Giugno 18th, 2019 Riccardo Fucile
MAGGIORE INCIDENZA AL SUD, FAMIGLIE NUMEROSE E STRANIERI
Nessun miglioramento sul fronte della povertà assoluta: rimangono in questa condizione in Italia 1,8 milioni di famiglie, con un”incidenza pari al 7 per cento, mentre si contano cinque milioni di individui, l’8,4 per cento del totale.
La povertà assoluta si concentra soprattutto nel Mezzogiorno (10%), contro il 5,8% del Nord e il 5,3%, e tra gli stranieri, tra i quali sale al 30,3% contro il 6,4% degli italiani.
Povere soprattutto le famiglie numerose e quelle con un solo genitore, mentre si presenta in media decisamente migliore la situazione delle famiglie all’interno delle quali la persona di riferimento è istruita, ha un titolo di studio elevato, una posizione lavorativa buona (tra dirigenti, quadri e impiegati l’incidenza della povertà assoluta è di appena l’1,5% contro il 12,4% delle famiglie in cui la persona di riferimento è un operario e il 27,6% in cui è un disoccupato.
Le famiglie in condizioni di povertà relativa nel 2018 sono invece poco più di 3 milioni (11,8%), quasi 9 milioni di persone (15,0% del totale).
I minori in povertà assoluta sono 1 milione e 260 mila (il 12,6%). L’incidenza dei minori in povertà va dal 10,1% nel Centro fino al 15,7% nel Mezzogiorno dove risulta sostanzialmente stabile rispetto al 2017.
Anche in termini di individui, il maggior numero di poveri (oltre due milioni e 350 mila, di cui due terzi nel Sud e un terzo nelle Isole) risiede nelle regioni del Mezzogiorno (46,7%), il 37,6% nelle regioni del Nord, circa 1 milione e 900 mila individui (il 22,7% nel Nord-ovest e il 14,8% nel Nord-est).
L’incidenza di povertà individuale è pari a 11,1% nel Sud, 12,0% nelle Isole, mentre nel Nord e nel Centro è molto più bassa e pari a 6,9% e 6,6% (nel Nord-ovest 7,2%, nel Nord-est 6,5%).
Rispetto al 2017 rimangono stabili i valori delle incidenze a livello nazionale per tipologia comunale di residenza delle famiglie.
Al Nord i comuni centro delle aree metropolitane presentano incidenze di povertà (7,0%) maggiori rispetto ai comuni periferici delle aree metropolitane e ai comuni sopra i 50mila abitanti (5,4%) e ai restanti comuni più piccoli (5,7%).
Al Centro, invece, i comuni centro di aree metropolitane presentano l’incidenza minore (3,5% di famiglie povere contro 5,6% dei comuni periferici delle aree metropolitane e comuni sopra i 50mila abitanti e 6,4% dei comuni più piccoli).
Anche il confronto per tipologia comunale evidenzia lo svantaggio del Sud e delle Isole: l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta nei comuni centro di aree metropolitane è pari al 13,6% valore che raggiunge il 15,7% nel solo Sud.
Sono più povere delle altre le famiglie numerose: l’incidenza della povertà assoluta è pari a 8,9% tra quelle con quattro componenti e raggiunge il 19,6% tra quelle con cinque e più; si attesta invece attorno al 7% tra le famiglie di 3 componenti, in linea con il dato medio.
La povertà , inoltre, aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori.
Anche tra i monogenitore la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11,0%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%. Nelle famiglie con almeno un anziano l’incidenza di povertà è pari al 4,9%, più bassa, quindi, della media nazionale; scende al 3,2% se si considerano le coppie in cui l’età della persona di riferimento della famiglia è superiore a 64 anni (tra quelle con persona di riferimento tra i 18 e i 64 anni questo valore sale al 5,2%).
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2019 Riccardo Fucile
ALTRO CHE CAMBIAMENTO: PER CONTRASTO ALLA POVERTA’ L’ITALIA E’ SEDICESIMA SU 157 PAESI
Sono 3.368 gli sportelli Caritas in Italia in cui le persone in difficoltà “parlano” della loro situazione. I Centri di ascolto Caritas, presenti praticamente in tutte le diocesi italiane, si articolano in centri diocesani, zonali o parrocchiali. Dal 1999, data dell’ultimo convegno nazionale, sono quasi raddoppiati.
Nel 2018 hanno realizzato 208.391 interventi di ascolto, orientamento, consulenza. Attivando, presso i servizi collegati, 1 milione e 17 mila 960 erogazioni di beni e servizi materiali (viveri, vestiario, prodotti per l’igiene personale, buoni pasto), cui vanno aggiunti 175.685 interventi di accoglienza residenziale. I volontari dei Centri di ascolto offrono orientamento, con funzioni di segretariato sociale a chiunque si trovi in difficoltà .
Se fino a pochi anni fa gli stranieri erano circa i due terzi, ora le percentuali si sono livellate: secondo il Rapporto Caritas 2018 sulle povertà , gli “utenti” italiani sono il 42,2%, quelli stranieri il 57,8%.
“Con ogni probabilità sono gli effetti dell’onda lunga della crisi”, spiega ad Avvenire Renato Marinaro, responsabile del servizio promozione di Caritas italiana. Famiglie italiane che crollano, insomma, dopo avere resistito per alcuni anni ai contraccolpi della congiuntura economica. Magari consumando i risparmi.
(da agenzie)
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Maggio 22nd, 2019 Riccardo Fucile
ISTAT: SE NON AUMENTANO I CONSUMI E NON CALA LA DISOCCUPAZIONE A COSA SERVE IL REDDITO DI CITTADINANZA?
Il Reddito di Cittadinanza è stato presentato in due modi.
Da un lato come una misura utile per far uscire cinque milioni di persone dalla povertà e aiutare gli italiani a trovare lavoro.
Dall’altra, per giustificare il costo del sussidio voluto dal MoVimento 5 Stelle, gli esperti di economia pentastellati ci hanno spiegato che in questo modo si sarebbero rilanciati i consumi e che quindi grazie all’aiuto ai poveri sarebbe ripartito l’intero Paese.
Questo concetto è ben riassunto nella nota vignetta di Marione e del fornaio che dopo aver venduto tantissimo pane grazie al Reddito di Cittadinanza decide di assumere uno dei percettori.
Gli affari andranno a gonfie vele con il Reddito di Cittadinanza, solo un idiota non lo capirebbe.
Ebbene, siamo al secondo mese di erogazione della misura che ha abolito la povertà ma il governo non ha ancora avviato la riforma dei centri per l’impiego nè sono partiti i famosi corsi per l’inserimento lavorativo.
Ma almeno arrivano i soldi, si dirà . E con i soldi le famiglie potranno fare acquisti e di conseguenza mettere in moto l’economia. La risposta però è no.
Perchè l’Istat oggi ha diffuso il report con le prospettive di crescita per l’Italia nel 2019 e l’impatto del RdC è, di fatto, risibile.
Scrive infatti l’Istituto di statistica che «per l’anno corrente si prevede un moderato incremento dei consumi delle famiglie e delle ISP [le Istituzioni sociali private al servizio delle famiglie Ndr] sostenuto dall’aumento del monte salari e, in misura limitata, dalle misure sul reddito di cittadinanza».
Qualcuno potrebbe dire che non è certo colpa del governo. Ma non è così, perchè come abbiamo spiegato qui i ritardi nell’emanazione del decreto attuativo sul RdC — quello che dovrebbe dire cosa è consentito acquistare con la card — provocano una notevole incertezza. E sicuramente non è l’unico fattore di cui ha tenuto conto l’Istat.
Continua l’Istat: « Nel 2019, in Italia la spesa delle famiglie e delle ISP in termini reali è prevista crescere a un tasso simile a quello del 2018 (+0,5% rispetto a +0,6%)».
Per quelli che stanno per dire che “è cresciuto dello 0,1% grazie al RdC” quella frase significa che anche senza il Reddito di Cittadinanza la spesa delle famiglie sarebbe cresciuta ugualmente di quello 0,1% perchè il tasso di crescita previsto per il 2019 è lo stesso.
Ma almeno diminuirà la disoccupazione. No, perchè l’Istat dice che per il 2019 «si prevede il proseguimento dell’attuale fase di moderazione dell’occupazione.
In media d’anno le unità di lavoro sono attese rimanere vicino ai livelli dell’anno precedente (+0,1%)».
Ieri a Di Martedì la ministra del Sud Barbara Lezzi ha detto che «le previsioni sono sempre state smentite» ma come ha ricordato Floris «sì ma in peggio».
E questo infatti è nulla, immaginate questa stessa situazione ma con l’Iva al 25,2%, secondo voi quanto potranno decollare i consumi nel 2020?
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 19th, 2019 Riccardo Fucile
AL MASSIMO SI ARRIVERA’ A 900.000 DOMANDE CONTRO UN MILIONE E TRECENTOMILA PREVISTE GIA’ AL RIBASSO DAL GOVERNO … NON ESISTONO I 5 MILIONI DI POVERI
Meno persone chiederanno il reddito di cittadinanza rispetto a quanto messo in conto dal governo.
È quanto mette in evidenza la Consulta dei Caf presetando i primi numeri sull’accoglimento delle domande per il sussidio: “I dati sono al di sotto delle stime del governo. Non credo che si arriverà ad 1 mln e 300 mila di famiglie beneficiate. Calcolando ulteriori 80-100 mila domande che arriveranno ad aprile, la stima grossolana è che si potrebbero calcolare complessivamente circa 900 mila domande. Forse la realtà stimata dall’esecutivo è diversa dalla realtà : c’è una povertà non adeguatamente intercettata e valutata, probabilmente sopravvalutata”.
I Caf hanno infatti predisposto e inviato ad oggi circa 650 mila domande: un ritmo che ad aprile registra una attività in forte rallentamento . “A fine marzo avevamo inviato 580 mila domande e in questo mese ne abbiamo lavorate circa 60 mila”, ha proseguito Bagnoli.
Complessivamente dunque considerando anche le domande on line e quelle inviate tramite le Poste, la stima è di 850mila domande. Se si calcola però che le domande respinte, secondo i dati del ministero del lavoro sono il 25% risulta che “a fine aprile inizio maggio avranno diritto al beneficio in 600mila”, ha calcolato ancora.
Intanto dall’Inps sono arrivati i dati aggiornati sulla distribuzione territoriale delle domande arrivate sia dai Caf sia attraverso il canale online. La maggior parte sono state elaborate in Campania: 117.786 di cui 90.197 accolte. Segue la Sicilia con 112.714 istanze elaborate e 87.775 accolte. Sul podio anche il Lazio con 63.710 domande elaborate di cui 44.705 accolte. Subito dietro la Lombardia con 57.660 istanze elaborate e 37.152 accolte.
(da agenzie)
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Marzo 12th, 2019 Riccardo Fucile
NEL CAMBIO DI PLATEA DANNEGGIATI I POVERI DEL NORD
Dal primo marzo non è più possibile chiedere il reddito di inclusione.
Chi oggi lo sta prendendo continuerà a riceverlo per tutta la durata prevista, cioè fino alla fine dei 18 mesi, rinnovabili per altri 12.
Se fa domanda di reddito di cittadinanza, una volta ottenuto ci sarà una sostituzione.
Ma, spiega oggi Roberto Rotunno sul Fatto Quotidiano, circa centomila soggetti rimarranno senza l’uno e senza l’altro.
L’Istituto nazionale di analisi delle politiche pubbliche (Inapp) stima che 116 mila persone (80 mila famiglie), per il 90% stranieri, si troveranno in questa situazione. Il dato è in uno studio firmato dal professor Stefano Sacchi, presidente dell’istituto, e dal ricercatore Giovanni Gallo. Diverse le ragioni.
Prima: per il Rei bastavano due anni di residenza in Italia, ora invece ne serviranno dieci.
Mentre l’aiuto del governo Gentiloni ha una platea potenziale formata dal 71% di italiani, 8,8% di provenienti da altri Paesi dell’Unione europea e 19,6% di extracomunitari, le nuove proporzioni cambieranno così: 81,9% italiani, 4,3% dall’Ue e 13,9% extra-Ue.
Secondo il quotidiano saranno colpite le famiglie povere delle Regioni settentrionali, dove i prezzi delle case sono più alti.
Nel Nord e nel Centro, secondo le stime dell’Inapp, il numero totale di poveri oggi sussidiati con il Rei è più alto rispetto al numero di quanti prenderanno il reddito di cittadinanza. Al Sud, invece, è il contrario: il passaggio alla nuova misura aumenterà la quantità di beneficiari.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
JEANS E GIUBBOTTO, IL PRESIDENTE SENZA SCORTA DIALOGA CON I CLOCHARD PER CERCARE DI MIGLIORARE IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA
Negli scatti si vede il Presidente in jeans e giubbotto parlare con dei senzatetto.
È successo una settimana fa a Parigi quando Macron ha deciso di passare in incognito una notte con i volontari che si occupano dei senza fissa dimora, quasi tremila secondo un ultimo conteggio del comune.
La notizia era stata tenuta nascosta, la stampa non era stata invitata e niente era filtrato dall’Eliseo. Macron voleva fosse un fatto “privato”.
Quando era stato eletto Macron aveva promesso che nessuno più sarebbe rimasto fuori in strada a dormire ma non è ancora riuscito a realizzare la sua promessa.
Il capo di Stato, hanno raccontato i volontari presenti, ne è consapevole, ha chiesto cosa migliorare e dove intervenire per rendere il sistema di accoglienza più efficace.
Anche per questo, per cercare di capire la complessità del problema, ha ritenuto opportuno passare una notte dialogando con i senzatetto della capitale.
Ovviamente gli oppositori lo hanno lo stesso criticato, forse perchè avrebbero dovuto andarci loro ma non lo hanno mai fatto.
Come in Italia, dove il sovranista che strilla “prima gli italiani” mai che accolga un senzatetto italiano a casa sua…
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Febbraio 15th, 2019 Riccardo Fucile
NUNZIA DE CAPITE: “NON BASTA REDISTRIBUIRE, SERVE PREDISTRIBUIRE”
Nunzia De Capite, sociologa, lavora da 13 anni in Caritas italiana, per la quale si occupa
anche della redazione del rapporto annuale sul monitoraggio delle politiche di contrasto alla povertà .
Studiosa delle varie forme di sussidio e reddito, fa parte del Forum delle disuguaglianze e delle diversità coordinato da Fabrizio Barca.
Dal Rei, il reddito di inclusione varato alla fine del 2017, stiamo per passare al Reddito di cittadinanza. Qual è la sua opinione su questa norma che partirà in primavera?
«Siamo in un Paese in cui nel 2007 le persone in povertà assoluta erano 1,7 milioni e nel 2017 sono diventate cinque milioni: non possiamo fare a meno di misure di supporto sociale. Però, sia con il Rei sia con il Reddito di cittadinanza, siamo sempre in una logica redistributiva, mentre dovremmo iniziare a pensare da politiche predistributive»
Cioè?
«I provvedimenti redistributivi, almeno in teoria, consentono alle persone che stanno sotto un certo livello di cercare a vivere più dignitosamente. Ma il problema non è solo intervenire nelle situazioni più estreme: è anche decidere quali prospettive ci diamo. Dobbiamo fare un salto verso politiche predistributive, intervenendo cioè dove la ricchezza si forma e prende direzioni troppo squilibrate. È un modo di affrontare il problema molto più radicale. E previene anche alcuni possibile aspetti paradossali di questo reddito di cittadinanza».
Per esempio?
«Alla base di questo reddito di cittadinanza c’è una mancata osservazione della realtà : si immaginano persone che in buona parte non esistono. Vi immaginate chi vive in povertà assoluta, che spesso non ha gli strumenti per orientarsi, andare alle Poste e inoltrarsi nella burocrazia richiesta dalla legge? Ce lo vedete un cinquanta-sessantenne, di quelli che vengono alle nostre mense, costretto a compilare moduli on line e richiedere card? Davvero non ha insegnato niente “Io, Daniel Blake”, il film di Ken Loach? Oppure prendiamo una madre in povertà assoluta: che senso ha chiederle di accettare un lavoro se dove vive non c’è alcun supporto o servizio per l’infanzia? Il reddito di cittadinanza, così come è stato fatto, è solo una misura attiva per il lavoro. Che però rischia di non aiutare nessuno, tanto meno le persone per le quali in teoria è pensato».
(da “L’Espresso“)
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Febbraio 5th, 2019 Riccardo Fucile
SONO 50.000 IN TUTTA ITALIA, 8.000 SOLO A ROMA, META’ SONO ITALIANI… MA SOLO 200 COMUNI SU 8.000 CONCEDONO UNA RESIDENZA FITTIZIA, SENZA LA QUALE NON HANNO DIRITTI
Dieci anni di residenza in Italia, gli ultimi due dei quali continuativi. Peccato che solo 200
comuni italiani su circa 8mila concedano degli indirizzi fittizi, spesso proprio la sede del municipio, per consentire ai senzatetto di ottenere la residenza, la carta d’identità , e dunque accedere ai diversi benefici.
Ma del sito internet importa poco. Quel che importa è che gran parte di chi vive in strada, e più di tutti avrebbe bisogno di un aiuto, non potrà ottenere quella carta e quei soldi.
D’altronde, è quello che succede quando le cose si fanno male e di fretta.
Il 95% dei senzatetto censiti — secondo l’Istat sono in totale 50.724 — rimarrà escluso dal reddito visto che non dispone di documenti in regola proprio perchè, nella stragrande maggioranza dei casi, i comuni non concedono il meccanismo di residenza fittizia.
Così, decine di migliaia di clochard (8mila solo a Roma, la metà dei quali italiani, il 42% su scala nazionale), privati di questi domicili virtuali, saranno di fatto esclusi dalla principale misura con cui il governo giallobruno intende, nell’ordine, sconfiggere la povertà , rilanciare il Pil del 2019 (mentre il Paese è già precipitato in recessione tecnica) e trovare lavoro a non si capisce quanti milioni di italiani.
(da agenzie)
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Febbraio 1st, 2019 Riccardo Fucile
OGNI SERA, DOPO LA CHIUSURA, LASCIA SACCHETTI DI DOLCI, PANINI E FRUTTA: “SO COSA VUOL DIRE LA FAME, IO L’HO PROVATA”
“Se hai fame, prendi”: il senso dell’iniziativa solidale e antispreco promossa dalla caffetteria Zerotrenta di Brescia sta tutto nel messaggio che la titolare Cristina Georgiana Vlad fissa sui sacchetti lasciati ogni sera fuori dal locale con i prodotti freschi avanzati nel corso della giornata.
Chiunque lo desideri, può prenderne uno.
“Ho preso l’idea da un bar in Romania, il mio Paese d’origine, e ho deciso di riproporla qui. Nel corso della mia vita ci sono stati momenti in cui ho davvero patito la fame, quindi so cosa significa e come ci si sente quando si è soli ed emarginati – spiega – Questo è il mio contributo. Se tanti altri bar, panetterie e pizzerie facessero lo stesso, tanta gente starebbe meglio e ci sarebbe certamente molto meno spreco”
Quando ha iniziato, qualche giorno fa, temeva di essere multata per la sua iniziativa: “Avevo paura che potessero contestarmi la violazione delle norme igienico-sanitarie, ma io imbusto tutto con grande cura e attenzione prima di lasciare i sacchetti. E poi i miei clienti mi hanno detto che nel caso in cui mi multassero, farebbero una colletta per aiutarmi a pagare. C’è anche chi si è offerto di portare a sua volta dei pacchetti con quanto viene avanzato in casa. Gli italiani sono così: in un primo momento ognuno pensa che sia sufficiente pensare al proprio benessere personale. Poi però basta che qualcuno dia l’input e si dimostrano solidali. Io sono arrivata qui 18 anni fa e non ho mai avuto problemi di integrazione”.
L’iniziativa è stata annunciata sulla pagina Facebook della caffetteria: “Dopo la chiusura qui trovate frutta, brioche e panini. Prendete quello di cui avete bisogno senza sprecare. Buon appetito” ha scritto Cristina Vlad, ricevendo decine di messaggi di complimenti. Inizialmente non pensava di rendere pubblica l’iniziativa, ma poi l’ha condivisa sui social perchè nessuno sapeva di questa possibilità e le prime notti i sacchetti rimanevano intonsi fuori dal bar.
“Ho le telecamere di sorveglianza e vedo che adesso pochi minuti dopo la chiusura, alle 20, i sacchetti vengono ritirati. Per esempio, ieri sera è passato un uomo che aveva con sè una busta di plastica con dei pezzi di pane e ha preso due pacchetti, mentre la sera prima era venuta una ragazza con dei cani. Sono convinta siano senzatetto, persone che hanno davvero bisogno – conclude la titolare della caffetteria – Purtroppo non riesco a garantire sempre la stessa offerta. Ci sono le giornate in cui dono due sacchetti e altre in cui arrivo a quattro. L’importante però è fare qualcosa di concreto”.
(da “La Repubblica”)
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