DALL’IMPERO ROMANO ALLA LEGGE DEL ’49 FINO ALLE FESTIVITA’ SOPPRESSE: ECCO COME E DA QUANDO SI FESTEGGIA NATALE IL 25 DICEMBRE
FESTEGGIARE IL 25 DICEMBRE E’ UNA ABITUDINE MOLTO PIU’ ANTICA DELLA NASCITA DI GESU’
Festeggiare il 25 dicembre è una abitudine molto più antica della nascita di Gesù. Horus in Egitto, Mitra per gli indo-persiani e il Dio del Sole babilonese erano tutte divinità festeggiate in occasione del solstizio d’inverno. Del resto è un passaggio astronomico importante, che segna il ritorno del sole nell’emisfero boreale. E infatti festeggiavano anche i Celti e pure i Romani, che con i Saturnali si scambiavano anche doni quale forma di augurio.
Quando sia nato effettivamente Gesù i Vangeli non lo dicono.
La prima volta che ricorre la data del 25 dicembre è nel Cronographus di Furio Dioniso Filocalo. Era l’anno 336 d.C., la religione cattolica era entrata di diritto nell’Impero romano e sotto il pontificato di papa Giulio I si decise di far confluire feste pagane e feste religiose. Alcuni invece ritengono che già un centinaio di anni prima si celebrasse la nascita di Gesù il 25 dicembre. Ma oggi poco importa.
Quello che importa è soprattutto che noi oggi festeggiamo il Natale perché lo prevede una legge dello Stato italiano.
Eh sì. Perché sappiamo che la legge regola tutti gli aspetti della nostra vita e anche le festività. Cioè i giorni che troviamo in rosso sul calendario lo sono soltanto perché è la legge 27 maggio 1949, n. 260 a disporlo. Reboante fin dal titolo “Disposizioni in materia di ricorrenze festive”.
Poi contiene un elenco preciso. Oltre al 2 giugno, data di fondazione della Repubblica, sono da considerare “giorni festivi, agli effetti della osservanza del completo orario festivo e del divieto di compiere determinati atti giuridici”, i giorni seguenti: tutte le domeniche; il primo giorno dell’anno; il 25 aprile, anniversario della liberazione; il giorno di lunedì dopo Pasqua; il 1 maggio: festa del lavoro; il giorno dell’Assunzione della B. V. Maria; il giorno di Ognissanti; il giorno della festa dell’Immacolata Concezione; il giorno di Natale; il giorno 26 dicembre.
Curioso vero? A dire la verità la cosa più curiosa è che la legge del 1949 in origine prevedeva altre sei festività e cioè: il giorno dell’Epifania; il giorno della festa di San Giuseppe; il giorno dell’Ascensione; il giorno del Corpus Domini; il giorno della festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo; il 4 novembre: giorno dell’Unità nazionale; ma alla fine degli anni ’70 il Governo Andreotti in anni di austerity decise di modificare il calendario e cancellare un po’ di feste, per aumentare la produttività sul lavoro ed evitare il rischio di troppi “ponti”. Con la L. 5 marzo 1977, n. 54, di cui fece le spese anche la festa nazionale del 2 giugno spostata di diritto alla prima domenica di giugno.
I lavoratori dipendenti furono subito compensati di tale “furto legale”: infatti ben presto nei contratti collettivi furono aggiunte le “festività soppresse” cioè un numero di giorni aggiuntivi di ferie da godere a piacimento, per recuperare il maltolto.
Ma poi le festività cancellate sono incredibilmente cominciate a tornare. Prima la Befana e il Santo patrono di Roma (29 giugno), con il D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 792, subito dopo che Craxi aveva firmato il nuovo Concordato di Villa Madama.
Poi anche la festa nazionale, ripristinata al 2 giugno con la legge 20 novembre 2000, n. 336. Le altre festività invece sono rimaste soppresse, ma i lavoratori dipendenti continuano a goderne contrattualmente, comunque.
Ma torniamo al Natale. Ma prima del 1949 in Italia non si festeggiava?
Certo che sì. In verità il primo atto sulle festività dello Stato Italiano è il Regio Decreto 17 ottobre 1869, n. 5342 Col quale “viene esteso per gli effetti civili a tutto il Regno il Calendario dei giorni festivi già in uso nelle antiche Provincie dal 6 settembre 1853 in appresso”.
In quell’elenco – conservato nelle preziose carte dell’Archivio di Stato di Torino – mancavano feste a noi ben care, Santo Stefano e Capodanno. Perché erano considerati festivi: tutti e singoli i giorni di domenica, il giorno di Natale, della Epifania, della Ascensione di N.S.G.C, della Concezione, della Natività della B.V.M, della Assunzione, del SS. Corpo di Cristo, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, di Ognissanti, del celeste Patrono di ciascuna diocesi, citta’ o terra.
Poi il Regno cominciò ad ampliare le feste
Con la legge 23 giugno 1874, n. 1968 venne aggiunta la festività del primo giorno dell’anno. Poi con la legge 19 luglio 1895, n. 401, il 20 settembre (anniversario della Breccia di Porta Pia) E con regio decreto-legge 23 ottobre 1922, n. 1354 il 4 novembre anniversario della Vittoria.
E il regime fascista abbondò con feste ulteriori. Con Regio decreto-legge 19 aprile 1923, n. 833 il 21 aprile giorno commemorativo della fondazione di Roma. Con regio decreto 10 luglio 1925, n. 1207 , a partire dal 1926, il 4 ottobre in onore di San Francesco d’Assisi. Con legge 6 dicembre 1928, n. 2765 il giorno 19 marzo dedicato a San Giuseppe. Con legge 27 dicembre 1930, n. 1726 l’anniversario della Marcia su Roma il 28 ottobre più una serie di solennità civili: il giorno 11 febbraio: anniversario della stipulazione del Trattato e del Concordato con la Santa Sede: il giorno 23 marzo: anniversario della fondazione dei Fasci; il giorno 24 maggio: anniversario della dichiarazione di guerra; il giorno 12 ottobre: anniversario della scoperta dell’America; il giorno 11 novembre: genetliaco di S. M. il Re.
Quante feste… Servirà la Repubblica a mettere ordine nelle festività aggiungendo anche il nostro caro Santo Stefano, ma siamo alla legge n. 260 del 1949, tuttora vigente.
(da agenzie)
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