È ALLARME ROSSO A PALAZZO CHIGI DOPO L’ANNUNCIO DEGLI ATTIVISTI DELLA FLOTILLA DI VOLER ARRIVARE A GAZA, A QUALUNQUE COSTO
NEL GOVERNO SCATTA L’ALLERTA A TAL PUNTO CHE SI È CAMBIATA PURE LA FREGATA: NON PIÙ LA FASAN, MA LA ALPINO, DOTATA DI PIÙ SOFISTICATI SISTEMI ANTI-DRONE E ANTI-SOMMERGIBILI
«Questa missione è legittima, legale e necessaria. Nonostante minacce e attacchi, continueremo fino a Gaza senza altre soste».
Al riparo lungo la costa di Creta, in una pausa necessaria per mettere a posto barche e animi dopo gli attacchi di tre notti fa, la Global Sumud Flotilla non tentenna quando da Israele arrivano nuove minacce. E viene respinta la proposta dell’Italia di fermarsi a Cipro.
«Questo è uno scalo tecnico — chiariscono dal comitato direttivo — non ce ne saranno altri». Anche se fonti di intelligence hanno informato di possibili attacchi «già entro le prossime 48 ore». Anche se Israele ha promesso di fermare con ogni mezzo qualsiasi barca si avvicini alla Striscia, bollando gli attivisti come «flotilla di Hamas».
«Bugie riciclate», ribatte Yasemin Acar, membro del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla «il nostro obiettivo è sempre stato chiaro, non è mai cambiato: vogliamo rompere l’assedio, non semplicemente portare aiuti. Il nostro è un atto di solidarietà internazionale per fermare il genocidio, aprire corridoi umanitari permanenti e difendere i diritti del popolo palestinese». Gaza — spiegano da bordo — non può rimanere un’inaccessibile prigione a cielo aperto.
L’ipotesi di scaricare a Cipro cibo e farmaci, da affidare poi al patriarcato latino di Gerusalemme, incaricato di farle entrare davvero a Gaza, non convince tutti. Non c’è certezza che non rimangano fermi ai valichi controllati dal Cogat, l’ente israeliano che gestisce l’ingresso di cose e persone nella Striscia.
«L’obiettivo principale rimane il superamento del blocco navale». Dura dal 2007, il segretariato generale delle Nazioni Unite l’ha definito più volte «illegittimo» perché assimilabile a una «punizione collettiva» nei confronti di tutta la popolazione palestinese, dunque una palese violazione del diritto internazionale. Ma Israele ha sempre ignorato raccomandazioni e moniti. E non sembra avere intenzione di fare passi indietro.
«Siamo pronti a un accordo costruttivo sugli aiuti ma impediremo a ogni costo qualsiasi violazione», ha annunciato il ministro Gideon Sa’ar.
A che prezzo?
(da La Repubblica)
Leave a Reply