FINI SEGUE CASINI: IL FUTURO DEL TERZO POLO E’ CON IL PD
L’APPOGGIO INCONDIZIONATO A MONTI SIGNIFICA AZZERARE GLI SCHEMI IDEOLOGICI DEL SECOLO SCORSO… CON BERSANI MA SENZA SEL E IDV
Per ribadire i connotati della proposta lanciata all’assemblea nazionale del 30 giugno Gianfranco Fini è costretto a stampare le sue tesi e a diffonderle tra i suoi.
Questo per evitare di essere frainteso una volta di più attraverso “interpretazioni autentiche”, che autentiche non sono e che riguardano lo scottante tema delle alleanze per le Politiche del 2013.
Per Fini l’approdo è uno solo: l’intesa con le forze che appoggiano Monti “con lealtà e convinzione”.
Quindi anche con il Pd, come va predicando anche Casini.
E con buona pace di quei futuristi che restano incollati alla “tradizione identitaria della destra”.
Fini tra i Monti boys.
Il presidente della Camera, in realtà , è più avanti e più oltre e intende far parte di quanti credono in Monti.
Con dentro il Pd, appunto, ma anche il Pdl “a trazione europea e filo governativo”. Sulla linea di Frattini e Pisanu.
E magari anche quella di quell’Alfano che riesce a sottrarsi alla tenaglia di Berlusconi. Ma Fini si tiene ben distante “dal Pdl che sogna nuove alleanze con la Lega”, tendenza che bolla come “una pericolosa deriva estremista”.
Parole che servono anche a tracciare i confini della possibile intesa con il Pd che deve restare “nel solco del riformismo e tenersi alla larga da accordi con quanti ogni giorno vengono sotto palazzo Chigi per contestare il governo”.
E dunque, niente Vendola, ma soprattutto niente Di Pietro.
Verso la sinistra “moderata”. Insomma getta ami su una sponda e sull’altra del mare magnum della politica italiana, il leader di Fli, consapevole del fatto che la sua pesca miracolosa potrebbe raccogliere frutti copiosi più nella sinistra moderata che in una presunta destra europea senza il Cavaliere.
E d’altro canto uno schieramento largo, larghissimo, da Sel a Fini, forse sarebbe chiedere troppo ai futuristi. Malgrado ci siano esponenti di Fli che invece invitano il leader ad accelerare. Tra loro Flavia Perina, Umberto Croppi, Benedetto Della Vedova, il quale, però, è facilitato nelle sue scelte, visto che con la tradizione del Msi e di An non ha nulla a che fare. Il pressing nei confronti del presidente della Camera, che si sente “già in campagna elettorale” è diventato molto deciso.
“Il tempo per attirare quegli elettori che non si sentono rappresentati dai partiti tradizionali è ormai molto limitato” avvertono alcuni suoi fidatissimi consiglieri, che non si risparmiano per far “diventare presto sostanza” le proposte lanciate da Fini.
Sì alle unioni gay.
Non sarà facile far digerire l’uninominale “senza garanzie di elezione per nessuno”, nè la legge per le unioni di fatto, “anche omosessuali”, come ha azzardato Fini, scavalcando a sinistra anche certi settori del Pd.
Ma questa sembra la volta buona per il salto definitivo verso la trasformazione in un partito europeo, repubblicano e riformatore.
Ci sarà da combattere, perchè i finiani sono bravissimi a dividersi. E già suscita sospetti l’ultimo appello di Fini per la convocazione degli Stati generali in settembre. L’obiettivo è discutere in mille, soprattutto non politici.
Ma la sua raccomandazione “a fornire i nomi a Bocchino” inquieta i rinnovatori che temono una spinta alla conservazione del partitino, che ha in Bocchino il suo massimo dirigente.
“Fli non sarebbe neppure nato- spiega Umberto Croppi- se il 14 dicembre del 2010 Fini non avesse fallito l’obiettivo della sfiducia a Berlusconi, a causa dei tradimenti di alcuni dei suoi”.
Il concetto è chiaro: non è più il momento di asserragliarsi in una riserva indiana.
E se il Terzo Polo non è mai decollato, potrà invece avere spazio politico un’alleanza fuori dagli schemi ideologici del Novecento, con il Pd, non con il Pdl berlusconiano.
Gaudenzia
(da “ilRetroscena.it“)
Leave a Reply