“E’ UN REGALO AI CRIMINALI DI GUERRA”: PIANO TRUMP PER GAZA, LA VOCE DEI PALESTINESI
NESSUN RIFERIMENTO AI CRIMINI COMMESSI, NESSUNA POSSIBILITA’ PER I PALESTINESI DI GOVERNARE LA LORO TERRA, LA CISGIORDANIA FUORI DALLA PROPOSTA
Il piano presentato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ed accettato dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu ha più di qualche punto critico. Viene chiesto il rilascio di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas entro 72 ore dall’entrata in vigore dell’accordo, l’espulsione di tutti i membri e i guerriglieri di Hamas dalla Striscia, a cui verrebbe assicurato un corridoio verso paesi terzi, ma soprattutto verrebbe affidato il governo della Striscia di Gaza ad un comitato tecnico apolitico, presieduto dallo stesso Trump, che sarà affiancato da altri diplomatici internazionali tra cui l’ex primo ministro inglese Tony Blair.
Sarà questo stesso comitato a gestire tutti i finanziamenti della ricostruzione, ed il piano di investimenti e sviluppo per la Striscia sarà stilato da Trump in persona.
Insomma un piano che prevede una Gaza senza i palestinesi. Uno scenario non troppo distante da quel video postato dal presidente Usa qualche mese fa, che poteva sembrare distopico, in cui con l’intelligenza artificiale si vedeva una Gaza con casinò e resort, dollari che piovevano e Trump e Netanyahu a bordo piscina a sorseggiare drink.
I leader di Stati Uniti ed Israele hanno passato la palla ad Hamas che dovrà ora decidere se accettare o no il piano, che sembra una resa senza condizioni. O meglio l’accettazione della propria fine inesorabile. Ma al di là di quello che deciderà il partito islamico, nel mondo politico palestinese da subito è emerso un coro di no al piano di Trump e Netanyahu. Fanpage.it ha raccolto le voci di diversi esponenti politici palestinesi chiedendogli di commentare il piano di Usa e Israele.
Mustafa Barghouti, leader di Al Mubadara
“Un piano pieno di mine che possono esplodere in ogni momento”
Mustafa Barghouti è il leader di Iniziativa Nazionale (Al Mubadara), partito politico palestinese, da sempre lontano dalla lotta armata. Molto conosciuto e stimato in Europa, Barghouti, che è anche medico e da sempre attivo nelle organizzazioni umanitarie, arrivò secondo alle ultime elezioni presidenziali palestinesi che furono concesse da Usa e Israele, nel lontano 2005.
“Israele ha fallito nel condurre la pulizia etnica di Gaza, ma l’ha distrutta completamente. Avrebbero dovuto essere costretti a pagare risarcimenti per la distruzione disumana che hanno causato” spiega Barghouti a Fanpage.it. Di certo il genocidio in atto rischia di causare la scomparsa di tutti i palestinesi dalle Striscia di Gaza, guardando al livello di violenza a cui è giunta la pulizia etnica delle forze armate israeliane a Gaza. Per questo la decisione rispetto al piano non potrà non tenere conto anche delle minacce già esplicitate da Trump e Netanyahu, ovvero: se Hamas non accetterà il piano, gli Usa sosterranno l’annientamento di Hamas.
Che tradotto sul campo significa il via libera ad ulteriori massacri di civili. “È importante fermare la guerra genocida e alleviare le sofferenze umanitarie, ma il piano di Trump ha ignorato i palestinesi e la causa principale del conflitto, ovvero l’occupazione israeliana e l’apartheid. Il piano è pieno di mine che possono far esplodere l’intera situazione. Non ci sono garanzie che Netanyahu non riattivi la sua guerra genocida dopo aver recuperato i prigionieri israeliani. Le truppe israeliane rimarranno a Gaza a lungo e non ci sono garanzie di un ritiro completo” sottolinea il leader di Al Mubadara. Ed il punto focale sembra essere davvero questo. Il piano non prende assolutamente in esame la questione palestinese nella sua interezza, a cominciare dalle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, dalle politiche di apartheid in Cisgiordania, dalla violenza delle politiche di occupazione con detenzioni arbitrarie, demolizioni di case, scomparsa di interi villaggi.
Insomma tutto resta nel recinto di Gaza, come se non esistesse null’altro. E soprattutto esclude completamente i palestinesi dal governo della propria terra. “La mina peggiore è l’imposizione di un governo straniero sui palestinesi di Gaza, che separerà la Striscia di Gaza dalla Cisgiordania e minerà qualsiasi potenziale di uno stato palestinese indipendente” conclude Barghouti.
Issa Amro, fondatore di Youth Against Settlments
“È un regalo ai criminali di guerra”
Issa Amro è il fondatore di Youth Against Settlements, vive ad Hebron completamente circondato dai coloni più violenti legati al partito di Itamar Ben Gvir, Otzma Yeudith (Potere Ebraico). La sua organizzazione è tra quelle che denunciano maggiormente il legame tra le azioni violente dei coloni e i leader politici del governo di estrema destra di Israele. “Non si tratta di un piano di pace, ma piuttosto di un tentativo di imporre
realtà politiche ai palestinesi senza affrontare le cause profonde del conflitto. Non offre soluzioni sostenibili per la pace, perché ignora il diritto internazionale, l’autodeterminazione palestinese e il diritto al ritorno dei rifugiati” ci dice Amro. E proprio il tema del diritto internazionale viene completamente cancellato dal piano Trump. Nonostante il mandato di arresto della Corte Internazionale di Giustizia nei confronti di Netanyahu proprio per ciò che è successo a Gaza, nonostante i rapporti di Francesca Albanese, e solo in tempi più recenti, della commissione diritti umani dell’Onu, che definiscono come genocidio quello che è accaduto a Gaza. Insomma il piano Trump è un colpo di spugna sull’orrore di questi due anni, che tutto il mondo ha visto, e la cancellazione del diritto internazionale. “Il piano riduce i diritti dei palestinesi a incentivi economici e enclave frammentate, legittimando al contempo il controllo israeliano su territorio, confini e risorse. Nega ai palestinesi anche i loro diritti minimi di sovranità, dignità e libertà. La vera pace non può essere costruita sulla disuguaglianza e sulle concessioni forzate, ma solo attraverso la giustizia, la libertà e il riconoscimento reciproco. Il piano è un regalo ai criminali di guerra e all’occupazione” spiega Amro.
Mohammed Hureini, Youth of Sumud
La Cisgiordania fuori dalla proposta di accordo: “Così Trump legittima l’annessione”
Oltre a non considerare affatto tutto ciò che è accaduto negli ultimi due anni, il piano di Trump ignora completamente l’altra parte dei territori palestinesi, quella più estesa, ovvero la Cisgiordania. Lo scorso 14 agosto il Ministro delle Finanza,
Bezalel Smotrich, ha presentato il piano E1, successivamente approvato dalla Knesset, il parlamento israeliano. Si tratta della costruzione di una nuova colonia tra gli ultimi quartieri a est di Gerusalemme, attualmente abitati da coloni e l’insediamento illegale di Ma’ale Adummim. Un nuovo insediamento che spazzerà via circa 14 comunità palestinesi e cancellerà l’unica strada disponibile che collega Hebron, Betlemme, con Gerusalemme, Ramallah, Jenin e Jericho. Praticamente la divisione in due della Cisgiordania che impedirà ogni collegamento tra Nord e Sud per i palestinesi.
Come hanno espressamente dichiarato diversi ministri israeliani, è l’avvio dell’annessione a Israele dei territori palestinesi occupati. “Gaza non è separata da ciò che sta accadendo in Cisgiordania. Ignorandoci qui, sta apertamente sostenendo le politiche di annessione di Israele, come il piano E1, che mira a tagliare a metà la Cisgiordania e a rendere impossibile un futuro Stato palestinese” spiega a Fanpage.it Mohammed Hureini di Youth of Sumud, organizzazione non violenta della regione della Massafer Yatta, quella più a Sud della Cisgiordania, che negli ultimi mesi è completamente in ostaggio della violenza dei coloni. “È fondamentalmente un via libera a Israele per continuare con i suoi crimini, le demolizioni, l’espansione degli insediamenti e la pulizia etnica. È un piano di annessione che legittima l’apartheid e aggrava la nostra espropriazione” sottolinea Hureini. Tenendo fuori i territori della Cisgiordania dall’accordo, Trump non fa altro che dare il via libera alla proposta del Ministro Smotrich di arrivare all’annessione dell’82% dei territori palestinesi in Cisgiordania. In un futuro
scenario si avrebbe quindi la Striscia di Gaza nelle mani di Trump e dal comitato tecnico da lui proposto, che gestirebbe tutto, dalla ricostruzione al governo del territorio, dall’altro lato la possibilità per Israele di annettere la stragrande maggioranza dei territori palestinesi in Cisgiordania. In buona sostanza la possibilità di uno Stato palestinese sarebbe impossibile. Ma non solo. In questo quadro l’esistenza stessa dei palestinesi sarebbe relegata a delle piccole enclave all’intero di Israele. “Considero il cosiddetto “piano” di Trump per Gaza come un altro tentativo di cancellarci dalla nostra terra e dal nostro futuro. Non è un piano di pace, ma la continuazione delle stesse politiche che ci negano dignità, libertà e autodeterminazione” conclude Hureini.
(da Fanpage)
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