NEL “GOVERNO BERSANI” LA CARICA DELLE DONNE: IN PISTA TINAGLI, MOSCA, MARZANO, CARROZZA, MUTI
ACCANTONATI I POLITICI DI PROFESSIONE PER DARE UN SEGNALE FORTE DI CAMBIAMENTO E IMBARAZZARE I GRILLINI… TRA GLI UOMINI RODOTA’, GALLI, SETTIS, FERRARI, GOTOR E FIANO
«Ho buttato via due ministri!». Nella battuta con cui Bersani commenta l’elezione di Boldrini e Grasso c’è in nuce la lista che spera di consegnare al Quirinale, se e quando sarà .
Dopo aver portato «una boccata d’aria fresca» in Parlamento, il segretario del Pd progetta la stessa rivoluzione per Palazzo Chigi.
Un «governo di cambiamento» dove al posto di D’Alema, Veltroni, Fioroni, Bindi, Vendola o Visco siedano talenti che poco o nulla hanno a che fare con la politica di professione.
«Gente nuova e di esperienza», è la formula magica che ronza nella testa di Bersani.
I nomi? Lui non li fa, ma al Nazareno le voci si rincorrono.
Il leader vuole «giovani sperimentati» e molte donne ed ecco che nel totoministre entrano Maria Chiara Carrozza, rettore del Sant’Anna di Pisa e la filosofa Michela Marzano, Paola Muti del Regina Elena e Irene Tinagli: l’onorevole economista montiana potrebbe tornare utile nella chiave della «corresponsabilità ».
Se mai toccherà a lui il segretario si muoverà con il «metodo Boldrini» cercando figure autorevoli come Stefano Rodotà , figure che possano incrinare la rigida obbedienza dei grillini.
Intelligenze esterne alla logica partitocratica: da Gianpaolo Galli a Salvatore Settis. Il socialista Riccardo Nencini ha in tasca una rosa di papabili: il campione delle nanotecnologie applicate alla medicina Mauro Ferrari per la Sanità e Alessandro Cecchi Paone per un futuribile ministero dei Diritti civili.
E i «giovani turchi»? Matteo Orfini e Stefano Fassina, pur apprezzati da Bersani, pensano più alla segreteria che al governo.
E Andrea Orlando, il cui nome riecheggiava per la Giustizia, è in corsa per guidare il gruppo alla Camera: sfida ardua, perchè la sua area ha giocato duro nella partita delle presidenze. Si dice che Bersani abbia proposto a Franceschini e Finocchiaro di restare ai loro posti almeno per un po’, ma tra i giovani bersaniani c’è chi propone di sparigliare lanciando due renziani: Richetti e Marcucci.
Per lo storico Gotor si parla dell’Istruzione, mentre il cammino verso Palazzo Chigi di Errani e Migliavacca è tutto in salita: con Bersani vittorioso sarebbero entrati al governo da sottosegretari alla presidenza del Consiglio, ma col nuovo schema anche «gli emiliani» rischiano di dover fare un passo indietro.
Bersani è stato chiaro: «Io, Franceschini e Finocchiaro siamo di una generazione che è capace di non mettersi davanti al bene collettivo…».
La novità è che ora il leader include anche se stesso nel novero dei «rottamandi» e apre all’ipotesi di gazebo in estate: «Spero che non si vada a votare a giugno. Quanto alle primarie, siamo talmente collaudati che non vedo problemi».
Gli elettori potrebbero trovare sulla scheda due nomi, Matteo Renzi e Fabrizio Barca, che è in corsa anche per i ministeri economici.
Ma se gli elettori del centrosinistra fossero chiamati a scegliere il candidato premier anche Laura Boldrini potrebbe essere un bel nome.
Per gli Interni si è vociferato di Emanuele Fiano e per il Lavoro di Guglielmo Epifani, ma chissà : forse anche l’ex leader della Cigl appartiene ormai ad un’altra era…
E se pure Enrico Letta dovesse fare le spese del nuovo che avanza, il vicesegretario ha due discepoli che godono della stima di Bersani, Francesco Boccia e Alessia Mosca.
Monica Guerzoni
(da “il Corriere della Sera“)
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