LA NO VAX CUNIAL PUO’ ENTRARE ALLA CAMERA SENZA GREEN PASS PERCHE’ “DEVE RAPPRESENTARE I NO VAX”
L’ESILARANTE DECISIONE DEL COLLEGA ED EX GRILLINO COLLETTI, ANCHE LUI NO PASS… A QUANDO UN NUDISTA IN COSTUME ADAMITICO ALLA CAMERA PERCHE’ DEVE RAPPRESENTARE I NUDISTI?
La legge è uguale per tutti. Certe volte quasi per tutti.
Perché, almeno da qui al primo dicembre, uno dei provvedimenti considerati più rilevanti per la lotta al Covid non varrà per Sara Cunial.
Che potrà non esibirlo sul suo posto di lavoro, la Camera dei deputati. La parlamentare ex 5 stelle, sospesa per le posizioni sui vaccini e poi espulsa perché aveva definito la linea del Movimento sulla Xylella “uno scempio nome e per conto delle agromafie”, potrà entrare alla Camera senza farsi controllare il green pass.
Unica a ricevere questo trattamento tra 630 deputati.
Chi lo ha deciso? Un altro ex 5 stelle – espulso pure lui ma per altre questioni – oggi appartenente al gruppo di ex grillini L’Alternativa c’è: Andrea Colletti. Il parlamentare è presidente del collegio d’appello di Montecitorio.
Ed è anche un convinto no green pass, al punto che lo definisce “una misura coercitiva, concepita male e applicata peggio”, ma anche “subdola tessera verde della discriminazione a norma di legge”.
Con un atto monocratico – tutto di suo pugno – Colletti ha concesso a Cunial la sospensione della delibera con cui era stato introdotto l’obbligo del green pass per accedere alla Camera.
L’irriducibile no vax – salita anche di recente agli onori della cronaca perché a ottobre con Davide Barillari aveva occupato la sede della regione Lazio, salvo poi dover retrocedere dai suoi propositi nel giro di poche ore – potrà dunque entrare a Montecitorio come i suoi colleghi.
Anzi no, perché tutti gli altri il green pass dovranno mostrarlo. E alcuni di loro non sembrano particolarmente felici di dover condividere lo spazio con la parlamentare veneta. ”È una untrice, è inaccettabile. Il green pass è elemento di sicurezza, vale per tutti deve valere anche per il Parlamento”, si indigna Beatrice Lorenzin, ex ministra della Salute, deputata del Pd.
“Non trovo parole equilibrate per esprimere tutta la mia contrarietà, il disappunto, il biasimo verso la decisione presa dal mio collega”, afferma invece Marco Di Maio, di Italia Viva. Chissà se qualcuno di loro ricorda quando, agli inizi della seconda ondata Cunial tentò di dare un bacio a un giornalista, vantandosi apertamente di non usare mai la mascherina, o quando fu fermata dai vigili perché, mentre tutto il Paese trascorreva la Pasquetta in lockdown, lei andava al mare a Ostia.
Aveva fatto parlare di sé ai tempi, Cunial torna a farlo oggi.
Colletti nelle sette pagine di decreto sostiene che vietarle l’ingresso contrasta con la Costituzione perché in grado di “condizionare o rendere difficoltoso il mandato parlamentare (…) e l’esercizio della funzione legislativa”.
Il rischio per la salute, su cui si basa l’introduzione della certificazione, viene definito “meramente potenziale”. Seguono argomentazioni che ricordano come il vaccino non garantisca l’immunità totale dal virus e lamentano la disparità di trattamento nei confronti della deputata no vax. Che, però, con questo provvedimento viene trattata comunque diversamente dai colleghi.
Argomentando successivamente la sua decisione, Colletti sostiene che Cunial “ha il diritto di rappresentare una parte dell’elettorato”.
Ad Huffpost che lo ha raggiunto per chiedergli di spiegare meglio questa affermazione ha risposto: “Ogni deputato rappresenta quella parte di elettorato che ritiene di dover rappresentare”. Letto così somiglia a una specie di autoimposto mandato imperativo. Che forse un pochino stride con l’articolo 67 della Costituzione – che pure il deputato cita nel suo decreto – dove si afferma che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione”.
L’impostazione portata a sostegno di Cunial fa sorridere Stefano Ceccanti, deputato del Pd e costituzionalista: “Se l’argomento del Presidente Colletti per consentire alla deputata Cunial di entrare senza green pass contro una normativa regolarmente approvata è che una parte di elettorato che la pensa come lei debba essere rappresentata, consentiremo anche ai parlamentari sostenitori dei nudisti di entrare nudi? Avevamo la senatrice Poretti nella XVI legislatura che difendeva i nudisti ma lei non lo chiese mai”.
Ricorso alla Corte Costituzionale in vista? Colletti non può farlo da solo, e lo sa bene. La scelta spetterebbe a un organo collegiale. E non è detto che reggerebbe: “Se la tesi è ‘io devo entrare alla Camera senza green pass perché rappresento quelli che, come me, non hanno la certificazione verde’ mi pare un po’ debole”, osserva ancora Ceccanti.
Peraltro la Consulta ha già in mano un dossier simile. Gianluigi Paragone, senatore, ha avviato con i deputati Michele Giarrusso e Carlo Martelli – anche loro ex 5 stelle – un conflitto di attribuzioni per chiedere alla Corte se ai parlamentari poteva essere imposto il green pass. La parola ai giudici delle leggi, anche loro – come tutti – sottoposti a quest’obbligo.
Nel mentre Sara Cunial – che ha definito la vaccinazione per i bambini “un genocidio gratuito” e che non ha più una pagina Facebook perché il social gliel’ha chiusa per il contenuto dei suoi post – può godersi questa piccola vittoria.
Almeno fino al primo dicembre, quando il Consiglio di giurisdizione di Montecitorio – qualcosa che somiglia a un tribunale ed è presieduto dal dem Alberto Losacco – prenderà la decisione definitiva.
(da Huffingtonpost)
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