ATTENZIONE A PETER THIEL, IL “BRACCIO ARMATO” DI TRUMP: L’IDEOLOGO DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA E “ANIMA NERA” DEL TRUMPISMO, ATTRAVERSO LA SUA SOCIETÀ PALANTIR FORNISCE A DECINE DI GOVERNI ED ESERCITI I SOFTWARE PER GUIDARE ARMAMENTI E MISSIONI MILITARI
CON “THE DONALD” ALLA CASA BIANCA, IL BUSINESS DI PALANTIR VA A GONFIE VELE: HA SUPERATO PER LA PRIMA VOLTA UN MILIARDO DI DOLLARI DI RICAVI, CON UNA CRESCITA DEL 48% … MA PUÒ UNA SOCIETÀ PRIVATA GESTIRE ARCHITETTURE CRITICHE E DATI SENSIBILI SENZA CONSEGUENZE POLITICHE? THIEL, TRA I FONDATORI DI PAYPAL, NEL 2009 SCRISSE CHE LIBERTÀ E DEMOCRAZIA NON ERANO PIÙ COMPATIBILI
Il potere, militare e non, oggi parla in codice. Palantir, la società fondata vent’anni fa a Palo Alto, è diventata la piattaforma che governi e eserciti usano per mettere ordine nel caos dei dati. Non produce armamenti, ma costruisce il software che li guida, nelle missioni e nelle decisioni. Ma soprattutto è lo strumento attraverso cui Peter Thiel, imprenditore e investitore, allarga la sua influenza sulla politica di Washington e sulla nuova amministrazione Trump.
Un unicum diventato imprescindibile per ogni esercito. I prodotti principali di Palantir hanno nomi evocativi, funzionali per far comprendere in fretta la loro utilità marginale. Gotham, usato da intelligence e forze armate, integra basi dati classificate e scenari operativi.
Foundry, pensato per imprese e amministrazioni civili, costruisce copie digitali dei processi per ottimizzare logistica, forniture, ospedali.
L’ultima evoluzione è AIP, la piattaforma che incapsula modelli di intelligenza artificiale nei contesti più sensibili, evitando fughe di dati e garantendo tracciabilità. L’obiettivo è ridurre la distanza tra analisi e decisione, riducendo i rischi collaterali.
Negli Stati Uniti il Dipartimento della Difesa ha già scelto Palantir come fornitore principale per programmi cruciali. Con Maven, la piattaforma che integra immagini satellitari, sensori e fonti testuali, l’esercito americano ha firmato un contratto da oltre un miliardo di dollari.
Nell’estate del 2025 l’Army ha avviato una gara per un accordo quadro da 10 miliardi in dieci anni per consolidare decine di contratti già in corso con Palantir. È la consacrazione di un’azienda che, senza costruire missili, si è trasformata nell’iper
prime del software militare.
Non solo il Pentagono: anche la Nato ha adottato Maven per uniformare i sistemi informativi dell’alleanza. Non far parte della stessa piattaforma, avvertono i generali, rischia di avere un costo strategico troppo alto per gli alleati.
I conti mostrano un’accelerazione che riflette l’interesse sempre maggiore. Nel secondo trimestre 2025 Palantir ha superato per la prima volta 1 miliardo di dollari di ricavi, con una crescita del 48% anno su anno. La divisione governativa statunitense ha raggiunto 426 milioni, +53% rispetto all’anno precedente.
La parte commerciale americana ha sfiorato i 306 milioni, con un balzo del 93%. La società ha alzato due volte le stime annuali: i ricavi attesi per il 2025 sono compresi tra 4 e 4,15 miliardi, contro i 3,9 stimati in precedenza. La capitalizzazione, sostenuta da investitori retail e istituzionali, resta a multipli elevati rispetto ai colossi tradizionali della difesa.
La crescita porta con sé tensioni. Palantir respinge la definizione di “sorveglianza”, ma i suoi contratti hanno suscitato proteste.
Negli Stati Uniti l’ICE utilizza il software per operazioni legate all’immigrazione, suscitando opposizioni da parte di associazioni civili
Nel Regno Unito la commessa per la piattaforma dati del sistema sanitario nazionale ha generato diffidenze e ricorsi. L’azienda rivendica benefici operativi, audit e policy di sicurezza, ma la discussione rimane aperta: può una società privata gestire architetture così critiche senza conseguenze politiche?
Qui entra in scena Peter Thiel. Nato in Germania, cresciuto nella Silicon Valley, è stato tra i fondatori di PayPal, primo investitore
in Facebook, cofondatore di Palantir. La sua figura sfugge alle etichette: libertario dichiarato, critico verso lo Stato ma al tempo stesso fornitore strategico dello Stato.
Nel 2009 scrisse che libertà e democrazia non erano più compatibili, un pensiero che continua a segnare il suo profilo. Ha sostenuto Donald Trump nel 2016, ha investito in candidati conservatori, ha portato alla ribalta il nuovo vicepresidente J.D. Vance.
Nella seconda presidenza Trump la rete di Thiel è densa. Personalità a lui vicine hanno ottenuto incarichi di rilievo nelle agenzie federali. Non serve che sieda ai tavoli formali: i suoi contatti, la sua influenza, i suoi investimenti hanno già un peso. Thiel si muove come selezionatore di talenti, costruttore di reti, ideologo di un capitalismo che diffida delle istituzioni ma trae forza dal plasmare le infrastrutture di cui le istituzioni non possono fare a meno.
Questo è il nodo centrale. Palantir non è solo un’azienda tecnologica. È la traduzione in software di una visione del potere: concentrare dati, renderli leggibili, trasformarli in decisioni operative. Per i governi occidentali significa un vantaggio in un’epoca in cui la guerra è fatta di informazione e latenza, non solo di ferro e fuoco.
Per Thiel significa sedere al crocevia tra capitale privato, potere pubblico e nuova geopolitica. La sua eredità sarà misurata su quanto quest’infrastruttura resterà al servizio delle istituzioni e non delle agende personali.
Nella nuova guerra fredda, Palantir è già diventata parte della cassetta degli attrezzi dell’Occidente. Ma la sua storia, e quella di Thiel, dimostrano che il confine tra difesa e politica, tra software e potere, si fa ogni giorno più sottile.
(da La Stampa)
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