CASO SANTANCHE’, LE TESTIMONIANZE DEGLI EX DIPENDENTI DI KI GROUP: “NON HA RISPETTATO LE PROMESSE, MENTIVA SAPENDO DI MENTIRE”
“MI DEVONO ANCORA 44.000 EURO”
«Andavo in giro dai clienti e mi chiamavano la “signora Ki” per quanto mi identificavano con l’azienda». Monica Lasagna, oggi 52 anni, ha passato in Ki Group più di metà della sua vita. «Era la mia casa, era un gioiellino», continua a ripetere con amarezza.
Dopo trent’anni come responsabile commerciale canale specializzato, anche lei ha lasciato «soffrendo ma senza altra scelta», sottolinea, l’azienda colosso dell’alimentazione biologica gestita dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè e dal compagno Canio Mazzaro.
Lasagna è una dei tanti ex dipendenti – come testimoniato dal’inchiesta della trasmissione Report – che attendono ancora gli ultimi stipendi e il tfr. «Ho comprato una casa e mi son dovuta far dare i soldi da mia sorella. Ancora oggi mi devono 44 mila euro», commenta con sdegno.
«Ho sempre lavorato nel commerciale, in Ki Group ho iniziato nel maggio del ‘93 – torna indietro nel tempo -: le posso garantire che all’epoca nessuno sapesse cosa volesse dire biologico: è stata l’azienda pioniere e cresceva a doppia cifra con il minimo sforzo. Poi la storia l’ha portata alla fine dove è finita».
Santanchè è arrivata nel 2020. «È cambiato tutto – ricorda Lasagna -, le direttive erano impartite da lei e dal marito. Ma il problema di fondo dell’azienda era diventato finanziario. La situazione è iniziata a precipitare già nel 2019, loro pensavano di risolvere ma per farlo dovevi metterci dei soldi e loro non hanno investito». Della ministra Lasagna ricorda le «ottime capacità come relatore, il suo errore è stato non rispettare le promesse fatte».
Si spiega: «Non puoi dire a un fornitore “quest’azienda non fallirà mai, è il futuro di mio figlio”, come è stato detto nel servizio di Report, e poi fare questa roba, devi avere etica. Lei invece non ha rispettato la parola data: la stessa cosa che ha fatto all’esterno con i fornitori, l’ha fatta con il personale. Chi si dimetteva era consapevole che avrebbe avuto difficoltà a ricevere la liquidazione e il tfr».
Ma per tanti è stata una scelta forzata. «E sofferta – precisa Lasagna -, quell’azienda era casa mia». Come tanti ex dipendenti, anche lei ha deciso alla fine di intraprendere un’azione legale: «Ho scoperto che non ci hanno versato nemmeno tutti i contributi della pensione. Io credevo che un giorno ci avrebbero pagato le liquidazioni, invece questo non è mai avvenuto».
La testimonianza di un dipendente
La stessa sorte è capitata a Marco (nome di fantasia perché preferisce restare anonimo), per due anni in Ki Group come direttore acquisti. Anche lui è tra chi ha deciso spontaneamente di fuggire da una situazione non più accettabile e da allora aspetta tre mesi di stipendio non pagato oltre al tfr: una cifra che si aggira attorno ai 26 mila euro.
«Lavoravo a stretto contatto con Santanché purtroppo perché mi occupavo dei fornitori, una parte di azienda che era intermediata da lei – ricorda -. Dico purtroppo perché dal punto di vista professionale è stato complicato anche se formativo, mentre dal punto di vista personale sentire un parlamentare che mente spudoratamente a fornitori e dipendenti, sapendo di mentire, è terribile. Mi sono reso conto che stavo buttando via il mio tempo».
L’attuale ministra del Turismo, a detta dei suoi ex dipendenti, «raccontava in continuazione che Ki Group avrebbe pagato e tutti i problemi si sarebbero risolti, quando sapevamo tutti benissimo che non era vero che fornitori e aziende sarebbero stati pagati. Questo è stato il mood di un anno e mezzo di gestione di Santanchè e Mazzaro. L’ho tollerato finché non ha iniziato a impattare sui dipendenti».
Marco era a capo di un team di 5 persone: «Una delle mie assistenti è stata lasciata a casa lunedì alle 18, dopo un’intera giornata di lavoro – racconta -. Credeva di dover tornare in azienda martedì mattina, invece l’hanno mandata via senza pagarle neanche lo stipendio del mese precedente».
Insieme a diversi ex dipendenti, ha deciso anche lui di intraprendere un’azione legale. «Io me ne sono andato con un piano B, avevo già trovato un nuovo lavoro, ma me ne sarei andato via comunque, non era più accettabile la situazione – conclude -. Solo per farle capire: è mancata mia madre e loro mi chiamavano due o tre volte al giorno per chiedermi di fare dei lavori …. Sono delle persone che si descrivono da sole».
(da La Stampa)
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