CONDANNATI E RIENTRATI: CHI SONO I RIABILITATI PIU’ INFLUENTI DELLA POLITICA
TOTI, FORMIGONI, CUFFARO SONO TORNATI DOPO LE SENTENZE DEFINITIVE… LA QUESTIONE MORALE IN ITALIA E’ UNA VARIABILE ININFLUENTE
In Italia vige il rientro del politico. Non c’è condanna che possa ostacolare l’eterno ritorno di protagonisti usciti malconci da una
qualche inchiesta. La perdonanza del reo è e rimane un elemento che contrasta, come in una sindrome bipolare, con la furia giustizialista. Vero è che la riabilitazione è un istituto giuridico riconosciuto, oltre che il fine del castigo. Ma pochi si aspettavano che, per esempio, l’ex presidente della Liguria, il forzista Giovanni Toti, tornasse in scena così rapidamente dopo la condanna a due anni e tre mesi di reclusione per il reato di asservimento della funzione. L’indagine avviata dalla Procura genovese nel maggio 2024 lo ha portato a dimettersi dalla carica oggi occupata da Marco Bucci, ex sindaco del capoluogo e protégé del medesimo Toti che sta scontando la pena convertita in 1.620 ore di lavori socialmente utili presso la Lilt, la lega italiana per la lotta ai tumori. In un primo tempo, l’ex giornalista Mediaset ed esponente di Noi moderati aveva chiesto di fare il testimonial per il Parco Regionale di Montemarcello-Magra-Vara.
Dopo avere annunciato il suo addio alla politica, Toti è la figura centrale di Philia associates, società di comunicazione, e non solo, costituita a fine febbraio con sede principale a pochi passi dal palazzo di giustizia di Milano e uffici a Genova. Philia offre servizi di consulenza strategica fra i quali «l’accreditamento e l’accompagnamento nel dialogo con i decisori pubblici di ogni livello», «l’analisi del quadro legislativo, amministrativo e di contesto» e la «gestione delle emergenze».
Il raggio d’azione è ampio. Ma fra i partecipanti ci sono uomini navigati come Paolo Romani, imprenditore delle tv private, ex senatore forzista, sottosegretario alle comunicazioni e ministro
nei governi di Silvio Berlusconi, Paolo Liguori, ex del Sabato (settimanale dell’area Comunione e liberazione), di Italia 1 e di Tgcom, e l’ex deputato azzurro Andrea Ruggieri, già responsabile dei rapporti con le tv per conto del Cavaliere. L’unica donna in squadra è Jessica Nicolini, figlia dell’ex calciatore sampdoriano Enrico e portavoce di Toti presidente della regione Liguria.
Philia è controllata da Cristiano Lavaggi, tributarista ed ex della multiutility Iren, dallo chef Marco Visciola, dal consulente finanziario spezzino Lorenzo Smerieri e dal wedding & location manager Sergio Barile che segue la parte eventi.
Per adesso l’occasione più significativa risale al 12 giugno e riguarda Janua Algor, azienda della logistica che ha inaugurato il polo del freddo a Genova Voltri alla presenza di Silvia Salis. La neosindaca di centrosinistra guida la giunta di palazzo Tursi proprio a seguito della tempesta giudiziaria del maggio 2024.
Non distante dall’area berlusconiana, benché sia sceso in campo ben prima del fondatore di Fininvest, c’è Roberto Formigoni, 78 anni, mente politica di Comunione e liberazione. Riabilitato dopo la condanna definitiva per corruzione a cinque anni e dieci mesi nel febbraio 2019, l’ex deputato andreottiano e presidente della giunta lombarda dal 1995 al 2013, ha formalizzato il 10 luglio la costituzione del movimento “Per un’Italia migliore” (Pim) insieme ad altri 28 soci che lo hanno nominato presidente onorario.
Il tempismo della nuova creatura è rimarchevole sia perché sono passati cinquant’anni dalla nascita del Movimento popolare,
braccio politico di Cl con il Celeste tra i fondatori, sia perché nella Milano di don Giussani è di nuovo tempo di inchieste. Fra gli indagati non mancano i professionisti che fanno riferimento al mondo della Compagnia delle opere (Cdo), braccio imprenditoriale della galassia ciellina.
Uno è l’imprenditore Federico Pella, architetto e senior partner della società di progettazione J+S, arrestato dal gip milanese il 31 luglio insieme all’immobiliarista Manfredi Catella e all’ex assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi. Secondo Repubblica, Pella è nipote di uno dei “memores domini” che vivevano con Formigoni nella casa comunitaria nel quartiere di piazza Maciachini. Della stessa area è Giovanni Oggioni, ex dirigente del dipartimento urbanistica del Comune messo agli arresti in marzo per corruzione e falso. Dall’assessorato all’urbanistica di Milano sono passati altri due esponenti del mondo ciellino come Maurizio Lupi (giunta Albertini), in seguito ministro delle infrastrutture e fondatore di noi moderati insieme a Toti, e Carlo Masseroli nella giunta Moratti che vedeva l’attuale sindaco Giuseppe Sala nel ruolo di city manager.
Formigoni ha precisato in modo abbastanza pleonastico che il nuovo movimento è schierato nell’area del centrodestra ma mira a conquistare spazio fra gli astenuti e a sinistra. Pim può contare su una base di 700mila piccole e medie imprese grazie alla presenza dell’Efei, l’ente nazionale della formazione, e dell’Esaarco, la confederazione degli operatori di agricoltura, artigianato e commercio. «In molti a Milano hanno cominciato a
contattarmi», ha rivelato Formigoni che potrebbe tornare a essere un fattore se alle prossime elezioni comunali si candidasse Lupi, come si dice.
Intanto, a quasi 1500 chilometri dal capoluogo lombardo, il principe dei rientrati fa uso intensivo della sua riabilitazione per muovere le acque abitualmente agitate della Regione siciliana. Il suo nome è Salvatore Cuffaro, detto Totò, ex presidente della giunta condannato a sette anni, di cui quattro trascorsi in carcere, per favoreggiamento aggravato dell’assessore alla sanità Domenico Miceli e del chirurgo Giuseppe Guttadauro, fratello del cognato di Matteo Messina Denaro e capomandamento di Cosa nostra. Fedele al simbolo della Democrazia cristiana, di cui è segretario nazionale e commissario regionale, Cuffaro si divide fra l’attività di agricoltore, il volontariato da medico in Burundi e le perpetue liti con altri ex dc dal carattere meno conciliante del suo, come per esempio Raffaele Lombardo, psichiatra e successore di Cuffaro alla presidenza regionale nel 2008, abbandonata anzitempo dopo il rinvio a giudizio per corruzione e voto di scambio concluso con un’assoluzione. Fra i due si segnala una polemica cifrata a base di detti siculi: il “nenti fari ca nenti si sapi” di Cuffaro contro “a megghiu parola è chidda ca nun si dici” di Lombardo, accusato di avere affondato con i suoi franchi tiratori la riforma dei consorzi di bonifica.
Cuffaro ha aperto vari fronti a Roma, dove spesso si mostra in un noto albergo di via Cavour, anche se il suo consenso è radicato in Sicilia. Alla festa catanese della Lega di Matteo Salvini, lo scorso il 17 luglio, “Vasa Vasa” è stato acclamato molto più
dell’attuale presidente Renato Schifani. Con l’area berlusconiana il riferimento è il coordinatore di Noi moderati, l’avvocato palermitano Saverio Romano. Lupi, presidente del partito ed ex democristiano, ha mostrato grande disponibilità verso il neo-dc che ha aperto bottega anche in Calabria e dice di avere a disposizione fra 140 e 250 mila voti. Non può usarli lui, al momento. In base alla legge Spazzacorrotti varata nel 2019 dal governo gialloverde di Giuseppe Conte, Cuffaro è incandidabile per sette anni dopo la riabilitazione, ottenuta dal tribunale di sorveglianza di Palermo a febbraio del 2023. A parte che le leggi si possono cambiare, sono quattro anni e mezzo di attesa. Passano presto.
(da lespresso.it)
Leave a Reply