UNA DESTRA MODERNA O E’ SOCIALE O NON E’
IL MANIFESTO “IDEALE” DI MONTI NON E’ QUELLO DI FUTURO E LIBERTA’: APPOGGIARLO ACRITICAMENTE DENOTA DA UN LATO UN VUOTO CULTURALE DALL’ALTRO FA SOLO PERDERE CONSENSI PERCHE’ VAI SU SPAZI GIA’ COPERTI…. I PORTABORSE CLONANO PORTABORSE, SERVONO TRUPPE CONVINTE NON CAPORALI INTERESSATI
Potremmo iniziare queste brevi note con una battuta, riferendoci al titolo del pezzo de “IlRetroscena.it”: il problema non è tanto se Fini segue Casini, ma quanti elettori seguano loro.
A giudicare dai sondaggi degli ultimi due mesi, diremmo sempre meno: Fli ha perso un terzo dei peraltro scarsi consensi, l’Udc ha subito una brusca battuta di arresto se non un arretramento.
Il sostegno a misure impopolari è ovvio che non paghi, anche quando sono ritenute necessarie: se si fossero perlomeno rese eque, come era la promessa iniziale, forse si sarebbero trasformate lentamente in tacito consenso.
E qui è venuto meno, per forma mentis e debolezza congenita dei soggetti, quel ruolo di controllo che una forza come Fli, da sempre attenta al sociale, avrebbe dovuto esprimere, proprio per differenziarsi dal Pdl da un lato e dai “poteri forti” dall’altro.
Perchè il problema sentito dalla classe dirigente e dalla base di Fli non è tanto quello del riconoscimento giuridico delle coppie di fatto dove siamo quasi tutti d’accordo, così come le battaglie sui diritti civili e un approccio solidale al problema immigrazione, ma la politica economica che tocca le tasche di tutti.
Un “appoggio incondizionato” a Monti non ha senso per due ragioni: una contenutistica e l’altra pragmatica.
Il manifesto ideale di Monti, con tutto il rispetto dovuto a una personalità di livello, non è quello di Fli, inutile nascondersi dietro un dito.
Una visione “economicista” e ultraliberista non collima con la solidarietà sociale stigmatizzata nel manifesto di Fli.
Se ci fosse stata una patrimoniale e una tassazione forte dello scudo fiscale, se non si fosse dimenticata una lotta radicale alla corruzione nella Pubblica Amministrazione unita a una vero riconoscimento meritocratico, se fossero stati posti in essere tagli decisi alla Casta e ai consigli di amministrazione pubblici, tanto per fare qualche esempio, gli italiani avrebbero colto il segnale di equità e di novità .
La ragione oggettiva: pensare che un appoggio “senza se e senza ma” a Monti avrebbe generato un ritorno elettorale è un errore di valutazione imperdonabile, chi ancora oggi in Fli spera in questo vive fuori dal mondo.
Per un semplice motivo: quella fascia di elettorato “moderato” e benestante è di fatto già rappresentata da settori del Pdl, del Pd e dell’Udc.
Da lì non smuovi un voto, quel 30% di consensi è già suddiviso in partiti più “credibili” nel merito e con clientele consolidate.
Non è un mistero che Fini da tempo consideri Fli una fase intermedia, di passaggio, verso la creazione di un nuovo soggetto politico più ampio.
Non è un mistero che Fini sia costantemente vittima dei colonnelli di turno: a Mirabello aveva tuonato “mai più colonnelli” e si è ritrovato un partito in mano a un caporale di giornata capace di nominare solo cambusieri.
Basti pensare quanti portaborse a destra diventino colonnelli per poi generare a loro volta altri portaborse, aspiranti ai gradi: roba da trattato di psicanalisi.
Fini ha generato una corte che non sopporta più: andare oltre Fli è anche un sistema per liberarsene.
Ma per andare dove? E qui si apre un altro capitolo.
Visione economica a parte, condividiamo la visione di una destra sensibile ai diritti civili, alle battaglie per la legalità , alla meritocrazia, alla lotta alla corruzione.
Ma per andare in battaglia contano anche le truppe: se disperdi le tue con comandi contraddittori nel tempo, finisce che ti volti e trovi quattro armigeri quattro.
E al tavolo strategico della battaglia finale non puoi pretendere di contare come chi qualche truppa, magari anche mercenaria, la conserva.
Va bene un’allenza ampia anche con settori della sinistra ( se Di Pietro non fosse schizofrenico e se Vendola non vivesse di pregiudizi, andrebbero bene anche loro in un clima di emergenza nazionale), purchè ci si vada con idee proprie non negoziabili.
Le stesse che impediscono a priori ogni possibile “frequentazone” con la becero destra leghista e di certi settori del Pdl.
Altrimenti diventa solo un rassemblement elettorale, un argine a grillini e demagoghi di turno, ma senza “anima”, traducendosi in una mera operazione di conservazione e spartizione di poltrone.
Ma un partito che può ambire a raggiungere il 4% ancora oggi, anche se solo con una brusca sterzata, deve attrezzarsi in primo luogo per perseguire questo obiettivo.
Lavorare sempre e comunque come se dovesse andare da solo: per puntare a quella soglia e avere 20 deputati.
Se poi le circostanze permetteranno alleanze coerenti bene, altrimenti fa nulla.
Abbandonare la nave sugli scogli, sperando che gli altri armatori non venissero a conoscenza della perdita del vascello, in modo da mantenere il proprio potere contrattuale, non pagava neanche nell’Ottocento.
Figuriamoci nell’epoca dei sondaggi e dello strapotere dei media.
Ecco perchè è giusto avere come obiettivo quello di “attirare elettori fuori dagli schemi tradizionali destra-sinistra” ma occorre anche non sbagliare la rotta e saper interpretare gli umori, le esigenze, i diritti, la disperazione, le speranze, i sogni degli italiani.
E non solo di quelli che possono permettersi di laurearsi alla Bocconi.
Leave a Reply