese.
I sospetti della Flotilla: «Forse ci stanno sabotando»
«Non abbiamo nessuna prova ma i sospetti di sabotaggi ci sono», ha affermato la portavoce italiana del Global Movement to Gaza, Maria Elena Delia. «Sospettiamo sabotaggi alle barche, che peraltro ci sono stati anche nella storia delle precedenti flottiglie. Ad esempio il caso della Famiglia, una delle imbarcazioni più grandi, che ha avuto quel problema al motore che l’ha bloccata e non ha mai più ripreso il largo è stato sicuramente un evento sospetto». La paura è che possano essere utilizzati anche droni subacquei.
Le accuse dell’esercito israeliano: «Flotilla finanziata da Hamas»
Intanto, dopo le accuse delle ultime settimane, l’esercito israeliano sostiene di aver trovato documenti ufficiali secondo cui Hamas sarebbe «direttamente coinvolto nel finanziamento della Flotilla Sumud». Tra questi comparirebbero una lista di operatori della Conferenza per i palestinesi all’estero, tra cui Zaher Birawi, capo del settore Hamas della Conferenza nel Regno Unito. Oltre che Saif Abu Kashk, Ceo di Cyber Neptune, società spagnola che possiede dozzine di navi che stanno prendendo parte alla spedizione. «Sono segretamente navi di Hamas», sostiene Tel Aviv.
Replica immediata dalla Flotilla
Flotilla: “Legami con Hamas? Solo propaganda”
“I fogli mostrati da Israele non provano né il finanziamento né il controllo di Hamas sulla Global Sumud Flotilla. Ripetono, piuttosto, un preoccupante schema già visto nel 2010 con la Mavi Marmara. Siamo una missione civile e umanitaria, sotto gli occhi dell’Europa e del mondo”. Così la portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia, in merito all’annuncio dell’Idf di aver trovato documenti che dimostrerebbero il coinvolgimento di Hamas nella missione. “Chiediamo che gli atti vengano consegnati integralmente a organismi indipendenti: finché non accade, è propaganda, non prova”, sottolinea.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2025 Riccardo Fucile
IL VENEZIANO CHIAROT: “NON HA COMPETENZE PROFESSIONALI”
Beatrice Venezi non ha il curriculum per guidare il Teatro La Fenice. A dirlo è Cristiano Chiarot, veneziano, ex sovrintendente alla Fenice dal 2010 al 2018, poi al Maggio di Firenze, e nel teatro della Laguna ci ha lavorato dal 1980. Ma l’attuale sovrintendente Nicola Colabianchi non si pente della nomina. Pensa di aver chiamato «una direttrice d’orchestra giovane e di talento». E non ha mai pensato di fare un passo indietro: «No, confermo la mia scelta».
In due interviste al Corriere della Sera e a La Repubblica parlano passato e presente del teatro veneziano. E sembrano non essere per niente d’accordo.
«Soprattutto non c’entra niente che sia di centrodestra o sostenuta dal centrodestra. Smettiamola con queste sciocchezze. Beatrice Venezi semplicemente non ha il curriculum di competenze professionali all’altezza di un teatro del prestigio internazionale de La Fenice di Venezia. Questo è il punto», chiarisce Chiarot nel colloquio con Anna Bandettini. «Non fai primario di cardiologia uno solo perché dicono che sia bravo, ma per i galloni che si è costruito nella sua professione. Le competenze professionali Beatrice Venezi ancora non le ha, men che meno per diventare direttrice musicale di un teatro del livello della Fenice dove hanno suonato da Muti a Sinopoli, da Myung-Whun Chung a Marcello Viotti», aggiunge.
Il curriculum
Secondo il maestro Venezi non ha il curriculum giusto per la Fenice: «Un direttore musicale deve avere una expertise
specialistica che non è dire “sei bravo” o “non sei bravo”, ma sono le collaborazioni con orchestre internazionali, le partecipazioni a festival di primaria importanza. E da questo punto di vista è impressionante la scarsità del curriculum della Venezi. Anche la discografia è ridottissima…».
È fatta tra l’altro di un gala per Placido Domingo: «Appunto. Un recital di un artista a fine carriera a Bangkok è un punto di merito?». Quanto alla direzione musicale del Teatro Colón di Buenos Aires, sostiene Chiariot «è famoso perché è distante, ma è un ex-importante. I teatri internazionali che contano sono ben altri, e infatti in giro ci sono direttori e direttrici con ben altre competenze all’attivo».
I candidati migliori
E ancora: «In altri teatri, anche meno quotati della Fenice, se pur validissimi come il Comunale di Bologna, la direttrice, Oksana Lyniv, che sta facendo un lavoro ottimo, viene chiamata da anni a Bayreuth, ha diretto al Met di New York, all’Opera di Parigi. C’è Speranza Scappucci, che è ora direttrice ospite principale del Covent Garden. Lo sponsor di Venezi, Federico Mollicone deputato FdI, dice che lei ha diretto 160 concerti. Poi vai a vedere, e in lista c’è anche un concerto alla Fenice di otto minuti per un evento sponsorizzato durante il Covid».
Tutti comunisti
Poi Chiarot attacca: «L’ha voluta il sovrintendente che nelle Fondazioni liriche italiane è l’unica nomina fatta dalla politica, mentre le altre cariche riguardano le competenze professionali. Alla Fenice il sovrintendente è un esponente vicino a Fratelli di Italia, peraltro accolto con tutta serenità all’interno del teatro”
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Settembre 30th, 2025 Riccardo Fucile
MINI DRONI SUBAQUEI ED ESPLOSIVI PER DANNEGGIARE LE BARCHE CON CUI “SI RISCHIA IL MORTO”… PIAZZE PRONTE A DISORDINI QUANDO INTERVERRANNO I TERRORISTI ISRAELIANI… TUTTO PERCHE’ IL GOVERNO ITALIANO E’ INCAPACE DI FAR RISPETTARE IL DIRITTO
Le navi della Global Sumud Flotilla si trovano a 270 miglia nautiche da Gaza. Tra 36 ore
entreranno nella zona a rischio. E Israele si prepara al blitz. Con mini droni subacquei.
L’Idf ha un piano per fermare la missione senza affondare le barche in acque internazionali. Le unità della Shayetet 13 hanno l’ordine di non usare «la forza letale». E agiranno prima dello Yom Kippur. Ovvero nelle prossime 48 ore. Intanto in Italia il governo si prepara al peggio. Sia per il destino degli attivisti: «Anche nell’abbordaggio si rischia il morto». Sia per le reazioni all’eventuale attacco israeliano. Con il Viminale che non esclude
problemi di ordine pubblico e disordini in piazza.
Il piano di Israele per la Global Sumud Flotilla
Il piano per fermare i ProPal in Israele è già pronto. Potrebbe scattare entro 48 ore. L’ultima volta sono intervenuti a 100 miglia (circa 185 chilometri) dalla costa. In acque internazionali. Ovvero alla distanza che la Flotilla raggiungerà entro le prossime 24 ore. La ricorrenza dello Yom Kippur cade tra martedì e mercoledì 1 ottobre. «Conoscendogli israeliani potrebbero inventarsi un colpo a sorpresa utilizzando dei mini droni subacquei con una limitata carica esplosiva in grado di mettere fuori uso il timone, la deriva o l’elica delle barche della Flotilla diretta a Gaza», spiega oggi un veterano dei corpi speciali italiani al Giornale. Secondo la fonte il mezzo impiegato sarà lo Shayetet 13, l’unità di incursori della Marina.
I mini droni subacquei
L’attacco partirebbe con il lancio di mini droni sotto la superficie del mare. Sarebbero corredati con 40 grammi di esplosivo. E l’obiettivo di colpire i timoni o le eliche delle barche. Senza farle affondare. Si potrebbero usare anche droni aerei per danneggiare gli alberi delle navi. I rischi in questo caso sono i danni collaterali provocati dalle schegge. Poi arriverebbero gli incursori: «Le squadre di abbordaggio con gommoni rigidi». Contro almeno 45 imbarcazioni e circa 300 persone compresi parlamentari nazionali ed europei. «Potrebbero lanciare una cima orizzontale allo scafo che andrebbe ad imbrigliarsi nell’elica bloccandola, se l’imbarcazione manovra a motore», è un’altra delle possibilità. Gli incursori si muoveranno all’assalto in mare e con i mini droni kamikaze.
La forza letale
Il piano prevede poi l’espulsione dei fermati. Le unità della Shayetet 13 hanno l’ordine di non usare la forza letale. La nostra fregata Alpino potrebbe recuperare naufraghi, feriti o vittime. Per evitare un’escalation. Intanto, spiega La Stampa, nelle triangolazioni di comunicazioni tra l’intelligence israeliana e gli 007 europei si parla del rischio che ci scappi il morto. Le navi sono infatti molte di più delle ultime missioni umanitarie sabotate da Israele in questi anni. E c’è ancora il precedente della Freedom Flotilla. Con la tragedia della nave Marmara nel 2010: dieci attivisti morti. Oggi gli israeliani pensano anche alla possibilità di agguati. Nessuno può dire con certezza che non ci siano armi a bordo, è il ragionamento dell’intelligence.
La Gsf e il governo
Il governo confida nella nave della Marina che ha ricevuto il mandato di soccorrere e salvare chi finirà in mare. La nave si fermerà, ma non a 100-120 miglia marine dal Gaza. Dove tenterà di far cambiare idea agli attivisti. Il blocco navale è indicato nei documenti ufficiali del governo israeliano: la zona interdetta inizia a 50 miglia nautiche dalla linea delle 12 miglia delle acque territoriali. «Firmerei perché ci fossero soltanto arresti», ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto. Ma la paura del governo guarda anche in casa. E ai recentissimi report delle intelligence, che parlano di piazze pronte ad accendersi nel momento dell’intervento dell’Idf.
L’ordine pubblico
Non con manifestazioni organizzate ma con proteste improvvise. L’«equipaggio di terra» della Global Sumud Flotilla è pronto da
giorni. Presidi permanenti per Gaza sono in tutte le città. Una manifestazione è in programma sabato 4 ottobre a Roma. Il corteo Pro-Pal sfilerà da Porta San Paolo fino a San Giovanni. Per la mobilitazione è stato presentato dagli organizzatori un preavviso per 20 mila persone. Ma si pensa che a scendere in piazza quel giorno possano essere molti di più. Come già avvenuto in occasione dello sciopero generale per Gaza. Quando le presenze alla manifestazione romana sono state nettamente più alte rispetto alle ottomila preannunciate. E quando si sono registrati scontri a Milano.
Le paure del Viminale
Per questo il Viminale prova a serrare i ranghi. La questura della Capitale sta già lavorando su due capisaldi in vista della mobilitazione: «Massimo rigore» contro le illegalità e consentire alle forze di polizia di operare in sicurezza. Il dispositivo di sicurezza verrà messo a punto durante un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza in programma oggi in prefettura con il ministro Matteo Piantedosi. Di sicuro sabato ci saranno accurati controlli a ridosso del luogo di concentramento dei manifestanti e non solo. Sotto la lente i principali snodi di accesso alla Capitale: stazioni, caselli autostradali e fermate metro. In campo anche gli idranti, pronti ad entrare in azione in caso di disordini.
Le occupazioni
E in attesa del 4 ottobre, si moltiplicano le iniziative pro Pal. Movimenti studenteschi e universitari proseguono con i presìdi permanenti e le occupazioni nelle scuole e negli atenei. Il gruppo di Cambiare Rotta, assieme a diversi collettivi, ha annunciato per oggi un corteo alla Sapienza “per la Palestina e per la Global
Sumud Flotilla”. Mentre ieri, sempre nella Capitale, è stato occupato il liceo Cavour, a due passi dal Colosseo. In agitazione pure licei e atenei a Torino. Giovedì a Roma, infine, protesteranno in Campidoglio anche i movimenti per la casa con lo slogan «Blocchiamo tutto! Anche gli sgomberi».
La Svezia e la Gsf
Intanto la Svezia ha fatto sapere agli attivisti del suo paese che «non è in grado di fornire supporto consolare in mare». Tra loro c’è l’attivista Greta Thunberg. Il ministero ha sottolineato in una nota che «Israele ha pubblicamente comunicato la sua intenzione di mantenere il blocco al largo della costa di Gaza, il che significa che impedirà alla flottiglia di raggiungere la sua destinazione. Per 10 anni, il ministero degli Affari Esteri ha sconsigliato qualsiasi viaggio a Gaza ed esorta gli svedesi a seguire tale consiglio. Ciò significa: non recatevi lì in nessuna circostanza», afferma la nota. «L’avviso di viaggio è un forte segnale che la situazione della sicurezza è grave e che le persone dovrebbero considerare di astenersi dal viaggiare», è la conclusione.
(da Open)
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Settembre 30th, 2025 Riccardo Fucile
UNA STESURA CUI HANNO PARTECIPATO SOLO USA E ISRAELE, NESSUN RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE E FAVORI AGLI SPECULATORI IMMOBILIARI
Ecco la traduzione completa del piano proposto dal presidente Usa Donald Trump al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
1. Gaza sarà una zona deradicalizzata e libera dal terrorismo che non rappresenterà una minaccia per i suoi vicini.
2. Gaza sarà riqualificata a beneficio della popolazione di Gaza, che ha sofferto più che abbastanza.
3. Se entrambe le parti accetteranno questa proposta, la guerra terminerà immediatamente. Le forze israeliane si ritireranno sulla linea concordata per preparare il rilascio degli ostaggi. Durante questo periodo, tutte le operazioni militari, inclusi i bombardamenti aerei e di artiglieria, saranno sospese e le linee di battaglia rimarranno congelate fino a quando non saranno soddisfatte le condizioni per il ritiro completo e graduale.
4. Entro 72 ore dall’accettazione pubblica di questo accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, saranno restituiti.
5. Una volta rilasciati tutti gli ostaggi, Israele rilascerà 250 ergastolani più 1700 cittadini di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre 2023, comprese tutte le donne e i bambini detenuti in tale contesto. Per ogni ostaggio israeliano i cui resti saranno rilasciati, Israele rilascerà i resti di 15 cittadini di Gaza deceduti.
6. Una volta restituiti tutti gli ostaggi, i membri di Hamas che si impegnano a una coesistenza pacifica e a smantellare le proprie armi otterranno l’amnistia. Ai membri di Hamas che desiderano lasciare Gaza verrà garantito un passaggio sicuro verso i paesi di destinazione.
7. All’accettazione del presente accordo, tutti gli aiuti saranno immediatamente inviati nella Striscia di Gaza. Come minimo, le quantità di aiuti saranno coerenti con quanto previsto dall’accordo del 19 gennaio 2025 in materia di aiuti umanitari, tra cui la riabilitazione delle infrastrutture (acqua, elettricità, fognature), la ristrutturazione di ospedali e panetterie, e l’invio delle attrezzature necessarie per la rimozione delle macerie e la riapertura delle strade.
8. L’ingresso di distribuzione e aiuti nella Striscia di Gaza avverrà senza interferenze da parte delle due parti attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, e la Mezzaluna Rossa, oltre ad altre istituzioni internazionali non associate in alcun modo a nessuna delle due parti. L’apertura del valico di Rafah in entrambe le direzioni sarà soggetta allo stesso meccanismo implementato nell’accordo del 19 gennaio 2025.
9. Gaza sarà governata da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e delle amministrazioni comunali per la popolazione di Gaza. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati ed esperti internazionali, con la supervisione di un nuovo organismo internazionale di transizione, il “Board of Peace”, che sarà presieduto dal Presidente Donald J. Trump, con altri membri e capi di Stato da decidere, tra cui l’ex Primo Ministro Tony Blair. Questo organismo definirà il quadro e gestirà i finanziamenti per la riqualificazione di Gaza fino a quando l’Autorità Nazionale Palestinese non avrà completato il suo programma di riforme, come delineato in varie proposte, tra cui il piano di pace del Presidente Trump del 2020 e la proposta franco-saudita, e potrà riprendere il controllo di Gaza in modo sicuro ed efficace. Questo organismo farà appello ai migliori standard internazionali per creare una governance moderna ed efficiente al servizio della popolazione di Gaza e che favorisca l’attrazione di investimenti.
10. Un piano di sviluppo economico di Trump per ricostruire e rivitalizzare Gaza sarà elaborato riunendo un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle fiorenti e moderne città del Medio Oriente. Molte proposte di investimento ponderate e idee di sviluppo entusiasmanti sono state elaborateda gruppi internazionali ben intenzionati e saranno prese in considerazione per sintetizzare i quadri di sicurezza e governance per attrarre e facilitare questi investimenti che creeranno posti di lavoro, opportunità e speranza per la futura Gaza.
11. Verrà istituita una zona economica speciale con tariffe di accesso agevolate da negoziare con i paesi partecipanti.
12. Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza e coloro che lo desiderano saranno liberi di farlo e di tornare. Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l’opportunità di costruire una Gaza migliore.
13. Hamas e le altre fazioni concorderanno di non avere alcun ruolo nella governance di Gaza, direttamente, indirettamente o in qualsiasi forma. Tutte le infrastrutture militari, terroristiche e offensive, inclusi tunnel e impianti di produzione di armi, saranno distrutte e non ricostruite. Ci sarà un processo di smilitarizzazione di Gaza sotto la supervisione di osservatori indipendenti, che includerà la messa fuori uso permanente delle armi attraverso un processo concordato di dismissione, supportato da un programma di riacquisto e reintegrazione finanziato a livello internazionale, il tutto verificato dagli osservatori indipendenti. La Nuova Gaza sarà pienamente impegnata a costruire un’economia prospera e a una pacifica coesistenza con i propri vicini.
14. I partner regionali forniranno una garanzia per assicurare che
Hamas e le fazioni rispettino i propri obblighi e che la Nuova Gaza non rappresenti una minaccia per i propri vicini o per la sua popolazione.
15. Gli Stati Uniti collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza. L’ISF addestrerà e fornirà supporto alle forze di polizia palestinesi selezionate a Gaza e si consulterà con Giordania ed Egitto, che vantano una vasta esperienza in questo campo. Questa forza costituirà la soluzione di sicurezza interna a lungo termine. L’ISF collaborerà con Israele ed Egitto per contribuire a proteggere le aree di confine, insieme alle forze di polizia palestinesi di recente addestramento. È fondamentale impedire l’ingresso di munizioni a Gaza e facilitare il flusso rapido e sicuro di merci per ricostruire e rivitalizzare Gaza. Un meccanismo di deconflittualità sarà concordato dalle parti.
16. Israele non occuperà né annetterà Gaza. Man mano che le Forze di Difesa Israeliane (IDF) ristabiliscono il controllo e la stabilità, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) si ritireranno in base a standard, tappe e tempistiche legate alla smilitarizzazione che saranno concordate tra le IDF, le IDF, i garanti e gli Stati Uniti, con l’obiettivo di una Gaza sicura che non rappresenti più una minaccia per Israele, l’Egitto o i suoi cittadini. In pratica, le IDF cederanno progressivamente il territorio di Gaza che occupano alle IDF in base a un accordo che stipuleranno con l’autorità di transizione fino al loro ritiro completo da Gaza, fatta eccezione per una presenza di un perimetro di sicurezza che rimarrà finché Gaza non sarà adeguatamente protetta da qualsiasi minaccia terroristica.
17. Nel caso in cui Hamas ritardi o respinga questa proposta, quanto sopra, inclusa l’intensificazione dell’operazione di aiuti, proseguirà nelle aree libere dal terrorismo consegnate dall’IDF.
18. Sarà avviato un processo di dialogo interreligioso basato sui valori della tolleranza e della coesistenza pacifica per cercare di cambiare la mentalità e le narrazioni di palestinesi e israeliani, sottolineando i benefici che possono derivare dalla pace.
19. Con l’avanzare dello sviluppo di Gaza e la fedele attuazione del programma di riforma dell’Autorità Nazionale Palestinese, potrebbero finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo Stato palestinese, che riconosciamo come l’aspirazione del popolo palestinese.
20. Gli Stati Uniti avvieranno un dialogo tra Israele e i palestinesi per concordare un orizzonte politico per una coesistenza pacifica e prospera.
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Settembre 30th, 2025 Riccardo Fucile
“DOMANI”: “GALATI È SCHIERATO A SUPPORTO DI OCCHIUTO PER LE REGIONALI DEL 5-6 OTTOBRE, CON LO SCOPO DI CONFERMARE IL PROPRIO PESO ELETTORALE IN CALABRIA”
Una serie di emendamenti, firmati e approvati dal centrodestra, ha portato un totale di 6
milioni di euro di contributi statali a diverse associazioni, riconducibili o comunque molto vicine a Giuseppe Galati, vicepresidente nazionale e coordinatore regionale in Calabria di Noi Moderati (Nm), il partito presieduto da Maurizio Lupi.
Una sostanziosa dote da spalmare nel prossimo triennio. Principali beneficiarie sono due associazioni, Europa Mediterraneo e I Sud del Mondo: il direttore del comitato scientifico di questo secondo ente è proprio Galati. Si aggiunge poi una terza realtà, che gravita sempre nell’ambito del centrodestra calabrese, di nome Tracciamenti.
Il ministero dell’Università (Mur) guidato da Anna Maria Bernini, dove sono stati allocati questi capitoli di spesa da parte del ministero dell’Economia, ha provveduto nei mesi scorsi ai relativi versamenti.
Il Mur è diventato l’ente pagatore, senza tanti spazi di manovra, perché gli emendamenti sono stati approvati in parlamento. Fatto sta che i decreti sono stati firmati dal dicastero, rendendo esecutivo il saldo delle cifre pattuite.
Dietro c’è un intreccio di fondi pubblici e beneficiari vicini alla maggioranza, in particolare a Noi Moderati, partito in cui Galati è uno dei big. Oggi, da leader calabrese, è schierato a supporto di Roberto Occhiuto per le regionali del 5-6 ottobre, con lo scopo di confermare il proprio peso elettorale in Calabria
La terra natia ha rappresentato da sempre un granaio di voti. E gli ha garantito posizioni di prestigio: è stato sottosegretario nei governi Berlusconi, prima alle Attività produttive e poi all’Istruzione.
Galati è stato anche parlamentare per cinque legislature, con un cursus honorum da post democristiano, prima nell’Udc, poi dentro Forza Italia e con Ala, il movimento di Denis Verdini, nato dopo la scissione con i berlusconiani. Fino all’approdo alla corte dei centristi di Lupi.
Ad aprile di quest’anno ha vinto una battaglia personale lunga 10 anni: gli è stato riconosciuto il risarcimento per ingiusta detenzione, dopo la custodia cautelare che gli fu imposta nel 2018 nell’ambito di un’inchiesta. Passata la tempesta, ora, secondo rumor di palazzo, punta a tornare in parlamento al prossimo giro.
Nella manovra varata a dicembre dello scorso anno è stato approvato dalla maggioranza, tra i vari emendamenti parlamentari, il finanziamento a I Sud del Mondo. E chi ha proposto lo stanziamento? Calogero Pisano, deputato di Noi Moderati, proprio il partito di cui Galati è vicepresidente. Tutto è passato sottotraccia nella selva di mancette.
Il risultato è che l’associazione ha ottenuto 800mila euro nel 2025, 1,2 milioni di euro nel 2026 e un milione di euro nel 2027: un totale di 3 milioni di euro che alimenta l’attività della sua realtà associativa. Grazie alla manina amica di Pisa no.
L’associazione è presieduta da una vecchia co noscenza dell’ex deputato, Pompeo Torchia, mentre Galati che è ufficialmente “solo” direttore del comitato scientifico.
Ma qual è la mission? «Ci occupiamo di sviluppo e cooperazione, i nostri progetti sono tutti disponibili online. Abbiamo organizzato vari convegni, a ottobre avremo un altro evento al Senato», dice Torchia, contattato da Domani. E, tiene a precisare, «non ci finanziamo solo con i contributi pubblici, ma anche con elargizioni liberali».
L’associazione è difatti il braccio operativo per iniziative culturali e politiche del numero due del partito di Lupi. La sede di presidenza è non lontano dallo stadio Olimpico, a Roma, proprio negli stessi uffici dello studio legale della famiglia di Galati.
Così I Sud del Mondo pianifica i vari appuntamenti. La scorsa settimana ha organizzato un incontro alla Camera, nella sala del Refettorio, con il titolo “Nodi intermodali, logistica e mobilità”. A fare da cerimonieri, ovviamente c’erano Galati e Torchia, insieme a vari esperti del settore con una presenza politica d’eccezione, il sindaco di Fiumicino, Mario Baccini, con cui l’ex sottosegretario vanta un antico feeling politico.
Insomma, I Sud del Mondo è l’associazione che si muove di pari passo con Galati.
Diverso è il discorso per Europa Mediterraneo, altra realtà beneficiaria di fondi pubblici, che secondo quanto riporta il sito ufficiale, ha tra i vari obiettivi la cooperazione internazionale, la formazione e la ricerca. La somma di risorse pubbliche che entrerà nelle casse ammonta a 1,5 milioni di euro per tre anni.
Europa Mediterraneo ha già ricevuto il pagamento di 250mila euro dal ministero dell’Università, solo la prima tranche del totale spettante nel triennio 2024-2026. E cosa c’entra il leader
calabrese di Noi Moderati? Il presidente è Armando De Bonis, anche lui avvocato di professione, che vanta un lungo sodalizio con Galati.
È stato il suo più stretto e fidato collaboratore fin da quando è stato – dal 2001 al 2006 – sottosegretario alle Attività produttive. De Bonis è stato sempre considerato un fedelissimo di Galati. Poi le traiettorie hanno preso un’altra direzione. Ma senza mai allontanarsi.
Non a caso la sede di Europa Mediterraneo è in via Barletta, a Roma, esattamente dove è segnalata anche un’altra sede (quella operativa) de I Sud del Mondo. Per l’assegnazione delle risorse pubbliche a Europa Mediterraneo, la battaglia è stata condotta al Senato, nella legge di Bilancio licenziata a dicembre 2023, da Alejandro Borghese, senatore eletto all’Estero, e oggi esponente del Maie, il movimento degli italiani all’estero. Cosa c’entra con Galati?
Il Maie è alleato con Noi Moderati. Alla Camera i due partiti sono nello stesso gruppo parlamentare. Borghese vanta un buon rapporto personale con il vicepresidente di Nm. Nel mese di marzo, Borghese ha promosso un incontro, a Buenos Aires. E chi c’era nel parterre degli invitati? Sia De Bonis che Galati.
Nel dicembre 2023, il senatore del Maie ha proposto a palazzo Madama un ordine del giorno (approvato dalla maggioranza) per concedere i finanziamenti all’associazione Europa Mediterraneo per «gli aiuti umanitari e la pace internazionale, attraverso programmi scientifici e culturali».
A chiudere il tridente c’è un’altra associazione, Tracciamenti, che si divide tra le sedi di Roma e Bologna. Come per I Sud del
Mondo, lo stanziamento è stato bollinato nell’ultima manovra: mezzo milione di euro all’anno per un triennio.
Questa volta la firma sull’emendamento è del deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro, calabrese come Galati e come l’origine del presidente di Tracciamenti, Giuseppe Maria Tarsitano, di professione architetto, che da sempre gravita nell’alveo del centrodestra.
Nel 2009 è stato candidato con Occhiuto alle provinciali di Cosenza, mentre alle politiche del 2018 ha corso nelle liste di Ala, il movimento di Verdini, mancando l’elezione alla Camera
Alle Europee del 2024 ha sostenuto il candidato di Noi Moderati, Riccardo Rosa.
Insomma, la sessione di bilancio sta per arrivare, gravida di incognite, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che deve far quadrare i conti tra le pressanti richieste dei partiti e la necessità di non fare debito. Ma come ogni manovra sono attese mance ad associazioni amiche da inserire al momento opportuno. Noi Moderati-Galati docet.
(da agenzie)
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