BERLUSCONI AMMACCATO MA CORTEGGIATO SIA DAI RENZIANI CHE DALLA MINORANZA PD
CADE A SAINT TROPEZ, MA RIACQUISTA UNA NUOVA CENTRALITA’ POLITICA
Nonostante il piccolo incidente in barca a Saint Tropez, Silvio Berlusconi si prepara a un Ferragosto politicamente sereno.
Al netto delle tre scissioni di questa legislatura — nell’ordine Alfano, Fitto e Verdini – i 45 senatori del Cavaliere restano fondamentali per le sorti delle riforme istituzionali e dunque della legislatura.
Con i grillini saldamente sulle barricate, infatti, è Berlusconi l’interlocutore principale per dirimere la faida tra i due Pd.
Sarà lui, alla ripresa autunnale, e a seconda delle convenienze personali e politiche, a decidere se dare una mano a Renzi lasciando passare il ddl Boschi più o meno inalterato, o se saldare i suoi voti con quelli dei ribelli dem per assestare un colpo mortale al governo.
Del resto, senza quei 45 voti ogni calcolo della minoranza dem con le opposizioni difficilmente tornerebbe.
Alla vigilia di Ferragosto, dunque, le voci di corteggiamenti verso gli azzurri da parte dei due Pd si rincorrono.
Con Renzi descritto come pronto a tutto per ottenere i voti del Cav, e la minoranza dei Cuperlo e Bersani raffigurata come intenta a scrivere un “contro Nazareno” per cambiare l’Italicum (con il premio alla coalizione) e il nuovo Senato, introducendo l’elezione diretta.
Ipotesi smentite da tutti a fronti, a partire da quella che vedrebbe Renzi disponibile a barattare il sì di Forza Italia in Senato con la modifica dell’Italicum.
Netta la smentita di palazzo Chigi su questa versione, così come è nettissimo il no di Roberto Speranza a chi parla di intese tra la minoranza e gli uomini del Cavaliere: “Fantapolitica, io voglio convincere Renzi sul Senato elettivo, non fare accordi sottobanco”.
Eppure i fatti dicono un’altra cosa e mostrano un doppio corteggiamento.
Da un lato gli emendamenti di Forza Italia e dei ribelli dem sulla riforma del Senato parlano la stessa lingua. E nessuno tra i promotori si scandalizza più di tanto.
“C’è una oggettiva convergenza di obiettivi sul Senato elettivo”, spiega ad Huffpost Federico Fornaro, riprendendo una formula di Gianni Cuperlo che invita Renzi a “restituire al Parlamento la potestà su una materia che è propriamente sua come la Costituzione”.
“Non è una questione di accordi sottobanco con Forza Italia”, rincara Fornaro. “C’è oggettivamente la possibilità di superare il bicameralismo perfetto con un accordo molto largo se il premier non si intestardisce sulla non elettività dei senatori”.
Sull’altro fronte, non passa giorno in cui un renziano non rinnovi l’invito ai forzisti a sedersi nuovamente al tavolo delle riforme.
“E’ necessario un approfondimento politico per ricostruire quel rapporto che serve al Paese”, insiste il capogruppo alla Camera Ettore Rosato, che tuttavia esclude modifiche all’Italicum e anche l’introduzione dell’elezione diretta dei senatori.
“Se lo possono togliere tutti dalla mente: l’Italicum non cambia”, ribadiscono fonti molto vicine al premier.
“Si può lavorare a un approfondimento che sta dentro i paletti del ddl Boschi, come quella del listino dei consiglieri regionali che faranno anche i senatori”, spiega Rosato ad Huffpost.
Questa, almeno per ora, è la linea Maginot dei renziani: lasciare aperto il dialogo con Forza Italia, ma senza immaginare scossoni al testo della riforma.
Lavorando su una elezione indiretta del nuovo Senato ma attribuendo ai cittadini la facoltà di indicare chi, tra i consiglieri regionali, siederà anche a palazzo Madama. Sulla falsariga, dunque, delle ipotesi di Luigi Zanda e di Maurizio Martina.
E magari ritoccando alcuni punti sulle funzioni legislative del Senato, pesantemente decurtate nell’ultimo passaggio alla Camera.
Un segnale di attenzione arriva dal capogruppo di Forza Italia in Senato Paolo Romani, che in un colloquio col Corriere dà il via libera all’ipotesi di listino ma “senza pasticci con la Costituzione”.
L’ipotesi, caldeggiata da Romani, prevede un nuovo round di incontri ai massimi livelli tra Pd e Forza Italia alla ripresa di settembre.
I rumors indicano come possibile addirittura un nuovo summit tra Renzi e Berlusconi, per un “Nazareno bonsai” limitato alle regole.
Intanto, Romani si dice pronto a offrire un aperitivo a Maria Elena Boschi, come lui in ferie in Versilia.
“Siamo ben lieti di sederci a un tavolo per le regole”, spiega il capogruppo. Ma per ora resta lo scoglio del premio di coalizione sull’Italicum, che per Forza Italia resta un tassello indispensabile. Su questo punto Renzi non molla, ed è disposto anche ad arrivare ad uno strappo.
Se in autunno il presidente del Senato Grasso dovesse dare il via libera agli emendamenti all’articolo 2 del ddl Boschi (quello che regola l’elezione dei senatori) tra i tecnici di fede renziana non si esclude neppure l’ipotesi di un voto di fiducia. Per ora a palazzo Chigi l’ipotesi (che avrebbe l’effetto di una bomba atomica, dopo la fiducia sull’Italicum) resta molto sullo sfondo.
Ma tutti i renziani da giorni insistono nel ribadire che la fiducia sarebbe comunque implicita: “O le riforme vanno avanti o si torna al voto”.
Tra i due litiganti dem, dunque Berlusconi sembra destinato a “godere” di una rinnovata centralità politica.
Tra i renziani, le smentite della minoranza vengono accolte con ironia: “Ci hanno già provato alla Camera con l’Italicum, il dialogo tra loro e Forza Italia è nei fatti visto che continuano a dire le stesse cose”, dice una autorevole fonte vicina al premier. E aggiunge: “Il loro obiettivo è far fuori Matteo”.
Dal fronte dei vietcong Pd replica Miguel Gotor: “Accordi tra noi e Berlusconi? Non ne vedo alcuna necessità , anche perchè un’intesa con il Cavaliere non è solo politica, ma riguarda giocoforza interessi economici, finanziari, editoriali e giudiziari che solo un premier disponibile a farlo potrebbe garantire…”.
Stracci che volano, dunque, tra i democratici.
Mentre il Cavaliere, dai tempi della bicamerale di D’Alema, continua a giocare alle riforme costituzionali, a seconda delle mutevoli esigenze del momento.
E può divertirsi a contare i leader di centrosinistra che, nel frattempo, sono passati lungo il fiume.
(da “Huffingtonpost”)
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