BERLUSCONI EVITA LA RESA DEI CONTI: IL SILENZIO PER ISOLARE I RIBELLI
CONTINUA LA GUERRA FREDDA CON FITTO MENTRE BERLUSCONI STA PENSANDO A UN GOVERNO DI LARGHE INTESE CON RENZI
«Preparatelo pure con calma, l’aereo. Tanto. Tanto dobbiamo essere a Roma nel tardo pomeriggio. All’ufficio di presidenza non ci vado».
Come sminare la prima delle insidie disseminate nel percorso post-elettorale di Forza Italia con la semplice correzione di un «piano di volo».
Così ieri, di buon mattino, Silvio Berlusconi ha deciso di disertare la doppia riunione degli uffici di presidenza del Pdl e di Forza Italia che rischiavano di trasformarsi nel primo, vero, confronto con l’ala che fa capo a Raffaele Fitto.
«Non gli darò nè questa nè altre soddisfazioni», ha ripetuto l’ex Cavaliere ai fedelissimi.
Perchè, è la sua subordinata, «se evitiamo di polemizzare con loro, gli togliamo la visibilità immeritata che stanno avendo in questi giorni».
Più che giocato su campo di battaglia, il confronto tra le due anime di Forza Italia si sta trasformando in una guerra fredda.
«Andrò fino in fondo», ripete il neo-europarlamentare pugliese intervenendo alla trasmissione Agorà .
Esclude tanto la «scissione» quanto «qualsiasi tipo di spaccatura», Fitto. Ma, aggiunge, «chiedo e sono convinto che sia Berlusconi a dover aprire la seconda fase del partito».
L’ordine di scuderia che arriva da Arcore è «non replicare».
C’è giusto una dichiarazione ribadita da Giovanni Toti, che sottolinea che «in Forza Italia non ci sono nè fittiani nè totiani ma solo berlusconiani».
Il resto, e cioè il summit sui rendiconti, fila via come una formalità .
Venti minuti in tutto. Denis Verdini legge le cifre (il disavanzo sarebbe salito da 67 a 83 milioni), Ignazio Abrignani stende il verbale, la plenipotenziaria Maria Rosaria Rossi firma e Fitto passa giusto per qualche minuto, saluta e se ne va.
La strategia del silenzio ha una sua giustificazione.
Perchè, che abbiano ragione o torto, Berlusconi e quelli della sua cerchia ristretta sono convinti che «se non diamo spago alla corrente di Fitto, quelli alla fine si spaccheranno». Non solo.
Ad Arcore sono convinti che «alla manifestazione di Napoli, convocata per venerdì (sempre più probabile la presenza di Francesca Pascale, con Berlusconi collegato al telefono, ndr), alla fine si farà vedere anche Raffaele».
Lui, Fitto, giura che non sarà così. Che l’annullamento della sua kermesse basta e avanza come segnale di distensione.
E che «alla manifestazione organizzata da Toti non andrò». Eppure, che si tratti di un gioco delle parti o di una prima crepa all’interno della fronda, sulla partecipazione all’evento di venerdì 13 Mara Carfagna ha un approccio tutto suo.
«A parte che questa storia della corrente la stanno enfatizzando un po’ troppo, almeno per quello che mi riguarda», è la premessa dell’ex ministro delle Pari Opportunità . Poi, sulla manifestazione, Carfagna sfodera un pensiero diverso da quello di Fitto. «Ho un viaggio all’estero programmato da molto tempo», scandisce. «Però sto facendo di tutto per provare a rinviarlo. E per essere presente alla manifestazione di Napoli…».
Ma non c’è soltanto il venerdì 13 nell’orizzonte di Berlusconi.
L’ex Cavaliere, in vista dell’incontro con Renzi, vuole presentarsi con un partito a ranghi compatti. «Possiamo trovare un accordo complessivo sulle riforme», ha spiegato ai suoi.
E, guarda caso, poche ore dopo quelle stesse parole sono state dette in pubblico dal ministro Maria Elena Boschi.
Segno che, sull’altro piatto della bilancia, c’è l’addio all’Italicum.
A cui il Mattinale, house organ del gruppo forzista alla Camera, aggiunge una suggestione.
Che viene chiamata «governo di salute pubblica». Ma che altro non sarebbe che l’ipotesi – per il momento astratta — di un nuovo round di «larghe intese».
Un sogno che l’ex Cavaliere sarebbe tentato di accarezzare.
Sempre di più.
Tommaso Labate
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