AMATRICE, IL COMMISSARIO DI FRATELLI D’ITALIA SPENDE 1,27 MILIONI IN EVENTI E TV
LE SPESE PER IL FESTIVAL E BUONA STAMPA DI GUIDO CASTELLI, NOMINATO DA MELONI… LA RICOSTRUZIONE NON SI VEDE
Un milione duecentosettantamila settecentottantaquattro. Lungo come un tram, l’abbrivio narrativo del commissario alla ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 2016 supera in agilità il milione in affidamenti diretti e sviluppa nel 2025 l’enorme tesoro della comunicazione pubblica per far fronte all’urgenza del momento.
Comunicare le cose non fatte da altri, le altre da chi ora è all’opera, le tante da fare ancora insieme ai successi e ai dolori, alle sconfitte e alle speranze di questo lungo cammino della ricostruzione nel quadrilatero dell’Italia centrale in quel prezioso tessuto urbano e rurale toccato dalla natura quasi dieci anni fa che cuce l’Abruzzo con il Lazio e le Marche con l’Umbria.
Guido Castelli, già sindaco di Ascoli Piceno e ora senatore di Fratelli d’Italia, quindi – per volere di Giorgia Meloni – capo della task force che deve riabilitare agli occhi della Nazione
l’area colpita dal sisma, ha deciso, dopo un avvio delle proprie attività in una relativa sordina, di darci dentro con la narrazione e ha prodotto, solo in quest’anno, un primo obiettivo: destinare 972 mila euro di propri fondi alla vasta prateria in cui si esercitano le relazioni pubbliche.
Oltre all’impegno di cassa di altri 297.800 euro a valere sui fondi del Dipartimento delle politiche giovanili di palazzo Chigi. Tutto concentrato, un po’ stipato ma, diciamolo, egregiamente misurato seguendo con pedante ossequio i dettami dell’Anac, l’Autorità anticorruzione, su trasparenza e sviluppo orizzontale delle risorse: mai dare senza gara più di 140 mila euro a ciascuno, professionista o impresa.
Castelli, superando da questo punto di vista in scioltezza il budget di Matteo Ricci, il candidato del centrosinistra alla Regione chiamato a rendere conto dell’attività di comunicazione (troppo personalizzata, secondo l’accusa) al tempo in cui era sindaco di Pesaro, ha tenuto conto dei principi assoluti e ha affidato direttamente piccole somme, tutte non superiori ai 140 mila euro, il tetto oltre il quale è necessaria la gara. Così si è sviluppato un giro piuttosto armonioso di attività di uffici stampa (EtvMarche, tv privata, 70mila euro), giornali (su Il Giornale campagna per 60mila euro) siti web (Affari Italiani, solo 10mila), agenzie di stampa (25mila ciascuna a Italpress e AdnKronos, 18mila all’Ansa) per uno sviluppo editoriale di comunicazione integrata (sic!).
Più interessante e più ricca la versione poetico-letteraria della comunicazione commissariale. Il “Festival della restanza” che, lo
dice la parola stessa, è un richiamo a restare piuttosto che fuggire. Alla, ehm, coop Hobbit una prima volta 10.500 euro, una seconda volta 158 mila, Iva inclusa, una terza volta a Metaphora 139.800 euro.
Il commissario delle quattro regioni terremotate ha scelto solo le Marche per concentrare gli appuntamenti festivalieri, cosicché, per una sorprendente coincidenza, il tasso di effervescenza preelettorale si è coniugata a una sovrabbondante presenza di rappresentanti del governo, e tra questi, i Fratelli d’Italia maggiormente in vista, intenti anche a dare una mano all’amico di partito e presidente uscente della Regione Francesco Acquaroli, che le cronache politiche descrivono in ambasce per l’esito dello scontro elettorale. Cosicchè le elezioni regionali marchigiane sono state la pietanza appetitosa, sottofondo ridondante, della kermesse poetico-letteraria dell’attività ricostruttiva.
A oggi risultano 34.148 le domande di ricostruzione presentate, 22.483 approvate e finanziamenti in corso per 10 miliardi e 700 milioni con un sostanzioso avanzamento delle opere che però ancora scontano problemi locali per aggregazioni urbane indivise e case senza titoli legittimi di proprietà, quando i lavori sono stati sospesi per via di ditte fallite. Il costo finale, che le stime ritengono vicino ai 24 miliardi, è un esercizio a volte dentro il circuito fantasioso dell’immaginazione.
Lunedi prossimo, quando Giorgia Meloni sarà ad Amatrice ad inaugurare una bretella stradale, verificherà il vuoto tecnico di un paese che manca ancora di 4mila abitazioni pur contando
all’anagrafe solo 2.100 residenti (ma prima del sisma in estate si arrivava a 20mila presenze). Un paese svuotato, devitalizzato, ricco di seconde e terze case, ricchissimo di un fondo di 1 miliardo e 200 milioni che invece di farlo andare spedito lo tiene fermo, ingobbito sotto la montagna di soldi. Arquata (923 residenti che in estate arrivavano a 1.200) ha avuto ristori per 632 milioni e Camerino (5.962 abitanti) gode di un budget di 900 milioni. La ricostruzione allargata, enfatica, ha prodotto esigenze suppletive (ad Amatrice hanno affettato le croste rocciose, le pieghe delle montagne per fare spazio al cemento) creando così nuovi bisogni.
Con tanti soldi dunque fare tante cose, anche fuori scala, anche oltre le necessità. E così, mentre la gente lascia quei posti perché la ricostruzione langue, vi si edificano magnifiche realtà prossime alla fantascienza. Per mano di Stefano Boeri, noto per i grattacieli di Milano, la fondazione don Minozzi, struttura cattolica privata dedita all’accoglienza, ha ottenuto dallo Stato fondi per 54 milioni per edificare Casa Futuro: quattro enormi corti (civica, dell’accoglienza, delle arti, del silenzio) occuperanno 18mila metri quadrati dentro un bosco orizzontale urbano. Un’astronave – temiamo – così inutilmente grande da ottenere presto la classica dicitura di Cattedrale nel deserto. Amen.
(da ilfattoquotidiano.it)
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