DOPO IL SILURO ALLA SANTANCHE’, SULLA CARICA DI VICE-PRESIDENTE DELLA CAMERA E’ SCONTRO NEL PDL
IN POLE BALDELLI, MA IL PARTITO FIBRILLA: TROPPI GLI SCONTENTI
Simone Baldelli rimane in pole position per succedere a Maurizio Lupi nel ruolo di vicepresidente della Camera in quota Pdl.
Ma quella che porterebbe l’attuale segretario d’aula azzurro sullo scranno più alto di Montecitorio è una partita tutt’altro che chiusa.
L’interessato scherzava all’ora di pranzo sull’argomento con i colleghi, come se si trattasse di una questione già archiviata. È tale, o quasi, per Renato Brunetta.
Proprio il capogruppo avrebbe virato in direzione del suo vice, cercando una mediazione fra le varie anime del partito.
E connotando le sue come posizioni sempre più lontane da quelle dei falchi, che non si smuovono da quella che ritenevano una posizione acquisita.
Quale? “Per me il nome di Baldelli non esiste – ragionava un deputato tra i più vicini a Berlusconi – Nel senso che io sono rimasto all’unica linea politica che ha dato il partito, che è quella di votare Daniela Santanchè”.
La pasionaria pidiellina fu bloccata all’inizio dell’estate dal veto del Pd. Ma, fino a ieri, la sua era l’unica candidatura in campo.
E anche oggi, in pieno pomeriggio, l’interessata non si sbilanciava: “Ne stiamo discutendo in queste ore, ci stiamo riflettendo”.
Un segnale che la scelta di Brunetta non è stata accolta serenamente.
E per tutto il giorno è stata oggetto di conciliaboli tra gli onorevoli azzurri in Transatlantico.
La scelta, oltre che dalla Santanchè, è risultata poco digeribile per chi ambiva alla poltrona di vice di Laura Boldrini.
Su tutti si è registrato il malumore di Stefania Prestigiacomo, che descrivono come furibonda, ma anche quello di Mara Carfagna e di Laura Ravetto non è un mistero.
A Brunetta si contesta una gestione verticistica del gruppo. “Ma se devi trovare una mediazione in poche ore – spiegava un deputato di lungo corso – è impossibile convocare un gruppo di 100 persone, non si troverebbe mai la quadra”.
Il nodo politico tuttavia rimarrebbe l’andare a Canossa sul nome della pitonessa, la cui testa rotolerebbe su un veto posto dai Democratici, ipotesi che fa fibrillare l’ala dura del partito.
“Per quanti franchi tiratori dei nostri ci possano essere – continua il deputato – Simone è uno che prenderà voti anche dal centrosinistra, mentre Daniela finirebbe impallinata”.
Con il voto segreto, sarà assai complicato se non impossibile misurare il dissenso, soprattutto se il segretario d’aula del Pdl intercettasse i voti anche dai banchi del Pd. Ma la quadra per gli azzurri sta risultando più complicata del previsto.
Una carta da giocare per arginare, almeno parzialmente, i malumori, è quella della sostituzione di Baldelli come vicecapogruppo e segretario d’aula.
Potrebbero essere le stesse Carfagna, Prestigiacomo o Ravetto a succedergli. Ma circola in queste ore anche il nome di Antonio Leone.
Un contentino per la pitonessa e i suoi supporter, il cui ruolo nelle dinamiche di partito, in caso di passo indietro, potrebbe essere ridimensionato.
Soprattutto se, come sembra, anche i deputati vicini a Denis Verdini non si straccerebbero le vesti qualora la sua candidatura dovesse tramontare.
Dopo l’accertata antipatia di Francesca Pascale, sarebbe un altro segnale di (temporanea?) difficoltà della pitonessa nelle dinamiche interne alla (ri)neonata Forza Italia.
(da “Huffingtonpost”)
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