ORA IL GOVERNO VUOLE SCUDARE LA “ZARINA” DI NORDIO
SI STUDIA UN “SALVACONDOTTO” PER EVITARE CHE LA BARTOLOZZI FINISCA INDAGATA E PARLI… IPOTESI PERSINO DI FARLA ELEGGERE IN PARLAMENTO, SIAMO ALLA FARSA
La strategia del governo è quella di salvare i ministri per cui è stata chiesta l’autorizzazione a procedere che, visti i numeri in parlamento, sarà negata. Si sta ponendo, anche se non vi è alcuna
accusa né tanto meno iscrizioni nel registro degli indagati, pure la questione Giusi Bartolozzi, la potente capo di gabinetto del ministro della Giustizia. Non è indagata, ma nella richiesta per gli altri, la sua testimonianza (è stata sentita come persona informata sui fatti) è stata ritenuta dai giudici “inattendibile e mendace”.
Bartolozzi – è il ragionamento di alcuni – rispetto ai ministri, in teoria non godrebbe di forme di immunità essendo una libera cittadina ma ieri ai vertici del governo si faceva strada l’ipotesi di uno “scudo” anche per lei.
L’appiglio giuridico è il comma 2 dell’articolo 4 della legge del 1989 che disciplina i reati ministeriali in cui, per i reati in concorso, potrebbe servire l’autorizzazione del Parlamento anche per un “non parlamentare”. Un tema che il centrodestra se servirà farà emergere in giunta per le autorizzazioni, anche a costo di sollevare conflitto di attribuzioni alla Consulta.
Tra l’altro, non sarebbe una decisione facile da spiegare in termini di consenso perché costituirebbe una sorta di salvacondotto per una figura non ministeriale. Sarebbe, quindi, difficilmente sostenibile la tesi di Meloni di aver condiviso la decisione di rimpatriare Almasri insieme ai suoi ministri. Una cosa però è certa: al ministero della Giustizia si stanno studiando i precedenti. E, tra le ipotesi sul tavolo, c’è anche quella di darle un seggio con Fratelli d’Italia nel 2027. Un piano “B” che servirebbe solo nel caso in cui, alla fine, la posizione di Bartolozzi si dovesse fare insostenibile.
Nella maggioranza c’è imbarazzo per la posizione della capo di gabinetto. In molti, a destra, la mal sopportano per i suoi modi da
“zarina”, a partire da Forza Italia, partito da cui uscì in polemica nel 2021. “Se il ministro rileva un problema nel suo ufficio deve prendere una decisione”, dice a Omnibus il forzista Giorgio Mulè.
La giunta per le autorizzazioni intanto ieri si è riunita per la prima volta. Avrà 30 giorni per decidere e altri 30 per l’aula. Meloni non andrà in aula per rispondere, come chiede l’opposizione.
(da Il Fatto Quotidiano)
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