BANDECCHI NEGLI ORECCHI
L’AULA DI UN CONSIGLIO COMUNALE DIVENTATA COME LE PARETI DI UN CESSO PUBBLICO
Se non esistesse la cappa del politicamente corretto, forse un sindaco che si esprime in consiglio comunale come tra le pareti di un gabinetto pubblico verrebbe messo alla porta dai suoi stessi elettori. Invece rischia ancora di passare per libertario, o comunque per liberatorio, basta leggere certi commenti social per averne conferma.
Cos’ha combinato il sindaco di Terni e probabile futuro premier Stefano Bandecchi, al cui confronto Vannacci è un radical chic? Per sostenere la tesi minimalista secondo cui il maschio che reagisce al rifiuto con la violenza è un caso limite, ha detto: «Un uomo normale guarda il bel sedere di una donna e ci prova. Se ci riesce, ci fa l’amore, altrimenti se ne torna a casa».
Ovviamente non ha usato «sedere» e «fare l’amore», ma espressioni assai più schiette e vigorose che mi astengo dal riportare per rispetto dei miei venticinque lettori non al passo coi tempi.
Perché a questo ormai sono ridotte la grazia, la misura e l’allusione ironica: a fastidiosi orpelli che impediscono di farsi capire da una platea assuefatta a scambiare la volgarità per sincerità e le buone maniere per ipocrisia.
Non entro neanche nel merito del ragionamento di Bandecchi: chi parla così non può pensarla che così. Ma è chi parla nel modo esattamente opposto, affastellando parole talmente «corrette» da risultare al tempo stesso irritanti e insipide, ad avere sdoganato per reazione questi rutti alla deriva.
Il sonno del buonsenso genera cattivo gusto.
(da Il Corriere della Sera)
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